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Ultime settimane a Ipirà

Ipirá – Bahia 7  maggio 2019

Carissimi, sono ormai giunto alle ultime settimane di servizio a Ipirá, e anche verso la conclusione di una tradizione di molti anni di preti reggiani a Ipirá: dal 1980 don Riccardo Camellini, don Piero Medici, don Paolo Cugini, don Antonio Davoli, don Vittorio Trevisi, don Mario Gazzotti,  don Marco Ferrari. Domenica 12 maggio don Roque ( che é giá qui a Ipirá) inizierá come parroco, un prete nato e cresciuto nella diocesi di Ruy Barbosa, con la formazione nel nostro seminário,  e questa é una conquista positiva.
Significativo per me il mese di formazione a Manaus, per i missionari che andranno a lavorare in Amazzonia; un mondo nuovo, ben diverso dalla regione del semi-arido,  interno della Bahia, dove sto atualmente vivendo.
Di ritorno da Manaus, la attivitá in parrocchia durante la quaresima e ora il tempo Pasquale. La parrocchia di Ipirá é grande e le attivitá non mancano, a partire dalla vita ordinária delle 92 comunitá sparse nel território parrocchiale, la organizzazione della Pastorale Familiare, della Catechesi, delle equipes di Liturgia ecc….  
Oltre a seguire  il percorso ordinário delle comunitá ( alcune piccole, con poche famiglie, altre con 2-3 mila abitanti), ho cercato di fare il possibile per la formazione dei laici. Questa la preoccupazione per me costante in questi anni di Ipirá.  Vincere il clericalismo e accompagnare i laici nella formazione cristiana (e quindi alla lbertá e disponibilitá ad assumere responsabilitá).

Ragazzi e Giovani

Nei limiti di tempo, ho fatto il possibile per radunare i giovani nel contesto di vita parrocchiale; una sfida assai difficile qui da noi, dove la chiesa cattolica é diventata marginale e non é piú (non saprei se lo é stato in passato) un punto forte di riferimento. Manca il lavoro e lo studio é carente, e molti giovani  vanno in altre cittá per uno studio piú qualificato e per cercare lavoro; di conseguenza non abbiamo una presenza perseverante nei gruppi di giovani, ben difficile dare continuitá alla formazione. Una soddisfazione é che sto seguendo gruppetti di giovani in comunitá nuove, che si stanno formando ora; giovani che non hanno mai partecipato alla vita ecclesiale, mai partecipato alla catechesi, in maggioranza non battezzati  e che poi ho battezzato; alcuni  si stanno preparando per il sacramento della Confermazione; ho proposto loro ritiri spirituali e hanno partecipato con disponibilitá ( per loro era tutto nuovo e certamente faticoso!) e sempre chiedono: quando sará il prossimo?  Abbiamo fatto vari ritiri ( negli ultimi due anni, quando ho raggiunto una mínima capacitá di predicare um ritiro) con 30 – 50-70 giovani aprendo uma prospettiva bella per il futuro.
Abbiamo anche creato um gruppo con adolescenti, “ Espalhando sorrisos”, con l’idea di andare nei quartieri o villaggi dove ci sono bambini in situazioni piú carenti, e organizzare un giorno di gioco, canto, preghiera, amicizia…. Una esperienza di missionarietá da parte degli adolescenti che spero abbia continuitá nel futuro ; gli adolescenti sono fragili, ma anche ben determinati quando riconoscono un valore a certe attivitá.    
La esperienza di “ Dançar à vida” , iniziata da don Marco in due quartieri poveri e socialmente disagiati sta continuando e abbiamo molte richieste da parte delle famiglie.  Siamo in una situazione delicata perché fino ad ora il progetto é andato avanti soprattutto con aiuti dalla Chiesa reggiana, in attesa che la amministrazione locale potesse assumere almeno lo stipendio degli educatori. Purtroppo la situazione del município é molto confusa e non saprei dire che aiuti arriveranno…. spero che la amministrazione locale non abbandoni queste famiglie, sarebbe una grave perdita educativa.

Caritas parrocchiale

Una esperienza di questi ultimi giorni é stata quella di  un primo ritiro spirituale con le famiglie che la nostra Caritas parrocchiale aiuta con generi alimentari, visite mediche, vestiti ecc… come nelle parrocchie reggiane. Non vorremmo solo fermarci ad un puro assistenzialismo ma aiutare un processo di formazione:  stiamo proponendo corsi di disegno, taglio e cucito, cucina, oltre a un gruppo per sostegno psicológico, e, a fine maggio un breve corso per dare inizio agli Alcolisti Anonimi. Sono perlopiú famiglie che non entrano in chiesa, non frequentano le comunitá e per questo la nostra proposta di ritiro spirituale e il desiderio di accompagnare anche nel cammino di fede. Non sono venuti in molti, ( é una novitá per i nostri poveri uma  proposta di questo tipo)  ma qualcuno é arrivato, sono rimasti contenti della giornata, ed é anche questo um buon seme per il futuro.

Scuola di Teologia

Una attivitá a cui tengo molto e che mi dá gioia é la nostra piccola Scuola di Teologia. Siamo al secondo anno ( un venerdí – sabato e domenica al mese), il gruppo dello scorso anno sta continuando e abbiamo formato uma nuova classe questo anno, con trenta nuovi ‘studenti’, alcuni dalle parrocchie vicine che hanno chiesto di partecipare ( “vicine” é un concetto relativo: 45 Km Pintadas, 150 km Bonito…).   Nell’ultima lezione ho fatto una introduzione alla cristologia, presentando  il Gesú storico e anche – brevemente- i primi concili.  Con persone che non hanno mai letto di concili o cristologia, conversavo su arianesimo, omo-ousios, monofisismo, modalismo, subordinazionismo…..  , certo non per creare difficoltá ma per aiutare a comprendere che la nostra fede ha una storia, e che il cristianesimo sempre si pone di fronte alla cultura del tempo, e come é facile cadere in infedeltá teoriche e pratiche al vangelo di Gesú.  E oggi siamo di fronte a sfide simili a quelle della antichitá: annunciare il vangelo di Gesú agli uomini di oggi, alle culture del nostro tempo, rimanendo fedeli alla vera fede.

La Chiesa cattolica in Brasile vive una crisi; in termini numerici siamo passati da piú del 90% di cattolici, negli anni ’60- e ’70, quando abbiamo iniziato la nostra presenza missionaria in Brasile, al 64% del 2010, per scendere – secondo le previsioni-  sotto il 50%  nel 2020.  A Ipirá la frequenza regolare alla vita della chiesa cattolica non so se arriva al 5%. 
 Ma ancor piú grave é la situazione di scarsa influenza del cattolicesimo  nella cultura, negli stili di vita, nella politica, nella scuola, nei valori del popolo brasiliano. Persistono alcune pratiche (chiedere il battesimo, ad esempio) ma quanto entra il Vangelo nel cuore delle persone, nella organizzazione sociale, nella cultura? Basta um predicatore televisivo che grida sciocchezze a far cambiare partecipazione alla  chiesa, basta  um sacco di cemento  o la prenotazione di una operazione chirurgica per votare un candidato sindaco; i politici cattolici sono piú rari degli orsi bianchi in Brasile;   piú di 60.000 omicidi lo scorso anno in Brasile….
   Se non offriamo la possibilitá di una conoscenza piú profonda e corretta dei contenuti di fede, il cattolicesimo in Brasile si scioglie ‘come la neve al sole’.  Per questo la proposta della nostra Scuola di Teologia; non per un diploma in piú nel próprio curriculum, ma apprendere per diffondere gli insegnamenti ricevuti. Accettiamo infatti solo chi ha una vita di comunitá e che si dispone a comunicare agli altri ció che sta imparando.

   Buon tempo Pasquale e … a presto in Italia.   Don Gabriele Burani, Ipirá – Bahia.

Buona Pasqua di fede

Jandira – Pasqua 2019

Carissimi amici e carissime amiche,

Quindici giorni fa ho potuto inginocchiarmi e pregare sul Santo Sepolcro in Gerusalemme. Una mescolanza di fede e di emozioni, di ricordi, di racconti, di storie… mi ha strappato qualche lacrima. Sono uno dei pochi al mondo che crede che quel Gesú, che avevano messo lí dentro con una pietra sopra, è Risorto ed è vivo e presente in tutti noi, specialmente fra i più poveri, scartati e crocifissi.

