Nel cuore di Jandira

 

Cavriago 31/08/2021

Don Giancarlo Pacchin (Gianchi per gli amici) opera a Jandira (Brasile) dal 1984. Dieci anni prima un gruppo di laici reggiani iniziò un’esperienza di vita con gli abitanti del luogo; questa felice convivenza spronò il Vescovo locale a richiedere un sacerdote reggiano per quella comunità e don Gianchi accettò di partire e mettersi a disposizione dell’Archidiocesi di S. Paolo di cui Jandira faceva parte. Oggi Jandira e una città di oltre 100.000 abitanti fa parte della grande S. Paolo che conta oltre 20 Milioni di abitanti ed è inserita nella diocesi di Osasco.

Gli inizi. 

“Giunto a destinazione vidi una distesa di case, casupole e favelas senza chiesa: nessuno mi conosceva; la gente praticava una religione vaga, in casa pregavano i loro santi di devozione con preghiere o novene. Quando celebravo una messa venivano 7-8 persone. Non si celebravano funerali; per i battesimi si andava alla chiesa Matris, la principale, dove si pagava per ricevere il Battesimo. Ho cercato alcuni collaboratori e all’inizio ci siamo limitati a formare gruppi di Vangelo nelle case per leggerlo, spiegarlo e per pregare. Era un lavoro di contatto: si entrava in casa, benedicendola. Ho visto persone disponibili alle proposte di incontri. Difficile però era trovare i responsabili del gruppo che si assumessero il compito di prepararsi partecipando alla Scuola del Vangelo che presentavo ogni settimana. L’obiettivo infatti era quello di impostare la dinamica della riunione, iniziando con le preghiere tradizionali o con canti, chiamando a suonare e cantare ora l’uno, ora l’altro, leggere il Vangelo. Il responsabile dopo aver dato la parola a tutti lasciava un messaggio in sintonia con la scuola biblica. L’incontro si concludeva con preghiere spontanee molto concrete. Questi gruppi di Vangelo riuniti in assemblea  prenderanno poi il nome di Comunità Ecclesiali di base. Da li sorgerà la celebrazione domenicale (con o senza il sacerdote) con i vari ministeri ecclesiali: es. visita agli ammalati, visita delle famiglie nelle case, funerali, ecc. In questo momento di avviamento ho sentito molto l’affetto della gente. Ci si incontrava sotto una tettoia, in un garage; poi col tempo si è individuato un terreno donato o comperato sul quale si costruiva qualcosa di più stabile. Negli anni ‘80 partecipavano più gli uomini; dal 2000 sono prevalenti le donne, poiché l’uomo è preoccupato della situazione economica e si assenta per lavorare”. Agli inizi celebravo anche 7 Messe alla domenica, in seguito grazie alle Comunità di base, le celebrazioni domenicali sono diventate 22 realizzate nelle scuole e nei centri comunitari o nelle case. Io celebravo due o tre messe alla domenica e mi dedicavo anche alla formazione dei giovani.

intervista don Gianchi1Una volta avviata la pastorale, è filato tutto liscio? 

“E’ stato più semplice trovare collaboratori, ma è subentrata l’urgenza di abbattere in loro la mentalità che Papa Francesco chiama clericalismo, ossia l’atteggiamento del sentirsi arrivati, superiori agli altri una volta che si entra a far parte dello status del clero. Capitava che un buon padre di famiglia, responsabile della Comunità di Base, diventato ministro, iniziasse a comportarsi con superiorità, giudicando gli altri, distanziandosi dalla cultura del suo popolo. Questo atteggiamento è tipico del povero, quando ha l’opportunità di essere in un piano superiore ai suoi simili. Come spiega Paolo Freire: “…quando l’oppresso si sente in una situazione di superiorità ai suoi simili, presto sarà portato a ripetere i comportamenti dell’oppressore”. Questo può succedere nella società in genere come purtroppo anche nella Chiesa.

Questa è stata la difficoltà principale nel lavoro e nella formazione dei miei collaboratori. Ricordo anche che la chiesa cattolica è una struttura ecclesiastica meno forte se confrontata con la chiesa evangelica o pentacostalista che fa proselitismo col denaro e con la pubblicità attraverso i mass-media”.

A cosa ti ispiri nell’impostazione della tua pastorale? 

