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Gli auguri di Natale del direttore

Carissimi missionari,

recentemente il Madagascar ha salutato don Giovanni Ruozi per gli anni di servizio condiviso con i missionari e con il popolo malgascio; gli confermiamo il nostro affetto e la nostra riconoscenza per la sua presenza davvero significativa nell’isola. Sarà un compito importante, per noi qui a Reggio, condividere, riflettere e saper trasferire in concretezza la ricchezza umana e spirituale che don Giovanni ha maturato nell’esperienza missionaria.
Il 17 novembre scorso ero presente al suo ingresso nell’unità pastorale di Castelnovo ne’ Monti, insieme al suo vicario parrocchiale don Marco Lucenti, che ha trascorso quasi due mesi di servizio in Albania presso la Casa di Carità.
Ho percepito una bella e calda accoglienza verso i nostri due sacerdoti e don Giovanni ha saputo, con la sua intelligente cordialità, parlare con il cuore e manifestare con piccoli gesti preziosi la sua generosità ad entrare nella nuova comunità a lui affidata.

In terra malgascia, a Manakara, all’inizio del mese di novembre, è avvenuto l’ingresso in parrocchia di don Luca Fornaciari (CSFC), come nuovo parroco e di don Simone Franceschini (CSFC) come responsabile della missione diocesana in Madagascar. Questi sacerdoti, presenti da un anno a Manakara, iniziano una nuova fase della loro vita missionaria, in continuità con l’opera iniziata e condotta da don Giovanni. La responsabilità di don Simone consisterà non solo nell’accompagnare e condividere con tutti i missionari i progetti attivi sulla missione, ma anche nel discernere, insieme ai missionari e al CMD, i nuovi progetti e percorsi che si riterrà di avviare a servizio della comunità malgascia. Don Simone formerà una piccola équipe per accompagnare i giovani missionari nel loro cammino di servizio e di formazione personale. 

La Chiesa si fonda sulla parola di Dio, nasce e vive di essa”, ha ricordato Papa Benedetto XVI[1]. “La migliore motivazione per decidersi a comunicare il Vangelo è contemplarlo con amore, è sostare sulle pagine e leggerlo con il cuore”, scrive papa Francesco[2]. Ascoltare la Parola per diventare realmente “parola” di Dio per il mondo: “Voglia il cielo che tu possa riconoscere qual’è quella parola, quel messaggio di Gesù che Dio desidera dire al mondo con la tua vita”[3]. “La persona fedele a Dio e che vive della sua Parola raggiunge, nel dono di sé, la vera beatitudine”[4]

Sono molto grato a ciascuno di voi, amici missionari, per il dono della vostra vita e vi invito a rinnovare il comune impegno, nostro e vostro, dell’essere in missione ad evangelizzare come equipe e non a titolo personale.
La comunità che vuole evangelizzare comincia con l’evangelizzare sé stessa”[5] Il camminare insieme richiede tempo e tempi differenti, ma sicuramente la comunione del nostro camminare insieme è la prima e fondamentale testimonianza di questo annuncio. La pazienza che richiede la comunione non è tempo perso, bensì tempo prezioso per camminare nello stile di Dio. L’opera dello Spirito suscita tante idee e ciascuno desidera contribuire con un piccolo segno nel fare qualcosa. Queste idee sono belle, ma chiedono di essere condivise insieme, guardando al bene ed al bisogno più urgente, lasciando cadere le proprie letture a favore di un discernimento comune che garantisca di rimanere in un cammino di autentico ascolto e servizio verso le persone a cui siamo inviati. Oggi è fondamentale mantenere attive le opere già avviate, soprattutto quelle rivolte all’ attenzione verso le persone. Capisco i giovani i quali, vedendo tanta povertà, avvertono il desiderio di sistemare concretamente qualcosa. Rimane per noi l’urgenza di sostenere l’esistente; la raccolta di fondi a favore dei missionari riesce a mantenere ordinariamente le opere a servizio delle persone, ad aiutare anche il CMD che con generosità sta da anni lavorando, da Reggio, per permettere a tutti i missionari di vivere il dono di essere presenti nella missione loro assegnata. Così come don Giovanni testimoniava nella messa a san Girolamo“la chiamata a partire per la missione è una grazia per chi la riceve”. Vi ricordo che da più di cinquant’anni a san Girolamo si prega per ciascuno di voi, per sostenervi e mantenere vivo qui a Reggio l’anelito missionario. Le vostre lettere, i vostri racconti sono per noi importanti per vivere una preghiera ancora più incarnata e feconda.

