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Arriva il momento che diventa necessario ricordare chi non c’è più

Eccomi qua a scrivere, di vita e nuovamente di morte. Il quotidiano ci costringe a correre, a pensare ai molti impegni, alle cose da risolvere. Forse saró un po´ ripetitiva, ma pensando all’anno appena terminato, a parte la mia vita totalmente scombussolata, il mondo continua a girare allo stesso modo.

Una ragazza di 18 anni con anemia falciforme é rimasta incinta; sapeva benissimo i rischi che correva, ha cercato di abortire bevendo chissá quale intruglio, ma senza risultato.
20 giorni in ospedale, il bambino é nato, ma sono morti entrambi. È stato devastante entrare in quella casa e vedere le due bare. Cosa é successo veramente? E chi lo saprá mai! Sua madre racconta una versione dei fatti, chi di dovere sa come tirarsi fuori dalle responsabilitá e nessuno cercherá di capire la veritá; semplicemente é un altro povero che é morto, tutto qui.

E così F., incinta del terzo figlio, che é morto..perché? Ognuno dice la sua, ognuno si giustifica come puó e se parli con chi di dovere la colpa é sempre del popolo.
Un altro bimbo morto, un´altra donna che soffre, povertá e tanta rassegnazione.

E poi c´é la mia Kethilyn che non ce l´ha fatta, anche lei é volata via. Lí a Mogi das Cruzes (San Paolo), dove la mia esperienza in Brasile ha avuto inizio; il diabete é apparso 7 anni fa. Dopo che le hanno ucciso sua madre: Vanessa, perché é cosi che si chiamava, l´8 marzo 2013 é stata uccisa con una coltellata alla gola, mentre Il figlio piú piccolo di 4 anni era tra le sue braccia e Kethilyn stava dormento, una colpa difficile da cancellare. Lei ci ha provato a rifarsi una vita, anche lei é diventata mamma, ma non sempre le cose vanno nel verso giusto e quel diabete emozionale tanto difficile da accettare e con cui convivere, l´ha uccisa.

Gustavo, una di quelle vite segnate da sempre, di quelle vite che tutti sono bravi a giudicare, perché li ho letti i commenti su internet: “ I poliziotti hanno fatto bene, un delinquente in meno”. Gustavo era entrato in una casa con un suo amico per rubare, la polizia lo ha ucciso.
Capelli biondi, occhi castani e uno sguardo perso; una frase “Con un padre omicida e una madre puttana, drogarmi mi aiuta a dimenticare”; aveva 12 anni quando l´ho visto l´ultima volta nel 2009, ma le notizie sulla sua vita, su quello che faceva le ho sempre avute dalla sua famiglia.
Persone a cui ho voluto bene, che non ce l´hanno fatta, per le quali bisogna trovare un momento per piangerle, pregare per loro e sperare che abbiano trovato la pace, tanto attesa e tanto meritata, in qualsiasi posto oggi si trovino, perché qui sulla terra non sono riuscite ad averla.

Un saluto anche a te, Carmela, nonna adottiva del mio paese di origine, che amava chiacchierare, sempre preoccupata dei suoi nipoti e di noi, suoi nipoti adottivi; sapeva delle diffcoltá che affrontavamo lontani da casa e con il suo preoccuparsi, sapeva lasciare sempre parole piene di gioia.

Quando ho iniziato a scrivere, pensavo di parlare anche della vita, della gioia dell´attesa e delle emozioni che si provano, dei cambiamenti, pensavo di parlare di me.
È arrivato un nuovo anno, sono stata in Italia, qui a Nova Redenção gennaio é trascorso nei migliore dei modi, commemorando il patrono San Sebastiano e con la pioggia che grazie a Dio ha rinvigorato la terra e gli animi di tutti. Ci stiamo preparando all´inizio di un nuovo anno scolastico e di attivitá, in parrocchia abbiamo cambiato parroco e questo significa tempo di adattamento .
Non ci si ferma mai, ma arriva un momento che diventa necessário ricordare chi non c´é piú.
Non piangere qualcuno volato via, non dirgli addio per l´ultima volta é difficile perché non sempre ci permette di elaborare il lutto, credere che quella persona non c´é piú non é cosi automatico e facile.
Forse queste mie parole di oggi mi aiuteranno a farlo, nel frattempo vivo i cambiamenti che avvengono dentro di me e il dono della vita che stravolge tutto.

Vanessa
Nova Redençao, 20 Febbraio 2020

“Son venuto da lontana via per stare in mezzo a questa compagnia..”

Ci si può preparare alla morte o non farlo, si può soffrire per una persona cara che all’improvviso non c’è più e ci si può illudere che dopo sei anni di malattia e dall’altra parte del mondo ascoltare certe parole non faranno tanto male.

In realtà sono tutte cavolate, perchè quando arriva quella chiamata si impazzisce allo stesso modo e l’unica cosa sensata da fare è prendere un aereo, supplicando dall’altra parte del mondo di aspettarti per un ultimo saluto.

Dopo tre anni e mezzo di missione, a pochi mesi dal mio rientro, è successo; non è stato facile e probabilmente non lo è ancora, ma fa parte delle proprie scelte di vita e per quanto non mi sia mai piaciuta l’espressione qui largamente usata “Faz parte”, in realtà è proprio così.

