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Un saluto e gli auguri da Ruy Barbosa

Ruy Barbosa, 22/12/2019

IV domenica di Avvento

Carissimi tutti,

è da tempo che non scriviamo, ma adesso vogliamo raggiungervi tutti per fare i nostri più sinceri auguri di Buon Natale e Buon Anno 2020!

Qui è estate, la temperatura supera i 30 gradi ed è tempo di vacanze estive. Il Natale è un po’ diverso da come si vive in Italia…

Ringraziamo il Signore per questo anno, in cui ci ha donato di camminare come Casa in questa Chiesa, in questa parrocchia. Abbiamo camminato con il Consiglio di Casa, che continua a trovarsi circa tutti i mesi, abbiamo camminato con gli ausiliari facendo un primo anno di formazione per ricevere il Crocifisso, e abbiamo vissuto due giornate di Spiritualità, una in aprile e l’altra in I dicembre, aperte a tutta la Diocesi, per fa conoscere la Casa e la spiritualità delle Tre Mense. Abbiamo visto persone nuove arrivare per conoscerci e qualcuno prendersi un qualche impegno nella vita di Casa. Ringraziamo per le giovani che sono state o sono qui: Leidiane, che ha vissuto un’esperienza di leva di otto mesi, Gleide che ha terminato in maggio un tempo lungo passato qui in Casa, e Isabela che ha iniziato la leva in ottobre per un anno.

Ringraziamo per le visite dall’Italia: d. Filippo con Sara, sr Katia con Fabio, d. Pietro Adani con Stefano “il pagliaccio”, sr. Antonella con Elisa, e per il mese che Giada ha passato qui con noi!

In questo anno abbiamo salutato d. Gabriele Burani, che è tornato in Italia per partire per il nuovo fronte missionario in Amazzonia, e d. Luca Grassi, adesso parroco in centro a Reggio Emilia.

Abbiamo avuto varie visite di preti reggiani che sono stati missionari qui e che sono venuti a “matar a saudade” (“ammazzare la nostalgia”): d. Gigione che ha accompagnato il campo estivo del Centro Missionario Diocesano, d. Gabriele Carlotti in partenza per l’Amazzonia, e la scorsa settimana d. Luca Grassi con d. Riccardo Cammellini, che erano stato invitati per la festa dell’Immacolata, nella parrocchia dove era d. Luca, e d. Gabriele Burani, che è venuto dall’Amazzonia per l’Ordinazione sacerdotale di Fred, un ragazzo della parrocchia di Ipirà, dove lui era parroco.

E’ stato anche un anno particolare per la nostra Diocesi di Ruy Barbosa, che ha festeggiato i suoi 60 anni di vita, insieme ai 25 anni di episcopato del nostro Vescovo dom André. L’evento diocesano con cui si è festeggiato tutto ciò è stata il Pellegrinaggio Vocazionale il 25 agosto in un paesino qui vicino, Alagoas.

In maggio sono stati ordinati diaconi Claudio e Fred, che in questo mese di dicembre sono stati ordinati sacerdoti, Claudio il 7 dicembre nella sua parrocchia di Miguel Calmon e Fred il 21 a Ipirà.

Entrambi hanno scelto di celebrare, dopo la prima Messa nelle loro parrocchie di origine, la seconda Messa qui alla Casa della Carità: Claudio è venuto il 10 dicembre, nel triduo della festa di s. Lucia, patrona della nostra comunità, e Fred verrà a celebrare la Messa del giorno di Natale. Per noi è una grande gioia!

Vi chiediamo una preghiera per il Brasile, questo grande e bellissimo Paese in cui i poveri aumentano, come aumenta la violenza, ci sono tante ingiustizie e la natura è tante volte devastata.

Che Gesù che viene povero tra i poveri possa donare a ogni uomo e ogni donna uno sguardo di speranza e fiducia!

 

Buon Natale a tutti e Buon Anno Nuovo!

 

Siamo agli sgoccioli…

Ormai siamo alla fine dei 5 mesi qui.
Abbiamo finito un periodo in cui eravamo divise, cioè che io, Marta, ho fatto due settimane ad Uttan e nel mentre la Silvia le passava a Versova e dopo abbiamo cambiato, io sono andata a Versova e la Silvia è andata ad Uttan.

È stato utile, ma molto difficile, essere divise perché ci ha aiutato ad essere più forti e responsabili sulle scelte che facciamo tutti i giorni.
Inoltre siamo riuscite ad avere più confronto con le suore anche se è molto difficile per la lingua e per il modo di pensare.

In questi mesi ho riflettuto sulla mia vita e su quello che vorrei fare in futuro.
Per questo ringrazio chi ha permesso di farmi fare questa esperienza perché mi ha fatto cambiare alcuni aspetti della vita.
Per esempio essere più sicura di me stessa e di fidarmi delle persone che ho di fianco perché loro, in un qualche modo, mi aiutano a crescere ed essere più responsabile per me e per chi si fida e affida a me.

Non vediamo l’ora di arrivare a casa per raccontare questa nostra esperienza agli altri.

Marta e Silvia

India 1

Di ritorno dal Kerala!

12 maggio

Con oggi si e’ conclusa la nostra esperienza in Kerala, siamo sul treno per tornare a Versova.