Preghiamo insieme per continuare ad essere una Chiesa “in stato di missione”, soprattutto quest’anno in cui riceviamo un dono: il Signore ci affida la responsabilità di servire la diocesi di Alto Solimões in Brasile- Amazzonia. Preghiamo per questo nuovo progetto che la nostra chiesa sta iniziando a vivere: don Paolo Cugini, don Gabriele Carlotti e don Gabriele Burani si recheranno in gennaio a Manaus, al corso di preparazione in vista di una loro permanenza in Amazzonia. Il 31 marzo 2019 avremo il piacere di ospitare al Convegno Missionario Diocesano il vescovo della diocesi dell’Alto Solimões, don Adolfo Zon Pereira. Sarà con noi anche il nostro vescovo Massimo. Ci metteremo in ascolto del vescovo Adolfo che ci aiuterà a conoscere la sua chiesa. Rendiamo grazie al Signore e riconosciamo che questo incontro confermerà il nostro cammino che prosegue e si allarga nella chiesa brasiliana. 

Don Luca Grassi terminerà a giugno il suo servizio nella diocesi di Ruy Barbosa e desidero ringraziarlo tanto per la passione generosa con cui ha vissuto il suo tempo in terra brasiliana. Per noi, riaccoglierlo avrà la duplice valenza di dono e di compito importante: prima di tutto ci metteremo in ascolto del dono di grazia cresciuto in lui durante questi anni. Come diocesi possiamo lasciarci evangelizzare dall’esperienza maturata dai nostri missionari; è una grande opportunità e solo così cresce la chiesa: in uno scambio reale tra le comunità cristiane di tutto il mondo.

Prima di don Luca, proprio nel mese di dicembre, rientrerà Don Riccardo Mioni, presente da tanti anni in Bahia in un umile e fedele servizio come fratello della Carità: un servizio obbediente e sereno, nel quale ha accolto ogni giorno la chiamata di Dio a compiere la Sua volontà, qualunque essa fosse.

Grazie don Riccardo, poiché dopo la missione in Madagascar ti sei arricchito dell’esperienza feconda della missione in Bahia.

 Credo sarà molto interessante riflettere con lui sui cambiamenti in atto o imminenti nella chiesa italiana e nella nostra diocesi, per ascoltare il suo punto di vista e le sue considerazioni.

Esprimo ancora tanta riconoscenza per sr Grazia rientrata dall’Albania, dopo questi anni vissuti con umiltà. Il segno è stato chiaro: ha manifestato nella semplicità il suo amore quotidiano per i piccoli ed i poveri con la forza della sua gioia. Sr Maria Angelica continua oggi ad abitare in casa con sr Rita; la loro presenza ci ricorda il legame con questo popolo giovane e allo stesso tempo adulto nella fede. Dono per noi tutti è stata la disponibilità di don Marco Lucenti, novello sacerdote, verso la nostra missione in Albania; la sua presenza, insieme al seminarista Paolo Lusvardi, nella diocesi di Sapa, è stata un prezioso segno di prossimità verso questa nostra chiesa sorella.

 

Nelle foto sull’India di don Davide Castagnetti e attraverso alcune telefonate abbiamo seguito i momenti drammatici vissuti dalla popolazione durante l’alluvione in Kerala; i danni sono ingenti e molte famiglie hanno perso la casa. Su iniziativa del vescovo Massimo la nostra chiesa ha indetto si mettono in salvo le barcheuna colletta alcune settimane fa per la chiesa del Kerala, al fine di sostenere concretamente l’aiuto alle famiglie nelle più urgenti necessità. Nella vita si intrecciano sempre sacrificio e frutto, morte e vita, smarrimento, angoscia e gioia. Così anche in India ci sono quattro ragazze in noviziato e due sorelle faranno la professione perpetua in Nagaland domenica 9 dicembre.  Ringraziamo insieme il Signore e uniamoci nella preghiera per questi doni alla Chiesa. Sr Annamaria sta maturando i saluti per prepararsi a rientrare in Italia; passaggi delicati proprio per i legami che nel tempo si creano. Sono passati vent’anni dalla sua partenza verso la missione in India; quando sono stato in visita presso la Casa, il dono della sua presenza tra gli ospiti, le sorelle e la comunità parrocchiale si coglieva con grande evidenza. 