Sono ritornata in Bahia e come sempre il tempo per fermarsi è difficile da trovare.

Il 21 di settembre tanto atteso è arrivato: il Matrimonio Comunitario. Qui a Nova Redençao non si era mai celebrato prima e le aspettative erano tante: 5 coppie, dai 30 ai 65 anni, chi già sposato in comune chi no, insieme chi da 15 chi da 28 anni, con figli e nipoti.

Coppie attive nella comunità cattolica che per svariati motivi non avevano ancora detto di si davanti a Dio; da circa un anno si incontravano mensilmente, accompagnati dal don e da una suora in maniera particolare.

Si sono preparati e hanno organizzato tutto in maniera impeccabile: la cerimonia, i canti, i vestiti tutti dello stesso colore e alla fine il momento della condivisione, la torta che è stata servita a tutti i presenti alla fine della messa.

É stato un giorno importante, non solo per queste 5 coppie, ma per tutta la comunità che condivide tutto, sia i momenti felici, sia i momenti meno felici.

Un’attività importante che sto seguendo insieme ai servizi sociali del paese è un progetto chiamato “Gruppo di inclusione”: in pratica è un gruppo che include bambini dai 4 anni a giovani di 30, alcuni con disabilità più gravi altri con meno, alcuni con difficoltà di socializzazione, altri semplicemente che hanno scoperto per caso l’esistenza del gruppo.

Quello che facciamo è riunirci per fare arte insieme, e la cosa più bella è che si chiacchiera, ci si conosce, ci si aiuta, a volte si litiga anche, senza vedere nessuna diversità nell’altro, ognuno con la sua personalità.

Uno dei più piccoli ha solo 4 anni e il più grande (con paralisi celebrale) ne ha 30; bè dal primo momento è stato amore e il piccolo aiuta il grande con le maggiori attenzioni.

 

Ieri invece ci sono state in tutto il Brasile le votazioni per decidere i nuovi Consiglieri Tutelari che a partire dal primo gennaio 2020 e per quattro anni attueranno nei diversi municipi.

Qui in paese sono stati eletti in 5, in base al numero degli abitanti; è stata una giornata lunga, dalle 8 del mattino fino alle 17 si è votato e poi c’è stato lo spoglio delle schede; a mezzanotte e mezza si sono saputi i risultati, in parte attesi e in parte no.

Il Consiglio tutelare è un organo permanente e automo; i consiglieri, scelti dai cittadini, hanno il compito di assicurare i diritti dei bambini e degli adolescenti, definiti per legge.

Non è un compito facile, ma speriamo che i nuovi eletti possano attuare al meglio, in particolare in questo momento storico in cui stiamo vivendo.

Durante la giornata di votazione ogni candidato sceglie 3 persone di fiducia per essere presenti nelle sede elettorale per fiscalizzare e denunciare eventuali problemi. Una ragazza mi ha chiesto di essere sua fiscale e posso assicurarvi che è stata una giornata lunga =D. Purtroppo lei non è stata eletta, ma per me è stato un giorno di apprendimento, un’esperienza per conoscere un pò di più le persone e alcune dinamiche di questa cultura..anche questa è missione =)

“Son venuto da lontana via per stare in mezzo a questa compagnia..”

Con amore ed allegria il tuo ricordo non andrà mai via.

Ciao Nonno

 

Vanessa

Nova Redenção

Celebrazione della Vita con la Pastorale del bambini

La libertà che intendo io

Senso di impotenza: credo sia questo lo stato d’animo che più mi ha accompagnato in questi mesi.

Un’adolescente, situazione familiare abbastanza complicata, qualche anno fa è stata stuprata da qualcuno di cui avrebbe dovuto fidarsi, un sorriso magnifico. Io non la ricordavo, ma lei si ricordava di me; l’anno scorso ho accompagnato durante la gravidanza sua sorella, che dopo il parto si è trasferita in un altro paese. Un po’ di mesi fa ero andata a casa sua per informarmi sulla piccolina e ad accogliermi ho trovato S., bellissima e gentilissima, mi ha parlato di sua sorella e della nipotina, mi ha detto che sarebbero tornate a vivere qui in paese; e mentre ero sulla porta per salutarla mi ha detto con il suo sorriso migliore: <<Sono incinta!>>. Sono rientrata in casa, mi sono riseduta e abbiamo iniziato a parlare di lei, di come stava e che per qualsiasi cosa avrebbe potuto contare su di me.

Era seguita dai medici, aveva fatto gli esami necessari, ma non ci ha pensato che a 7 mesi di gestazione il piccolo sarebbe potuto nascere; quando è arrivata alla guardia medica il bimbo è nato lì e d’urgenza l’hanno portato all’ospedale più vicino con un reparto neonatale, 5 ore di strada; è arrivato vivo, ma dopo qualche ora non ce l’ha fatta.

Collera, la mia, tanta… a chi dare colpa? A lei che ha aspettato troppo prima di andare dal medico, all’ospedale troppo lontano, a chi era in ambulanza con lei che non ha fatto del suo meglio.