Qui ci sono due case della carità dove abbiamo trascorso due settimane un po’ diverse dal solito; entrambe le case sono più tranquille, ci sono meno ospiti e la vita e’ meno di corsa.

La differenza dalle case di Mumbai si e’ sentita molto.
Subito abbiamo fatto fatica ad abituarci alla tranquillità e al silenzio intorno a noi, soprattutto perchè molti ospiti non sapevano l’inglese e quindi anche la comunicazione non era delle più semplici ed immediate. Il tempo di permanenza non e’ stato molto, ma sufficiente per farci prendere una pausa e per far si che anche noi potessimo vedere un luogo diverso, con abitudini e tradizioni differenti.

Proprio in questi giorni stavamo riflettendo sul fatto che fossero passati già tre mesi, mesi in cui non si può negare che ci siano stati momenti di crisi e di difficoltà.
Le differenze sono abbastanza evidenti, a primo impatto anche non semplicissime da vivere.

Una volta pero’, passato il momento iniziale, si cerca di andare oltre a questa difficoltà, riflettendo e accogliendo le tradizioni facendole nostre.
La lontananza dalle nostre abitudini e dalle nostre vite frenetiche, fa si che ci si metta molto in discussione, che ci si pongano molti interrogativi su quella che e’ la nostra vita a casa. Qui si e’ notato fin da subito il fatto che molto spesso non ringraziamo per quello che abbiamo ma tendiamo a lamentarci di questo.

Mi ha colpita molto, quando siamo andate a trovare una famiglia molto povera, il fatto che nonostante vivessero in tanti sotto ad una capanna e avessero molto poco, fossero sempre molto gentili e con un sorriso enorme, disposti ad offrirti qualcosa nonostante fossero i primi a non averne per loro. Questa famiglia in particolare, mi ha colpita per la cura che hanno nei confronti di un figlio disabile.

Ho subito pensato alla forza e all’amore di questa mamma nei confronti di suo figlio, nonostante le condizioni in cui sono costretti a vivere, lui era perfetto ed impeccabile, con un sorriso pieno di speranza.
Grazie a queste esperienze speriamo di tornare con uno spirito e con uno sguardo diverso da quella che e’ la nostra vita a casa, sperando di riuscire a condividere nel modo migliore tutto questo anche con voi.

Un grande saluto e un abbraccio dall’india.
Silvia e Marta

Don Ganapini festeggiato in una scuola

Buona Pasqua 2019 da don Ganapini

Carissimi amici, vi scrivo questa lettera di PASQUA, con la riconoscenza che vorrei esprimere a tutti voi per il sostegno morale e materiale all’opera missionaria della nostra diocesi nel campo dell’educazione dei bimbi poveri attraverso la scuola.

Abbiamo voluto sottolineare questo aspetto col piccolo opuscoletto “Amici di D. Ganapini”, dandovi la possibilità di constatare con le immagini e le cifre il frutto della vostra generosità e dell’amore ai prediletti di Gesù. Dato che il sottoscritto ha già compiuto 91 anni, ho pensato che, pur lasciando l’acronimo AMGA tale quale, si potrebbe interpretarlo, secondo la divisa  di S.Ignazio di Lojola e del suo Istituto dei Gesuiti (“Ad Maiorem Dei Gloriam – “Per la maggior Gloria di Dio”) in questo modo “Ad Maiorem Gloriam Altissimi” (A.M.G.A.) che, in latino può andare e il significato è il medesimo di quello dei Gesuiti. Se poi AMGA vi dice ancora qualcosa di questo povero vecchio e ormai proprio “buon da niente” (lo dico con sincerità, e i malgasci direbbero “badolàhy”) mi direte qualche “Requiem aeternam” per accorciarmi un pò il purgatorio…

C’è poi già chi mi dà una mano, il carissimo fratello LUCIANO LANZONI dei Servi della Chiesa di Carpi, con alle spalle 28 anni di lavoro in Missione. Sa benissimo il malgascio ed ha svolto il suo ministero con esemplare dedizione, soprattutto per i più piccoli e tra quelli che non hanno voce, nella zona sud-est (Manakara, ecc.) del Madagascar. Fin che son vivo continuerò ad occuparmi ancora delle scuole.

Don Ganapini con i suoi parenti a TanaOra finisco. Siccome voglio fare gli auguri di Pasqua, questo anno voglio farli in musica, come ho fatto poco tempo fa col mio caro nipote P: Filippo, ora in Italia, dopo 10 anni come missionario in CIAD. Sarà ora responsabile della rivista “Nigrizia” dei Comboniani di Verona. E’ stato qui  circa due settimane, 20 giorni fa, con un gruppo di 8 miei familiari, perché hanno detto : D. Pietro non tornerà più in Italia… andiamo noi a fargli una visita ..” Alloggiati qui, alla bene e meglio, dove sono anch’io… Ah, miei cari ! quale e quanta gioia, che non so esprimervi! Sia per loro che per il sottoscritto, e per tutti gli altri!! Vorrei ora, con la stessa melodia che composi 70 anni fa – ero studente di Teologia ad Albinea – un breve ritornello a S. Filippo (glielo abbiamo cantato alla festa dell’addio l’8 marzo scorso, assieme agli stornelli che ho dedicato a tutto il gruppo). Ecco dunque:

