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il panorama della cattedrale a Kibungo

Viaggio in Rwanda – S. Natale 2018

Siamo partiti, io e Maurizia, il 26 dicembre alla volta del Rwanda. La differenza di clima e temperatura fra Bologna e Kigali è notevole: Bologna – 2 °C , Kigali +28 °C. La nostra permanenza in Rwanda sarà breve, solo i giorni necessari ad accompagnare sua Eccellenza Massimo Camisasca Vescovo di Reggio Emilia per la sua visita alle Case Amahoro. Appena arrivati decidiamo di fare un saluto alle tre Case per definire gli ultimi dettagli organizzativi. Nelle Case si respirano aria di festa per il Natale e  l’emozione e la gioia per l’imminente visita del Vescovo di Reggio Emilia.

A Mukarange, Kabarondo e Bare la situazione è buona, ma alcuni ospiti anziani purtroppo non stanno molto bene, Pascali di Kabarondo è molto debilitato e Krisostome di Bare, dopo aver superato una crisi da malarial è ricaduto in una influenza.

Le ragazze che vivono stabilmente in casa sono ormai nove. Oltre alle responsabili Mediatrice, Saverina, Esperance ci sono anche altre ragazze giovani: Ejidia, Agnese, Florance, Vestina, Perpetua e Dorossera. E’ periodo di vacanze scolastiche e gli studenti trascorrono le giornate in casa e questo ci da modo di stare con loro. Per l’occasione anche Pendo ed Emanueli, ragazzi che ormai hanno trovato una vita fuori di casa, sono rientrati per incontrare e conoscere il Vescovo.

Padre Viateur Bizimana, che ci aveva accolto all’aeroporto, ci accompagna in queste primi incontri e ci spiega come lui continui a svolgere il ruolo di responsabile della formazione spirituale delle ragazze e il vice-parroco nella parrocchia di Kansana a pochi chilometri da Kibungo.

A Bare e Kabarondo ci salutano i parroci Donatien ed Ejid, siamo contenti di questo saluto che ribadisce la paternità dei parroci sulle case amahoro.

Il 29 dicembre accogliamo il Vescovo Massimo all’aeroporto di Kigali, proviene da Nairobi in Kenya e lo accompagnano il suo segretario Don Patrik Valena, il direttore del centro missionario Don Pietro Adani e don Luca Montini della Fraternità San Carlo che vive come missionario in una parrocchia di Nairobi in Kenya.

l'arrivo dei Vescovi alla cattedraleLa visita del Vescovo Massimo comincia il 30 dicembre nella cattedrale a Kibungo dove si celebra la festa della famiglia. Alla presenza di circa 2000 persone il Vescovo di Kibungo Mons. Antoine Kambanda  e il Vescovo Massimo concelebrano. Mons. Kambanda presenta all’assemblea tutta la delegazione italiana e Mons. Camisasca ringraziando il coro per i bellissimi canti e il giovani che hanno danzato porta i saluti della diocesi di Reggio Emilia.

Nel pomeriggio è in programma la visita alla Casa di Bare, siamo accompagnati anche da Mons. Kamabanda. Ci accolgono il parroco e il suo vicario, entrando in casa i due Vescovi salutano i presenti, ospiti e volontari. E’ un’emozione grande per me vedere i due vescovi seduti vicini in questa casa: il ricordo va immediatamente al luglio 2005 quando Mons. Adriano Caprioli e Mons. Frederic Rubwejanga inaugurarono la Casa Amahoro di Bare.

Padre Viateur racconta come Don Luigi Guglielmi avviò il progetto delle Case Amahoro dopo la guerra del 1994. Mediatrice presenta uno ad uno gli ospiti e racconta la storia delle ragazze che stabilmente vivono a servizio delle case; spiega come la giornata in casa si svolge nello stile preghiera e lavoro e come ciascuno, anche gli ospiti, partecipa al servizio in base alle proprie possibilità.

Mi colpisce il commento di Mons. Kamabanda quando dice: “I cristiani e i sacerdoti rwandesi hanno potuto imparare concretamente la carità vedendo i volontari italiani prendersi cura dei poveri delle parrocchie di Kibungo”. Il parroco interviene comunicando le sue decisioni in merito alla presa in carico della Casa Amahoro e l’impegno a sostenerla economicamente per quanto possibile.

Il Vescovo Massimo racconta il suo stupore nel vedere una casa così ben organizzata dove tutti, ospiti e volontari, si prendono cura gli uni degli altri. Tutti applaudono quando il Vescovo Massimo comunica di voler continuare a sostenere le case sia inviando volontari sia economicamente in base alle possibilità che avrà la Diocesi di Reggio Emilia.

Segue, il 31 dicembre, la visita alla casa di Mukarange. Il parroco Napoleon accoglie il Vescovo e presenta la casa. L’intervento di Iosepho, uno dei primi ospiti della casa e paralizzato dalla nascita, colpisce il Vescovo Massimo e tutti noi: sottolinea la bellezza della sua vita, la fortuna di essere stato accolto e la possibilità di sopravvivere che questo gli ha dato. Spiega come la cura e l’amore che riceve in casa da parte delle responsabili e dei volontari rwandesi e italiani sia per lui fonte di grande gioia nonostante la sofferenza generata dalla sua malattia.