Lei è tornata a casa, con il suo sorriso magnifico ancora sulle labbra e con un’altra esperienza di vita che la farà crescere ancora un pò.

Tappeto fatto per il Corspus Christi

Tappeto fatto per il Corspus Christi

È una società egoista quella in cui viviamo, dove la cosa più difficile da fare è mettersi nei panni dell’altro.

Il Brasile ormai non è più considerato un “Paese del terzo mondo”, ma in realtà questo poco importa, dove c’è tanta povertà c’è sempre qualcuno che si approfitta della situazione, dove i giochi politici hanno sempre più importanza delle persone, dove gli ultimi saranno sempre marginalizzati o giudicati.

Spesso capita di sentir dire di lasciar perdere, a causa dell’ingratitudine, del menefreghismo, della mancanza di attitudine a volere il cambiamento. Ed è vero, capita che mamme che chiedono del cibo, le incontri a bere birra; che dopo aver insistito per abbreviare i tempi per fare un esame medico, la persona interessata non si presenti; si, ci sono state volte in cui mi sono sentita dire: <<Hai visto, hai fatto tanto per lei, a cosa è servito?!>>

M. è un ragazzino di 12 anni, un padre alcolizzato e una madre a cui non interessa nulla, ormai le insegnanti chiamano me quando c’è qualche problema a scuola. Lui ci prova, ma non è così facile. In questi giorni di festa (nel nord est del Brasile la commemorazione di San Giovanni è un evento culturale, è un pò come il nostro Natale, per la forma in cui è sentito e vissuto) tutte le scuole hanno presentato balli tipici di quest’epoca; 

Incontro settimanale con la pastorale giovanile

Incontro settimanale con la pastorale giovanile

M. ha voluto partecipare, le insegnanti hanno creduto in lui, è cambiato, è migliorato e oltre ad essere un bravo ballerino, ha smesso di uscire dall’aula ogni 10 minuti. Io ci spero, ci credo, anche le insegnanti ci stanno credendo e spero che ci possa credere anche lui. Con sua madre ho smesso di provarci, lei non cambierà e non ha neanche voglia.

I giorni passano, in Brasile come in Italia, lo scorrere del tempo, la quotidianità fanno parte della vita; dall’ultima volta che ho scritto: ho compiuto 30 anni; sono riuscita a vedere 2 giorni il mare; B. (una bimba con disabilità che ho conosciuto poco dopo essere arrivata qui) si è battezzata; con i giovani della parrocchia abbiamo fatto, come da tradizione, il tappeto per il giorno di Corpus Christi; c’è stata la visita di don Pietro e Stefano. E stiamo già organizzando la missione marista, ci stiamo preparando all’avvio di una nuova pastorale che si occupa di ogni forma di dipendenza, e potrei continuare ancora.

Tutti i giorni siamo in movimento, facciamo tanto, ma poi succedono cose, ci facciamo coinvolgere, alcune persone ci entrano dentro e non sempre è facile accettare quanto noi uomini siamo cattivi gli uni con gli altri.

E così, insieme al senso di impotenza, ci sono queste parole che rimbombano nella mia testa, così attuali e così piene di verità:

“Mi dica, in coscienza, lei può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli e educarli? Questo non è un uomo libero. Sarà libero di bestemmiare, di imprecare, ma questa non è la libertà che intendo io.”

Sandro Pertini

Vanessa

Nova Redenção , 28/06/19

Incontro francescano in parrocchia

Incontro francescano in parrocchia

un uomo dorme davanti all'altare nella chiesa di Ruy Barbosa

Vanessa e la capacità di mettersi nei panni dell’altro

Sono passati sei anni dalla mia laurea, ma il tema della mia tesi è sempre così attuale e torna ciclicamente nella mia vita e nei miei pensieri: La legge sulla cittadinanza italiana.

Per vivere qui in Brasile a gennaio 2018 ho richiesto un visto di permanenza temporaneo con un anno di validità; e a dicembre dell’anno scorso ho iniziato le pratiche per il rinnovo di un altro anno. Se tutto va bene riuscirò ad avere il documento provvisorio il 27 di marzo, 3 mesi dopo l’inizio della mia richiesta. Per chi non ha mai avuto a che fare con questo tipo di pratiche potrebbe sembrare tutto normale e potrebbe non capirci molto, anche io sinceramente prima di questi mesi ero estranea a parecchie situazioni in cui mi sarei potuta trovare.

Non starò a raccontarvi tutto quello che è successo in queste settimane, ma mi piacerebbe raccontarvi come ho vissuto.

Nei giorni precedenti alla scadenza del visto e senza aver ricevuto ancora una risposta positiva sul rinnovo, tutte le persone a me vicine continuavano a dirmi di stare tranquilla, per quale motivo non mi avrebbero voluto qui in Brasile e una serie di altre frasi di circostanza.

Bene, io so solo che un’amica avvocata qui in paese mi ha aiutata e sta continuando a farlo per cercare di risolvere i miei problemi.  Burocraticamente è tutto così “semplice”, ci sono delle leggi, bisogna saperle e rispettarle; emotivamente è uno schifo.