(in malgascio) Ry havanay malala ò, hitondra anareo anie i JESOA, mba hanely hatraiza hatraiza ny HANI-TSARA AVY A—MINY

traduco: Carissimi amici, che Gesù vi porti a spargere il suo buon profumo ovunque vi troviate (2 Cor.,2-14)

Questo è il mio augurio speciale per voi, amici del CMD, mentre chiedo un particolare ricordo anche per me presso Gesù e la nostra Buona Maria Madre della misericordia!  A tutti indistintamente BUONA PASQUA!! Da “QUESTA MIA CASA CHE ABITA” (dal nostro Vescovo Massimo Camisasca

       Vostro affettuosissimo D. Pietro

Casa della Carità – Tongarivo (Antananarivo) 11 aprile 2019

BUONA PASQUA A TUTTI!

con le suore

Marta e Silvia: e siamo a Versova in aprile

Siamo qui da 2 mesi e ci sembra passata una vita.

Dopo un mese ad Uttan siamo ritornate a Versova e ci hanno accolto molto calorosamente, ci è sembrato di ritornare a casa. Le suore ci hanno accolto con molta gioia ed abbiamo ripreso le nostre abitudini e le cose vicino a noi, per esempio la nostra camera, il nostro bagno.

In questi giorni stiamo andando nella scuola che c’è vicino alla casa e siamo state accolte a braccia aperte sia dagli alunni che dalle insegnanti. A scuola fanno molte attività manuali e ricreative, abbiamo notato che tra alunni e insegnati c’è un bellissimo rapporto di amicizia e di crescita sia personale che di crescita degli alunni in modo sano e rispettoso.
Siamo andate a visitare anche il lebbrosario dove abbiamo conosciuto le suore che gestiscono l’ospedale; sono molto forti e riescono ad essere un punto di riferimento per le persone che hanno bisogno.
In questo periodo noi stiamo affrontando nuovi cambiamenti, in meglio, della nostra personalità e del nostro modo di essere e di vedere il mondo con occhi nuovi.

Marta e Silvia

 

Marta e Silvia in cucina

Silvia e Marta: notizie dall’India

 

Ormai è già un mese che siamo qui.

 

 

l'entrata della Casa di carità di Versova

Il 15 mattina, una volta atterrate a Mumbai, don Davide e suor Valencia sono venuti a prenderci in aeroporto e ci hanno portate alla casa della carità di Versova.

Qui abbiamo conosciuto gli ospiti, le suore e gli ausiliari, i quali si sono presi cura fin da subito di noi per farci sentire a casa e ci hanno aiutate a prendere il ritmo della vita quotidiana.

Trascorse le prime due settimane prestando servizio in questa casa, ci è stato chiesto di spostarci ad Uttan per conoscere una nuova casa e le persone che ci vivono e che ci prestano servizio.

La vita di casa è molto simile a quella italiana, solo un po’ più tranquilla e meno frenetica.

un giovane che porta una fila di ceste Oltre a svolgere i compiti di casa, siamo uscite a visitare i villaggi e i quartieri in cui siamo ospitate.

La cultura è molto diversa e si nota anche dalle piccole cose, ma con il tempo ci si fa l’abitudine accettando anche cose che magari a primo avviso per noi sono strane.

Finito il mese ad Uttan non sappiamo ancora quale sarà la nostra destinazione, ma siamo pronte ad accogliere qualsiasi cosa ci aspetterà con gioia e voglia di condividere!

Silvia e Marta.

Giulia a Manakara: storia, auguri, sorprese

Ciao!
È quasi finito il mio anno e vorrei “tirare un po’ le somme” di quello che è stato.
Pochi giorni fa ho riaperto e riletto le prime lettere che ho mandato: traboccavano di entusiasmo ed euforia, tutto bello, tutto meraviglioso.
Nella prima lettera del 20 Marzo ricordo di aver nominato dei profumi. In quel momento ero ad Ambostra a studiare malgascio…posso dirvi con sincerità e con meno euforia che le parole profumo e Ambostra non possono stare insieme: il pesce secco, la carne del mercato, lo smog e la sporcizia lungo le strade emanano ogni tipo d’odore ma non di certo profumo! Nonostante questo ho dei bellissimi ricordi di quel posto, fondamentalmente è stato il primo assaggio della mia vita malgascia: vivere con i don e la Giorgia, “studiare” malgascio, andare al mercato, giocare a tombola in casa di  carità, ritrovarsi alla sera tutti e 4 a guardare un film, è stato un bel mese. 

Il 23 Marzo sono arrivata a Manakara (finalmente) e la lettera successiva parlava un po’ delle case dei malgasci e di quanto noi fossimo fortunati ad avere cose che per loro erano inimmaginabili, sono convinta di aver avuto la fortuna di nascere con queste possibilità ma sono ancora più convinta di essere al 100% più fortunata per aver avuto la possibilità di conoscere questo lato del mondo e aver imparato a sorridere per ogni piccola cosa grazie a queste persone. 

La terza lettera, se non sbaglio, parlava di Ricot e di quanto fosse pigro; posso aggiornarvi su di lui e dirvi, con orgoglio, che adesso lavora alla Ferme di Analabe e dopo tanta fatica iniziale, adesso sta benissimo, si impegna! È stata una vera evoluzione la sua e io sono sempre felice di andare ad Analabe e vederlo stanco ma felice! 

