Diario Albanese: 21-28 luglio 2023

 

Don Paolo Bizzocchi, parroco dell’Unità Pastorale “Gioia del Vangelo” con un gruppo di giovani della sua parrocchia sarà in Albania dal 21 al 28 luglio 2023 per conoscere la realtà della missione albanese e fare un’esperienza di servizio nella Casa della Carità di Vau Dejes. Ogni giorno don Paolo ci invierà un breve resoconto.

VENERDÌ 21 LUGLIO
Tra occhi indecisi tra lo stupito ed il preoccupato di mamme ancora un po’ incredule, siamo partiti.
Lo scorrevole tragitto autostradale ha portato ad una più lunga attesa in aeroporto, ma la ricca cambusa di Matteo ha attenuato il trauma. L’aereo pareva in orario, ma alla fine é riuscito ad accumulare un’ora di ritardo: chi viaggiava la prima volta aveva diritto di goderselo un po’.
Arrivati in Albania abbiamo scoperto che é come l’Italia: stesso caldo… La gentilezza di d. Kastriot ha attenuato il trauma con bibite fresche. Giunti Lac Vai Dejes il sorriso corrucciato di Regine ci ha aperto le porte al nuovo mondo che stavamo per varcare. L’ingresso della Caritas e Casa della Carità richiama la Casa Bianca, ma le logiche interne sono ben diverse. L’incontro con sr. Rita, sr. Maria, e ancora di più con Lisa e la sua cucina ci fanno sentire immediatamente a casa. L’Albania inizia a piacerci…

SABATO 22 LUGLIO
Il primo giorno albanese inizia con la Messa in lingua del vescovo Simon, seguita da un breve ma significativo incontro con lui, grazie a Dio in italiano. Ci informa anche sulla drammatica situazione di tanti giovani che emigrano e cadono nelle mani della malavita, per poi trovare la nuova patria in carcere.
Alle 9.30 siamo a Scutari, accolti da Paolo e Klara che subito ci portano dalle monache cappuccine che vivono nell’ex sede della Sicurimi, la terribile polizia segreta del regime. La mezz’ora di incontro programmata diventa quasi un’ora e mezza: forse attratte dall’attenzione dei nostri le cappuccine si donano con abbondanza, soprattutto le sorelle albanesi che ci fanno partecipi delle lunghe e terribili sofferenze del loro popolo e delle loro famiglie. La successiva visita alle carceri completa il quadro impressionante dei cinquant’anni di dittatura. In bene ed in male l’uomo non cessa mai di stupire.

La successiva visita alla città conclude in una trattoria che fa cibi tradizionali. Anche qui si va di abbondanza, ed i nostri ancora si fanno notare per il loro impegno, non più di orecchie, ma di bocca.
Un giro al lago di Scutari con bagno della componente maschile completa la visita scuterina.

Tornando iniziamo il nostro impegno di servizio, fermandoci a Deja ove finalmente incontriamo sr. Denada, che inizia ad introdurci nello spirito e nella pratica del Campo che inizieremo lunedì.

La cena di Lisa, una gioiosa visita alla Casa con Regina che guida il ballo, due passi ed una partita a carte concludono la serata. Si può andare a dormire, ma non prima di aver iniziato a pensare ai giochi di lunedì.

DOMENICA 23 LUGLIO
Dopo una colazione con frittelle dolci ed un latte con colore e gusto “dei tempi antichi”, ci avviamo per la Messa a Deja. É la seconda Messa in Albanese in due giorni: chiede pazienza, curiosità ed un po’ di fede. Arriviamo che sotto la guida di alcuni uomini stanno cantando il Rosario: sono anziani, di certo qualcuno di loro lo aveva fatto anche negli anni bui, con rischi enormi. Alla fine della Messa veniamo presentati all’assemblea: è un gesto efficace, che innanzitutto produce un paio di inviti dal gelataio… É un loro modo per dimostrarci riconoscenza e fiducia.
Nello spazio prima del pranzo andiamo a Gomsique, ove la missione reggiana ha avuto la sua base per molti anni. Il paese pare vuoto, ma il fiume che scorre sotto il paese, anche se non pieno, é un’attrattiva enorme, alla quale ci permettiamo di non resistere.
Anche al pomeriggio troviamo ove bagnare i piedi e non solo: il lago che sovrasta Lac ha alcuni punti accessibili e comodi e ci guardiamo bene dal resistere a tanta grazia. Potendo arrivare a questo punto di accesso con la macchina, ci proponiamo di tornare al più presto con gli ospiti della Casa della Carità.