Il calendario delle attività dell’anno era già pronto, gli impegni già scritti in agenda e io non sapevo cosa avrei fatto il giorno dopo. L’ansia di non avere i documenti in  regola, non sapere se c’era da comprare un biglietto aereo per tornare in Italia nel giro di 2 settimane; c’erano mattine in cui mi alzavo ben predisposta, in cui sapevo che tutto sarebbe andato bene e che era inutile non fare nulla e perder tempo; altre mattine invece in cui qualsiasi cosa avessi fatto sarebbe stata inutile, tanto sarei andata via a breve.

Responsabilità prese o che dovevo prendere in parrocchia, senza sapere se le avrei potute mantenere;  attività da fare a cui mi sarebbe piaciuto partecipare e a cui avrei dovuto rinunciare.

Oggi tutte queste preoccupazioni sono passate, ma nei giorni di confusione più assoluta sulla mia situazione da straniera, la mia tesi di laurea, le persone che ho conosciuto e con cui ho parlato durante i mesi che l’ho scritta, tutti i miei amici di Reggio Emilia mi sono passati davanti: ma quanto è difficile essere stranieri, soprattutto in un paese che ci mostra tutti i giorni che non ci vuole?

Io ero preccupata di lasciare il Brasile, di dover rinunciare a tutte le cose programmate per quest’anno, sapendo che in Italia ci sarebbero stati la mia famiglia e i miei amici ad aspettarmi, con un futuro tutto da scrivere.

In Italia invece ci sono tanti  giovani nati  e cresciuti là, che tutti i giorni vivono nell’angoscia di pensare ad un futuro che non dipende assolutamente da loro, ma da leggi ingiuste; senza sapere cosa possono sognare, per esempio diventare avvocati, perchè tutto dipende da una cittadinanza che non sanno quando riusciranno a “guadagnare”, con la paura di diventare CLANDESTINI nella loro PATRIA, correndo il rischio di essere espatriati in un paese di ORIGINE che molte volte non hanno mai visto.

 In questi giorni di preoccupazioni ho pensato tanto a tutti quegli ITALIANI non riconsciuti da uno Stato che continua a rinnegarli; sono triste perchè le persone sono egoiste e la capacità di mettersi nei panni dell’altro è sempre più difficile da incontrare; ma anche se lontana spero che un giorno l’Italia si svegli e capisca quanto stia sbagliando.

Ci tenevo a scrivere queste parole, come ci tengo a mostrarvi una foto:

un uomo dorme davanti all'altare nella chiesa di Ruy Barbosa

Qui in paese il sabato è il giorno del mercato, per questo vengono molte persone delle campagne e la piazza è sempre piena. La mattina la chiesa rimane aperta e io trascorro il mio tempo lì: ci sono persone che passano a prendere il materiale per le varie comunità delle campagne, c’è chi passa per pregare, c’è chi passa per chiedere informazioni; sabato scorso è passata una vedova, da circa un mese, per un abbraccio e un pò di conforto.

Mi piace trascorrere il sabato mattina in chiesa, rafforza la mia fede e la convinzione di quanto sia bello credere in Dio.

Ci sono persone che pensano sia sufficiente credere in  Qualcuno o Qualcosa senza la necessità di entrare in una chiesa, e forse per un periodo l’ho creduto anche io.

Una mattina l’uomo nella foto è entrato  e ho sentito la necessità di fotografarlo, forse perchè mostrando questa foto sarei riuscita a spiegare più facilmente quello in cui credo.

Quest’uomo ha problemi psichiatrici, spesso entra in chiesa per prendere dei  fiammiferi per accendersi le sigarette,  per un bicchiere di caffè o di acqua; ma una mattina è arrivato e si è sdraiato per terra; non stava dormendo , semplicemente stava bene lì.

È vero, Dio è ovunque, ma la chiesa è un luogo dove possiamo entrare e rimanerci, nessuno ci manderà via (o almento dovrebbere essere sempre così), è un posto dove possiamo sentirci a casa, stare in pace e sperare in un mondo migliore; per un minuto, per un’ora o una mattinata.

Le porte sono aperte, chiunque può entrare e sentirsi libero: libero di amare,  libero di soffrire, libero di essere  qualsiasi persona si voglia essere.

  Vanessa

 Ah ho mostrato questa foto a due persone che conoscono la persona lì sdraiata, non l’hanno  ricosciuta, per questo ho deciso di mostrarla anche a voi.

 

il gioco del tris disegnato sul terreno

Vanessa e la vita a Nuova Redençao

Qualche mese fa avevo trovato su facebook queste parole:  “Non ti stanchi mai a portare in giro il tuo messaggio di speranza, amore e pace?” e la risposta era: “Mah, sai io ho fatto il servizio civile”. Faccio mie queste parole, ma più in generale le applico alla vita: non si può mai smettere di essere quello che si è, in qualsiasi posto o situazione ci troviamo.

Questo fine anno è stato carico di emozioni e di bei momenti;  il 21 di dicembre qui in paese c’è stata la consegna del certificato di proprietà di 37 case popolari.