Durante il tempo di Natale, insieme al vescovo Massimo, visiteremo il Rwanda; ci stiamo preparando insieme al gruppo “Amahoro” ed al gruppo “Padre Tiziano”. Domenica 9 dicembre incontreremo, insieme, il nostro vescovo per offrirgli uno sguardo storico e aggiornato sulla missione in Rwanda. Proprio in questi giorni il vescovo di Kibungo S.E. Mons. Antoine è stato nominato arcivescovo di Kigali. A lui rivolgeremo le nostre felicitazioni e lo ringrazieremo per questi anni vissuti insieme. Iniziamo a pregare per la nomina prossima del nuovo vescovo di Kibungo.

la foto di tutti noi dello staffInfine, come avrete saputo dal web, il nostro ufficio del CMD si è trasferito in curia insieme agli altri uffici pastorali e alla Caritas. I lavori di ristrutturazione hanno creato un ambiente di lavoro piacevole e dinamico; ora ci troviamo nell’opportunità di condividere i nostri progetti con gli altri uffici, di scambiarci sia idee che risorse.

Confido che lavorare vicini generi una fucina di proposte atta a far crescere la comunione tra noi operatori e in tutta la nostra chiesa. Maggior attenzione sarà rivolta alle unità pastorali ed alle missioni. Il nuovo assetto degli uffici di Curia, nell’ottica dell’integrazione, chiede tempo e pazienza a tutti. La mia speranza è che porti una rinnovata motivazione in tutti i direttori e collaboratori. Vorrei ringraziare il team dei collaboratori, in particolare i nostri del CMD: lasciando un luogo storico e confortevole quale era la vecchia sede, a loro è chiesto un sacrificio maggiore; in questi mesi la loro crescente disponibilità è stata per me edificante. Mi dispiace se in questo periodo nel quale stiamo riorganizzando il lavoro degli uffici voi, amici missionari, avete vissuto di riflesso con maggiore fatica le vostre giornate. Confido che questi disagi si riducano e tutto diventi snello, armonico e produttivo. Accompagnateci con la vostra preghiera.   

Concludo con parte del discorso di papa Francesco alla Pontificia Opere Missionarie avvenuto nel 2016 che ritengo significativo per noi e per voi.

 “Dobbiamo crescere in passione evangelizzatrice. Io ho paura – ve lo confesso – che la vostra opera rimanga molto organizzativa, perfettamente organizzativa, ma senza passione. Questo lo può fare anche una ONG, ma voi non siete una ONG! La vostra Unione senza passione non serve; senza “mistica” non serve. E se dobbiamo sacrificare qualcosa, sacrifichiamo l’organizzazione, andiamo avanti con la mistica dei Santi. Oggi, la vostra Unione missionaria ha bisogno di questo: mistica dei Santi e dei Martiri. E questo è il generoso lavoro di formazione permanente alla missione che dovete fare; che non è soltanto un corso intellettuale, ma inserito in questa ondata di passione missionaria, di testimonianza martiriale. Le Chiese di recente fondazione, aiutate da voi per la loro formazione missionaria permanente, potranno trasmettere alle Chiese di antica fondazione, a volte appesantite dalla loro storia e un po’ stanche, l’ardore della fede giovane, la testimonianza della speranza cristiana, sostenuta dal coraggio ammirabile del martirio. Vi incoraggio a servire con grande amore le Chiese che, grazie ai martiri, ci testimoniano come il Vangelo ci renda partecipi della vita di Dio, e lo fanno per attrazione e non per proselitismo”.

ll tempo di Avvento orienti la nostra azione missionaria. Sì, attendiamo Lui, Gesù Cristo Salvatore. Quest’attesa animi il nostro desiderio di non farci catturare dall’attivismo, ma ci porti al silenzio personale dentro il quale comprendiamo il senso del nostro essere qui dove siamo e di come “stare”, mettendoci in ascolto della Sua Parola. Nel silenzio personale meditiamo gli avvenimenti che ci accadono, portiamoli nell’orazione silenziosa, per comprenderli, per cogliere significati, per purificarli.