La lettera dopo era su Cela, il ragazzino del mercato, anche per lui le cose sono cambiate, è tornato a casa e ha iniziato ad andare a scuola, con alti e bassi ovviamente. In questi mesi abbiamo imparato a conoscerlo ed è davvero un ragazzino fragile che ha bisogno di sostegno ma, sono sincera, per la maggior parte del tempo resta il ragazzino ribelle del mercato.

Le ultime lettere invece parlavano di Michel, chi se lo dimentica, nonostante le cose non siano andate proprio come avrei voluto, un po’ del mio cuore è andato via con lui! Una parte di me, ogni giorno, spera di incontrarlo per strada con quel cappellino rosso che aveva sempre, lo cerco con lo sguardo, ogni mattina controllo la macelleria dove lavorava sperando di rivederlo sorridente e felice, ma da quando è partito nessuno ha più avuto sue notizie, io voglio credere che stia bene chissà dove qui in Madagascar! Ma quel sorriso e quella risata contagiosa non me le scorderò mai e poi mai. 

giovani che lavorano in sartoria per terra a Manakara

Ci sono molte altre persone che ho conosciuto qui: Iabelen, bimbo del mercato, che hanno conosciuto anche i miei genitori, casinista e coccolone, anche nelle giornate più tristi un sorriso lui riesce a strappartelo.
François: prima il corso d’italiano, poi un monopoli, poi un mofo, poi una torta cucinata insieme fino ad arrivare ad un’amicizia, parliamo tanto, ci confrontiamo e confidiamo mescolando le nostre “capacità linguistica”: il mio scarso malgascio, il suo scarso italiano con in mezzo un po’ di francese, fra una risata e l’altra riusciamo anche a fare discorsi intelligenti!
E poi ancora Santatra: braccio destro di François, Lalatiana che a 20 anni dedica anima e corpo alla parrocchia, a partire dalla corale fino ad arrivare ai chierici e poi gli indimenticabili pazienti di Ambokala: Cela che parlava con le formiche nella sabbia, Hery gigante buono, insieme ad Ardilece, Justin e la sua fobia per i serpenti, Jibre che potrei definirlo “Michel II” , Jean Paul e i suoi cento figli immaginari e tantissimi altri, insieme hanno contribuito a rendere unico questo “quasi” anno. 

festa

Tutto questo per dirvi che dopo 10 mesi di cose viste con entusiasmo e curiosità sono pronta a guardare e vedere questo posto con occhi nuovi, non più offuscati dall’euforia dell’inizio. La curiosità farà sempre parte di me, ma voglio legarla alla criticità e alla semplicità che in questo poco tempo tutte le persone che ho incontrato mi hanno insegnato.
Insomma, inutile tirarla per le lunghe, non sono pronta a lasciare tutto questo, ho ancora voglia di scoprire e di lasciarmi scoprire.

 

Qualcuno di voi lo sa, qualcuno se lo immagina, per altri sarà una sorpresa però ho deciso di rinnovare e restare almeno un altro anno, lo dico solo ora perché il visto ormai è arrivato quindi non c’è modo di farmi cambiare idea.
Prometto però di scrivervi, più spesso degli ultimi mesi, per raccontarvi e condividere con voi gioie e dolori di questa vita.
Buon 2019 a tutti!
A prestissimo, Giulia

Notizie (vaovao) dal Madagascar

Carissimi amici di tutto il mondo a cui mi sento connessa,
è giunto il momento di aggiornarvi su di me: briccona vagabonda di nome Chiara Bezzi.
Sto bene! Sto come d’estate, in foresta tropicale, sotto il sole, poi alla pioggia e poi di nuovo al sole, con l’umidità alle stelle…Sudata!
Non riesco ad immaginare che li in Europa sia inverno, che ci sia freddo, che ci sia la neve; non mi sono nemmeno accorta che è già passato il non-stop-eating delle feste natalizie con pranzi/aperitivi/cene impegnativi e ancor meno che siamo già nel 2019!
Ma facciamo un passo indietro…Uh signur, tenetevi forte perché ho tanti mesi da recuperare!

Da dove partire?
Iniziamo con questo aforisma che descrive in poche frasi quello su cui sto cercando di ragionare/lavorare in questo momento: “La sola vera trappola è restare attaccati ad ogni cosa, le rovine sono un dono. La distruzione è la via per la trasformazione. Anche in questa città eterna (Roma), l’Augusteo mi ha dimostrato che dobbiamo sempre essere pronti ad ondate infinite di trasformazioni”. Cit. Mangia, prega, ama.
Bene, ora che ho fatto un po’ l’alternativa con parole non mie, vi racconto…capirete pian piano il perché della citazione.
Il mese di novembre è stato un po’ caotico:
• partenza e ritorno in Italia del Monpera – Don Giovanni Ruozi dopo 11 anni di servizio in Madagascar;
• ingresso nella parrocchia “Gesù Misericordioso” ad Ambalapahasoavana di Manakara del nuovo parroco Don Luca Fornaciari e aiuto parroco Don Simone Franceschini;
• veloma – saluto a Dario, Enrico e Tania, servizio civilisti di RTM che sono rientrati in Italia dopo il loro anno di servizio.
• Arrivo di un’equipe di medici, chirurghi, dentisti ed infermiere dell’ONG Belga “H.E.L.P vzw”

ingresso nella parrocchia “Gesù Misericordioso” ad Ambalapahasoavana di Manakara del nuovo parroco Don Luca Fornaciari e aiuto parroco Don Simone Franceschini

