La scimmia nuda balla

 

“Essere o dover essere
Il dubbio amletico contemporaneo come l’uomo del neolitico”.

Quando sento la melodia e l’inizio di questa canzone, mi viene automaticamente il mio solito sorrisetto da furbetto.
Intanto colgo l’occasione e mi presento, “SONO” un bimbetto piccoletto (ancora per poco, cresco a vista d’occhio), mattarullo, canterino e tanto bellino.
Lo so non lo direste mai, ma in questa casa della caritá, dove vivo insieme a delle stravaganti suore, ascoltiamo spesso le canzoni di Francesco Gabbani, soprattutto dopo pranzo e dopo cena, accompagnate dal sottofondo dei rumori dei piatti che vengono lavati, mentre Suor Rita mi dá da bere. Devo ammettere che la faccio un po’ arrabbiare, la scruto con i miei occhietti da gufetto e le faccio gli scherzetti, a volte non lo faccio apposta, a causa di qualche dolorino, rumori, persone che entrano ed escono, forse anche per qualche pensiero che mi passa nella mia testolina, e per i miei muscoli pazzerelli che faccio fatica a controllare, ma altre volte mi diverto proprio, anche perché i miei sputacchi le lavano la faccia.
Ovviamente non vivo solamente con le suore (per fortuna), in tutto siamo sei ospiti più i volontari e tutti quelli che ci vengono a trovare e ad aiutare. In questi anni sono passate tantissime persone. Il paesino in cui viviamo si chiama Vau i dejes si trova a nord ovest dell’Albania. Lo conosco bene perchè amo fare tante passeggiate, sono un osservatore mi piace salutare e mandare baci, mi diverte fare il contorsionista sul mio bolide spinto spesso da suor Maria e da Rejina.

Albania vau dejes camilla 2
Suor Maria è una mattarulla quasi ai miei livelli, mi fa tanto ridere cerca di ascoltarmi e di capirmi, si prende cura di me mi parla in albanese e addirittura mi traduce ciò che dice il Papa la domenica in televisione. Io impazzisco per il Papa, soprattutto quando proclama e dà la benedizione, non ci sto nella pelle, tutto il mio corpo e addirittura il muscolo dell’orecchio sprizza di gioia incontrollabile.
Invece Rejina è stata la prima ospite della casa, ha tagliato il nastro nel momento dell’inaugurazione 9 anni fa. Anche lei é una pazzerella ricciola ironica, balla molto bene, mi distrae quando fatico a mangiare, mi fa impazzire e divertire quando fa il balletto della bella lavanderina e quando interrompe quello che sta facendo, per venirmi a cantare l’ Ave Maria al suono delle campane. Lei ha sofferto molto in questo periodo di pandemia perché le piacciono le feste, le piace stare in mezzo alle persone, ma in questo momento purtroppo si deve accontentare della nostra compagnia. Nonostante questo Rejina durante la giornata riesce a creare dei momenti in cui strappa un sorriso a tutti. Per esempio rimango affascinato alla scenetta che fa quando si nasconde dalla Dila (una delle tre nonne della casa) e sempre identica, ma ogni giorno che la inscena fa sempre ridere.
Dila come ho detto e una delle anziane, è discreta autonoma e molto devota, prega tanto, verso sera sembra che riceva messaggi dagli alieni, invece è solo la sua radio della sua camera che con voce robotica trasmette la messa, ma visto che é un po’ tanto sorda, la sentiamo tutti.
Mi piace osservarla quando sparecchia e quando mangia, e generalmente le persone che starnutiscono mi fanno sorridere perché lo starnuto risalta la loro buffaggine nell’esternarlo.
Invece la più anziana della casa è Mrika, mi ricorda tanto la nonna di Miguel del film di Coco, ha le stesse treccine. Secondo me reincarna la tipica anziana albanese soprattutto come si veste: colorata con tanti strati, pantaloni, gonna grembiule e bandana. È bella mattarulla anche lei. Mi chiama sempre Pucci Pucci, lei e la Dila fanno a gara a chi sente meno. Mi fa tanto ridere quando a tavola nel silenzio più assoluto nel momento in cui nessuno se lo aspetta, Mrika ci delizia con le sue emissioni di aria rumorose, dalla bocca, proveniente dallo stomaco (nome scientifico ruttino) Anche a lei le piace pregare e si sente persa se in mano non ha il suo Rosario bianco a cui è molto legata.
Ogni tanto se c’è molto vento fuori o c’è una brutta giornata, io non posso uscire, quindi mi arrabbio un pochino, e faccio il mescolino per intenerire le suore. Devo ammettere che Lena, la terza signora della casa, meno anziana delle altre, ma bizzarra e mattarulla anche lei, riesce in quel momento a distrarmi e a consolarmi iniziando a parlare senza fermarsi, guardando fuori dalla finestra e facendo finta di mandar via un bambino bodal (pazzerello).
Anche alla Lena piace vestirsi di mille colori diversi, le piace molto parlare, crea tantissime calze colorate , a letto i suoi pupazzi sono gomitoli di lana colorata e mi fa avere uno sguardo interrogativo quando suona l’ukulele come se fosse un violino.
Lo so vi state preoccupando, ma vi rassicuro svelandovi che non sono l’unico giovincello e ometto della casa, meno male che oltre a me c’è Fabjan. Fabjan é lunghissimo lui cresce ogni giorno di più, e ormai è quasi maggiorenne. Anche lui è un bel personaggio. Gli piace dormire di giorno e di notte fa festa. Fabian mi fa tanto ridere quando tira giù i libri dall’armadio oppure mentre mangia, non sta fermo con le mani e fa rovesciare tutta la pappa alla Camilla.
Quando mangia è molto felice, il suo bolide ha 2 ruote, molto grosse e nonostante in alcuni momenti abbiano i freni lui riesce a spostarsi e a girarsi verso le sedie vicine per tirarle giù, Fabi demolitore silenzioso.
Poi come ho detto prima, oltre agli ospiti ci sono anche i volontari, che vengono ad aiutare. Ci sono le signore che al mattino vengono a pulire, quando arriva Gina impazzisco di gioia, è molto materna con me: mi fa il bagno, mi cambia, mi dá da mangiare, mi prende in braccio, nonostante io stia diventando pesantuccio, e mi fa giocare. Poi c’è monsignor Simon Kulli che viene tutti giorni a celebrare la messa, si vede molto che io lo faccio divertire, stravede per me, mi fa spegnere le candeline mi scarrozza in giro per casa e mi fa giocare. Ogni giorno viene Izmir a farmi un ora di fisioterapia, finalmente dopo tanto allenamento riesco a distruggere la torre alta
che Izmir mi crea. Spesso appare don Mark che si preoccupa di non farmi uscire quando c’è troppo vento. Ci sono Lisa, Pascka, Tona, Marta, Esterina, Florinda, Mariana e tanti altri che e ci aiutano e ci sostengono.