La giornata prosegue guidati da Mons. Oreste Incimatata, vicario del Vescovo di Kibungo, alla visita sulla tomba di Padre Tiziano Guglielmi a Rwamaganà, al Centre de Santè Padre Tiziano e al plesso scolastico Aurora Giovannini che si trovano sulla collina di Munyaga. Il Vescovo rimane colpito dalle opere che Claudio Fantini, responsabile del Gruppo Rwanda, ci mostra.

Il primo giorno dell’anno visita alla Casa Amahoro di Kabarondo. Viene celebrata la messa nella piccola cappella della Casa, siamo molto stretti e stipati ma l’emozione e la gioia di avere in casa il Vescovo ci aiutano a superare le difficoltà. Vengono dati al Vescovo alcuni doni fra i quali un simbolico piatto pieno terra rossa del Rwanda. Il vescovo saluta tutti i presenti volontari adulti e giovani e ringrazia per l’accoglienza.

Il viaggio in Rwanda di Mons. Camisasca continua in direzione Kibeho parrocchia della diocesi di Butare nel sud ovest del Rwanda. Il viaggio verso Kibeho e le ore trascorse in automobile sono una occasione me e Maurizia di riflettere sulla visita appena ricevuta e sul futuro della missione in Rwanda.

la chiesa di Kibeho in RwandaRipensiamo alle domande che il Vescovo Massimo ci ha fatto quando lo abbiamo incontrato in vescovado a Reggio Emilia lo scorso 9 dicembre; le iniziative che facciamo riescono a generare  uno “Spirito Missionario” nelle nostre vite, nelle nostre parrocchie e nella nostra diocesi?

Le opere di carità e di missione che facciamo quale “Significato Educativo” hanno per noi?

Buoni spunti per ripartire e per riflettere su come continuare l’opera che Don Luigi Guglielmi ha iniziato in Rwanda nel 1995.

Reggio Emilia, 06 gennaio 2019                                                       Valentino

Buon anno a chi fa servizio missionario

Ciao a tutti scrivo questo messaggio per tutti coloro che stanno vivendo il servizio della missione.

Grazie per il dono del vostro tempo, della vostra passione del  servizio al  Signore nelle terre in cui l’uomo spesso dimentica se stesso. Dimentica il proprio fratello e così smarrisce se stesso. La missione è l’unica via per ritrovare davvero chi siamo.  Nel servizio condiviso insieme in uno spirito di nuova comunione il Signore ci fa la grazia di incontrarci, di aprirci il cuore e la mente di rivestirci con i suoi doni e di  lasciarci abitare da Lui stesso. La nostra piccola vita diventa così preziosa proprio perché è Lui che vive in noi. Di questo dono noi ce ne accorgiamo solo se usciamo da noi stessi, se con umiltà e coraggio rischiamo i nostri talenti, i nostri doni, scopriamo la gioia autentica del vivere la vita che non è donare qualcosa ma è donare qualcuno: Lui.  Attraverso gli incontri che ci dona di fare, attraverso la nostra umanità che si trasfigura nel dono di se fino alla fine.

Insieme a voi ringrazio il Signore per il dono della chiamata, della nostra vocazione ad essere una chiesa viva che si arricchisce continuamente camminando insieme a tante chiese sorelle che hanno arricchito la nostra vita. Vi auguro di entrare in quest’anno nuovo con la stessa passione con cui Cristo ogni giorno viene in ciascuno di noi.

Vi ringrazio vi abbraccio e insieme a voi ringrazio il Signore per il dono della vita.

Oggi nella terra del Rwanda durante la celebrazione eucaristica e in particolare sulla tomba di padre Tiziano Guglielmi ho pregato per tutti voi.

Buon anno

Don Pietro Adani                                         

Kabarondo (Rwanda) 31 dicembre 2018

Gli auguri di Natale del direttore

Carissimi missionari,

recentemente il Madagascar ha salutato don Giovanni Ruozi per gli anni di servizio condiviso con i missionari e con il popolo malgascio; gli confermiamo il nostro affetto e la nostra riconoscenza per la sua presenza davvero significativa nell’isola. Sarà un compito importante, per noi qui a Reggio, condividere, riflettere e saper trasferire in concretezza la ricchezza umana e spirituale che don Giovanni ha maturato nell’esperienza missionaria.
Il 17 novembre scorso ero presente al suo ingresso nell’unità pastorale di Castelnovo ne’ Monti, insieme al suo vicario parrocchiale don Marco Lucenti, che ha trascorso quasi due mesi di servizio in Albania presso la Casa di Carità.
Ho percepito una bella e calda accoglienza verso i nostri due sacerdoti e don Giovanni ha saputo, con la sua intelligente cordialità, parlare con il cuore e manifestare con piccoli gesti preziosi la sua generosità ad entrare nella nuova comunità a lui affidata.