Proprio così, sono stato nella Terra Santa, grazie ad un amico che mi ha regalato biglietto e permanenza per 7 giorni a Gerusalemme. Un sogno che avevo smesso di sognare… e che si è rivelato al di là delle aspettative.

Sarebbe troppo lungo scrivere qui sui problemi di quelle terre. Sono stato anche in un Kibutz ai confini della Striscia di Gaza. Mi sentivo un po’ a Sarajevo (ma dalla parte contraria!) durante la guerra della Bosnia. Mi ha fatto molto bene percorrere i luoghi e le strade che Gesù ha percorso, i campi di cui Gesù ha parlato nelle sue parabole. La Galilea è bella, la pianura è piena di verde e le colline sono dolci, ricoperte di pascoli recintati da muri di pietra da migliaia di anni.

Pensavo che la grotta fosse solo il luogo della nascita di Gesù a Betlemme (ancora visibile) ma a Nazareth, ora città, ai tempi di Gesù non c’erano case né casettine. Vivevano tutti nelle grotte scavate in questa pietra calcarea che copre la regione. Cioè, Maria, Gesù e Giuseppe vivevano in una caverna. La bottega di Giuseppe era una caverna. Erano i pochi signori che avevano le case con muri di pietra. “Il figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” non era un modo di dire, era una realtà. È spontaneo pensare alle Beatitudini come una vita che Gesù ha vissuto, non è “Beati voi poveri”, ma Gesù poteva proprio dire: “Beati noi poveri…”

i bimbi delle scuole di padre GianchiPoi son tornato a casa e la realtà mi ha subito “inondato”! il Tabor con la luce della Trasfigurazione era finito e son cominciati subito i grattacapi, come grandine d’estate.

Un grosso albero (Painera) è caduto sul tetto dell’asilo, sfondando il refettorio e due aule. Grazie a Dio di notte, quando non c’era nessuno.

Il Comune ci ha mandato una multa di 5.000 euro perché al John Caneparo il marciapiede è pieno di immondizie che… i vicini gettano lì di giorno e di notte da decine di anni.

Triste è anche la notizia che la Cooperativa di Riciclaggio, che è situata tra la favela e la sede della Caritas, abbia ricevuto l’ordine di sfratto dal Comune di Itapevi e che ora devono cercarsi un altro luogo dove ristrutturarsi.

Eduardo, uno dei 7 figli della Jaciara, è tornato qui dopo un lungo periodo in prigione e altrettanto sulla strada. Ha depositato qui i suoi “bagagli”, ha mangiato, e poi è partito dicendo: “Più tardi vengo qua a dormire”.

Naturalmente è malato mentale (schizofrenico) ed ha bisogno di un ricovero dove abbia anche un accompagnamento medico. Zezinho, ex consigliere comunale, si è preso l’impegno di andare in Comune, presentare il caso all’Assistenza Sociale, all’Ufficio Sanitario, e anche al Sindaco… ha ricevuto solo dei “no” e risposte come “il Comune non è in grado di assumere questi casi ecc”. Cioè, il sistema sociale è completamente fallito, i problemi sociali non hanno più il diritto di esistere. Per fortuna la madre, Jaciara, è venuta da Rio de Janeiro a prendersi il figlio e portarselo a casa; ma anche lei non ha casa, vive in una stanza prestatale da un’amica…

i bambini degli asili di padre Gianchi a pranzoI nostri asili, sempre con un migliaio di bambini e più di un centinaio di dipendenti, funzionano a pieno ritmo. C’è sempre un problema o l’altro ma la struttura Caritas Jandira e la sua organizzazione riescono a far fronte… GRAZIE agli aiuti che provengono dalla Onlus di Roma, dai Centri Missionari di Reggio Emilia e di Bolzano, GRAZIE a tanti amici che ci sostengono con le varie offerte e con l’impegno dell’adozione a distanza.

Qui in Brasile i poveri aumentano… e noi lo vediamo nei bambini, nei vestiti che indossano, nella fame che hanno, nei pidocchi… siamo in campagna di igiene ma ora abbiamo bambini che arrivano all’asilo con la testa ferita di tanti pidocchi che cadono anche nel piatto quando si inclinano per mangiare.

Secondo i sondaggi di opinione presentati nei giornali e televisioni, il 30% della popolazione brasiliana è a favore di Bolsonaro e il 30% è contro. Significa che una buona fetta di coloro che avevano votato l’attuale governo sono già delusi e speriamo che questo possa significare una presa di coscienza da parte della società. La Campagna di Fraternità della Chiesa presenta quest’anno il tema “Fraternità e Politica Pubblica” e questo significa un’attenzione maggiore ai problemi sociali, in modo particolare una maggiore sensibilità verso i più poveri.

 

A tutti rivolgo i miei auguri di Buona Pasqua, con un abbraccio grande grande.

Guardando l’albero spoglio durante l’inverno siamo sicuri che sarà pieno di fiori in primavera. Crediamo nella vita anche nelle espressioni di oppressione e di morte. Questa Pasqua è una sfida alla nostra capacità di credere nella Risurrezione.

Un abbraccio grande!

Padre Gianchi

un uomo dorme davanti all'altare nella chiesa di Ruy Barbosa

Vanessa e la capacità di mettersi nei panni dell’altro

Sono passati sei anni dalla mia laurea, ma il tema della mia tesi è sempre così attuale e torna ciclicamente nella mia vita e nei miei pensieri: La legge sulla cittadinanza italiana.

Per vivere qui in Brasile a gennaio 2018 ho richiesto un visto di permanenza temporaneo con un anno di validità; e a dicembre dell’anno scorso ho iniziato le pratiche per il rinnovo di un altro anno. Se tutto va bene riuscirò ad avere il documento provvisorio il 27 di marzo, 3 mesi dopo l’inizio della mia richiesta. Per chi non ha mai avuto a che fare con questo tipo di pratiche potrebbe sembrare tutto normale e potrebbe non capirci molto, anche io sinceramente prima di questi mesi ero estranea a parecchie situazioni in cui mi sarei potuta trovare.

Non starò a raccontarvi tutto quello che è successo in queste settimane, ma mi piacerebbe raccontarvi come ho vissuto.

Nei giorni precedenti alla scadenza del visto e senza aver ricevuto ancora una risposta positiva sul rinnovo, tutte le persone a me vicine continuavano a dirmi di stare tranquilla, per quale motivo non mi avrebbero voluto qui in Brasile e una serie di altre frasi di circostanza.

Bene, io so solo che un’amica avvocata qui in paese mi ha aiutata e sta continuando a farlo per cercare di risolvere i miei problemi.  Burocraticamente è tutto così “semplice”, ci sono delle leggi, bisogna saperle e rispettarle; emotivamente è uno schifo.

Il calendario delle attività dell’anno era già pronto, gli impegni già scritti in agenda e io non sapevo cosa avrei fatto il giorno dopo. L’ansia di non avere i documenti in  regola, non sapere se c’era da comprare un biglietto aereo per tornare in Italia nel giro di 2 settimane; c’erano mattine in cui mi alzavo ben predisposta, in cui sapevo che tutto sarebbe andato bene e che era inutile non fare nulla e perder tempo; altre mattine invece in cui qualsiasi cosa avessi fatto sarebbe stata inutile, tanto sarei andata via a breve.

Responsabilità prese o che dovevo prendere in parrocchia, senza sapere se le avrei potute mantenere;  attività da fare a cui mi sarebbe piaciuto partecipare e a cui avrei dovuto rinunciare.

Oggi tutte queste preoccupazioni sono passate, ma nei giorni di confusione più assoluta sulla mia situazione da straniera, la mia tesi di laurea, le persone che ho conosciuto e con cui ho parlato durante i mesi che l’ho scritta, tutti i miei amici di Reggio Emilia mi sono passati davanti: ma quanto è difficile essere stranieri, soprattutto in un paese che ci mostra tutti i giorni che non ci vuole?

Io ero preccupata di lasciare il Brasile, di dover rinunciare a tutte le cose programmate per quest’anno, sapendo che in Italia ci sarebbero stati la mia famiglia e i miei amici ad aspettarmi, con un futuro tutto da scrivere.