Maria, Madre della Chiesa, ci aiuti a custodire il dono della nostra vocazione, a comprendere ogni giorno il dono di essere stati chiamati da Gesù.

 Il nostro incontro con Lui urge in noi il desiderio di portare il profumo dell’amore di Cristo. L’incontro con Lui illumina di uno stupore nuovo ogni giorno della nostra vita e della vita di chi incontriamo, aiutandoci a riconoscere che l’azione dello Spirito Santo ci precede nelle persone e nelle culture che incontriamo. La contemplazione del Creato ci doni di riconoscere il Creatore sempre presente in ogni circostanza della vita: per questo preghiamo di avere occhi per riconoscere la bellezza della Sua presenza.

Assicuro a voi tutti il ricordo nella celebrazione dell’Eucaristia.

don Pietro Adani                                                                    

   Direttore del CMD di Reggio Emilia-Guastalla

                

[1] Benedetto XVI, Verbum Domini, esortazione apostolica, 30 settembre 2010, n. 3.

[2] Francesco, Evangelii Gaudium, esortazione apostolica, 24 novembre 2013, n. 264.

[3] Francesco, Gaudete et Exultate, esortazione apostolica, 19 marzo 2018, n. 24.

[4] Ibidem, n. 64.

[5] Vademecum CMD, n. 33 citato in Evangelii Nuntiandi, 15.

Diario dal Madagascar – Gli inizi del nostro cammino

21 giugno 2018 – San Luigi Gonzaga

“Per fare del bene alle anime, bisogna poter parlare ad esse,

e per parlare del buon Dio, e delle cose interiori,

bisogna imparare bene la lingua”

Charles de Faoucauld

 

  • “Manao ahoana ianao?” (come ti va?)
  • “Salama tsara aho! Ary ianao?” (sono in buona salute! Va tutto bene. E tu?)
  • “Tsara fa misoatra” (bene, ti ringrazio)                

Questo piccolo scambio ci aiuta a comprendere molto del modo di fare e di comportarsi dei malgasci. Si, esatto, perché queste poche battute di saluto ci permettono di capire qualcosa della mentalità del popolo del Madagascar: l’importante è essere sempre in buona salute, così come è importante salutarsi tra conoscenti e sconosciuti con rispetto e cordialità. Se poi le cose non vanno proprio così bene (situazione piuttosto frequente), non bisogna dirlo direttamente, ma occorre conservare una patina di serenità e di riconoscenza. Difficile da descrivere e da comprendere questo atteggiamento, ma credo che ci aiuti ad entrare nella logica di questo popolo, così mite, così capace di riconoscenza e di gratitudine (nonostante tutto), eppure cosi fatalista, incapace di programmazione e sospettoso dei cambiamenti. Siamo su un’isola, e seppur molto grande, è pur sempre un’isola; si conosce poco lo straniero,  il mare fa paura, e ancor di più fa paura ciò che c’è aldilà del mare.

 

Prima di partire avevo letto che a causa dell’isolamento fin da tempi antichissimi, oltre l’80% degli esseri viventi presenti in Madagascar sono endemici, cioè sono presenti solo qui! Da un certo punto di vista, credo si possa dire qualcosa di analogo anche per i malgasci, nel senso che l’originalità di questo popolo è evidente.. le tradizioni, le loro credenze, le loro abitudini, li rendono davvero unici, non sono né africani e né asiatici… sono un incontro di popoli!

Chi visita questo paese resta affascinato dai grandi paesaggi, selvaggi e rigogliosi durante tutto l’anno, dalla mitezza della popolazione, dall’accoglienza calorosa… eppure si rimane spiazzati di fronte alla grave povertà diffusa! Perché questa situazione? Perché tanta sofferenza? Perché così poche infrastrutture al servizio della gente: strade, ospedali, dispensari, scuole? Non possiamo rispondere secondo nostra abitudine, cioè cercando le cause e individuandone gli effetti.. in Africa, e credo in particolare in Madagascar, la situazione è molto complessa, non può essere certo sintetizzata o descritta con poche battute. Anch’io, dopo quasi 8 mesi di vita assieme a questo popolo, mi rendo conto del rischio di raccontare solo delle impressioni, di avere la soluzione pronta per mille problemi che affliggono questo popolo; eppure è tutto molto più complicato. Tutto ciò ha anche un aspetto affascinante: nonostante le criticità, nonostante le frequenti precarietà, questo popolo continua a guardare con rispetto al passato e con profonda riconoscenza al presente! Due elementi essenziali, due principi evangelici.. Ecco però, che manca lo sguardo al futuro! Mi sento di dire che uno dei problemi più gravi è proprio la mancanza di prospettive future, e appunto, la poca voglia e disponibilità di pensare all’avvenire.