Diversi anni fa, attraverso un progetto federale, fu iniziata la costruzione di queste case, per poterle destinare a famiglie in situazione di alta vulnerabilità. Le amministrazioni comunali sono cambiate e le liste di chi ne aveva diritto più e più volte sono state riscritte;  la realtà è che molte famiglie hanno occupato queste case e hanno vissuto in questi anni  senza finestre, con porte arrangiate, senza energia e senza acqua potabile, costretti a riempire taniche da amici e parenti e trasportarle in casa.

Ma finalmente il gran giorno è arrivato, è stato un momento importante, è stato allestito uno spazio nel quartiere e dopo vari discorsi di prassi, ogni famiglia è stata chiamata e ha ricevuto il tanto atteso certificato. È stato un momento di festa, tutti erano lì ad aspettare di sentire il proprio nome, del vicino, di un amico e di certo non sono mancati tanti abbracci.

Purtroppo non sempre le cose vanno lisce come l’olio, oggi metà delle case sono ancora senza acqua potabile a causa di diversi problemi, ma speriamo che si risolveranno il prima possibile.

un panorama della cittadina

il gioco del tris disegnato sul terreno Il 24 dicembre ho trascorso la giornata in una delle comunità di base ad una mezzoretta dal paese. È stata una giornata all’insegna della spensieratezza, di frutta mangiata direttamente dagli alberi, una partita a pallavolo con una palla fatta da una busta di plastica riempita di foglie e di partite a tris mangiando un ghiacciolo.

 Il 27 dicembre invece ho avuto l’opportunità di partecipare ad una riunione in una comunità di base chiamata Tabocas.  Qui quando si parla di italia è impossibile non ricordarsi di Padre Eugenio Morlini;  durante i suoi anni di missione qui in Bahia ha trasformato la vita di molte persone. Ha lottato insieme al popolo contro i latifondisti, non solo per rivendicare un pezzo di terra dove vivere e lavorare, ma soprattutto per dare dignità all’uomo.

Oggi nonostante la siccità e i giovani che tendono ad andar via  per cercare qualcosa di diverso, chi è rimasto continua a lottare. La riunione era inerente ad un progetto federale che attraverso dei soldi stanziati dal fondo monetario internazionale, permetterà la costruzione di una nuova struttura per lavorare la manioca. Durante la mattinata ci hanno mostrato come piantare il fico d’india in un modo più efficiente; è una pianta largamente utilizzata nella regione, non solo per alimentare il bestiame durante i periodi di siccità, ma ormai inserita nell’alimentazione quotidiana delle persone.  Credo sia motivo di grande gioia vedere che non tutto è andato perduto; spesso ci si lamenta che molte attività non proseguono, in realtà semplicemente  non sono andate  come  pianificate all’inizio, ma sono state le basi per continuare e non mollare.

          preparativi per la festa di san Sebastiano        

Gennaio è ormai arrivato e qui siamo tutti in attività per la preparazione della festa del patrono, San Sebastiano.  Ci aspetta un mese ricco di momenti di condivisione e di grande fede, e credo sia il modo migliore per iniziare questo 2019.

Vanessa                                                                                                             Nova Redenção 10/01/19

Vanessa: lo spreco della vita è nell’amore che non diamo

Tra poco più di un mese completerò il mio terzo anno qui in Bahia ed è ormai chiaro come la politica faccia parte del quotidiano. Il 7 ottobre si voterà per il presidente del Brasile, due anni fa si era votato per i sindaci, durante i mesi precedenti alle elezioni c’è la campagna elettorale, ma durante tutto l’anno la politica è stata argomento di discussione.

E il voto non è una questione privata, ma pubblica ed è ben chiaro a tutti per chi voterai.                

In piccole realtà come nella quale vivo, lavori perché hai un’attività privata o perché hai qualche incarico pubblico; e in quest’ultimo caso o hai vinto un concorso o chi è al potere ha deciso. È logico che in questo modo le oppurtunità di lavoro non possono rispondere alle esigenze di tutti, così o si emigra o si vive di aiuti federali perché non sempre andar via è la soluzione migliore.

E il voto e il lavoro diventano qualcosa di inseparabile, perché se non hai un’attività privata o non hai vinto un concorso, il tuo voto (dipendendo da chi vince le elezioni) molto probabilmente determinerà se riceverai una proposta di lavoro, dovrai emigrare o vivere di aiuti federali per i prossimi quattro anni o più.

Ma non sempre è tutto così facile, perché se sei tra quelli che hanno ricevuto una proposta di lavoro non è detto che tu riceva lo stipendio tutti i mesi. E così si aprono altre possibilità e non c’è una risposta giusta o sbagliata, ognuno reagisce in base alle proprie esigenze, a quello che crede sia meglio per se e la propria famiglia.

Qualche sera fa si parlava di queste scelte a volte incomprensibili: perché una madre di famiglia continua a lavorare come spazzina nonostante non riceva lo stipendio da quattro mesi?

E la risposta me l’ha data un ragazzo di quasi 30 anni, che spera di diplomarsi a dicembre e che non ho mai visto sobrio: perché il politico di turno, quando lei gli fa notare la situazione insostenibile,  compra un chilo di fagioli e un chilo di riso per permetterle di poter riempire gli stomaci vuoti dei figli per qualche giorno e tutto è risolto.