L’ingresso dei don in parrocchia a Manakara è stata una giornata bellissima e molto sentita! La messa celebrata da monsignor Gaetano, vescovo della diocesi di Farafangana, è stata una vera e propria accoglienza festosa ai nostri cari don. È stato emozionante assistere all’apertura delle porte centrali della chiesa ed entrare insieme a tutta l’assemblea invitati dai due monpera; ballare e cantare a fine della celebrazione, quando i parrocchiani si sono avvicinati all’altare in una fila danzante raccogliendo sul loro cammino Don Luca e Don Simone; il momento dei Kabary – discorsi, quando il presidente della parrocchia, si è presentato con un kabary in lingua Italiana!! Sorprendente, davvero! È una cosa che mi ha colpito nel profondo, perché mi ha fatto sentire importante, accolta e rispettata da persone che neanche mi conoscono. Guardate la potenza di un

 

 

 

Salvatore e Giardo al lavoro

Dopo tutta questa festa, siamo tornate nella nostra piccola Ampasimanjeva e ci siamo preparate all’accoglienza di tre storici meccanici: Giardo, Salvatore e Stelio, venuti per aiutare il nostro direttore Giorgio nel suo lavoro; e l’equipe missionaria belga che da 5 anni ormai scende in Madagascar per collaborare con il nostro ospedale.
Quest’anno per due settimane si sono dedicati alla formazione dello staff sull’estrazione di denti, alcuni tipi di interventi chirurgici (in particolare prostatectomie) ed il loro decorso post-operatorio. Il programma di lavoro è stato molto molto molto intenso, ma sono contenta di avervi preso parte; tutta la fatica ne è valsa la pena. Anche io, insieme allo staff dell’ospedale sono stata accolta nel team in modo molto caloroso ed è stato veramente bello lavorare insieme.

Io e Gina

Tra i pazienti che non scorderò mai più, di cui voglio condividere la storia, c’è Ginah. È una ragazza di 27 anni (quindi 2 anni più grande di me), con già due figlie piccole, ricoverata per un ascesso al dente che aveva provocato una grande infezione e raccolta di pus in tutta l’area mediastinica (alto torace). Anche se faceva fatica a parlare per via del dolore e per il gonfiore ad ogni medicazione mi chiedeva spesso se sarebbe guarita e quando… inutile dire
che non nutrivo molte speranze per lei anche se facevo del mio meglio per medicarla ed estinguere l’infezione. Più volte mi sono sentita veramente impotente, soprattutto il giorno della quarta medicazione quando, prima di incominciare, ha avuto una emorragia della ferita e ha perso molto, anzi troppo sangue. Vorrei farvi capire cosa si prova a stare li nel momento dell’urgenza, a tamponare una maledetta emorragia che non si ferma, mentre una ragazza della tua età circa ti guarda terrorizzata cercando uno sguardo rassicurante perché ha capito che la sua situazione è diventata inaspettatamente critica; mentre la sua famiglia li fuori che aspetta capisce che c’è qualcosa che non va. Beh, io ho stampato nella memoria quel momento: il suo sguardo, le sue mani che mi stringono le braccia e la stessa domanda ripetuta insistentemente “Sto per morire? Eh Vazaha – straniero? Ma sto per morire?”. So come ci si dovrebbe comportare in queste situazioni, l’ho studiato…si sta calmi e lucidi, non ci si fa toccare dallo stress, ma ci si concentra sul paziente, lo si rassicura, si organizza il lavoro e si agisce; ma quando ti capita per davvero di avere una vita per le mani e sei da sola perché tutti sono impegnati ovviamente tutto va a farsi benedire. Continui a ripetere alla paziente di stare tranquilla e respirare, che tu sei li con lei, che andrà tutto bene e lei non morirà, ma sapete è difficile risultare credibili se per primi non si è sicuri di cosa succederà…forse lo ripetevo più a
me stessa che a lei. Per la cronaca, non è che ci sono solo io in ospedale; ho preso in carico Ginah al suo arrivo e tuttora è una mia paziente. Poi in quel periodo in particolare abbiamo avuto veramente tanto lavoro, e tutti correvamo avanti e indietro come matti.
Beh fortunatamente una delle infermiere ha ascoltato le mie richieste ed è arrivata per darmi il cambio nel tamponare così che io potessi andare a prendere il materiale necessario per fermare l’emorragia. In seguito abbiamo chiesto consulenza all’equipe belga che ha accettato di aiutarla nonostante non fosse in programma e nonostante non fossimo certi di poterla salvare; poche ore dopo era in sala operatoria dove sotto sedazione (perché qui non è ancora
possibile fare interventi in anestesia generale) i dentisti hanno tolto i denti che hanno causato l’infezione, mentre io e gli altri abbiamo pulito la cavità e l’abbiamo medicata.
Da allora medichiamo la sua ferita quasi tutti i giorni, io non sono più Vazaha – straniero, ma sono Cherie – tesoro e con grande sollievo di tutti Ginah si è ripresa alla grande ed è quasi guarita!
Tra i ricordi più belli che ho insieme a lei c’è questo: poco prima di capodanno Ginah ha chiesto di poter tornare a casa per stare un po’ con la sua famiglia e poi ritornare per continuare la medicazione. Essendo fuori pericolo, il Dott. Martin ha acconsentito alla sua partenza e lei felice come una bambina è passata in ambulatorio per salutarmi. Dopo aver chiacchierato un po’ è rimasta a guardarmi in silenzio e poi tutto d’un colpo mi ha abbracciato forte la vita, ha immerso la faccia nella mia casacca ed è scoppiata in un pianto liberatorio. Che roba amici, che intensità…ho rischiato di piangere anche io! Ho pensato che è davvero una fortuna grande fare la differenza per qualcuno e sentirlo sulla pelle.