In Italia invece ci sono tanti  giovani nati  e cresciuti là, che tutti i giorni vivono nell’angoscia di pensare ad un futuro che non dipende assolutamente da loro, ma da leggi ingiuste; senza sapere cosa possono sognare, per esempio diventare avvocati, perchè tutto dipende da una cittadinanza che non sanno quando riusciranno a “guadagnare”, con la paura di diventare CLANDESTINI nella loro PATRIA, correndo il rischio di essere espatriati in un paese di ORIGINE che molte volte non hanno mai visto.

 In questi giorni di preoccupazioni ho pensato tanto a tutti quegli ITALIANI non riconsciuti da uno Stato che continua a rinnegarli; sono triste perchè le persone sono egoiste e la capacità di mettersi nei panni dell’altro è sempre più difficile da incontrare; ma anche se lontana spero che un giorno l’Italia si svegli e capisca quanto stia sbagliando.

Ci tenevo a scrivere queste parole, come ci tengo a mostrarvi una foto:

un uomo dorme davanti all'altare nella chiesa di Ruy Barbosa

Qui in paese il sabato è il giorno del mercato, per questo vengono molte persone delle campagne e la piazza è sempre piena. La mattina la chiesa rimane aperta e io trascorro il mio tempo lì: ci sono persone che passano a prendere il materiale per le varie comunità delle campagne, c’è chi passa per pregare, c’è chi passa per chiedere informazioni; sabato scorso è passata una vedova, da circa un mese, per un abbraccio e un pò di conforto.

Mi piace trascorrere il sabato mattina in chiesa, rafforza la mia fede e la convinzione di quanto sia bello credere in Dio.

Ci sono persone che pensano sia sufficiente credere in  Qualcuno o Qualcosa senza la necessità di entrare in una chiesa, e forse per un periodo l’ho creduto anche io.

Una mattina l’uomo nella foto è entrato  e ho sentito la necessità di fotografarlo, forse perchè mostrando questa foto sarei riuscita a spiegare più facilmente quello in cui credo.

Quest’uomo ha problemi psichiatrici, spesso entra in chiesa per prendere dei  fiammiferi per accendersi le sigarette,  per un bicchiere di caffè o di acqua; ma una mattina è arrivato e si è sdraiato per terra; non stava dormendo , semplicemente stava bene lì.

È vero, Dio è ovunque, ma la chiesa è un luogo dove possiamo entrare e rimanerci, nessuno ci manderà via (o almento dovrebbere essere sempre così), è un posto dove possiamo sentirci a casa, stare in pace e sperare in un mondo migliore; per un minuto, per un’ora o una mattinata.

Le porte sono aperte, chiunque può entrare e sentirsi libero: libero di amare,  libero di soffrire, libero di essere  qualsiasi persona si voglia essere.

  Vanessa

 Ah ho mostrato questa foto a due persone che conoscono la persona lì sdraiata, non l’hanno  ricosciuta, per questo ho deciso di mostrarla anche a voi.

 

Pe Luis: anno nuovo vita nuova

Carissimi tutti,
anno nuovo vita nuova, un detto che alle volte si dice all’inizio di un nuovo anno. Così mi sto trasferendo in Ruy Barbosa aiutando nella pastorale il parroco Antonio e continuando la presenza alla Casa di Carità.

 

 

 

 

 

In preparazione al Natale, alla Casa abbiamo fatto un ritiro, una giornata di spiritualità, parlando del mistero della Incarnazione del Verbo di Dio, il tutto per ricordare che questa casa è dedicata al mistero della nascita di Gesù. Buona la partecipazione e anche un bel momento per diffondere lo spirito delle tre mense in questa chiesa di Ruy Barbosa.
Questo rimane un obiettivo anche dei prossimi anni qui, la presenza reggiana in questa terra si sta spostando in Amazzonia, ma la Casa rimane come dono fatto a questa chiesa, che possa sempre più assunto da questa chiesa, portare frutto di conversione e di evangelizzazione.

Dopo Natale è partito don Riccardo per l’Italia, dal 2006 era qui in Brasile, la sua presenza è stata un bel dono sia per le parrocchie in cui ha svolto il ministero pastorale e anche per la Casa di Carità. Per questo oltre a celebrare il Natale, si è aggiunto anche il saluto alle comunità in cui siamo stati presenti in questi due anni.
Penso anche la riconoscenza delle persone che in questo tempo ci hanno aiutato a svolgere il ministero in Utinga, Wagner e Bonito; la testimonianza che tanti ci hanno dato della loro fede e dedizione alla vita della comunità cristiana. E’ proprio vero, come dice il Papa, che abbiamo santi, che vivono vicino, accanto a noi e tante volte non ci
accorgiamo della loro presenza.

Dene è una di queste, sulla settantina, è ministra della comunione, ha avuto 21 figli, ne ha educati 19, uno lo ha adottato; serena, rispettata da tutti, è rimasta vedova qualche anno fa e serve con molta discrezione la sua
comunità, in particolare nella visita agli ammalati. Molti i giovani e adulti che nelle varie comunità abbiamo accompagnato nel cammino di iniziazione cristiana alla celebrazione di battesimo, confessione, comunione e cresima; il cammino catecumenale che si è scelto sta portando buoni frutti come crescita personale e
comunitaria nella fede in Cristo.

La nostra chiesa diocesana qua ha un nuovo sacerdote, Valmir, è stato ordinato il 16 di dicembre, bella la celebrazione con un popolo di Dio ben animato. In questi ultimi dieci anni il vescovo dom Andrè ha ordinato 8 sacerdoti, ancora ci sono missionari stranieri, ma altri brasiliani che da altre diocesi vicine collaborano per aiutare la chiesa sorella. Al posto nostro infatti sono arrivati due sacerdoti missionari di diocesi della Bahia: padre José Wilson che si fermerà ad Utinga e dando presenza anche in Wagner, e padre Edson che starà in Bonito.
Anche un altro sacerdote missionario di Malta padre Andrè è andato ad Ipirà. Questo mi è sembrato un bel segno per quello che riguarda la scelta fatta dalla diocesi di Reggio Emilia di lasciare la diocesi di Ruy Barbosa, per iniziare un cammino nuovo in Amazzonia, nella diocesi di Alto di Solimões.

L’inizio dell’anno è stato anche l’inizio del nuovo governo di Bolsonaro, nuovo presidente del Brasile. Un governo di estrema destra come da anni non si vedeva. Le prime mosse che ha fatto sono significative perché ha deciso che la demarcazione delle terre indigene sia affidata al ministero dell’agricoltura, guidato da una donna che è nota come “regina del veleno”, perché si è battuta per un indiscriminato uso di pesticidi, di cui sono pieni la frutta e la verdura che mangiamo.
Allora penso che, se qualcuno della nostra chiesa va in area amazzonica, è anche per  difendere la terra e i popoli nativi da questo rischio di devastazione delle risorse ambientali del nostro pianeta.

In questi giorni c’è la novena della festa del Signore di Bonfim, il tema scelto è quello di essere strumenti di pace; 4 ragazze della parrocchia di Utinga andranno alla GMG, a Panama e speriamo che questa chiesa ancora giovane sappia camminare con speranza, in mezzo alle lotte di questo popolo possa aver vita e crescere nella fraternità.
Um Abraço Pe. Luis

il gioco del tris disegnato sul terreno

Vanessa e la vita a Nuova Redençao

Qualche mese fa avevo trovato su facebook queste parole:  “Non ti stanchi mai a portare in giro il tuo messaggio di speranza, amore e pace?” e la risposta era: “Mah, sai io ho fatto il servizio civile”. Faccio mie queste parole, ma più in generale le applico alla vita: non si può mai smettere di essere quello che si è, in qualsiasi posto o situazione ci troviamo.

Questo fine anno è stato carico di emozioni e di bei momenti;  il 21 di dicembre qui in paese c’è stata la consegna del certificato di proprietà di 37 case popolari.

Diversi anni fa, attraverso un progetto federale, fu iniziata la costruzione di queste case, per poterle destinare a famiglie in situazione di alta vulnerabilità. Le amministrazioni comunali sono cambiate e le liste di chi ne aveva diritto più e più volte sono state riscritte;  la realtà è che molte famiglie hanno occupato queste case e hanno vissuto in questi anni  senza finestre, con porte arrangiate, senza energia e senza acqua potabile, costretti a riempire taniche da amici e parenti e trasportarle in casa.

Ma finalmente il gran giorno è arrivato, è stato un momento importante, è stato allestito uno spazio nel quartiere e dopo vari discorsi di prassi, ogni famiglia è stata chiamata e ha ricevuto il tanto atteso certificato. È stato un momento di festa, tutti erano lì ad aspettare di sentire il proprio nome, del vicino, di un amico e di certo non sono mancati tanti abbracci.