C’è un immobilismo di fondo da sempre, che paralizza la creatività di chiunque, un po’ su tutti i piani, dall’economia alla cultura.. eppure l’impressione è che ultimamente le cose stiano lentamente cambiando, a partire da fattori negativi ma anche positivi: la popolazione aumenta sempre di più e il cibo scarseggia, i governi costantemente corrotti cominciano a stancare, molti malgasci iniziano a prendersi grosse responsabilità e a non dipendere più soltanto dagli europei (nella Chiesa questo è evidente e molto consolante), e in particolare, la diffusione, sempre più capillare, di internet, che permette ai giovani di capire ciò che avviene aldilà del mare, che le cose si possono fare diversamente da come si sono sempre fatte e da come vengono tramandate da generazioni.

Credo che noi missionari, in nome di Cristo, abbiamo più di altri una grande responsabilità: aiutare la gente a prendere coscienza del proprio futuro, e in particolare nei prossimi tempi aiutarla a governare in modo positivo e sostenibile il possibile e auspicabile cambiamento. Allo stesso tempo, apprendere i punti forti della cultura malgascia: questa giovinezza, questa freschezza, questa incrollabile riconoscenza verso Dio, verso gli antenati e la propria famiglia, per testimoniarli nelle nostre comunità cristiane in Europa, che nonostante i doni di grazia, sembrano sempre più stanche.

Per quanto ci riguarda più direttamente, assieme a don Simone, stiamo vivendo l’ultima settimana di studio della lingua qui ad Ambositra, in montagna (e il fresco comincia farsi sentire). Infatti, già dalla settimana prossima scenderemo a Manakara per restarci definitivamente! Come siamo messi con la lingua? Per quanto mi riguarda, c’è ancora molto da fare e da imparare, nel senso che dopo tanto studio c’è bisogno di mettere in pratica.. questo è evidente dal momento che riesco a farmi capire, ma capisco pochissimo ciò gli altri mi dicono! I malgasci sono molto incoraggianti, ogni volta che abbozzo una frase in malgascio, puntualmente mi rispondono: “efa mahay tsara ianao!”, cioè: “sai già bene!” Ma entrambi sappiamo che la strada è ancora lunga!!

Sono quasi increduli e si mettono a ridere quando si accorgono che il “bianco” prova a parlare in malgascio! Ci hanno sempre visti come dominatori, e i francesi non si sono quasi mai preoccupati di imparare il malgascio (anche perché la pronuncia è quasi incompatibile)! A questo proposito è stato curioso rendersi conto che il malgascio (di campagna soprattutto) non capisce che differenza c’è tra un italiano e un francese! Nel senso che secondo loro, la nazione di riferimento, ricca, che domina, oltre il mare, è la Francia! Noi, come tutti gli altri popoli bianchi, non siamo altro che una tribù francese che usa un dialetto diverso! Un pò come avviene per loro e le loro 22 tribù… Perciò per loro è inconcepibile che un bianco non sappia il francese! Così, quando un italiano non sa il francese, potrebbe significare “poca intelligenza”. Unica eccezione è “Roma”, la capitale del mondo, dove c’è il papa…

