La Quaresima missionaria, istituita più di 50 anni fa da mons. Gilberto Baroni, è per tutti noi l’occasione per riprendere coscienza di una dimensione fondamentale della nostra esistenza. La missione, infatti, non è qualcosa di accessorio alla vita cristiana, propria solo di alcuni. Essa, al contrario, entra nella definizione stessa di cristianesimo e riguarda tutti noi. Con il battesimo siamo stati innestati nella vita di Gesù e siamo dunque entrati a far parte della missione che il Padre realizza inviando nel mondo suo Figlio e, insieme a lui, lo Spirito. Non esiste comunità cristiana, non esiste vita di fede o rapporto vero con Dio e con il prossimo, che non siano mosse dal desiderio di conoscere e far conoscere Gesù, che non tendano ad abbracciare il mondo intero, che non abbiano questo respiro cattolico.
Come possiamo restare tranquilli al pensiero che tanta gente, vicina e lontana, ancora ignora l’avvenimento più importante della storia del mondo e della propria storia personale? Che cioè Dio si è fatto vicino, ha mandato suo Figlio e noi non siamo più soli, imprigionati nelle nostre paure o nei nostri peccati? Gesù è venuto a dirci che siamo voluti, amati e continuamente perdonati da un Padre che non ci abbandona mai. Non veniamo dal nulla e non andiamo verso il nulla!
La comunicazione del dono che abbiamo ricevuto è anche la strada maestra che ci permette di comprenderlo e viverlo appieno. La missione, da questo punto di vista, prima ancora che il più grande atto di carità che possiamo vivere verso gli altri, è innanzitutto un’esigenza della nostra vita di fede, un atto di carità nei nostri confronti. Anche per Gesù la missione tra gli uomini è sempre stata il riflesso del suo dialogo con il Padre, una strada per entrare, come uomo, in una più profonda conoscenza di Lui.
Lo struggimento perché Gesù e la sua Chiesa siano conosciuti diventa dunque lo struggimento perché la nostra vita sia sempre più plasmata dalla preghiera e dal silenzio, dal servizio come riflesso di un rapporto personale e profondo con Dio. San Francesco d’Assisi, uno dei più grandi missionari della storia della Chiesa, diceva ai suoi frati che per poter portare Gesù alle persone che incontravano, dovevano stare attenti a non uscire mai dalla cella e dal silenzio del loro cuore, cioè da un dialogo intimo e continuo con il Signore.
Il titolo che il Centro Missionario Diocesano ha scelto quest’anno per la nostra Quaresima missionaria – “Con la missione… Tutti fratelli” – richiama l’ultima enciclica di papa Francesco. Durante questo tempo possiamo riprendere in mano questo testo e meditarlo. In esso, tra le varie riflessioni, troviamo anche il fondamento della missione della Chiesa. Nell’ultimo capitolo, l’VIII, il papa sostiene che «senza un’apertura al Padre di tutti non ci possono essere ragioni solide e stabili per l’appello alla fraternità» (n. 272). «Per noi la sorgente di dignità umana e di fraternità sta nel Vangelo di Gesù Cristo. “Da esso scaturisce per l’azione della Chiesa il primato dato alla relazione, all’incontro con il mistero sacro dell’altro, alla comunione universale con l’umanità intera come vocazione di tutti”» (n. 277).
Desidero ringraziare coloro che lavorano nel nostro C.M.D., i nostri missionari – sacerdoti, diaconi, religiosi e laici – sparsi nelle nostre comunità e soprattutto coloro che vivono la loro missione a nome di tutta la nostra Chiesa diocesana in Brasile, Madagascar, India, Albania e Rwanda. A tutti loro il nostro ricordo grato e la nostra continua preghiera.
17 febbraio 2021