Purtroppo non sempre le cose vanno lisce come l’olio, oggi metà delle case sono ancora senza acqua potabile a causa di diversi problemi, ma speriamo che si risolveranno il prima possibile.

un panorama della cittadina

il gioco del tris disegnato sul terreno Il 24 dicembre ho trascorso la giornata in una delle comunità di base ad una mezzoretta dal paese. È stata una giornata all’insegna della spensieratezza, di frutta mangiata direttamente dagli alberi, una partita a pallavolo con una palla fatta da una busta di plastica riempita di foglie e di partite a tris mangiando un ghiacciolo.

 Il 27 dicembre invece ho avuto l’opportunità di partecipare ad una riunione in una comunità di base chiamata Tabocas.  Qui quando si parla di italia è impossibile non ricordarsi di Padre Eugenio Morlini;  durante i suoi anni di missione qui in Bahia ha trasformato la vita di molte persone. Ha lottato insieme al popolo contro i latifondisti, non solo per rivendicare un pezzo di terra dove vivere e lavorare, ma soprattutto per dare dignità all’uomo.

Oggi nonostante la siccità e i giovani che tendono ad andar via  per cercare qualcosa di diverso, chi è rimasto continua a lottare. La riunione era inerente ad un progetto federale che attraverso dei soldi stanziati dal fondo monetario internazionale, permetterà la costruzione di una nuova struttura per lavorare la manioca. Durante la mattinata ci hanno mostrato come piantare il fico d’india in un modo più efficiente; è una pianta largamente utilizzata nella regione, non solo per alimentare il bestiame durante i periodi di siccità, ma ormai inserita nell’alimentazione quotidiana delle persone.  Credo sia motivo di grande gioia vedere che non tutto è andato perduto; spesso ci si lamenta che molte attività non proseguono, in realtà semplicemente  non sono andate  come  pianificate all’inizio, ma sono state le basi per continuare e non mollare.

          preparativi per la festa di san Sebastiano        

Gennaio è ormai arrivato e qui siamo tutti in attività per la preparazione della festa del patrono, San Sebastiano.  Ci aspetta un mese ricco di momenti di condivisione e di grande fede, e credo sia il modo migliore per iniziare questo 2019.

Vanessa                                                                                                             Nova Redenção 10/01/19

Auguri da P Gianchi e notizie da Jandira

Jandira, Natale 2018

Carissime amiche, carissimi amici,

                siamo già vicini a questo Natale 2018 pieno di novità. Stanno nascendo tante cose. Prima di tutto vorrei ricordare la storiella di Capuccetto Rosso che noi qui in Brasile stiamo vivendo nella pratica. Cappuccetto rosso, che portava la torta alla nonna, cantarellando e cogliendo fiori, è andata a finire nella pancia di un lupo. E’ un po’ quello che è successo nelle elezioni qui in ottobre. La gente, sognando un mondo nuovo, una società più giusta, qualcuno che la metta a posto, sognando qualcosa di bello, è andato a finire nelle grinfie di un uomo che purtroppo si presenta come un vero lupo travestito da agnello, anche se aveva già fatto capire che lui non era affatto un agnello. Adesso possiamo capire che in Brasile abbiamo avuto i risultati di un colpo di stato militare senza colpo di stato. Si è realizzato semplicemente con i voti. La gente ha votato ed è andata a finire proprio in un governo in cui, per il momento, su dieci/undici ministri, otto sono militari. E’ l’esercito che ha il governo in mano e non l’hanno imposto con la forza delle armi ma con il voto. Abbiamo anche noi una responsabilità per questa votazione. L’elettorato cattolico per esempio si è completamente diviso, più della metà sono andati a destra, a Bolsonaro. Abbiamo una base religiosa e una parte della cupola religiosa fatta da movimenti di tipo pentecostale che il più delle volte finiscono in una visione fondamentalista del mondo. Nonostante tutto il cammino fatto da Medellin, dal Concilio Vaticano II, tutti i martiri dell’America Latina, gli Helder Camara, le Comunità di Base, la Teologia della Liberazione ecc.. hanno preferito allearsi con la destra per sfuggire, ahimè, a un governo di tipo comunista. Il risultato è stato che la destra storica è sparita nel nulla e i voti sono andati a una ultradestra militarista. È interessante che la sinistra è arrivata a mantenere il 45% dell’elettorato quindi è una realtà che dobbiamo mantenere viva perché possiamo dire che c’è una grande base con cui possiamo continuare a credere e a sperare che è possibile immaginare un futuro migliore e un mondo nuovo.

                Dal punto di vista personale penso che ci saranno delle conseguenze anche per la nostra sicurezza. Penso che non avranno l’ignoranza di andare a toccare un prete perché lavora con i poveri, perché va nella favela… però senz’altro se c’è un movimento di senza terra, un’occupazione, dove prima si poteva andare senza troppi problemi perché la polizia al massimo ti faceva difficoltà all’entrata, ti schedava o ti minacciava, adesso se tu vai a difendere questi movimenti è facile che tu incorra in qualche violenza. Anche i Senza Terra sono in attesa di vedere cosa si potrà fare in questa situazione. Negli accampamenti si raddoppiano le precauzioni e i sistemi di difesa con volontari sentinelle che vegliano anche di notte. Si prevede una persecuzione molto grande perché praticamente stiamo ritornando alla dittatura militare, ai movimenti clandestini. Adesso quindi preghiamo il Signore che non realizzino tutte le parole che dicono.

                Sono previsti anche tagli, nella politica pubblica. Tutto ciò che è verso il sociale, verso il povero, sarà drasticamente tagliato o per lo meno diminuito. Noi qui abbiamo già sentito il peso di questo discorso perché nella previsione di un bilancio della Caritas per il prossimo anno avremo meno soldi, ci saranno meno aiuti per il personale. C’è anche la possibilità che durante il prossimo anno ci sia un taglio radicale tanto grande da chiudere gli asili per mancanza di aiuti dal governo. Per il momento cerchiamo di fare di tutto per mantenere in piedi la Caritas con tutti i suoi dipendenti, il migliaio di bambini e stiamo già facendo la matricola per i bambini per l’anno prossimo, dal momento che i genitori arrivano a valanghe. Cominciamo quindi un po’ al buio su ciò che potrà capitare il prossimo anno, ma speriamo in bene: la nostra speranza è grande.

                La nostra volontà, il nostro progetto è continuare a tutto vapore questo discorso, questo cammino che definiamo Caritas che ingloba non soltanto i bambini e gli adolescenti ma anche i corsi per giovani e adulti. Abbiamo il Corso di taglio e cucito, la Padaria, ci sono gli orti funzionanti, in ogni asilo c’è un orto. Abbiamo un orto più grande che è l’orto maestro, l’orto capofila che manda avanti tutta l’educazione ambientale qui alla Caritas. E finalmente abbiamo il discorso della favela qui vicino che attualmente è un po’ tranquilla e poi il discorso esplosivo dell’accampamento dei Senza Terra che si chiama Marielle Vive che è un accampamento di 3-4 mila persone che si sono accampate vicino a Campinas, a 80 km di San Paolo in una cittadina che si chiama Valinhos. Abbiamo queste grosse realtà a cui cerchiamo di rispondere nella misura in cui possiamo. Prima di tutto con la favela cerchiamo di essere presenti giuridicamente. Infatti il governo ha fatto una strada super moderna con semafori e tutto, però la favela è rimasta proprio lì a fianco, le macchine passano a un metro o due metri al massimo dalle baracche, c’è solo la rete metallica che divide. Gli abitanti della favela hanno resistito ai tentativi di sgombero grazie anche all’assistenza giuridica che la Caritas, in modo particolare Beto come avvocato, ha dato a tutte le famiglie. Anche gli organi della compagnia di costruzione della strada hanno visto che le cose erano organizzate e non hanno voluto scontrarsi con una problematica sociale. Quest’anno vediamo cosa succede. Comunque per il momento noi consideriamo questo una vittoria…

                Abbiamo completato anche il primo corso di taglio e cucito, circa una cinquantina di sarte artigianali che sanno usare le macchine moderne, l’overlock ecc…; quindi il primo corso è stato fare le camice, i pantaloni ecc. ed è stato tutto molto ben accetto. Quindi si aiuta loro nei lavori di casa e allo stesso tempo gli si dà un diploma per presentarsi nel mondo del lavoro. Qui a Jandira le sarte sono molto richieste. Per l’anno prossimo si propone di aumentare, perché ci sono sempre più persone, specialmente donne, casalinghe, che chiedono di partecipare solo che noi non sappiamo come perché abbiamo difficoltà sia per quanto riguarda lo spazio che anche per il sostegno di un’altra professoressa. Per il momento siamo contenti dei risultati e l’esperienza continuerà anche con il corso per creare i modelli di vestiti quindi per specializzare anche queste sarte “generiche”.

