Diario dal Madagascar – Gli inizi del nostro cammino
21 giugno 2018 – San Luigi Gonzaga
“Per fare del bene alle anime, bisogna poter parlare ad esse,
e per parlare del buon Dio, e delle cose interiori,
bisogna imparare bene la lingua”
Charles de Faoucauld
- “Manao ahoana ianao?” (come ti va?)
- “Salama tsara aho! Ary ianao?” (sono in buona salute! Va tutto bene. E tu?)
- “Tsara fa misoatra” (bene, ti ringrazio)
Questo piccolo scambio ci aiuta a comprendere molto del modo di fare e di comportarsi dei malgasci. Si, esatto, perché queste poche battute di saluto ci permettono di capire qualcosa della mentalità del popolo del Madagascar: l’importante è essere sempre in buona salute, così come è importante salutarsi tra conoscenti e sconosciuti con rispetto e cordialità. Se poi le cose non vanno proprio così bene (situazione piuttosto frequente), non bisogna dirlo direttamente, ma occorre conservare una patina di serenità e di riconoscenza. Difficile da descrivere e da comprendere questo atteggiamento, ma credo che ci aiuti ad entrare nella logica di questo popolo, così mite, così capace di riconoscenza e di gratitudine (nonostante tutto), eppure cosi fatalista, incapace di programmazione e sospettoso dei cambiamenti. Siamo su un’isola, e seppur molto grande, è pur sempre un’isola; si conosce poco lo straniero, il mare fa paura, e ancor di più fa paura ciò che c’è aldilà del mare.
Prima di partire avevo letto che a causa dell’isolamento fin da tempi antichissimi, oltre l’80% degli esseri viventi presenti in Madagascar sono endemici, cioè sono presenti solo qui! Da un certo punto di vista, credo si possa dire qualcosa di analogo anche per i malgasci, nel senso che l’originalità di questo popolo è evidente.. le tradizioni, le loro credenze, le loro abitudini, li rendono davvero unici, non sono né africani e né asiatici… sono un incontro di popoli!
Chi visita questo paese resta affascinato dai grandi paesaggi, selvaggi e rigogliosi durante tutto l’anno, dalla mitezza della popolazione, dall’accoglienza calorosa… eppure si rimane spiazzati di fronte alla grave povertà diffusa! Perché questa situazione? Perché tanta sofferenza? Perché così poche infrastrutture al servizio della gente: strade, ospedali, dispensari, scuole? Non possiamo rispondere secondo nostra abitudine, cioè cercando le cause e individuandone gli effetti.. in Africa, e credo in particolare in Madagascar, la situazione è molto complessa, non può essere certo sintetizzata o descritta con poche battute. Anch’io, dopo quasi 8 mesi di vita assieme a questo popolo, mi rendo conto del rischio di raccontare solo delle impressioni, di avere la soluzione pronta per mille problemi che affliggono questo popolo; eppure è tutto molto più complicato. Tutto ciò ha anche un aspetto affascinante: nonostante le criticità, nonostante le frequenti precarietà, questo popolo continua a guardare con rispetto al passato e con profonda riconoscenza al presente! Due elementi essenziali, due principi evangelici.. Ecco però, che manca lo sguardo al futuro! Mi sento di dire che uno dei problemi più gravi è proprio la mancanza di prospettive future, e appunto, la poca voglia e disponibilità di pensare all’avvenire.
C’è un immobilismo di fondo da sempre, che paralizza la creatività di chiunque, un po’ su tutti i piani, dall’economia alla cultura.. eppure l’impressione è che ultimamente le cose stiano lentamente cambiando, a partire da fattori negativi ma anche positivi: la popolazione aumenta sempre di più e il cibo scarseggia, i governi costantemente corrotti cominciano a stancare, molti malgasci iniziano a prendersi grosse responsabilità e a non dipendere più soltanto dagli europei (nella Chiesa questo è evidente e molto consolante), e in particolare, la diffusione, sempre più capillare, di internet, che permette ai giovani di capire ciò che avviene aldilà del mare, che le cose si possono fare diversamente da come si sono sempre fatte e da come vengono tramandate da generazioni.
Credo che noi missionari, in nome di Cristo, abbiamo più di altri una grande responsabilità: aiutare la gente a prendere coscienza del proprio futuro, e in particolare nei prossimi tempi aiutarla a governare in modo positivo e sostenibile il possibile e auspicabile cambiamento. Allo stesso tempo, apprendere i punti forti della cultura malgascia: questa giovinezza, questa freschezza, questa incrollabile riconoscenza verso Dio, verso gli antenati e la propria famiglia, per testimoniarli nelle nostre comunità cristiane in Europa, che nonostante i doni di grazia, sembrano sempre più stanche.
Per quanto ci riguarda più direttamente, assieme a don Simone, stiamo vivendo l’ultima settimana di studio della lingua qui ad Ambositra, in montagna (e il fresco comincia farsi sentire). Infatti, già dalla settimana prossima scenderemo a Manakara per restarci definitivamente! Come siamo messi con la lingua? Per quanto mi riguarda, c’è ancora molto da fare e da imparare, nel senso che dopo tanto studio c’è bisogno di mettere in pratica.. questo è evidente dal momento che riesco a farmi capire, ma capisco pochissimo ciò gli altri mi dicono! I malgasci sono molto incoraggianti, ogni volta che abbozzo una frase in malgascio, puntualmente mi rispondono: “efa mahay tsara ianao!”, cioè: “sai già bene!” Ma entrambi sappiamo che la strada è ancora lunga!!