Ma non sempre si ha la “fortuna” di poter permettersi di rivendicare qualcosa al politico, si vive di aiuti federali, che non sono molti, e quando hai una bimba di un anno con gravi problemi di salute e devi spostarti per cercare il meglio per lei, quei pochi spiccioli li spendi per l’autobus e le spese mediche.

Un padre di famiglia venerdì scorso, mi hai chiesto di aiutarlo. Sua moglie ha vergogna, ma a lui suo padre ha insegnato che deve provare vergogna solo chi ruba, lui un lavoro stabile non riesce a trovarlo e questo lo mortifica, ma è sua responsabilità sostentare la sua famiglia.

E potrei continuare ancora e ancora…

Per qualche settimana sono stata impegnata con altre attività, trascurando un po’ le visite e le chiacchiere con le famiglie, ma entrare nelle case della gente mi aiuta a ritornare alla realtà e a smettere anche io di avere vergogna, sapendo che posso chiedere qualcosa per loro, le famiglie con cui condivido la mia vita ogni giorno qui in Brasile.

Qui cerchiamo di tamponare molte situazioni con quello che abbiamo, chi ha qualcosina aiuta chi non ha nulla.

In chiesa raccogliamo indumenti usati, una parte viene distribuita alle famiglie che ne hanno bisogno, un’altra parte viene venduta al prezzo simbolico di 1 real al pezzo (20 centesimo di euro) e con il ricavato compriamo alimenti.

Non tutto però è una questione materiale, vivere in situazioni di precarietà non è facile, è necessario mantenersi occupati, ma con cosa quando non si ha soldi neanche per mangiare?

un gruppo di gestanti che dipingeNegli ultimi mesi con il gruppo delle gestanti, oltre a momenti di formazione con le infermiere, abbiamo pitturato dei quadretti per i futuri nascituri, abbiamo costruito dei portafoto per poter mettere foto di loro stesse con le loro pance, abbiamo decorato degli asciugamanini con i nomi dei bambini. È una gioia vederle felici, per due ore a settimana possono smettere di pensare ai problemi e vedere solo il bello di quello che vorrà dire dare alla luce una nuova vita.

 

 

Mamme e bimbi insiemeDomenica 23 invece abbiamo organizzato il ritiro della pastorale dei bambini. Le leaders della pastorale sono tutte donne che durante l’anno, volontariamente, visitano le famiglie vicine di casa e accompagnano la crescita dei bambini, segnalando eventuali problemi di salute, familiari o qualsiasi altra situazione di rischio. E una volta all’anno si cerca di dedicare un momento per loro: durante la mattina abbiamo riflettuto sulla vita di ognuna di noi partendo dall’episodio del Vangelo di Luca in cui si racconta della guarigione  della donna curva, abbiamo pranzato insieme e poi siamo andate due orette al fiume per un po’ di svago. Eravamo donne di diverse età dai 7 mesi ai 70 anni, tutte insieme, perché le leaders sono anche mamme e nonne.

Per me questi momenti  sono sempre ricchi e di grande esempio, donne che ogni giorno lottano fino allo stremo, in un territorio arido dove la terra non ha molto da offrire e gli uomini spesso o sempre non le valorizzano come meritano.

 

Oggi una ragazza che studia pedagogia mi ha chiesto un’ offerta per poter continuare i suoi studi e mi ha dato in cambio un libriccino con una raccolta di frasi di grandi personalità della storia e ho scelto  una frase della poesia “Vivere non fa male” di Carlos Drummond de Andrare:

“Ogni giorno che vivo, mi convinco sempre più che lo spreco della vita è nell’amore che non diamo, nelle forze che non usiamo e nella prudenza che non rischia mai..”

 Vanessa

25 Settembre 2018

Nova Redençᾶo, Brasile. Notizie da Vanessa

Nova Redençᾶo, piccolo paese di poco più di 8000 abitanti, situato al centro della Bahia a circa 400 km di distanza da Salvador, è qui che condivido la mia scelta di vita come missionaria; non sola, ma con altre 4 persone: don Mario, originario di Rio Grande do Sul, suor Walmi e suor Marisa dello stato di Santa Catarina e il seminarista Oscar originario di una diocesi a sud della Bahia.  Il nostro è un bel gruppo, composto da persone molto diverse tra noi, ma proprio per questo ricco,  fatto di tanta collaborazione e che ci permette di poter accompagnare il più possibile la nostra comunità parrocchiale e non solo.

Dico non solo, perché è sempre più chiaro come missione non significhi solo evangelizzare, ma soprattutto mettere in pratica quello in cui crediamo.

Come gruppo giovani parrocchiale, in occasione della festa della donna, abbiamo organizzato “una chiacchierata” con una psicologa e l’assistente sociale del paese; il tema era: “Il ruolo della donna nella società e il tipo di violenza che le donne subiscono nel nostro municipio”; abbiamo invitato i giovani delle scuole superiori e chiunque fosse interessato all’argomento. È stata una bella serata, di confronto e dialogo produttivo.