In terra malgascia, a Manakara, all’inizio del mese di novembre, è avvenuto l’ingresso in parrocchia di don Luca Fornaciari (CSFC), come nuovo parroco e di don Simone Franceschini (CSFC) come responsabile della missione diocesana in Madagascar. Questi sacerdoti, presenti da un anno a Manakara, iniziano una nuova fase della loro vita missionaria, in continuità con l’opera iniziata e condotta da don Giovanni. La responsabilità di don Simone consisterà non solo nell’accompagnare e condividere con tutti i missionari i progetti attivi sulla missione, ma anche nel discernere, insieme ai missionari e al CMD, i nuovi progetti e percorsi che si riterrà di avviare a servizio della comunità malgascia. Don Simone formerà una piccola équipe per accompagnare i giovani missionari nel loro cammino di servizio e di formazione personale. 

La Chiesa si fonda sulla parola di Dio, nasce e vive di essa”, ha ricordato Papa Benedetto XVI[1]. “La migliore motivazione per decidersi a comunicare il Vangelo è contemplarlo con amore, è sostare sulle pagine e leggerlo con il cuore”, scrive papa Francesco[2]. Ascoltare la Parola per diventare realmente “parola” di Dio per il mondo: “Voglia il cielo che tu possa riconoscere qual’è quella parola, quel messaggio di Gesù che Dio desidera dire al mondo con la tua vita”[3]. “La persona fedele a Dio e che vive della sua Parola raggiunge, nel dono di sé, la vera beatitudine”[4]

Sono molto grato a ciascuno di voi, amici missionari, per il dono della vostra vita e vi invito a rinnovare il comune impegno, nostro e vostro, dell’essere in missione ad evangelizzare come equipe e non a titolo personale.
La comunità che vuole evangelizzare comincia con l’evangelizzare sé stessa”[5] Il camminare insieme richiede tempo e tempi differenti, ma sicuramente la comunione del nostro camminare insieme è la prima e fondamentale testimonianza di questo annuncio. La pazienza che richiede la comunione non è tempo perso, bensì tempo prezioso per camminare nello stile di Dio. L’opera dello Spirito suscita tante idee e ciascuno desidera contribuire con un piccolo segno nel fare qualcosa. Queste idee sono belle, ma chiedono di essere condivise insieme, guardando al bene ed al bisogno più urgente, lasciando cadere le proprie letture a favore di un discernimento comune che garantisca di rimanere in un cammino di autentico ascolto e servizio verso le persone a cui siamo inviati. Oggi è fondamentale mantenere attive le opere già avviate, soprattutto quelle rivolte all’ attenzione verso le persone. Capisco i giovani i quali, vedendo tanta povertà, avvertono il desiderio di sistemare concretamente qualcosa. Rimane per noi l’urgenza di sostenere l’esistente; la raccolta di fondi a favore dei missionari riesce a mantenere ordinariamente le opere a servizio delle persone, ad aiutare anche il CMD che con generosità sta da anni lavorando, da Reggio, per permettere a tutti i missionari di vivere il dono di essere presenti nella missione loro assegnata. Così come don Giovanni testimoniava nella messa a san Girolamo“la chiamata a partire per la missione è una grazia per chi la riceve”. Vi ricordo che da più di cinquant’anni a san Girolamo si prega per ciascuno di voi, per sostenervi e mantenere vivo qui a Reggio l’anelito missionario. Le vostre lettere, i vostri racconti sono per noi importanti per vivere una preghiera ancora più incarnata e feconda.

Preghiamo insieme per continuare ad essere una Chiesa “in stato di missione”, soprattutto quest’anno in cui riceviamo un dono: il Signore ci affida la responsabilità di servire la diocesi di Alto Solimões in Brasile- Amazzonia. Preghiamo per questo nuovo progetto che la nostra chiesa sta iniziando a vivere: don Paolo Cugini, don Gabriele Carlotti e don Gabriele Burani si recheranno in gennaio a Manaus, al corso di preparazione in vista di una loro permanenza in Amazzonia. Il 31 marzo 2019 avremo il piacere di ospitare al Convegno Missionario Diocesano il vescovo della diocesi dell’Alto Solimões, don Adolfo Zon Pereira. Sarà con noi anche il nostro vescovo Massimo. Ci metteremo in ascolto del vescovo Adolfo che ci aiuterà a conoscere la sua chiesa. Rendiamo grazie al Signore e riconosciamo che questo incontro confermerà il nostro cammino che prosegue e si allarga nella chiesa brasiliana. 

Don Luca Grassi terminerà a giugno il suo servizio nella diocesi di Ruy Barbosa e desidero ringraziarlo tanto per la passione generosa con cui ha vissuto il suo tempo in terra brasiliana. Per noi, riaccoglierlo avrà la duplice valenza di dono e di compito importante: prima di tutto ci metteremo in ascolto del dono di grazia cresciuto in lui durante questi anni. Come diocesi possiamo lasciarci evangelizzare dall’esperienza maturata dai nostri missionari; è una grande opportunità e solo così cresce la chiesa: in uno scambio reale tra le comunità cristiane di tutto il mondo.