La Padaria con il Pane Nostro                La Padaria continua ancora, grossomodo producendo sempre 1500 pani almeno al giorno. L’obiettivo è quello di mantenere un pane buono per i bambini tutte le mattine. Un migliaio di pani vanno negli asili e gli altri vengono venduti alle famiglie vicine. Questo è un luogo dove anche periodicamente possiamo fare qualche corso di panificazione, insegnare a fare il pane, la pasta, che poi è basica anche per la pizza. Per il momento abbiamo un risultato non economicamente positivo però non siamo in perdita perché se dovessimo comprare il pane per i bambini più o meno facciamo pari. C’è il vantaggio che abbiamo il nostro pane, e non il pane congelato che proviene dalle grandi industrie di panificazione. Non a caso la Padaria si chiama “Pane Nostro”. La Padaria per noi è anche una scuola, per trasmettere questo sapere ai ragazzi e alle persone lì intorno che sono interessate.

                La materia che piace di più ai nostri ragazzi del doposcuola (ne abbiamo circa 300), è esattamente l’informatica, l’uso del computer. Per lo meno un’ora o due alla settimana questi bambini ricevono questa formazione. Quando finisce il programma ai 12-13 anni hanno già una buona padronanza del computer quindi si dà loro un diploma di scuola di informatica. Quest’anno l’abbiamo dato a più di 60 ragazzi e ragazze che avevano studiato informatica per diversi anni. Anche questa è una scuola professionalizzante che consideriamo importante e che vogliamo anche moltiplicare.

                Finalmente il punto a cui noi vogliamo arrivare è la scuola per Giovani Apprendisti, secondo il sistema che vige qui in Brasile per cui, se noi facciamo questa scuola le industrie avranno l’obbligo di prendere a lavorare, regolarmente registrati, i nostri ragazzi. E’ chiamato “il primo impiego” e prevede un salario minimo e invece di lavorare 5 giorni lavorano 4 perché una giornata è dedicata alla scuola: scuola di arte, di formazione civica, per imparare ciò che è giusto e ciò che non lo è e formazione professionale. E abbiamo visto che le industrie di Jandira sono molto contente di questa possibilità perché hanno la chance di formare i loro futuri dipendenti, specializzare i giovani all’interno della loro azienda e quindi avere in futuro risorse umane che sono nate, dal punto di vista lavorativo, nella loro azienda. Questa scuola è molto ricercata, adesso c’è qualche problema burocratico dovuto al fatto che dobbiamo essere iscritti al ministero del lavoro. Ad ogni modo siamo pronti.

                Guarda un po’, ci è piovuta dal cielo anche una Facoltà di pedagogia. Le nostre maestre, educatrici, hanno partecipato di un corso, organizzato dall’Istituto Paulo Freire, esattamente sulla pedagogia di Paulo Freire. Questo corso è stato realizzato qui alla Caritas, rivolto quindi ai nostri dipendenti. Anche se ci sono stati alcuni problemi a livello interno (dal punto di vista organizzativo), ha però creato una coscienza anche all’interno di Jandira, il Comune e la Segreteria dell’Educazione. Tutti hanno sentito l’importanza della preparazione pedagogica, quindi quando è arrivata dal Comune questa possibilità di aprire una facoltà di pedagogia qui in Jandira, hanno pensato subito a noi e noi abbiamo messo a disposizione i nostri locali. Hanno già fatto gli esami di ammissione, ci sono circa una quarantina di studenti che si sono presentati e adesso pian piano ce ne saranno altri che entreranno. Questa facoltà potrà completare benissimo il Progetto Giovane Apprendista e per chi vuole impegnarsi a studiare non ci sarà solo il lavoro ma anche l’università. Anche da un punto di vista economico abbiamo un vantaggio sulle altre facoltà che, come media, richiedono una mensilità di 500 reais come minimo, mentre noi possiamo realizzare la facoltà di pedagogia chiedendo una mensilità di 109 reais per studente.

                Vorrei concludere questa lettera prima di tutto ringraziando tutti voi che mi siete vicini, che siete vicini a questo progetto Caritas con tante costellazioni che girano attorno a questo progetto. Vorrei ringraziare in particolare voi che mi aiutate anche economicamente per portare avanti questo difficile compito che, se non ci fossero questi aiuti che mandate, in realtà non si concretizzerebbe: quello che il Comune ci dà copre il 70% delle spese, che è molto, ma se non ci fossero gli altri 30% si dovrebbe chiudere la baracca. Il mio compito qui è di mantenere vivo un ponte che unisce tutti voi che siete in Italia, in modo particolare a Reggio Emilia, a Roma, a Lozzo, a Trento, a Vicenza… Grazie quindi in particolare agli adottanti che hanno questo dono speciale di offrire tutti i mesi questa contribuzione al progetto bambini.  Naturalmente abbiamo difficoltà grosse con la situazione sociopolitica, però vorrei dire che noi cristiani non ci aspettiamo mai l’applauso o l’appoggio dei potenti di questa terra. Proprio come lo stesso Vangelo ci annuncia nella presentazione di Giovanni Battista: mentre c’era al comando l’Imperatore Tiberio, quando c’era il Re Erode nella Palestina, e i sommi sacerdoti pontificavano al Tempio di Gerusalemme, la Parola di Dio si è rivolta a Giovanni che era là nel deserto e che invitava tutti a un battesimo di conversione. Giovanni ha cominciato un cammino nuovo in cui non si va a braccetto con il mondo, con i valori della società in cui viviamo ma si identifica con il progetto del Vangelo di Gesù nella costruzione del Regno di Dio, che è un regno di uguaglianza e di fraternità. Gesù stesso nasce in una mangiatoia e questa mangiatoia è attorniata da papà e mamma che sono dei poveri senza casa. Ci sono degli animali e dei pastori e alla fine degli stranieri che lo vengono ad adorare e quindi si mettono nel suo progetto. Se ci saranno delle difficoltà cercheremo di essere pronti ad affrontarle con la solidarietà tra di noi, la fede e la speranza che abbiamo dentro di noi possa vincere anche questa battaglia.

                Grazie agli amici di Boorea che hanno organizzato la Grande Cena adesso a novembre, quasi 800 persone presenti. Grazie di questa solidarietà, anche al Centro Missionario di Reggio Emilia che ha presentato la proposta del Giovane Apprendista in questa Grande Cena solidale. Grazie quindi a tutti quelli che anche qui ci hanno aiutato.

              Un bacione grande a tutti quelli che mi seguono e che mi sono vicini. Particolarmente grazie e Buon Natale, che il Signore vi benedica e che il Bambino Gesù possa essere sempre questa semente di un mondo nuovo, di una speranza nuova, di una utopia in cui noi crediamo e viviamo perché veramente siamo sicuri che i cieli nuovi e la terra nuova sono in costruzione. Non sappiamo quando, né l’ora né il momento, però senz’altro questo sogno è realtà. E’ una realtà che viviamo tutti i giorni. Che il Bambino Gesù quindi sia il nostro segno. Segno che ci distingue da questo mondo pazzo per i soldi, pazzo per le spese, pazzo per tutto ciò che si fa contro l’ambiente e pazzo principalmente perché non riesce ad accogliere i più poveri di questa terra, in modo particolare non riesce ad accogliere neanche la propria Madre Terra, il pianeta terra che è il più sfruttato di tutti. Ora, nonostante tutto, noi crediamo ai piedi della mangiatoia del Bambino Gesù, crediamo in un mondo nuovo.

Di nuovo Buon Natale a tutti e felice anno nuovo!