Albania vau dejes camilla 10
Devo ammettere che le donne albanesi sanno fare veramente tutto, lavorano tanto senza lamentarsi, adesso stanno iniziando a fare il Raki (liquore molto amato) anche al mattino presto.
In questo periodo suor Maria é ritornata in Italia, per fortuna che esistono le videochiamate, perché così posso parlarci e riderci virtualmente. Però suor Rita non è rimasta da sola, sono arrivate Camilla e Suor Teresa.
Suor Teresa è altissima, per guardarla devo proprio alzare gli occhi in cielo, parla in modo pacato ed angelico, in questo momento é la donna più entusiasta della vita di Vau i dejes, io però faccio un po’ il sostenuto e per strapparmi il sorriso le sta provando tutte.
Invece Camilla è bassetta, un po’ svampita e lenta a vestirmi, prima di beccare il verso giusto dei miei pantaloni e poi infilarmeli c’è ne vuole, però a margini di miglioramento. infine suor Rita mi cambia 10 volte a giorno perché sudo e non vuole che prenda freddo, mi riempie di pezze e foulard mi fa sembrare un lord. Non sta mai ferma ha tanta energia e attenta ai dettagli ed è bella mattarulla anche lei.
L’altro giorno, che ridere, io stavo tornando dal mio giretto con Camilla, l’abbiamo sgamata che stava scappando nascondendosi tra gli alberi perchè non voleva che vedessi che stesse andando a messa senza di me. Ma io l’ho vista subito anche grazie a Camilla che le è andata incontro pensando che fosse un gioco. 

Albania vau dejes camilla 6
Eccomi vi ho voluto raccontare questa realtá e questa esperienza che sto vivendo ormai da un mesetto, provando ad entrare nella testolina di Pashku dell’ospite più piccoletto che ha nove anni. Immaginandomi di raccontarvi la sua famiglia allargatissima come se fossi lui. Ovviamente é la mia percezione sicuramente i pensieri e le descrizioni di Pashku saranno più spensierati, forse più dolorosi e sofferenti ma anche molto più divertenti.
Vi ho raccontato una piccolissima parte anche in modo superficiale perché in realtà c’è tantissimo da scoprire su tutti loro.
Grazie perché nonostante, soprattutto all’inizio sia stato abbastanza faticoso poichè i ritmi sono intensi, e lo sapete che io sono pigra e poco concreta, voi mi donate la forza di un bufalo.
Grazie perché mi state facendo mangiare tantissime cipolle che io amo.
Non posso che lasciarvi con una delle mie poesie preferite, che guarda caso é sulla cipolla.

La cipolla è un’altra cosa.
Interiora non ne ha.
Completamente cipolla
Fino alla cipollità.
Cipolluta di fuori,
cipollosa fino al cuore,
potrebbe guardarsi dentro
senza provare timore.
In noi ignoto e selve
di pelle appena coperti,
interni d’inferno,
violenta anatomia,
ma nella cipolla – cipolla,
non visceri ritorti.
Lei più e più volte nuda,
fin nel fondo e così via.
Coerente è la cipolla,
riuscita è la cipolla.
Nell’una ecco sta l’altra,
nella maggiore la minore,
nella seguente la successiva,
cioè la terza e la quarta.
Una centripeta fuga.
Un’eco in coro composta.
La cipolla, d’accordo:
il più bel ventre del mondo.
A propria lode di aureole
da sé si avvolge in tondo.
In noi – grasso, nervi, vene,
muchi e secrezione.
E a noi resta negata
l’idiozia della perfezione.
Szymborska Wislawa

Camilla Lugli