Come avevo già scritto sto seguendo il gruppo di gestanti all’interno delle attività dei servizi sociali; è super gratificante accompagnare le future mamme in questo momento così importante della loro vita; durante l’ultimo incontro, l’attività proposta è stata disegnare dei volti sulle loro pance e poi fotografarle. Chiacchierando è emerso che alcune di loro non avevano ancora scattato una foto al loro corpo trasformato; una tirocinante che era lì con noi, ha raccontato che durante la sua gravidanza non aveva scattato una sola foto, fino ad arrivare ai 9 mesi, perché non riusciva ad accettare il proprio corpo in quanto non era stata una gravidanza desiderata. Molte di queste donne non avevano programmato di aver un figlio, per questo è importante accompagnarle durante questi cambiamenti, educarle alla propria accettazione, alla propria autostima per vivere più serenamente il durante, ma soprattutto il dopo.
Non sono poche le donne che soffrono di depressione post-partum.

E proprio perché sono continuamente circondata da donne incinta, come non pensare a Beauty, migrante nigeriana morta il mese scorso dopo aver dato alla luce suo figlio. A me non interessano i dettagli, anche perché dopo 3 mesi in Italia, è stato lampante come il “noi e loro” sia molto più forte in qualsiasi aspetto della società, ma questa morte non può passare inosservata. La storia si ripete e noi uomini non siamo in grado di imparare dagli errori passati. La vita umana e la sua dignità dovrebbero guidare le nostre azioni, tutto il resto non conta.

La domenica di Pasqua io e suor Walmi siamo andate in una delle comunità di campagna per celebrare; generalmente ci riuniamo in un salone comunitario, ma quel pomeriggio le donne avevano preparato tutto all’aperto. Questi sono sempre momenti che mi affascinano: eravamo sotto un albero di cajà (è un frutto), con una ventina di donne, i bambini che un po’ prestavano attenzione, un po’ giocavano e nel frattempo mangiavano i cajà maturi che cadevano dall’albero. Purtroppo non ho nessuna foto di quel pomeriggio, perché come spesso capita sono così presa dal momento, che il cellulare me lo dimentico. Questa è la chiesa che mi piace, fatta di piccole cose, di una fede vera e sentita, dove si prega per il vicino che non sta bene o per la vita di una donna della comunità che ha compiuto gli anni.

Per concludere vorrei ringraziare tutte quelle persone che dall’Italia, con piccoli o grandi gesti concreti, mi stanno permettendo di poter vivere qui in Bahia, di realizzare qualcosa di bello e importante, non solo per me, ma per tutte le persone che incrocio ogni giorno. Un sorriso può cambiare la giornata di qualcuno, ma non si può negare che sopravvivere non è vivere e che essere nati in un posto piuttosto che in un altro è un grande privilegio.
Per questo grazie, grazie di cuore a chi mi sostiene!!

Nova Redençao 05/04/18
Vanessa

Vanessa festeggia il suo rientro con alcuni amici

Cos’è l’amore? gli amici … – da Vanessa

Cos’è l’amore? È una donna di ottant’anni che alle undici di sera viene a prenderti in aeroporto e arrivati a casa sua con grande gioia ti dice: “Ti ho preparato un po’ di macedonia di papaia per rinfrescarti un po’ in questo caldo bahiano.”. Sono gli amici che dopo il lavoro e quasi due ore di strada vengono a prenderti per non aspettare il giorno dopo per vederti; sono sempre loro che nei giorni prima che arrivassi, la sera si sono riuniti per pulirti casa, pitturarla e sistemare tutto quello che non andava. È una mamma che dopo esserci abbracciate, mi mostra la foto mia e di suo figlio nella parte esterna di una custodia di un DVD usata come porta foto: “E’ per non farla strappare!”; sono i grandi abbracci, i grandi sorrisi, la gioia di sapere che sono ritornata!

Benvenuto! Boas Vindas

Benvenuta!

Febbraio è ancora un mese di vacanze, ma è stato importante tornare per fare il riepilogo della situazione, capire da dove ripartire e in realtà anche festeggiare il compleanno di alcuni amici.

Le attività in parrocchia non si fermano mai: il gruppo giovani è ripartito, quest’anno con un coordinatore in meno perché si è trasferito a Salvador per studiare (buona fortuna Fran), ma pieni di nuove forze e voglia di fare; inoltre quest’anno oltre ad accompagnare il gruppo della mia parrocchia mi è stato chiesto di farlo anche in una parrocchia vicina (per arrivare in macchina 45 minuti di strada di terra =D) .

La Pastorale con i bambini continua, ho già rivisto tutte le famiglie e i bambini che accompagno, a febbraio ci siamo riuniti per celebrare la vita, pesare i bambini e passare un pomeriggio insieme; ed è sempre una grande gioia farlo!!

Grande novità di questo mio ritorno: mi è stato chiesto di coordinare il gruppo delle gestanti del paese. E’ un’attività organizzata dai servizi sociali del comune, una volta a settimana ci riuniremo per stare insieme, chiacchierare, svolgere delle attività insieme anche a specialisti (infermiere, medico, psicologo) per accompagrare le donne in questo momento così importante che è la gravidanza. Inoltre una volta a settimana andrò a visitarle in casa per un accompagnamento più da vicino e più specifico in base alle esigenze di ognuna di loro.