Insomma: oggi abbiamo fatto anche un po’ di domenica, poi domani si inizia per davvero!

Verso sera torniamo a Deja, ove sr. Denada oggi iniziava a raccogliere adesioni alla festa.
Trovando già molti bambini ci preoccupiamo per la lingua; una delle nostre ricorda quanto ha detto ieri il vescovo Simon: “c’è un linguaggio che ci accomuna, quello dell’amore” . E grazie al linguaggio dell’amore (aiutato dall’inglese, che anche i bambini conoscono…) il collegamento é presto fatto.
Intanto con tre dei nostri andiamo al luogo di un secondo GREST che animeremo, situato in una scuola materna di un altro quartiere. Una particolarità: dopo un inverno demografico, qui i genitori hanno ripreso a fare figli. Una speranza anche per noi?

Il Signore ci accompagni!

LUNEDI’ 24 LUGLIO
Ci siamo: oggi abbiamo iniziato ad entrare nel vivo della nostra breve permanenza in Albania. Colazione fatta, pulmino riempito… destinazione Deja, ove i tre destinati a questo campo si fermano. I bambini all’arrivo sono meno della sera precedente, si sente il fremito ed il tremore di una cosa nuova da costruire, davanti alla quale ci si sente inevitabilmente piccoli. Già il fatto di non sapere la loro lingua ripropone la questione essenziale: o ci accoglieranno per quello che siamo, o ci troveremo a disagio. La stessa cosa avviene alla scuola materna di Fangu; qui il fatto che non ci si aspettasse nulla accresce la gioia nell’accogliere ogni bambino o bambina che arriva.
Nel contempo d. Paolo incontra Nikolin di Caritas ed è possibile confrontarsi sui giorni seguenti, a partire dalla nostra disponibilità a dividerci in due gruppi per la visita alle famiglie. La faremo martedì e giovedì mattina, dopo il GREST.
Il ritorno a mezzogiorno porta con sé la giusta dose di stanchezza, rinfrancata dalla ormai affermata cucina di Lisa.

Nel secondo pomeriggio torniamo al lago, ma ora con amici speciali: alcuni ospiti della Casa della Carità che accompagnati da sr. Maria, Giada, due giovani in formazione, si uniscono a noi. Per Regina, Fabian, Pasqur è una vera festa, che vogliono godere fino in fondo. Di fatto la loro gioia contagiosa ridà forza ai giovani un po’ stanchi dal servizio lavorativo del mattino, che ritrovano tutte le loro energie fino al ritorno a casa.
Dopo la meritata cena viviamo un momento di verifica dei primi giorni di servizio vissuto insieme: la conclusione è di vera soddisfazione, con un senso di aiuto reciproco nel vivere positivamente il servizio di questi giorni. Poi le opportune partite a carte concludono l’impegnativa giornata: domani lo sarà forse di più, ma questo non spaventa.
Una conclusione: aver bisogno dell’altro e riconoscere ed accogliere questo bisogno è un grande aiuto. Riconoscersi piccoli e peccatori non limita, ma espande le nostre capacità.

MARTEDÌ 25 LUGLIO
Oggi la giornata è pienamente strutturata: si parte con il Grest a Fangu, poi con la Caritas andremo in visita ad alcune famiglie, infine il Grest a Deja. A noi piace sapere cosa dovremo fare, ci dà sicurezza… ma é bene stare attenti, perché tante volte l’opera di Dio e l’umanità più vera e bella vivono proprio nell’imprevisto e nel non desiderato.
Però questo è il nostro schema, e ci entriamo dentro aperti a quello che avverrà. Il bello è che di nostro abbiamo poco da portare e tanto da ricevere.
A Fangu comanda il ballo, che crea un’unità che non ha bisogno di parole. Le parole le mette sr. Mariana, con una breve storia che ogni giorno racconta ai ragazzi. Poi una preghiera, una Benedizione data da d. Paolo (italiana o albanese, quella funziona sempre…) , e balli e corse e quant’altro fa Grest . Le nostre ragazze nei balli fiancheggiano le eccellenze locali, i ragazzi… recuperano nelle corse. Tanta semplicità, che crea bellezza.