Un bacione grande!                                                                                                                     Padre Gianchi

la foto di tutti i missionari e le missionarie di Ruy Barbosa

Da Ruy Barbosa – novembre 2018

Carissimi tutti,

siamo qui, dopo alcuni mesi di silenzio, che sono stati mesi un po’ di corsa…

Nella seconda metà di luglio e in agosto abbiamo avuto vari incontri in Casa (i giovani del cammino vocazionale diocesano, la Messa con i religiosi della Diocesi, un gruppo di una parrocchia, venuto a passare una domenica con noi…) e fuori Casa (la formazione dei religiosi, l’”incontrone” delle Comunità di Base, a livello diocesano).

Settembre è stato un mese di ospedali: il nostro Francisco ricoverato prima qui a Ruy Barbosa e poi trasferito a Salvador, e sr Josiane che è stata operata a fine mese. Risultato: negli ultimi giorni di settembre quattro suore su cinque a Salvador…. e in Casa? Sono stati fatti alcuni appelli in parrocchia e in Diocesi, e con sr Laurence e Gleide si sono alternate varie persone, dando disponibilità per stare in Casa alcuni giorni o, chi è di Ruy Barbosa, iniziando un turno nella settimana. E chi ha iniziato a venire continua!

Grazie a Dio, Francisco dopo una settimana a Salvador è tornato a casa (fine settembre) e così ci siamo preparati per salutare sr Laurance, che dopo tanti anni di Brasile l’8 ottobre è tornata in Madagascar. L’abbiamo salutata con un pranzo con il Vescovo e i preti della nostra parrocchia, con gli ospiti e un po’ di amici di Casa, e con la Messa domenica 7 ottobre.  Grazie, sr Lori, per gli anni di servizio umile, generoso e gioioso! Obrigado!

Dal 19 al 21 ottobre sr Manuela e d. Luigi hanno partecipato all’Assemblea Regionale della CRB (Conferenza dei religiosi del Brasile), con i religiosi della Bahia e del Sergipe, a Salvador. E’ stata occasione di incontro e di conoscenza di altre realtà e di consacrati di altre Congregazioni. Questo ha permesso a sr Josiane, prima di tornare a Ruy Barbosa dopo un mese di convalescenza presso le Ancille della Carità di Salvador, di fare un corso di esercizi spirituali personalizzati, e di essere accompagnata fin qua da sr Lúzia, Livia e Jessica, del “Lar fonte da Fraternidade”, una casa dove alcune consacrate secolari, vivono con ragazzi disabili e lavorano per la loro integrazione.  Sr Lúzia non si è fatta sfuggire l’occasione per venire a conoscerci. Diceva che in Salvador ci sono solo tre realtà che lavorano con i disabili, e la sua è l’unica dove ci sono consacrati.

Il 9 novembre Nailton per un’ernia e Eniciêde per togliere alcuni denti, sono stati ricoverati e operati all’ospedale di Ruy Barbosa. I due interventi sono stati rimandati più volte per via dell’anestesista, che abita in un’altra città e non sempre viene qui. Siamo molto grati ai medici e al personale dell’ospedale, che ha messo a disposizione una stanza per loro due, una stanza “mista”. All’infermiera in difficoltà per compilare le carte, essendo che nella stessa stanza c’erano un ragazzo e una ragazza, è stato detto che loro sono “molto speciali”. Grazie a Dio si sono fermati solo una notte in ospedale, poi sono stati dimessi, e sono i due che non escono mai di Casa e forse mai da quando sono qui avevano dormito fuori casa…

Ottobre è stato anche mese di elezioni per il Presidente del Brasile e i governatori dei vari Stati di questa Repubblica Federale. E’ stato eletto Presidente Jair Bolsonaro, di estrema destra, che  inneggia alla dittatura militare, alle privatizzazioni, all’armamento, alla concessione del porto d’armi, vuole ridurre le spese per le politiche pubbliche per aumentare gli armanenti, si pone contro le minoranze… la situazione politica non è per niente buona, speriam che l’opposizione, che ha la maggioranza in Parlamento, riesca, dal primo gennaio, a lavorare bene.

Speriamo il bene, e preghiamo che le scelte siano per il bene dei poveri e dei deboli.

Non solo a livello di Brasile ci sono problemi, ma anhe nella nostra piccola realtà di Ruy Barbosa. Pochi giorni fa è stato ucciso un ragazzo di 25 anni alle sette di sera, in una strada che è sempre  piena di bimbi. “Guai a chi scandalizza uno solo di questi piccoli”, diceva Gesù nel Vangelo di ieri.

Che la Casa della Carità possa essere sempre un segno di amore di Dio, un luogo di semina della Civiltà dell’Amore, dove le relazioni si vivono in modo differente, come diceva qualcuno in un incontro qui in Casa pochi giorni fa!

 Chiediamo a tutti una preghiera per tutto il Brasile, per la nostra Diocesi e la nostra città, per la Casa della Carità, per alcuni giovani che si stanno interrogando sulla propria vocazione.

Um abraço a tutti!

Tutti noi di Ruy Barbosa

Vanessa: lo spreco della vita è nell’amore che non diamo

Tra poco più di un mese completerò il mio terzo anno qui in Bahia ed è ormai chiaro come la politica faccia parte del quotidiano. Il 7 ottobre si voterà per il presidente del Brasile, due anni fa si era votato per i sindaci, durante i mesi precedenti alle elezioni c’è la campagna elettorale, ma durante tutto l’anno la politica è stata argomento di discussione.

E il voto non è una questione privata, ma pubblica ed è ben chiaro a tutti per chi voterai.                

In piccole realtà come nella quale vivo, lavori perché hai un’attività privata o perché hai qualche incarico pubblico; e in quest’ultimo caso o hai vinto un concorso o chi è al potere ha deciso. È logico che in questo modo le oppurtunità di lavoro non possono rispondere alle esigenze di tutti, così o si emigra o si vive di aiuti federali perché non sempre andar via è la soluzione migliore.

E il voto e il lavoro diventano qualcosa di inseparabile, perché se non hai un’attività privata o non hai vinto un concorso, il tuo voto (dipendendo da chi vince le elezioni) molto probabilmente determinerà se riceverai una proposta di lavoro, dovrai emigrare o vivere di aiuti federali per i prossimi quattro anni o più.

Ma non sempre è tutto così facile, perché se sei tra quelli che hanno ricevuto una proposta di lavoro non è detto che tu riceva lo stipendio tutti i mesi. E così si aprono altre possibilità e non c’è una risposta giusta o sbagliata, ognuno reagisce in base alle proprie esigenze, a quello che crede sia meglio per se e la propria famiglia.

Qualche sera fa si parlava di queste scelte a volte incomprensibili: perché una madre di famiglia continua a lavorare come spazzina nonostante non riceva lo stipendio da quattro mesi?

E la risposta me l’ha data un ragazzo di quasi 30 anni, che spera di diplomarsi a dicembre e che non ho mai visto sobrio: perché il politico di turno, quando lei gli fa notare la situazione insostenibile,  compra un chilo di fagioli e un chilo di riso per permetterle di poter riempire gli stomaci vuoti dei figli per qualche giorno e tutto è risolto.

Ma non sempre si ha la “fortuna” di poter permettersi di rivendicare qualcosa al politico, si vive di aiuti federali, che non sono molti, e quando hai una bimba di un anno con gravi problemi di salute e devi spostarti per cercare il meglio per lei, quei pochi spiccioli li spendi per l’autobus e le spese mediche.

Un padre di famiglia venerdì scorso, mi hai chiesto di aiutarlo. Sua moglie ha vergogna, ma a lui suo padre ha insegnato che deve provare vergogna solo chi ruba, lui un lavoro stabile non riesce a trovarlo e questo lo mortifica, ma è sua responsabilità sostentare la sua famiglia.

E potrei continuare ancora e ancora…

Per qualche settimana sono stata impegnata con altre attività, trascurando un po’ le visite e le chiacchiere con le famiglie, ma entrare nelle case della gente mi aiuta a ritornare alla realtà e a smettere anche io di avere vergogna, sapendo che posso chiedere qualcosa per loro, le famiglie con cui condivido la mia vita ogni giorno qui in Brasile.

Qui cerchiamo di tamponare molte situazioni con quello che abbiamo, chi ha qualcosina aiuta chi non ha nulla.

In chiesa raccogliamo indumenti usati, una parte viene distribuita alle famiglie che ne hanno bisogno, un’altra parte viene venduta al prezzo simbolico di 1 real al pezzo (20 centesimo di euro) e con il ricavato compriamo alimenti.