Una parte ell’equipe belga H.E.L.P con il Dott. Martin e Francois, caposala,
al lavoro in sala operatoria

In tutto questo, sento di dovere ancora un grande grazie all’equipe belga, una vera e propria benedizione per l’ospedale. Nei pochi giorni che sono stati qui hanno lavorato senza risparmiarsi: oltre a Ginah, hanno salvato un’altra ragazza, hanno estratto denti a più di 300 persone prevenendo il rischio di infezione e di ascessi, hanno operato almeno 4 pazienti al giorno formando i chirurghi, il personale di sala e post-operatorio così che oggi l’ospedale è in grado di eseguire gli stessi interventi in autonomia . Il loro lavoro e la loro dedizione mi hanno
ispirato. Spero anch’io un giorno di poter far parte di un’equipe come la loro. 
Grazie, grazie, grazie.

 

Siete già stufi?? Ma come!!!! Ho ancora un sacco di cose da raccontare! Faccio presto lo giuro…

Immagine dal Pangalana di Mananjary

Dicembre ha portato con se tanti ospiti in visita alla missione ed un caldo afoso: tra questi Lucia Braghiroli amica di Giulia Capotorto. Poco prima che Giuli ci salutasse abbiamo approfittato della sua partenza per fare una piccola rilassante gita di comunità: quindi con tutte le masere – suore, i frera – frati, sarambe – ragazze siamo partite alla volta della casa di carità di Mananjary, una città in riva all’oceano. Le masere della casa ci hanno preparato un picnic sorpresa che abbiamo gustato su un battello navigando il Canal des Pangalanes – una via d’acqua artificiale a ridosso della costa orientale del Madagascar che consente la navigazione da Toamasina/Tamatave fino a Farafangana altrimenti troppo difficile. Poi è arrivato il Veloma – saluto di Giulia, la sua partenza per l’Italia e l’arrivo dei genitori di Giorgia Roda e Giulia Farri per passare insieme le feste.

A proposito di festività: io, cari, ho passato il mio primo Natale al caldo…e che caldo!!!

Pranzo di Natale, con i malati di tubercolosi e le loro famiglie

Quest’anno la “famiglia” con cui ho festeggiato il 25 dicembre è stata quella dell’ospedale, un bel pranzo in compagnia dei malati di tubercolosi, le loro famiglie, e una festa in ospedale con balli, canti, giochi e chi più ne ha, più ne metta. Le suore hanno cucinato riso e carne di omby – zebù per tutti. Il mio compito in tutto questo, oltre ad aiutare le suore, è stato quello di preparare i dolci, che felicità!!!
Come dicevo ad alcuni è proprio vero che il buon cibo scalda il cuore e fa nascere sulle labbra un sorriso, soprattutto se condiviso…già distribuire cibo gratuitamente da una sensazione di felicità; se in più il cibo è buono, vedi gli invitati che lo gustano, chiacchierando, scherzando tra di loro, divertendosi a pancia piena e felici allora
diventa una grazia!

 

 

 

Preparazione al Natale

Ah, a proposito di preparazione di feste, clima natalizio e buon cibo, anche se non siamo a Reggio Emilia, non vuol dire che ci siamo scordati le nostre tradizioni; poche settimane prima di Natale, infatti, insieme alle masere ho preparato i cappelletti per la cena di natale!!

L’arrivo dell’anno nuovo, invece, lo abbiamo festeggiato insieme a tutti gli altri volontari, i servi della chiesa e alcuni operai a la Ferme “San Francesco” di Analabe, Manakara. È stata una cena molto semplice in compagnia, seguita da balli senza fine e un “brindisi” sotto il cielo stellato; e il primo giorno del 2019 è stato inaugurato da un bel bagno nell’oceano, una cena insieme per salutare Giorgia…eh si, anche Giorgia ha finito il suo anno di servizio qui in
Madagascar ed è tornata a casa proprio pochi giorni fa; ed una settimana di esercizi spirituali, svoltisi ad Antananarivo e guidati da Don Antonio Crispino sceso in Madagascar poco dopo Natale insieme a Don Pietro Rabitti e Lorenzo Malagoli (volontario rientrato in missione dopo le vacanze in Italia). È stata una settimana stimolante e, anche se nel silenzio, lo stare insieme con gli altri volontari è sempre un bel momento di condivisione.