Poi partiamo per la visita alle famiglie divisi in due gruppi: uno con Nikolin, l’altro con la moglie Cristiana e Andriana (non mi sono sbagliato, in croato é il femminile di Andrea). Nel gruppo di Cristiana colpisce la visita ad una famiglia che abita ove nemmeno le aquile albanesi osano. Padre, madre, quattro figlie residenti, una sposata, due fratelli emigrati che però a fatica provvedono a se stessi, una sorella morta anzitempo, una casa minuscola nella quale tutte le donne dormono nello stesso letto matrimoniale ed il papà nella sala. Stanno provando a sfrattare la lopa (la mucca) per ricavare il posto per un armadio. Tanta povertà, non solo economica, ma soprattutto sociale. Eppure sorridono, sognano, vivono… e non mancano di offrire un caffè ed una coca cola (il negozio per comprarne altra non è dietro l’angolo).
Il gruppo con Nikolin visita famiglie segnate da malattie e disabilità. Da quanto ci hanno detto qui le famiglie con più problemi di questo tipo sono diverse, forse anche perché persone con difficoltà tendono a sposarsi fra di loro. Qui l’assistenza pubblica non esiste e se non fosse per la Caritas queste famiglie sarebbero in un abbandono totale.
Cristiana ci racconta che da ragazza aveva pensato di partire per aiutare in Africa, poi nella preparazione si é accorta che l’Africa é anche in Albania. Forse noi saremo aiutati ad accorgerci che l’Albania é anche in Italia ed a Reggio.

Ultimo impegno della giornata, il campo a Deja con il corollario di gioiosità e sana confusione al quale ci stiamo abituando.

Le narrazioni sull’alto livello della criminalità giovanile potrebbero scoraggiarci rispetto al nostro impegno educativo. Ma le Parabole del Regno di queste domeniche non ci autorizzano a farlo: la seminagione costante e tenace, il piccolo seme che produce grande frutto, la zizzania che deve crescere col grano fino alla mietitura ci portano all’atto di fede del servizio che non guarda al risultato, ma gioisce per il bene ricevuto e donato.

Giornata piena, narrazione lunga …

MERCOLEDI’ 26 LUGLIO
La giornata prevede i due campi ed un momento in comunione con la Casa della Carità, che si concretizza nel pasto preparato e consumato insieme. Arricchiamo la giornata con un nuovo giro a Scutari, con un obiettivo preciso: mangiare il gelato che non eravamo riusciti ad avere la sera precedente a Lac. Anche questo aspetto non va trascurato: per prendere un gelato degno del nome devi aspettare che sia giorno ed andare a Scutari, per fare una serata fuori devi fare molta strada ed andare a Scutari. Questo su un giovane ha una notevole forza attrattiva ed aiuta a capire la tensione di tanti giovani che stanno scappando all’estero. Gli pare di avere a due passi – un paio d’ore di aereo – una “vita” che qui gli è negata. Se poi si aggiungono le grosse macchine che girano o sono ferme presso meccanici o simili – diverse senza targa, alcune con la guida a destra, provenienti dall’Inghilterra -, la tensione aumenta. Se poi si aggiunge che ultimamente i prezzi si stanno allineando a quelli italiani e non raramente li superano anche su generi di prima necessità – il latte confezionato gira sui 2€ al litro -, diventa difficile convincere le persone che è bene restare qui. Il centro di Scutari fa indubbiamente un’altra impressione, almeno a prima vista, ma i volti molto seri e corrucciati di chi lavora nei bar e di diverse persone a passeggio raccontano di una situazione lontana dall’esser distesa. Grazie a Dio ci sono voci diverse: Francesca, giovane mamma di Deja, sostiene con forza il suo desiderio di restare in Albania e lì far crescere la sua bambina; ha parenti in Italia e negli USA ed ha la capacità critica di capire che ciò che luccica non è sempre oro: “preferisco essere una maestra qui – con stipendi da non dire – che uscire e non essere più nessuno”.
Al Grest di Deja stanno emergendo alcune criticità per la difficoltà a gestire preadolescenti che esprimono con inedia o violenza il proprio disagio (Italia docet…). Alle difficoltà dei nostri coetanei si aggiungono quelle dei sogni distorti e forzati da una realtà che vede le proprie povertà e tocca un’illusoria e pericolosa ricchezza: davanti a biciclette rammendate ed improbabili motorini sfrecciano troppe Audi, BMW, Mercedes e moto di grossa cilindrata ed incerta provenienza. Così si prepara la manodopera per la malavita e la futura clientela per le carceri inglesi ed europee…

Domani faremo il secondo giro con la Caritas: “Dobbiamo proprio andare? Non so se posso reggere cose come quelle che ho visto ieri…”. I cuori stanno lavorando.