Prima di don Luca, proprio nel mese di dicembre, rientrerà Don Riccardo Mioni, presente da tanti anni in Bahia in un umile e fedele servizio come fratello della Carità: un servizio obbediente e sereno, nel quale ha accolto ogni giorno la chiamata di Dio a compiere la Sua volontà, qualunque essa fosse.

Grazie don Riccardo, poiché dopo la missione in Madagascar ti sei arricchito dell’esperienza feconda della missione in Bahia.

 Credo sarà molto interessante riflettere con lui sui cambiamenti in atto o imminenti nella chiesa italiana e nella nostra diocesi, per ascoltare il suo punto di vista e le sue considerazioni.

Esprimo ancora tanta riconoscenza per sr Grazia rientrata dall’Albania, dopo questi anni vissuti con umiltà. Il segno è stato chiaro: ha manifestato nella semplicità il suo amore quotidiano per i piccoli ed i poveri con la forza della sua gioia. Sr Maria Angelica continua oggi ad abitare in casa con sr Rita; la loro presenza ci ricorda il legame con questo popolo giovane e allo stesso tempo adulto nella fede. Dono per noi tutti è stata la disponibilità di don Marco Lucenti, novello sacerdote, verso la nostra missione in Albania; la sua presenza, insieme al seminarista Paolo Lusvardi, nella diocesi di Sapa, è stata un prezioso segno di prossimità verso questa nostra chiesa sorella.

 

Nelle foto sull’India di don Davide Castagnetti e attraverso alcune telefonate abbiamo seguito i momenti drammatici vissuti dalla popolazione durante l’alluvione in Kerala; i danni sono ingenti e molte famiglie hanno perso la casa. Su iniziativa del vescovo Massimo la nostra chiesa ha indetto si mettono in salvo le barcheuna colletta alcune settimane fa per la chiesa del Kerala, al fine di sostenere concretamente l’aiuto alle famiglie nelle più urgenti necessità. Nella vita si intrecciano sempre sacrificio e frutto, morte e vita, smarrimento, angoscia e gioia. Così anche in India ci sono quattro ragazze in noviziato e due sorelle faranno la professione perpetua in Nagaland domenica 9 dicembre.  Ringraziamo insieme il Signore e uniamoci nella preghiera per questi doni alla Chiesa. Sr Annamaria sta maturando i saluti per prepararsi a rientrare in Italia; passaggi delicati proprio per i legami che nel tempo si creano. Sono passati vent’anni dalla sua partenza verso la missione in India; quando sono stato in visita presso la Casa, il dono della sua presenza tra gli ospiti, le sorelle e la comunità parrocchiale si coglieva con grande evidenza. 

Durante il tempo di Natale, insieme al vescovo Massimo, visiteremo il Rwanda; ci stiamo preparando insieme al gruppo “Amahoro” ed al gruppo “Padre Tiziano”. Domenica 9 dicembre incontreremo, insieme, il nostro vescovo per offrirgli uno sguardo storico e aggiornato sulla missione in Rwanda. Proprio in questi giorni il vescovo di Kibungo S.E. Mons. Antoine è stato nominato arcivescovo di Kigali. A lui rivolgeremo le nostre felicitazioni e lo ringrazieremo per questi anni vissuti insieme. Iniziamo a pregare per la nomina prossima del nuovo vescovo di Kibungo.

la foto di tutti noi dello staffInfine, come avrete saputo dal web, il nostro ufficio del CMD si è trasferito in curia insieme agli altri uffici pastorali e alla Caritas. I lavori di ristrutturazione hanno creato un ambiente di lavoro piacevole e dinamico; ora ci troviamo nell’opportunità di condividere i nostri progetti con gli altri uffici, di scambiarci sia idee che risorse.

Confido che lavorare vicini generi una fucina di proposte atta a far crescere la comunione tra noi operatori e in tutta la nostra chiesa. Maggior attenzione sarà rivolta alle unità pastorali ed alle missioni. Il nuovo assetto degli uffici di Curia, nell’ottica dell’integrazione, chiede tempo e pazienza a tutti. La mia speranza è che porti una rinnovata motivazione in tutti i direttori e collaboratori. Vorrei ringraziare il team dei collaboratori, in particolare i nostri del CMD: lasciando un luogo storico e confortevole quale era la vecchia sede, a loro è chiesto un sacrificio maggiore; in questi mesi la loro crescente disponibilità è stata per me edificante. Mi dispiace se in questo periodo nel quale stiamo riorganizzando il lavoro degli uffici voi, amici missionari, avete vissuto di riflesso con maggiore fatica le vostre giornate. Confido che questi disagi si riducano e tutto diventi snello, armonico e produttivo. Accompagnateci con la vostra preghiera.   

Concludo con parte del discorso di papa Francesco alla Pontificia Opere Missionarie avvenuto nel 2016 che ritengo significativo per noi e per voi.

