Accorrete, accorrete!
In un periodo in cui la maggior parte dei paesi del mondo sembra bloccata da una pandemia che lascia poco spazio alle occasioni di incontro, in Madagascar la vita sembra aver ripreso la solita routine: il mercato dove fare la spesa, i lunghi chilometri a piedi per raggiungere una scuola, e le chiacchiere gridate da un lato all’altro della strada. E allora quale momento migliore per festeggiare e rendere grazie dei doni ricevuti? Ne sanno qualcosa don Luca e don Simone, sacerdoti fidei donum da tre anni a Manakara, cittadina situata nel sud est del Madagascar, che tra il 30 e il 31 gennaio hanno inaugurato ben tre strutture nuove, approfittando della visita pastorale del vescovo della diocesi, monsignor Gaetano.
La prima inaugurazione si è svolta ad Ambodimanga, un villaggio nella periferia di Manakara. In questo villaggio, come spesso accade, i fedeli si ritrovavano già per condividere alcuni momenti di preghiera in una struttura decadente e molto piccola. Grazie alle offerte donate dalla parrocchia di Soliera e di Pieve Pelago è stato possibile costruire una vera Chiesa, grande e solida, inaugurata dal vescovo sabato 30 gennaio. La partecipazione è stata molto forte. Gli abitanti del villaggio hanno animato con gioia la giornata, orgogliosi di avere anche loro un vero luogo di preghiera. Grazie all’efficacia del passaparola (per il quale i malgasci sono dei maestri da cui imparare) per questa occasione si sono presentati al villaggio fedeli provenienti da luoghi ancora più lontani e sperduti, che hanno sentito la necessità di partecipare e di farsi conoscere dai sacerdoti per essere anche loro accompagnati in un cammino di fede e di preghiera. E allora……buon cammino a tutta la comunità di Ambodimanga!
Il 31 gennaio invece è iniziato con l’inaugurazione della nuova casa dei sacerdoti e dei volontari della parrocchia di Ambalapahasoavana. La casa è stata interamente regalata da una famiglia di Reggio Emilia come augurio ad una continua collaborazione tra la diocesi di Reggio Emilia e quella di Farafangana. “Una casa grande, che non ci meritiamo, un grande entusiasmo di un popolo che ci vuole bene, che ha ballato e cantato con noi e per noi, la sorpresa per la partecipazione anche di diverse autorità” Queste le impressioni di don Luca riguardo al giorno dell’inaugurazione. Il nome scelto per la casa è Ambalamahasoa, letteralmente il luogo del bene, e in effetti è grande perché pensata come luogo di accoglienza: accoglienza dei sacerdoti, degli ospiti che passeranno a trovarli anche per poco tempo, e dei volontari che decideranno di dedicare un periodo più lungo al servizio della comunità. Nella casa è anche presente una piccola cappella, fondamentale per ricordarci che il Signore ci accompagna e ci sostiene ogni giorno. E per finire non poteva mancare un bel giardino dove poter coinvolgere giovani e bambini di passaggio (ovviamente il pallone rimane sempre il richiamo più forte). L’effettivo trasloco dovrebbe avvenire verso la fine di questo mese e il dispiacere è legato al fatto che attualmente, per ovvi motivi, non sono presenti volontari. La speranza è che possa formarsi a breve una bella équipe di volontari pronti a partire per collaborare e aiutare i don nelle diverse attività della parrocchia. Perciò……..fatevi avanti!!
Per finire la giornata in bellezza il vescovo ha inaugurato anche l’oratorio della parrocchia dedicato al beato Carlo Acutis. L’oratorio era una realtà poco conosciuta a Manakara. I bambini giocano per strada, chi può permetterselo va a scuola, e tanti danno una mano alle famiglie al mercato. In questi anni si è lavorato tanto per coinvolgere i bambini in attività di gioco che prevedessero però il rispetto di regole fondamentali per imparare a stare insieme. Questi piccoli semini lasciati dai sacerdoti e dai volontari hanno portato frutto, tanto da far nascere anche in alcuni parrocchiani il desiderio di trovare un luogo dove proporre attività per giovani e bambini. Ed ecco allora l’oratorio, situato vicino alla parrocchia e dedicato al beato Carlo Acutis, un giovane che ha saputo vivere pienamente la chiamata del Signore. E questo è un po’ l’augurio per tutti quei giovani che animeranno l’oratorio, con la speranza che possa essere il punto di partenza per un nuovo cammino da condividere anche come diocesi.
G.C.