L’ecosistema e l’unica famiglia umana
Perché il tema ecologico si è imposto così fortemente proprio ai nostri tempi? Probabilmente perché mai come nella nostra epoca l’applicazione delle scoperte scientifiche alla tecnologia ha determinato una tale trasformazione dell’ambiente, sia in senso positivo che negativo. Pensiamo soltanto all’immensa quantità di rifiuti e di scorie che il sistema industriale ha prodotto dal secolo passato a oggi. Pensiamo ai rifiuti di plastica, che hanno invaso la terra a partire dagli anni Trenta (la plastica, lo sappiamo, si ottiene dalla lavorazione del petrolio). Pensiamo all’inquinamento atmosferico, che determinerebbe, secondo alcuni, cambiamenti rilevanti nella meteorologia, scioglimento dei ghiacci polari, compromissione della catena alimentare marina e distruzione degli ecosistemi. Tutti questi fenomeni inoltre potrebbero costituire una possibile concausa dell’aumento delle migrazioni.
Le scienze ecologiche contemporanee hanno creato la parola “ecosistema”: essa ci dice che tutte le creature sono interconnesse tra loro, e perciò di ognuna deve essere riconosciuto il valore proprio. “Tutti noi esseri creati abbiamo bisogno gli uni degli altri”, scrive il papa.
Tutto ciò ci fa comprendere che l’ecologia è una scienza sociale, che riguarda non soltanto il nostro rapporto con l’ambiente, ma anche la povertà e il degrado che nascono laddove tale rapporto è corrotto. Siamo una sola famiglia umana e abbiamo una responsabilità gli uni per gli altri. Già san Giovanni Paolo II aveva queste preoccupazioni: “I cristiani avvertono che i loro compiti all’interno del creato, i loro doveri nei confronti della natura e del Creatore, sono parte della loro fede”.
La terra ci è data per essere distribuita, perché tutti possano goderne e trarne alimento per la propria vita e godimento, felici di essere in un habitat degno dell’uomo. Affermare l’interconnessione di tutte le creature è possibile soltanto, come abbiamo accennato sopra, quando l’uomo accetta di non essere il padrone assoluto delle cose e della vita. “L’uomo deve rispettare la bontà propria di ogni creatura, per evitare un uso disordinato delle cose”.
L’uomo in rapporto con la creazione
L’ecologia vede il creato come gloria dell’uomo, come habitat degno per la vita. Ogni essere umano, assieme al rispetto verso la creazione, deve nutrire un sentimento adeguato della propria dignità, che è superiore a quella di ogni altra creatura. Tutta la creazione è immagine di Dio, ma l’uomo lo è in modo particolare (cfr. Gen 1, 26-27), in quanto dotato di libertà e intelligenza. Ogni concezione della natura che elimini questa differenza fra l’essere dell’uomo e l’essere degli animali e delle piante misconosce il disegno di Dio, finendo per idolatrare le creature e per rovesciarsi in una forma di violenza sull’uomo.
Come si vede, il tema ecologico mette in luce il grande equilibrio della visione cristiana della vita. L’uomo non può pensare di essere Dio, ma nemmeno può concepirsi semplicemente come animale o pianta. Non può distruggere la creazione, ma sa che essa è destinata a una trasformazione radicale. Deve rispettare animali e piante, ma sa che essi sono disponibili per la sua sopravvivenza e per la bellezza della sua casa. “Il modo migliore per collocare l’essere umano al suo posto e mettere fine alla sua pretesa di essere un dominatore assoluto della terra, è ritornare a proporre la figura di un Padre creatore e unico padrone del mondo”.
Per la cultura giudaico-cristiana, la creazione non è un idolo. La natura è finalmente demitizzata: essa non è Dio. Questo dato segna una distinzione netta rispetto alle culture pagane. La natura è un mondo fragile, affidato a un essere fragile come l’uomo. Un mondo fragile “dove molte cose che noi consideriamo mali, pericoli o fonte di sofferenza, fanno parte in realtà dei dolori del parto, che ci stimolano a collaborare con il Creatore”.