 “Dobbiamo crescere in passione evangelizzatrice. Io ho paura – ve lo confesso – che la vostra opera rimanga molto organizzativa, perfettamente organizzativa, ma senza passione. Questo lo può fare anche una ONG, ma voi non siete una ONG! La vostra Unione senza passione non serve; senza “mistica” non serve. E se dobbiamo sacrificare qualcosa, sacrifichiamo l’organizzazione, andiamo avanti con la mistica dei Santi. Oggi, la vostra Unione missionaria ha bisogno di questo: mistica dei Santi e dei Martiri. E questo è il generoso lavoro di formazione permanente alla missione che dovete fare; che non è soltanto un corso intellettuale, ma inserito in questa ondata di passione missionaria, di testimonianza martiriale. Le Chiese di recente fondazione, aiutate da voi per la loro formazione missionaria permanente, potranno trasmettere alle Chiese di antica fondazione, a volte appesantite dalla loro storia e un po’ stanche, l’ardore della fede giovane, la testimonianza della speranza cristiana, sostenuta dal coraggio ammirabile del martirio. Vi incoraggio a servire con grande amore le Chiese che, grazie ai martiri, ci testimoniano come il Vangelo ci renda partecipi della vita di Dio, e lo fanno per attrazione e non per proselitismo”.

ll tempo di Avvento orienti la nostra azione missionaria. Sì, attendiamo Lui, Gesù Cristo Salvatore. Quest’attesa animi il nostro desiderio di non farci catturare dall’attivismo, ma ci porti al silenzio personale dentro il quale comprendiamo il senso del nostro essere qui dove siamo e di come “stare”, mettendoci in ascolto della Sua Parola. Nel silenzio personale meditiamo gli avvenimenti che ci accadono, portiamoli nell’orazione silenziosa, per comprenderli, per cogliere significati, per purificarli.

Maria, Madre della Chiesa, ci aiuti a custodire il dono della nostra vocazione, a comprendere ogni giorno il dono di essere stati chiamati da Gesù.

 Il nostro incontro con Lui urge in noi il desiderio di portare il profumo dell’amore di Cristo. L’incontro con Lui illumina di uno stupore nuovo ogni giorno della nostra vita e della vita di chi incontriamo, aiutandoci a riconoscere che l’azione dello Spirito Santo ci precede nelle persone e nelle culture che incontriamo. La contemplazione del Creato ci doni di riconoscere il Creatore sempre presente in ogni circostanza della vita: per questo preghiamo di avere occhi per riconoscere la bellezza della Sua presenza.

Assicuro a voi tutti il ricordo nella celebrazione dell’Eucaristia.

don Pietro Adani                                                                    

   Direttore del CMD di Reggio Emilia-Guastalla

                

[1] Benedetto XVI, Verbum Domini, esortazione apostolica, 30 settembre 2010, n. 3.

[2] Francesco, Evangelii Gaudium, esortazione apostolica, 24 novembre 2013, n. 264.

[3] Francesco, Gaudete et Exultate, esortazione apostolica, 19 marzo 2018, n. 24.

[4] Ibidem, n. 64.

[5] Vademecum CMD, n. 33 citato in Evangelii Nuntiandi, 15.

Il gruppo di Reggio Emilia in posa

Dal Rwanda – mettersi in gioco

Kabarondo 2018 – Case Amahoro Rwanda

Le prime condivisioni del gruppo che si trova in Rwanda

Due anni dopo…. è il secondo martedì davanti al Signore a Kabarondo; come diceva sempre don Gigi… per metterci in ginocchio…
Siamo in questa casa, scelta come primo passo, primo ingresso, primo rientro… per noi che siamo ancora in tre, Giorgia, Veronica, Maurizia.
Siamo già passate nelle altre Case per salutare e vi ritorneremo per fermarci alcuni giorni in ognuna, anche con gli altri che arriveranno il 3 agosto, Valentino, Giacomo, Sofia e Sonia.
Signore aprimi il cuore, ho chiesto come prima cosa atterrando all’aereoporto di Kigali!
Come sono entrata nella prima Casa, a Mukarange, ai primi abbracci, … mi si è aperto tutto, era come se non fossi mai ritornata in Italia!
L’incontro con le persone di Casa è stato come una bomba in esplosione dentro di me, … quanto è rimasta forte la vicinanza nello spirito, il senso delle nostre condivisioni, condivisioni della vita, nella preghiera, nel quotidiano, nelle relazioni con l’esterno: parrocchie, diocesi, italiani.
In questi anni hanno elaborato modalità di comunione nella preghiera, stanno rinforzandosi nella vita comunitaria e sono molto contenta di sentirmi raccontare tante cose in uno scambio fraterno, di sorellanza.     Una ventata dello Spirito che ha fatto riprendere vitalità, presenza, significato.
Pendo e gli altri giovani che vivono e vivevano(come Emanueli) nelle Case sono cresciuti e stanno facendo scelte responsabili per il loro futuro; ragazze volontarie si sono sposate e alcuni sono diventati genitori… è davvero molto bello accogliere ed essere accolti e poterci scambiare il nostro bene e le varie novità che la vita ci ha fatto incontrare.
Anche nell’incontro con le altre persone esplode la gioia della relazione condivisa, riprendono vita situazioni e legami e la relazione si allarga, prende corpo come comunione e tutto ritorna a te, Signore:

“... Viviamo in Te, o Soffio di carità,
sorgente viva nei nostri cuori, acqua che mormora incessante:
-Vieni verso il Padre che ti attende!-
Sei trasparenza di un amore che sostiene il cosmo,
in noi presenza della Pasqua del Signore,
grido che anela sempre al suo ritorno!” (CFC)

Grazie sempre al Signore e a voi tutti, un abbraccio, Mauri

“Il mio toccare la loro vita, il nostro sfiorarci e conoscerci, sono significativi: forse l’uomo esiste proprio nel momento in cui incontra l’altro”. (Alex Zanotelli)

Se dovessi racchiuedere questa prima settimana in una parola sceglierei “incontro”. Sono stati giorni ricchi di abbracci, di sguardi, di sorrisi e di comunione. Sceglierei la parola “incontro” perchè mi fa pensare al “venirsi incontro”, tu fai un passo verso l’altro, che lo fa verso di te. Conoscevo bene il mio “passo verso” e la mia voglia di tornare ad essere qui, dopo due anni. Ma è stato emozionante arrivare ed essere chiamata per nome da chi, due anni fa, ha condiviso un piccolo pezzo di strada con me. Risentirsi a casa,come se non fossi mai andata via davvero. Tornare a condividere la quotidianità nelle cose più semplici. Abbiamo ricevuto un’accoglienza speciale, di cuore, silenziosa e raccolta intorno ad un altare in preghiera, fino a diventare un’esplosione di canti e balli a ritmo di tamburo. Mi sono di nuovo sentita parte di qualcosa di grande, qui dove la vita e la gioia di esserci prendono forma.

Un abbraccio, Giorgia

“Colui che semina il buon seme è figlio dell’uomo”. (Mt 13, 37)

Da questa esperienza spero di lasciare il mio seme, fiduciosa che esso cresca e porti con sé legami profondi con radici forti.  Veronica

“Essere missionario per me ha significato bussare alla porta di persone in nome di Colui che sta alla porta di ogni cuore, bussa e aspetta. Entrando, vi scopre un giardino e vi cerca un tesoro. Trovatolo, lo prende, gli da la sua luce, lo presenta allo smemorato proprietario e sparisce, tra lo stupore dei vicini e il canto degli angeli…”
Don Emanuele Benatti

Arrivati in Rwanda i miei sensi hanno dovuto abituarsi subito a nuovi colori, nuovi odori e nuove  parole di una lingua sconosciuta. Le cose per me più semplici e naturali nella quotidianità, qui sono state messe in discussione e mi hanno permesso di mettermi in moto per scoprire nuovi modi di relazionarmi e di porre al centro l’ altro. In questi pochi giorni, qui in Rwanda ho imparato a mettermi in discussione per ricercare la mia essenza che mi porta inevitabilmente a uscire dai miei limiti e dalle miei sicurezze per andare incontro all’altro e alla ricerca di un QUALCOSA.

Un nuovo cielo; una nuova terra da percorrere; un nuovo sorriso un po’ ebete da donare quando non hai capito nulla di ciò che ti è stato detto; un sorriso donatomi da accogliere e custodire gelosamente.

Questo per me, sono i primi giorni di Rwanda!!

buon cammino, Sonia!

“Il pellegrino è colui che cerca, accettando l’incalcolabile rischio di trovare veramente. Perché trovare significa non essere più quello che si era prima.”
D.Gandini

L’esperienza nelle case Amahoro si è presentata fin da subito sotto forma di cammino. Un cammino all’inizio impetuoso e sorprendente ma soprattutto fuori da ogni aspettativa. I primi giorni di cammino sono sempre i più intensi, dove vengono fuori le prime difficoltà, le prime paure tutto questo però guidato da un enorme entusiasmo. Mi sono letteralmente fatta travolgere dalla vita dei Rwandesi scoprendo un popolo accogliente e sincero. E’ difficile spiegare la bellezza e le mille sensazioni che sto provando, le cose da imparare e scoprire sono ancora tante. Per ora continuo a camminare seguendo le parole di Don Luigi Guglielmi: “Guardatevi dal fare troppe cose, ma cercate di essere SEGNO.”  Sofia (nome rwandese: Fossia)

 

Sono arrivato da pochi giorni, ma le sensazioni che ho avuto sono molteplici e una diversa dall’altra, se non addirittura agli opposti: paura, tranquillità, rabbia, pace, stanchezza mentale, vitalità, amore, dubbio e certezza.
La certezza di cui parlo non è presunzione, ma è certezza che nel bene o nel male quest’esperienza mi cambierà.