Sono quasi increduli e si mettono a ridere quando si accorgono che il “bianco” prova a parlare in malgascio! Ci hanno sempre visti come dominatori, e i francesi non si sono quasi mai preoccupati di imparare il malgascio (anche perché la pronuncia è quasi incompatibile)! A questo proposito è stato curioso rendersi conto che il malgascio (di campagna soprattutto) non capisce che differenza c’è tra un italiano e un francese! Nel senso che secondo loro, la nazione di riferimento, ricca, che domina, oltre il mare, è la Francia! Noi, come tutti gli altri popoli bianchi, non siamo altro che una tribù francese che usa un dialetto diverso! Un pò come avviene per loro e le loro 22 tribù… Perciò per loro è inconcepibile che un bianco non sappia il francese! Così, quando un italiano non sa il francese, potrebbe significare “poca intelligenza”. Unica eccezione è “Roma”, la capitale del mondo, dove c’è il papa…
Lo studio fiacca, demoralizza, eppure ci rendiamo conto di quanto sia importante per il futuro del nostro servizio! Attraverso l’apprendimento di parole, di modi di dire, entriamo in punta di piedi nella storia e nella cultura di quest’isola. In questi mesi abbiamo comunque avuto la possibilità di viaggiare parecchio soprattutto durante i fine settimana: siamo stati nel profondo sud con tutti i volontari italiani, abbiamo partecipato agli esercizi (predicati da don Giovanni) e fatto un po’ di turismo! Ci siamo affiatati e abbiamo condiviso tanto! È stato molto bello… in questi mesi ho anche avuto la possibilità di celebrare il primo matrimonio e di presiedere le prime comunioni in montagna, ai bordi della foresta! Di quest’ultima occasione vorrei raccontare qualche dettaglio in più: sei ore di strada, tre di moto e tre a piedi, per giungere alla valle di Vohidahy, ad est, al margine della foresta pluviale (o quello che purtroppo ne rimane!). Un paesaggio meraviglioso, a tratti incontaminato, un’accoglienza inaspettata e immeritata… non capita spesso di vedere un sacerdote bianco, cosi alla fine della messa, tutti in fila per fare la foto assieme a me!! Almeno 200 foto singolarmente o a gruppi, e a cui, nonostante l’imbarazzo, non potevo sottrarmi, in quanto mi correvano dietro! Ci hanno portato da mangiare, le anatre in regalo, ci hanno accompagnato nella salita verso casa, ci hanno strappato la promessa di tornare presto a trovarli! Grazie o Signore perché mi hai aiutato a comprendere ancora di più la preziosità della vocazione che mi hai donato!
Appena qualche settimana prima, per Pentecoste, siamo stati invitati dalla parte opposta, ad ovest! Ho presieduto la messa in una comunità piuttosto numerosa in campagna. Sono rimasto un pò spaesato quando un gruppetto di ragazzi, vedendoci arrivare, sono letteralmente scappati urlando.. non avevano mai visto uomini bianchi! Poco dopo, durante l’omelia, ho accennato alla parola “mare” ma dalle loro facce ho capito che non era un concetto familiare; a fine messa, in tanti mi hanno detto che non si sono mai spostati dal loro villaggio e quindi non sanno che sia il mare, e men che meno sanno che cosa sia un’isola!
Bene! Comunque, assieme a don Simone, siamo pronti per la discesa “mistica” e concreta verso Manakara, la nostra parrocchia, il centro del distretto che ci è stato affidato! Come vi ho già scritto qualche tempo fa la nostra diocesi di Farafangana è ancora in festa: è arrivato il nuovo vescovo Gaetano, che ha già cominciato a visitare le parrocchie e a farsi conoscere da tanti, inoltre appena un paio di mesi fa c’è stata la bellissima e partecipata celebrazione per la beatificazione del martire Lucien Botovasoa! due momenti molto preziosi…
Da queste poche righe capite che cominciamo a prendere consapevolezza della responsabilità che il Signore e la Chiesa ci hanno accordato! Una responsabilità diretta nei confronti delle tante persone che vivono nel nostro distretto, ma anche una responsabilità di testimonianza e di sostegno nei confronti di una vasta diocesi, con sacerdoti e laici, e di un intero popolo…
A proposito, a fine settembre ci sarà l’ingresso in parrocchia di noi nuovi sacerdoti! Grazie a don Giovanni Ruozi che ha lavorato con umiltà fino ad ora e che ci lascia una preziosa eredità. Sarà fortunato chi se lo ritroverà come parroco in Italia il prossimo anno! Grazie mille anche a Diana e Cecilia che dopo anni di servizio ci lasciano e tornano a casa; entrambe con la loro disponibilità ci hanno insegnato tanto. Inoltre… restate connessi… perché per l’ottobre missionario saranno riproposti i videocommenti del Vangelo!!!
D’accordo con il centro missionario tornerò in Italia fra la fine di agosto e la prima parte di settembre. Parteciperò agli esercizi spirituali del Movimento Familiaris Consortio a Sacrofano di Roma, cercherò di riposarmi un po’ in montagna assieme alla mia famiglia e poi, nei giorni settembre sarò a disposizione di chi mi vorrà incontrare, per una serata, una messa a casa o in parrocchia, una passeggiata… Spero di poter rivedere molti vi voi, anche solo per un saluto o una scambio di battute.. anche questa è una grazia che ci è concessa, un incontro potenzialmente fecondo per entrambi!!
Buona estate, un saluto a tutti di cuore! Continuiamo a restare vicini nella preghiera, a servire il popolo di Dio con gratitudine ed entusiasmo, perché si possa realizzare nella nostra vita quella libertà e fecondità che Dio ci ha promesso. Il Signore è buono, non ci abbandona, ci conduce verso una pienezza di vita che può comprendere solo chi vive la logica del dono, solo chi sa rischiare, chi desidera cambiare il mondo a partire da ciò che ci insegna Gesù!
don Luca Fornaciari