San Paolo parla, nella Lettera ai Romani, di una creazione che attende la propria trasformazione, che è nelle doglie del parto. Questo significa, come scrive la Laudato Si’ (rifacendosi alla teologia di Teilhard de Chardin), che “lo scopo finale delle altre creature non siamo noi, tutte avanzano insieme a noi e attraverso di noi verso la meta comune che è Dio”. Naturalmente questo non vuol misconoscere la differenza sostanziale tra il mondo animale/vegetale e l’uomo, ma mette in guardia da un possibile dispotismo.
Creazione, verità e bellezza
L’attenzione al tema della salvaguardia dell’ambiente svela una relazione profonda tra verità e bellezza. Quando l’uomo crea intorno a sé distruzione, ritenendosi padrone di tutto in ragione dei propri guadagni o della propria forza, uccide anche la possibilità per i propri fratelli di incontrare la verità della vita. Un mondo abbruttito e deturpato, causa di malattie e di morte, oscura nel cuore dell’uomo l’idea di Dio come padre, e quindi allontana l’umanità dalla scoperta del proprio fine ultimo. Non è un caso, ad esempio, che intorno al mondo della corruzione e della criminalità organizzata, che gestisce per sé privatamente luoghi di sfarzo e di ricchezza, ci sia poi spesso una realtà di ambienti degradati e disumani. Non è perciò strano che Francesco abbia dedicato nell’enciclica sull’ecologia un ampio spazio al patrimonio artistico e culturale come parte dell’habitat dell’uomo, alla valorizzazione delle tradizioni culturali dei popoli, alla pianificazione urbanistica, alla qualità della vita nelle città, alla cura del corpo.
Come si vede il tema ecologico include tante problematiche oggi molto vive, comprese le differenze di genere e l’eutanasia: l’enciclica ci ricorda che non è possibile vivere una vera spiritualità ecologica senza conversione interiore, aiutandoci anche in questo caso ad approfondire una via già aperta dai pontificati precedenti.
Il papa nella Laudato Si’ vede nel paradigma tecnocratico il sistema con cui oggi si esprime la volontà di potenza dell’uomo che concepisce se stesso come padrone assoluto dell’universo. Negli ultimi decenni si è realizzato l’incontro deleterio fra un’economia sempre più legata alla finanza e sempre più sganciata dal bene effettivo dei popoli del mondo, soprattutto dei poveri, con una politica asservita a questo progetto economico. La tecnologia è diventata così il braccio operativo del progetto egemonico di alcuni uomini sull’universo.
Papa Francesco invita perciò a ritrovare un pensiero politico ed economico, un programma educativo, una spiritualità, capaci di resistere di fronte a questo paradigma: “Non ci sarà una nuova relazione con la natura senza un essere umano nuovo. Non c’è ecologia senza un’adeguata antropologia”. Tutto ciò preconizza un’esistenza più sobria, più attenta all’altro, in controtendenza rispetto al consumismo ossessivo e all’egoismo che sembrano dominare il nostro tempo. Naturalmente un tale cammino è impossibile senza un’opera educativa.
Affinché possa maturare un’autentica coscienza/spiritualità ecologica occorre realmente una rivoluzione del pensiero dell’uomo verso se stesso. Non bastano nuove leggi o nuovi programmi politici: è necessario superare la cultura del relativismo. Soprattutto occorre, come Benedetto XVI ha ripetutamente affermato, il riconoscimento di Dio come attore principale della storia dell’uomo. In questa prospettiva Francesco ci chiede di collocarci con la Laudato Si’: nella consapevolezza, cioè, che “il destino dell’intera creazione passa attraverso il mistero di Cristo”.
[Tratto da: M. Camisasca, Abita la terra e vivi con fede, PIEMME Mondadori 2020]