Capite ora l’aforisma di prima? Con tutti questi cambiamenti veloci e continui, il confronto quotidiano con una cultura così diversa dalla tua, questo andirivieni di famiglie, amici, persone etc etc, è importante non essere irremovibili ed aggrapparsi troppo alle proprie certezze ma è necessario essere pronti ad ondate infinite di trasformazioni senza paura di essere annientati. Io spero proprio di riuscirci pian piano e per il nuovo anno auguro anche a voi questo: di non aver paura dei cambiamenti…ma di investirci sempre più energie e tempo
per affrontarli al meglio.
Tratrin’ny ho avy amici! – Buon 2019, buon tutto quello che verrà!
A presto, con affetto!
Chiara Bezzi

il panorama della cattedrale a Kibungo

Viaggio in Rwanda – S. Natale 2018

Siamo partiti, io e Maurizia, il 26 dicembre alla volta del Rwanda. La differenza di clima e temperatura fra Bologna e Kigali è notevole: Bologna – 2 °C , Kigali +28 °C. La nostra permanenza in Rwanda sarà breve, solo i giorni necessari ad accompagnare sua Eccellenza Massimo Camisasca Vescovo di Reggio Emilia per la sua visita alle Case Amahoro. Appena arrivati decidiamo di fare un saluto alle tre Case per definire gli ultimi dettagli organizzativi. Nelle Case si respirano aria di festa per il Natale e  l’emozione e la gioia per l’imminente visita del Vescovo di Reggio Emilia.

A Mukarange, Kabarondo e Bare la situazione è buona, ma alcuni ospiti anziani purtroppo non stanno molto bene, Pascali di Kabarondo è molto debilitato e Krisostome di Bare, dopo aver superato una crisi da malarial è ricaduto in una influenza.

Le ragazze che vivono stabilmente in casa sono ormai nove. Oltre alle responsabili Mediatrice, Saverina, Esperance ci sono anche altre ragazze giovani: Ejidia, Agnese, Florance, Vestina, Perpetua e Dorossera. E’ periodo di vacanze scolastiche e gli studenti trascorrono le giornate in casa e questo ci da modo di stare con loro. Per l’occasione anche Pendo ed Emanueli, ragazzi che ormai hanno trovato una vita fuori di casa, sono rientrati per incontrare e conoscere il Vescovo.

Padre Viateur Bizimana, che ci aveva accolto all’aeroporto, ci accompagna in queste primi incontri e ci spiega come lui continui a svolgere il ruolo di responsabile della formazione spirituale delle ragazze e il vice-parroco nella parrocchia di Kansana a pochi chilometri da Kibungo.

A Bare e Kabarondo ci salutano i parroci Donatien ed Ejid, siamo contenti di questo saluto che ribadisce la paternità dei parroci sulle case amahoro.

Il 29 dicembre accogliamo il Vescovo Massimo all’aeroporto di Kigali, proviene da Nairobi in Kenya e lo accompagnano il suo segretario Don Patrik Valena, il direttore del centro missionario Don Pietro Adani e don Luca Montini della Fraternità San Carlo che vive come missionario in una parrocchia di Nairobi in Kenya.

l'arrivo dei Vescovi alla cattedraleLa visita del Vescovo Massimo comincia il 30 dicembre nella cattedrale a Kibungo dove si celebra la festa della famiglia. Alla presenza di circa 2000 persone il Vescovo di Kibungo Mons. Antoine Kambanda  e il Vescovo Massimo concelebrano. Mons. Kambanda presenta all’assemblea tutta la delegazione italiana e Mons. Camisasca ringraziando il coro per i bellissimi canti e il giovani che hanno danzato porta i saluti della diocesi di Reggio Emilia.

Nel pomeriggio è in programma la visita alla Casa di Bare, siamo accompagnati anche da Mons. Kamabanda. Ci accolgono il parroco e il suo vicario, entrando in casa i due Vescovi salutano i presenti, ospiti e volontari. E’ un’emozione grande per me vedere i due vescovi seduti vicini in questa casa: il ricordo va immediatamente al luglio 2005 quando Mons. Adriano Caprioli e Mons. Frederic Rubwejanga inaugurarono la Casa Amahoro di Bare.

Padre Viateur racconta come Don Luigi Guglielmi avviò il progetto delle Case Amahoro dopo la guerra del 1994. Mediatrice presenta uno ad uno gli ospiti e racconta la storia delle ragazze che stabilmente vivono a servizio delle case; spiega come la giornata in casa si svolge nello stile preghiera e lavoro e come ciascuno, anche gli ospiti, partecipa al servizio in base alle proprie possibilità.

Mi colpisce il commento di Mons. Kamabanda quando dice: “I cristiani e i sacerdoti rwandesi hanno potuto imparare concretamente la carità vedendo i volontari italiani prendersi cura dei poveri delle parrocchie di Kibungo”. Il parroco interviene comunicando le sue decisioni in merito alla presa in carico della Casa Amahoro e l’impegno a sostenerla economicamente per quanto possibile.

Il Vescovo Massimo racconta il suo stupore nel vedere una casa così ben organizzata dove tutti, ospiti e volontari, si prendono cura gli uni degli altri. Tutti applaudono quando il Vescovo Massimo comunica di voler continuare a sostenere le case sia inviando volontari sia economicamente in base alle possibilità che avrà la Diocesi di Reggio Emilia.