Non tutto però è una questione materiale, vivere in situazioni di precarietà non è facile, è necessario mantenersi occupati, ma con cosa quando non si ha soldi neanche per mangiare?

un gruppo di gestanti che dipingeNegli ultimi mesi con il gruppo delle gestanti, oltre a momenti di formazione con le infermiere, abbiamo pitturato dei quadretti per i futuri nascituri, abbiamo costruito dei portafoto per poter mettere foto di loro stesse con le loro pance, abbiamo decorato degli asciugamanini con i nomi dei bambini. È una gioia vederle felici, per due ore a settimana possono smettere di pensare ai problemi e vedere solo il bello di quello che vorrà dire dare alla luce una nuova vita.

 

 

Mamme e bimbi insiemeDomenica 23 invece abbiamo organizzato il ritiro della pastorale dei bambini. Le leaders della pastorale sono tutte donne che durante l’anno, volontariamente, visitano le famiglie vicine di casa e accompagnano la crescita dei bambini, segnalando eventuali problemi di salute, familiari o qualsiasi altra situazione di rischio. E una volta all’anno si cerca di dedicare un momento per loro: durante la mattina abbiamo riflettuto sulla vita di ognuna di noi partendo dall’episodio del Vangelo di Luca in cui si racconta della guarigione  della donna curva, abbiamo pranzato insieme e poi siamo andate due orette al fiume per un po’ di svago. Eravamo donne di diverse età dai 7 mesi ai 70 anni, tutte insieme, perché le leaders sono anche mamme e nonne.

Per me questi momenti  sono sempre ricchi e di grande esempio, donne che ogni giorno lottano fino allo stremo, in un territorio arido dove la terra non ha molto da offrire e gli uomini spesso o sempre non le valorizzano come meritano.

 

Oggi una ragazza che studia pedagogia mi ha chiesto un’ offerta per poter continuare i suoi studi e mi ha dato in cambio un libriccino con una raccolta di frasi di grandi personalità della storia e ho scelto  una frase della poesia “Vivere non fa male” di Carlos Drummond de Andrare:

“Ogni giorno che vivo, mi convinco sempre più che lo spreco della vita è nell’amore che non diamo, nelle forze che non usiamo e nella prudenza che non rischia mai..”

 Vanessa

25 Settembre 2018

Ipirà, gioie e preoccupazioni

Ipirá, settembre 2018

Cari amici, continuo a condividere qualche aspetto della esperienza missionaria in Brasile. Un dato interessante, comune a tutte le parrocchie e comunità della diocesi, è la grande importanza della Festa del Patrono. Si organizzano tridui o novene in preparazione alla festa del Patrono, e sono i giorni più importanti della vita della comunità cattolica.
La parrocchia di Ipirà è dedicata a Santa Anna, mamma di Maria, e nella chiesa centrale ( matriz) celebriamo la festa e la novena. Ho proposto per questo anno una riflessione sulla identità e ruolo dei cristiani laici nella chiesa, a partire dal documento dei vescovi del Brasile per l’anno del Laicato: sale della terra e luce del mondo. Ho proposto di non celebrare messe tutte le sere ma di preparare celebrazioni animate e presiedute dai laici stessi, con una meditazione sui temi principali della vita dei laici: famiglia, scuola, lavoro, associazioni ecclesiali, mondo giovanile, catechesi, vita politica……e la mia GIOIA è stata quella di vedere i vari gruppi di laici impegnati a preparare con cura le celebrazioni e le attività di ogni serata ( musica e vari stands); e ogni serata con una grande partecipazione di fedeli, in notevole aumento rispetto lo scorso anno.
In questa direzione la mia gioia anche per la nostra piccola Scuola teologica che sta continuando con i 40 parrocchiani molto fedeli: una volta al mese, dal venerdì sera alla domenica pomeriggio. Dopo una introduzione generale stiamo presentando una introduzione ai gruppi di libri biblici dell’Antico testamento: Pentateuco, Sapienziali, Profetici, Storici.
Sono molto contento nel vedere la perseveranza di questi laici ( considerando i problemi di trasporto che abbiamo) e la passione che hanno di fronte a un nuovo metodo di affrontare i contenuti della fede; si ritrovano anche a gruppetti, settimanalmente per studiare insieme. Molti non hanno una grande formazione scolastica e mi commuove l’impegno che hanno nel cercare di imparare.

– In parallelo abbiamo anche iniziato una formazione per il canto liturgico, con un tenore professionista che è anche cattolico attivo nella sua diocesi ( Feira di Santana); unisce la competenza tecnica sul canto alla competenza liturgica e ci sta aiutando molto. Un gruppetto ha iniziato a frequentare le lezioni, molto serie e tecniche, e questo aiuta a migliorare la mentalità di molti che è “fare quel che si sente e piace”, senza uno serio impegno per imparare. E’ un professionista che deve essere pagato, e sono soldi ben spesi se sono per una formazione seria e esigente! Mia soddisfazione e che oltre il gruppo iniziale, ora anche altri hanno chiesto questa formazione, quindi apriremo uno nuovo gruppo.
– Una gioia sarà l’Ordinazione Presbiterale del diacono Valmir, decisa per il 15 di dicembre, il primo prete diocesano proveniente dalla parrocchia di Ipirà.

Oltre le gioie, le preoccupazioni. Sono molte, ma vorrei condividere solo un aspetto, legato alle costruzioni delle cappelle delle comunità. E’ una preoccupazione comune a molti parroci della diocesi di Reggio; qui abbiamo costi minori, anche se alti per lo stipendio medio delle persone ( che spesso non hanno stipendio!). Con una parrocchia di più di 90 comunità, il tema delle costruzioni è costante.
– La scorsa settimana vado in una comunità dell’interno, ( Cobò) zona di campagna, arrivo alla chiesa per celebrare la messa; stranamente non vedo persone, ma anche non vedo la chiesa…. solo uno spazio vuoto. Era una piccola chiesetta con molte crepe, quindi hanno deciso di radere al suolo e costruire una nuova cappella, e per il momento una famiglia ospita la comunità per le liturgie.
– nella zona di Assentamento dom Mathias ( terre di latifondo date a famiglie con poche risorse), si usa il grande salone comunitario per le messe, ma le famiglie protestanti si lamentano, e allora per evitare conflitti, stiamo costruendo una cappella per la comunità cattolica ( con tempi molto lenti, in verità).
– A Jurema, altra comunitá dell’interno, con poche decine di persone, ci riunivamo in una piccola aula scolastica, e si é deciso di costruire una chiesetta lí accanto; ora abbiamo concluso il grezzo, cemento e mattoni e manca tutto il resto ( porte, pavimento…).
– A Canto do Rumo 1, eravamo in una scuola, ma ora la nuova direttrice, protestante, non accoglie molto bene il gruppo cattolico, quindi siamo andati in una casa abbandonata, e ora una signora é disposta a donare il terreno per la costruzione di una cappella. Ma è una zona con pochissima partecipazione di cattolici, e la comunità non ha mezzi economici; comunque dovremo decidere qualcosa.
– A Trapià, dove stiamo formando una nuova comunità, per ora ci raduniamo nella scuola, ma dovremmo costruire una chiesetta per riunire il gruppo di fedeli daranno inizio alla nuova comunità di base. Una giovane signora che frequenta le catechesi è disposta a donare una parte di terreno vicino alla sua casa, e potremmo costruire la cappella.
– E così in tante comunità della campagna dobbiamo ristrutturare la cappella o costruire un bagno o costruire una sala per la catechesi…..
– In città le esigenze sono molte. Abbiamo appena ristrutturato la chiesa centrale e la chiesa di Jaguarão che stavano crollando; dobbiamo ristrutturare e ampliare la chiesa del bairro di Casas Populares; ora stiamo costruendo chiesa e sala di catechesi nel bairro di Agnaldo Lima; abbiamo in città diverse comunità senza cappella, che si radunano nelle famiglie, ma lo spazio è insufficiente: la comunità di San Luca, di Flores da Chapada, di Monsenhor, di Vila Jesus…. il terreno è molto caro in città e senza donazioni è difficile per una comunità costruire cappella e spazi di incontro, ma stiamo tentando dove sia possibile.
– Oltre alla costruzione di chiese, dovremmo ampliare la casa parrocchiale, perché ci sono serate con molte riunioni in contemporanea e manca lo spazio. E anche il Centro di formazione, dove facciamo incontri e ritiri, avrebbe bisogno di stanze per dormire, un refettorio grande…… insomma l’incubo del mattone continua anche qui! Prendiamo comunque le cose con calma: ció che non é possibile realizzare oggi, si realizzerà quando sarà possibile, e per ora ci si arrangia.