Considero l’evangelizzazione e la promozione umana (Papa S. Paolo VI) un binario fondamentale della pastorale. Essa necessita di questo binario per essere chiesa  presente nel mondo. In questa fase di missione non ci si deve preoccupare del numero dei battezzati o delle Messe o delle Prime Comunioni, ma come abbiamo coscientizzato e abbiamo facilitato un rapporto più autentico tra loro, con il creato, la natura, l’ecologia, con il povero, il senza terra, il senza tetto, il disprezzato. Guardo alla fratellanza, alla chiesa in uscita che non ha come primo obiettivo l’aumentare i fedeli in chiesa, ma la solidarietà e l’abbraccio all’escluso. Il binario di cui parlavo prima si è sviluppato e concretizzato attraverso vari progetti, che si rivolgono ai bambini piccoli da 2 anni fino ai giovani e adolescenti di quasi 20 anni. Tra bambini e adolescenti abbiamo oltre 1.000 persone accolte nelle nostre scuole e nei nostri laboratori. Cerchiamo di rispondere ai problemi del Brasile avvicinandoci e condividendo con i grandi movimenti popolari per la riforma agraria e riforma urbana (Sem Terra – Sem Tetto). Abbiamo trasformato una favelas con un progetto comunitario, costruendo 128 case ed un forno comunitario per la produzione del pane che è distribuito gratuitamente per i nostri bambini e per le famiglie più povere. Portiamo avanti corsi di taglio e cucito, di informatica, educazione al rispetto dell’ambiente e corsi pratici di biologia negli orti comunitari. Stiamo allestendo una scuola per un centinaio di giovani apprendisti con insegnanti specializzati per la loro formazione, inserendoli direttamente nel mondo del lavoro.

intervista don Gianchi3Non deve essere stato facile avviare tanti progetti. 

Essere unico parroco in una parrocchia di 80 mila abitanti (ora le parrocchia sono due) ha comportato momenti decisionali frequenti; non avevo persone con cui confrontarmi sulla efficacia della mia pastorale. Avevo bisogni e necessità di spiegazioni. All’inizio ero davvero isolato. Mi chiedevo:- E’ giusto ciò che faccio? La mia solitudine non consisteva nell’essere da solo, anzi, la mia casa era sempre piena di gente giorno e notte. Ma ero solo nelle decisioni, nelle scelte , nella conduzione. Questa situazione è stata poi alleviata dalle molte visite che ricevevo dall’Italia, poiché nei primi tempi il Brasile era punto di riferimento per la teologia della liberazione, per le comunità ecclesiali di base, per i movimenti popolari; la nostra parrocchia era molto impegnata sul fronte dei diritti umani e si accoglievano anche decine di persone provenienti dall’Italia: finalmente potevo chiedere pareri. – Cosa vi è piaciuto di più? Cosa vi lascia perplessi? Chi arrivava in visita era pieno di ideali, aveva una grande sensibilità ed il loro parere per me era importante. 

Un ricordo particolare? 

“Un giorno una mamma mi avvicina: – Non riesco a custodire i miei figli di 8 e 10 anni durante la giornata, poiché devo lavorare; restano soli a casa, ma quando ritorno sono già usciti di notte per prendere il treno per S. Paolo dove consegnano bustine di droga ricevendo pochi spiccioli. La mattina rientrano ma io sono già uscita -. Invito allora la donna a portare la sua testimonianza durante la messa, esponendo il suo caso. Noto che il problema è condiviso da molte madri. Così decido che il capannone  usato per la messa domenicale possa ospitare i loro figli durante il giorno. Da li nasce la prima decina di bambini che diventa così la prima Creche. I bambini vengono volentieri, rinunciano agli spiccioli che guadagnavano dai trafficanti, poiché sono contenti di stare insieme con gli altri coetanei; ai bimbi piace socializzare e giocare. Stare insieme è un valore, è naturale ed il gruppo è importante. Sono scalzi e spontaneamente fanno più volte la doccia al giorno. Abbiamo volontari che cucinano e gestiscono i giochi. Dall’asilo è nato poi il progetto delle adozioni e sostegno a distanza promosso dal Centro Missionario di Reggio Emilia e sostenuto da tanti amici e benefattori, con donazioni all’Associazione Caritas Sao Francisco che opera a Jandira”. Ora, oltre alle iniziative di promozione umana questi asili e doposcuola accolgono più 900 bambini dai 2 ai 14 anni.

intervista don Gianchi4Ti sei fatto molti amici. 

“Anni fa nell’Acre Amazzonia, avevamo proposto il Catechismo della Terra e si spiegava alla gente che aveva il diritto di rimanere su quella terra perché da molto tempo la abitava. Arrivavano uomini armati inviati dai proprietari latifondisti che minacciavano e bruciavano tutto. La popolazione spaventata non reagiva, ma si fece avanti un uomo, poi diventato famoso per le sue azioni di resistenza: Xico Mendez, martire dell’ecologia. Viveva nella foresta e lì coordinava i gruppi di resistenza che combattevano chi distruggeva la foresta e incendiava le loro abitazioni. I padroni l’hanno assassinato. Era un mio grande amico e lo ricordo sempre e mi da forza per continuare nel cammino di un mondo più giusto e fraterno, rispettando il più povero dei poveri (il più impoverito) che è il nostro pianeta Terra, la nostra Casa Comune”.

Intervista realizzata da Franca Borghi