Spero di fare dono di tutto: dalle esperienze negative per tramutarle in ricchezze e di quelle positive per darmi forza. Una  forza che vorrei portare in Italia, per sentirmi vivo e utile e, chissà, riportare qua per acquisirne di nuova. Qui è tutto diverso e siccome so che la diversità porta a conoscenza e la conoscenza a crescita allora dico che è arrivato il momento di mettersi in gioco e di apprendere questo “diverso”; il tutto sentendomi sempre un passo indietro per poter osservare e, in questo modo, camminare con coscienza senza arrivare mai! Giacomo

Mons Kambanda con lo staff del CMD

Case Amahoro e missione in Rwanda

«Anche se passa le sue giornate altrove, Dio ritorna ogni notte in Rwanda» cita un antico proverbio ruandese per dire la bellezza dei luoghi e la vicinanza dei ruandesi a Dio…

In questi giorni abbiamo accolto con gioia la visita di Mons. Antoine Kambanda, Vescovo di Kibungo, sede della nostra Chiesa sorella in Rwanda dal 1995. Ne abbiamo approfittato per chiedere aggiornamenti sulla vita della diocesi e delle Case Amahoro, la cui storia si lega alla nostra.

Nella diocesi di Kibungo ci sono infatti tre “Case Amahoro”. Tre case in cui vivono alcuni tra i più poveri, emarginati, malati della zona. Le Case, che hanno sede in località Bare, Kabarondo e Mukarange, sullo stile delle Case della Carità della nostra diocesi, vivono la stessa spiritualità e vita semplice ed accogliente. Sono gestite da volontarie permanenti, donne che hanno di fatto consacrato la loro vita (la più anziana abita nelle Case dalla loro apertura, nel lontano 1995) al servizio dei bisognosi. Attorno ad ogni Casa, che ospita circa 20 persone in stato di necessità e che è situata accanto alla parrocchia di riferimento, gravitano molti parrocchiani, soprattutto donne, che offrono a rotazione una o più settimane di permanenza gratuita in Casa. Gli uomini, di solito, si impegnano gratuitamente a coltivare i campi ed allevare gli animali di proprietà della casa di Bare, l’unica situata in ambito rurale. Arrivano a volte anche volontari da altre diocesi del paese, attratti dall’esperienza pastorale che concretizza il Vangelo della Carità.

Le tre Case Amahoro (che significa “pace”) vivono della condivisione dei beni dei parrocchiani e delle persone sensibili. Chi ha braccia si mette al servizio di chi non ne ha, condividendo il proprio lavoro o il proprio raccolto con chi non è in grado di coltivare e non riuscirebbe a mantenersi…

I frutti spirituali e quelli dati dalla comunione dei beni in queste realtà sono molti e preziosi.
Il Centro Missionario sostiene le Case con una regolare donazione a copertura delle spese per le medicine e il trasporto dei malati per visite e ricoveri ospedalieri (che in Rwanda non sono gratuiti).
Il Vescovo sta lavorando perché le Case riescano ad avere entrate proprie attraverso un piccolo progetto agricolo, la gestione di un bar e l’allevamento del bestiame.

La diocesi di Kibungo è stata fondata nel 1968 e festeggia i 50 anni; questo è un anno giubilare, un momento storico di grande ricchezza spirituale e non abbiamo che da ringraziare Dio, ci racconta Mons. Kambanda. La diocesi ha avuto inizio con 7 parrocchie e chiuderà il 50esimo anno con 20 parrocchie, una 90ina di preti diocesani (di cui una ventina svolgono servizio a livello interdiocesano e scolastico) e diversi religiosi e religiose. Sul territorio diocesano è presente anche un campo di rifugiati dal Burundi; si tratta di circa 57mila persone, la cui cura pastorale è delegata ad un padre lazarista e ad alcune suore della stessa congregazione.

in seminario

Mons Kambanda incontra i seminaristi

Mons. Kambanda ha individuato nella “Famiglia base della nuova evangelizzazione” il tema giubilare di riflessione, preghiera ed azione. Nella lettera pastorale scritta per il giubileo ha tracciato un cammino di fede in 4 tappe:

  • La famiglia come base dell’educazione cristiana, l’attenzione ed il servizio alla famiglia.
  • La famiglia che gioca un fondamentale ruolo nell’evangelizzazione dei fratelli, con particolare attenzione ai bimbi che evangelizzano i genitori e ai giovani che evangelizzano (chi meglio di loro, che parlano lo stesso linguaggio “moderno”) i loro coetanei.
  • La famiglia come scuola di vocazione alla santità, vocazione a cui tutti siamo chiamati.
  • La famiglia testimone di amore di Dio nel mondo, anche attraverso la diaconia nelle Case Amahoro.

L’obiettivo finale del cammino, la festa di chiusura del 50esimo sarà il 22 settembre prossimo, è arrivare, a Dio piacendo, alla costituzione delle piccole chiese domestiche, le comunità familiari. In Rwanda la sete di Dio, di conoscenza della Sua Parola, di vita cristiana, è grande. Molti giovani hanno sete di Dio e della Parola, stanno nascendo nuove congregazioni. Auguriamo alla nostra diocesi sorella ed al suo Vescovo un Giubileo ricco di grazie ed una vita piena alla sequela del Cristo.

Auguri!

Buona Pasqua a tutti i missionari

Auguri!Carissimi missionari,

la Settimana Santa è un invito a tornare al cuore della nostra fede, della nostra vita, del nostro ministero: seguire Gesù e lasciarci santificare da Lui per essere così resi segno trasparente di un affascinante mistero di grazia, l’amore che è Dio, l’amore che solo sa donare salvezza a noi e a tutti i nostri fratelli.