Lo studio fiacca, demoralizza, eppure ci rendiamo conto di quanto sia importante per il futuro del nostro servizio! Attraverso l’apprendimento di parole, di modi di dire, entriamo in punta di piedi nella storia e nella cultura di quest’isola. In questi mesi abbiamo comunque avuto la possibilità di viaggiare parecchio soprattutto durante i fine settimana: siamo stati nel profondo sud con tutti i volontari italiani, abbiamo partecipato agli esercizi (predicati da don Giovanni) e fatto un po’ di turismo! Ci siamo affiatati e abbiamo condiviso tanto! È stato molto bello… in questi mesi ho anche avuto la possibilità di celebrare il primo matrimonio e di presiedere le prime comunioni in montagna, ai bordi della foresta! Di quest’ultima occasione vorrei raccontare qualche dettaglio in più: sei ore di strada, tre di moto e tre a piedi, per giungere alla valle di Vohidahy, ad est, al margine della foresta pluviale (o quello che purtroppo ne rimane!). Un paesaggio meraviglioso, a tratti incontaminato, un’accoglienza inaspettata e immeritata… non capita spesso di vedere un sacerdote bianco, cosi alla fine della messa, tutti in fila per fare la foto assieme a me!! Almeno 200 foto singolarmente o a gruppi, e a cui, nonostante l’imbarazzo, non potevo sottrarmi, in quanto mi correvano dietro! Ci hanno portato da mangiare, le anatre in regalo, ci hanno accompagnato nella salita verso casa, ci hanno strappato la promessa di tornare presto a trovarli!  Grazie o Signore perché mi hai aiutato a comprendere ancora di più la preziosità della vocazione che mi hai donato!

Appena qualche settimana prima, per Pentecoste, siamo stati invitati dalla parte opposta, ad ovest! Ho presieduto la messa in una comunità piuttosto numerosa in campagna. Sono rimasto un pò spaesato quando un gruppetto di ragazzi, vedendoci arrivare, sono letteralmente scappati urlando.. non avevano mai visto uomini bianchi! Poco dopo, durante l’omelia, ho accennato alla parola “mare” ma dalle loro facce ho capito che non era un concetto familiare; a fine messa, in tanti mi hanno detto che non si sono mai spostati dal loro villaggio e quindi non sanno che sia il mare, e men che meno sanno che cosa sia un’isola!

Bene! Comunque, assieme a don Simone, siamo pronti per la discesa “mistica” e concreta verso Manakara, la nostra parrocchia, il centro del distretto che ci è stato affidato! Come vi ho già scritto qualche tempo fa la nostra diocesi di Farafangana è ancora in festa: è arrivato il nuovo vescovo Gaetano, che ha già cominciato a visitare le parrocchie e a farsi conoscere da tanti, inoltre appena un paio di mesi fa c’è stata la bellissima e partecipata celebrazione per la beatificazione del martire Lucien Botovasoa! due momenti molto preziosi…

Da queste poche righe capite che cominciamo a prendere consapevolezza della responsabilità che il Signore e la Chiesa ci hanno accordato! Una responsabilità diretta nei confronti delle tante persone che vivono nel nostro distretto, ma anche una responsabilità di testimonianza e di sostegno nei confronti di una vasta diocesi, con sacerdoti e laici, e di un intero popolo…

A proposito, a fine settembre ci sarà l’ingresso in parrocchia di noi nuovi sacerdoti! Grazie a don Giovanni Ruozi che ha lavorato con umiltà fino ad ora e che ci lascia una preziosa eredità. Sarà fortunato chi se lo ritroverà come parroco in Italia il prossimo anno! Grazie mille anche a Diana e Cecilia che dopo anni di servizio ci lasciano e tornano a casa; entrambe con la loro disponibilità ci hanno insegnato tanto. Inoltre… restate connessi… perché per l’ottobre missionario saranno riproposti i videocommenti del Vangelo!!!

D’accordo con il centro missionario tornerò in Italia fra la fine di agosto e la prima parte di settembre. Parteciperò agli esercizi spirituali del Movimento Familiaris Consortio a Sacrofano di Roma, cercherò di riposarmi un po’ in montagna assieme alla mia famiglia e poi, nei giorni settembre sarò a disposizione di chi mi vorrà incontrare, per una serata, una messa a casa o in parrocchia, una passeggiata… Spero di poter rivedere molti vi voi, anche solo per un saluto o una scambio di battute.. anche questa è una grazia che ci è concessa, un incontro potenzialmente fecondo per entrambi!!

Buona estate, un saluto a tutti di cuore! Continuiamo a restare vicini nella preghiera, a servire il popolo di Dio con gratitudine ed entusiasmo, perché si possa realizzare nella nostra vita quella libertà e fecondità che Dio ci ha promesso. Il Signore è buono, non ci abbandona, ci conduce verso una pienezza di vita che può comprendere solo chi vive la logica del dono, solo chi sa rischiare, chi desidera cambiare il mondo a partire da ciò che ci insegna Gesù!

don Luca Fornaciari