Segue, il 31 dicembre, la visita alla casa di Mukarange. Il parroco Napoleon accoglie il Vescovo e presenta la casa. L’intervento di Iosepho, uno dei primi ospiti della casa e paralizzato dalla nascita, colpisce il Vescovo Massimo e tutti noi: sottolinea la bellezza della sua vita, la fortuna di essere stato accolto e la possibilità di sopravvivere che questo gli ha dato. Spiega come la cura e l’amore che riceve in casa da parte delle responsabili e dei volontari rwandesi e italiani sia per lui fonte di grande gioia nonostante la sofferenza generata dalla sua malattia.

La giornata prosegue guidati da Mons. Oreste Incimatata, vicario del Vescovo di Kibungo, alla visita sulla tomba di Padre Tiziano Guglielmi a Rwamaganà, al Centre de Santè Padre Tiziano e al plesso scolastico Aurora Giovannini che si trovano sulla collina di Munyaga. Il Vescovo rimane colpito dalle opere che Claudio Fantini, responsabile del Gruppo Rwanda, ci mostra.

Il primo giorno dell’anno visita alla Casa Amahoro di Kabarondo. Viene celebrata la messa nella piccola cappella della Casa, siamo molto stretti e stipati ma l’emozione e la gioia di avere in casa il Vescovo ci aiutano a superare le difficoltà. Vengono dati al Vescovo alcuni doni fra i quali un simbolico piatto pieno terra rossa del Rwanda. Il vescovo saluta tutti i presenti volontari adulti e giovani e ringrazia per l’accoglienza.

Il viaggio in Rwanda di Mons. Camisasca continua in direzione Kibeho parrocchia della diocesi di Butare nel sud ovest del Rwanda. Il viaggio verso Kibeho e le ore trascorse in automobile sono una occasione me e Maurizia di riflettere sulla visita appena ricevuta e sul futuro della missione in Rwanda.

la chiesa di Kibeho in RwandaRipensiamo alle domande che il Vescovo Massimo ci ha fatto quando lo abbiamo incontrato in vescovado a Reggio Emilia lo scorso 9 dicembre; le iniziative che facciamo riescono a generare  uno “Spirito Missionario” nelle nostre vite, nelle nostre parrocchie e nella nostra diocesi?

Le opere di carità e di missione che facciamo quale “Significato Educativo” hanno per noi?

Buoni spunti per ripartire e per riflettere su come continuare l’opera che Don Luigi Guglielmi ha iniziato in Rwanda nel 1995.

Reggio Emilia, 06 gennaio 2019                                                       Valentino

In partenza per l’India

Marta è una ragazza di 19 anni originaria della parrocchia di Ospizio mentre Silvia è una ragazza di 20 anni che frequenta la parrocchia di Campagnola. Entrambe partiranno nel mese di febbraio per l’India per soggiornarvi 6 mesi accolte dalle Case di Carità. Abbiamo chiesto loro di condividere le loro aspettative

Marta ci ha scritto: parto perché vorrei conoscermi più a fondo, mettermi alla prova senza i soliti punti di riferimento. Parto con il desiderio di essere aperta a ciò che imparerò nell’incontro con persone e culture diverse dalla mia.

Parto sostenuta dall’affetto, dall’amore di tante persone che mi hanno aiutato a diventare grande e mi hanno sostenuta nei passaggi difficili del mio cammino. Porto con me tutti i dispiaceri, le delusioni, le fatiche e i dolori che ho vissuto in questi anni: questi mi hanno aiutato a capire che sempre si può ripartire, mi hanno reso più forte e capace di essere consolazione anche per altri.

Io dalla missione mi aspetto di essere più cosciente e consapevole di chi ho intorno e di quello che succede negli altri paesi del mondo. Dall’India mi aspetto di avere un piccolo cambiamento nella mia vita e di trasmetterlo a tutte le persone che ho intorno.

Silvia ci ha risposto: spesso ci viene chiesto di raccontare il perché di una cosa, il perché di una scelta. Oggi mi è stato chiesto di provare a spiegare il perché ho deciso di partire.

Qualche anno fa non avrei mai pensato di essere arrivata a fare una scelta così grande.

Non sono mai stata una ragazza che emergeva molto, anzi, tendevo molto a nascondermi dietro agli altri non valorizzando quelli che sono i miei doni.

Nel mio percorso ho potuto fare esperienze e incontrare persone che mi hanno aiutata e mi hanno fatto scoprire doti di me stessa che neanche io conoscevo.

Partire perché vorrei conoscere le realtà che ci circondano e perché vorrei avere uno sguardo diverso da quello che abbiamo con tutta la nostra vita frenetica e piena di cose.

Partire perché vorrei mettermi alla prova, perché ho bisogno di avere fiducia e di credere in me stessa. Forse è proprio questo di cui ho più bisogno, fare un’esperienza che mi faccia conoscere più a fondo e mi apra gli occhi a nuove scoperte.

Il mio primo desiderio era quello di partire per il Madagascar, ma quando mi è stata proposta l’India, non mi sono fatta troppi interrogativi, ho deciso comunque di accettare pur non sapendo bene cosa potesse aspettarmi. Quello che oggi spero è di tornare più forte e più aperta verso l’altro.

Giovedì 24 gennaio, alle ore 21.00, celebreremo la Messa in san Girolamo per accompagnare nella preghiera l’esperienza di Marta e Silvia e accogliere definitivamente Don Riccardo Mioni, rientrato dalla  missione in Brasile.