– Si avvicinano i giorni della elezione del presidente, deputati, governatori ecc.. e la grande preoccupazione é la situazione politica del Brasile: la corruzione é quasi totale, é difficile trovare candidati che manifestino valori cristiani senza contraddizioni.
La sensazione diffusa è di sfiducia, con il pericolo, da parte delle comunità cattoliche, di abbandonare l’impegno politico e ritirarsi dai grandi temi sociali, lasciando sempre più spazio a persone senza scrupoli. Ma Dio è sempre capace di sorprenderci, per questo la nostra speranza non muore.

Un caro saluto, don Gabriele Burani

La pastorale familiare a Ipirà in Brasile

Cari amici, buon tempo Pasquale!

Mi preoccupa molto, nei nostri paesi, la cultura di violenza, la diffusione della corruzione che è una violenza contro i cittadini, è il rischio di una indifferenza morale, è la morte della speranza per molti giovani che non vedono prospettive di lavoro onesto. Che fare?
Siamo coscienti dei nostri limiti, e non possiamo risolvere tutto, ma possiamo agire con alcune scelte significative.

Tutta la attività parrocchiale è costruire una cultura di pace.
In particolare vorrei scrivere qualcosa sul tema della famiglia.
Abbiamo tante famiglie fragili, senza struttura: manca uno dei genitori o entrambi, molti bambini crescono con i nonni, zii, o altri… in alcuni quartieri la conflittualità dentro la famiglia è forte, in altri abbiamo situazioni di povertà ( ad esempio madri sole con molti figli e senza lavoro). L’impulsività e l’emotività dei brasiliani influisce nella facilità nel creare relazioni affettive ma anche nel distruggere le relazioni iniziate con grande coinvolgimento. La tendenza oggi è quella di pochi matrimoni, i giovani in genere vanno a convivere e la maggioranza dei matrimoni che celebriamo sono di coppie che convivono da anni e ad un certo punto decidono di sposarsi.
Credo sia centrale, qui in Brasile come in Italia, una pastorale rivolta alle famiglie.
Pensiamo che sia molto importante annunciare il Vangelo alle famiglie e lavorare per favorire la formazione di famiglie cristiane. Solo in questo modo si purifica e si rinnova la società e si dà consistenza e continuità alla comunità cristiana.
Nella nostra parrocchia di Ipirà abbiamo la bellissima esperienza chiamata ECC ( Incontro delle coppie con Cristo) simile a Incontro Matrimoniale. Si inizia con una proposta di tre giorni di incontro, nei quali si fa una forte esperienza di fraternità e studio sui temi della famiglia. Poi si formano gruppi di coppie di sposi ( in media di 8 coppie) che si incontrano meditando i temi fondamentali della vita cristiana. Una esperienza molto bella, che sta donando ottimi frutti alla nostra parrocchia. In settembre avremo un nuovo gruppo che farà l’esperienza dei tre giorni, per poi ( speriamo) continuare nella formazione.
Ma…. ci sono dei limiti. ECC è per le coppie cattoliche, regolarmente sposate con rito cattolico, e perseveranti: non sono ammessi separati, seconde unioni ecc… ovvero: una minoranza dei nostri parrocchiani.
La maggioranza delle famiglie sono formate da coppie non sposate, o separati e divorziati con nuove unioni, o famiglie con un genitore solo e figli. Tutte persone che non possono far parte dell’Incontro di Coppie con Cristo. Abbiamo allora pensato di iniziare una Pastorale Familiare, che possa accogliere e accompagnare le varie situazioni di famiglia.
Le linee-guida per dare vita alla PASTORALE FAMILIARE le troviamo nella FAMILIARIS CONSORTIO di papa Giovanni Paolo II.
E la Chiesa del Brasile si muove in questa direzione, con 3 settori: Preparazione al matrimonio, settore che segue le famiglie sposate, e Casi Speciali (divorziati risposati, vedovanza, coppie conviventi e non sposate, famiglie con un solo genitore….).
Abbiamo fatto le prime riunioni generali nel 2014 (appena arrivato in Brasile) con la proposta della Pastorale Familiare con la sua struttura. Una partecipazione limitata come numero di persone ma abbiamo continuato nel lavoro. La mia idea era non di proporre qualche evento grande e spettacolare (questa é la tendenza, in genere) che poi si conclude nell’ evento stesso, ma di creare strutture che possano essere stabili nel tempo. E quindi anche dare tempo per individuare persone affidabili e motivate per questo servizio.
Grazie a Dio ho incontrato alcune coppie con una forte motivazione a dare vita alla Pastorale Familiare e, negli anni seguenti, abbiamo iniziato ( con calma…. siamo in Bahia!) a dare forma alla nostra Pastorale Familiare. Due coppie come responsabili generali e una coppia responsabile per ogni settore. E cosí sta continuando il nostro lavoro.
Una preoccupazione per me urgente era strutturare una preparazione dei fidanzati al matrimonio (una coppia di sposi giá lavorava per questo, incontrando i futuri sposi nella settimana prima del matrimonio, ma avevamo bisogno di qualcosa di piú); dal 2017 abbiamo iniziato con un’equipe di sposi che fa alcuni incontri per i fidanzati preparando il matrimonio e che é presente alla celebrazione del matrimonio per animare la liturgia e come segno della Chiesa che accoglie la nuova famiglia. Sono molto contento di questi passi che abbiamo fatto, e della disponibilitá di queste coppie (una decina).

don Gabriele con una coppia di sposi e la loro famiglia

Ho lavorato, in questi ultimi mesi con loro, sulla celebrazione del matrimonio. La tendenza qui é di fare un matrimonio-show: una schiera di testimoni con vestiti super-eleganti noleggiati, varie entrate solenni in chiesa con infinite foto di familiari, testimoni… lo stile é quello di una celebrazione-film, anche nei canti e musiche.
Ho cominciato a porre alcune regole, limiti e indicazioni sui valori, per uno stile che sia cristiano cattolico (oggettivamente), piú sobrio, e naturalmente incontro resistenze, opposizioni e malumori perché – per alcuni – sto contrastando la cultura del luogo; su questo mi interrogo onestamente e so che non devo imporre la mia cultura e accettare quella che incontro, ma nello stesso tempo sento il dovere di purificare certe cose e aiutare le persone a conoscere e vivere nello spirito della liturgia cattolica.
Anche con gli altri settori (accompagnamento degli sposi e casi speciali) abbiamo iniziato a lavorare, e sono contento perché ho trovato alcune coppie (non moltissime, ma alcune ci sono) motivate e con entusiasmo, e cosí la nostra Pastorale Familiare sta continuando. La mia speranza é di diffondere l’attivitá con fidanzati e sposi non solo nel centro cittá, ma anche nelle varie comunitá sparse sul grande territorio della parrocchia; una proposta é formare gruppi di sposi, nelle comunitá piú grandi, che si incontrino regolarmente alla luce della Parola di Dio e possano confrontarsi sul loro vissuto matrimoniale, sulla appartenenza ecclesiale e su altri temi per loro importanti.
– Il lavoro piú difficile é con quelli chiamati “casi speciali” ( l’espressione non mi piace molto, ma serve per capirci); un gruppetto di sposi sta visitando famiglie di una comunitá tra le piú povere e problematiche, con molte famiglie disintegrate, povere, disorientate…. un piccolo segno. Siamo in un ambito molto difficile da affrontare, per ora non abbiamo molte forze e capacità per accompagnare queste famiglie, ma é importante perseverare con piccoli segni.

Ministri Una novità di quest’anno è che abbiamo ottenuto dagli uffici responsabili di Roma l’autorizzazione per tre persone di poter presiedere la celebrazione del Matrimonio, come assistenti autorizzati, quando manca il prete. Due donne e un uomo, sposati. In verità non sono accolti da tutti, nel senso che diversi fidanzati chiedono espressamente il prete e non vorrebbero laici a presiedere la liturgia del matrimonio; per altri non ci sono problemi. Mi sembra anche questo passo significativo, certamente non per contrapporre preti e ministri laici, ma per crescere sempre più nella collaborazione e nella fiducia reciproca.

Un caro saluto a tutti voi.
Don Gabriele Burani