E oltre a tutto questo c’è sempre il tempo di continuare a visitare tutte quelle famiglie con cui ho stretto un legame in questi due anni passati, stare insieme agli amici, dare una mano in parrocchia, andare a far visita alle famiglie che vivono nella campagne.

Come ho detto in una testimonianza nel mio paese prima di ripartire pe la Bahia: le cose da fare sono tante, le giornate passano e non ce ne si rende neanche conto, ma la cosa più importante di tutte è STARE!!

Venerdì sera dopo una settimana piena, ho invitato qualche amico a casa per mangiare qualcosa insieme; suor Marisa mi ha chiesto cosa stavamo commemorando. L’amicizia, la gioia di poter stare insieme dopo una settimana in cui tutti, chi in un modo chi in un altro, ci siamo impegnati per rendere la città in cui viviamo, un posto più bello!!

Vanessa festeggia il suo rientro con alcuni amici

Vanessa lascia il Brasile

Brasile – due anni e non sentirli

Meno undici…e pensare che suor Marisa aveva iniziato con meno quaranta, per ricordare il periodo di quaresima; e la mia amica Sara, ormai rassegnata, mi aveva detto: “Sono pronta all’alternarsi di felicità e tristezza che ti accompagneranno fino alla fine di questa esperienza”.
Meno undici…con l’ agenda piena di cose da fare prima di partire e di cose da fare appena atterrata in Italia.

Meno undici…consapevole che saranno giorni pieni di abbracci e di lacrime;  lacrime di gioia per la grande benedizione di aver conosciuto tante persone meravigliose e lacrime di gioia perché non c’è cosa più bella di riabbracciare le persone che si amano e che da due anni sono così lontane.

Come è bello credere nei segnali di Dio, sapere che nulla accade per caso, basta circondarsi delle persone giuste e tutto sarà perfetto.

Questi ultimi mesi sono stati un alternarsi di attività differenti: la missione diocesana in Itaetè, cittadina non molto distante da Nova Redençao, che ci ha ospitato; per una settimana abbiamo visitato le famiglie, condiviso con loro le difficoltà e le piccole conquiste del quotidiano. La visita di don Pietro, nuovo direttore del centro missionario, che ha potuto conoscere la realtà in cui vivo; i suoi sono occhi nuovi, che hanno visto le grandi differenze, non abituato a questa realtà (e lo dico in senso positivo, chi arriva ha sempre un sguardo più fresco). Poi c’è stata l’esperienza dei campisti, 16 in totale, di cui due ragazze che hanno trascorso 10 giorni qui a Redençao; è stata un’ esperienza importante, non solo per loro: essere in contatto con giovani che erano in Italia fino a qualche giorno prima mi ha aiutato a cominciare a rientrare nella realtà italiana, che inevitabilmente sarà cambiata in questi due anni, come del resto sono cambiata io.

E poi ancora un altro mese di emozioni con la compagnia di mia cugina Michela. Condividere il proprio mondo così diverso con qualcuno della propria famiglia è un grande dono. Me lo diceva mia zia Suor Maria Paola dopo aver vissuto con lei nel lontano 2008 a San Paolo e lo confermo io oggi a gran voce: poter camminare per strada in un paese che non è il tuo e sentirsi comunque a casa, perché al tuo fianco ci sono occhi che fanno parte di te.  Presentarle tutte quelle persone che fanno parte della mia vita e che mi rendono felice, mostrarle che nonostante la lontananza e la nostalgia non facile da vivere tutti i giorni, qui sto bene perché le persone che mi hanno circondata in questi due anni sono meravigliose. Che la vita non è sempre facile, ma è la forza di rialzarsi che rende tutto migliore.

questo ultimo mese pieno di eventi: la gincana biblica missionaria, 100 giovani di tutte le età, di paesini diversi, che hanno vissuto momenti di divertimento, collaborazione e di tanta fede.

Organizzare tutto non è stato facile, la stanchezza si è fatta sentire, ma ne è valsa la pena!! La gioia negli occhi di un ragazzino prossimo alla prima comunione che ha vinto una Bibbia; Antonio, un uomo con problemi psichici che durante una delle prove della gincana, mentre a una ragazza veniva chiesto chi è il patrono della nostra città, le ha suggerito la risposta “Sao Sebastiao”! Le donne che dal giorno prima si sono alternate in cucina per preparare da mangiare per tutti. E potrei continuare e continuare…

Sabato prossimo 14 persone, di cui 4 fanno parte del gruppo giovani, si cresimeranno e il sabato successivo ci saranno i battesimi. La vita non si ferma , il mondo va avanti; il 21 ottobre a Reggio Emilia ci sarà la messa di invio per i nuovi missionari e il mandato di rientro per chi sta tornando. Tante emozioni, tanti momenti già pronti per essere vissuti. Ringraziare Dio è d’obbligo, ma lo è anche ringraziare tutte le persone che mi permettono ogni giorni di essere una persona migliore!!

Vanessa