Dopo gli incontri avuti con voi lungo questi mesi, desidero vivere la liturgia che in questi giorni celebreremo in angoli diversi del pianeta come un momento di comunione con ciascuno di voi e di tutti noi insieme, come il “luogo” in cui poter condividere le gioie e le preoccupazioni che portate nel cuore. Nell’Eucaristia siamo tutti uniti, ovunque ci troviamo. Accogliere, custodire e accompagnare interiormente la vita delle comunità affidate ai missionari è fonte di un’intima riconoscenza capace di allargare lo sguardo e di suscitare un rinnovato senso di responsabilità. Condivido volentieri alcuni dei motivi concreti che mi spingono a rendere grazie al Signore Dio.

Nel nostro cammino stiamo vivendo una nuova primavera in Madagascar di cui sono profondamente grato. I segni in cui essa brilla sono la nomina di mons. Gaetano a vescovo della Chiesa di Farafangana, la beatificazione di Lucien Botovasoa e la presenza di tanti giovani che si stanno “regalando” un anno per imparare a camminare con il popolo malgascio e a servirlo nel nome di Gesù, l’accoglienza dei missionari che sta permettendo ai “nostri” ragazzi di vivere quest’esperienza “facendo casa” tra le famiglie malgasce.

La mia riconoscenza abbraccia poi tutti coloro che, lungo gli ultimi cinquant’anni, hanno vissuto la loro missione nella diocesi di Ruy Barbosa. La nostra Chiesa è davvero sorella di questa Chiesa: è stata fatta una “semina” generosa che ha portato e continuerà a portare un frutto abbondante, nella nostra vita come nella loro. Ora ci è chiesto di vivere un importante momento di discernimento che focalizzerà l’attenzione sia attorno all’apertura di una nuova presenza missionaria in Amazzonia, sia attorno al futuro della Casa di Carità di Rui Barbosa. Al fine di verificare la fattibilità della prima ipotesi, il prossimo giugno visiteremo le diocesi che ci hanno invitato. Sarò accompagnato da alcuni sacerdoti che hanno dato la propria disponibilità ad aprire questa nuova missione. Lo sguardo è sospinto verso quest’affascinante orizzonte dall’invito di papa Francesco che ha indetto un Sinodo speciale per l’Amazzonia, dalle indicazioni della Conferenza Episcopale Brasiliana e dal desiderio dei nostri missionari che per anni hanno donato la vita in Brasile. Invito tutti a invocare il dono dello Spirito Santo perché la riflessione della nostra Chiesa, su entrambi i fronti, possa esser illuminata e guidata dal Signore.

Vi chiedo di ricordare nella preghiera anche la nostra missione in Albania: oggi è animata dal lavoro di suor Rita e di suor Grazia e rafforzata dalla disponibilità della famiglia Marina delle Case della Carità e dall’invio di suor Maria Angelica. Tutta la Chiesa di Reggio Emilia-Guastalla è profondamente grata di questa preziosa presenza! La testimonianza di Virginia e Federica, due missionarie da poco rientrate, ha confermato, ancora una volta, la ricchezza che scaturisce dalla nostra attività in Albania. Rafforziamo la nostra preghiera perché maturi il dono di un sacerdote e altri laici che possano continuare a “parlare di Gesù” ai nostri fratelli albanesi.

Durante il tempo di Natale ho incontrato insieme al Vescovo Massimo i nostri missionari in India. Mi ha impressionato il contrasto così forte, quasi violento, tra una miseria terribile e un’ostentata ricchezza. Santa Madre Teresa di Calcutta interceda presso Dio perché, a tutti coloro che sono impegnati in terra indiana, sia donata la grazia di perseverare nel testimoniare la gioia di amare Gesù riconosciuto e servito nelle persone che sono ai margini della vita.

Infine ricordo che quest’anno la diocesi di Kibungo, dove si trovano le Case Amahoro, compie trent’anni e nel 2019 sarà visitata dal nostro Vescovo. Uniamoci in preghiera perché il cammino iniziato dalla nostra Chiesa continui: un’opera di pace radicata nel servizio ai più piccoli.

Sono tanti gli avvenimenti che ci portano a riconoscere che davvero il Signore risorto cammina in mezzo a noi! Guardiamo a Lui, fissiamo il nostro sguardo su di Lui, è Lui la nostra forza, il solo che può far sorgere e ri-sorgere continuamente in noi il desiderio di partire, di annunciare, di condividere la nostra vita. Questa verità della nostra fede è grande, è affascinante, è splendidamente umana!

Auguro a tutti e a ciascuno di lasciarsi immergere nella vita nuova di Cristo Risorto!

don Pietro Adani

lbania e testimonia alla veglia missionari martiri 2018

La testimonianza di Federica Menozzi, rientrata dall’Albania, alla Veglia Missionari Martiri 2018

Virginia Beltrami, rientrata dall'Albania, testimonia alla veglia missionari martiri 2018

La testimonianza di Virginia Beltrami, rientrata dall’Albania, alla Veglia Missionari Martiri 2018