Prima della partenza per i campi in missione – Diario
di Samuele Panizza
Metà agosto, metà settembre. Amazzonia. Benedetta, Teresa, Giulia, Carla, Samuele. Persone che partono per andare ad incontrare qualcuno, per andare a scoprire qualcosa, dall’altra parte del mondo. Non sono i soli, decine di giovani hanno scelto di fare questo tipo di esperienza questa estate. Le destinazioni sono le più diverse: Albania, India, Italia, Madagascar. Che cosa li accomuna?
Domenica 25 giugno ci siamo riuniti al centro missionario di San Martino in Rio e guidati dalla catechesi di fra Matteo abbiamo cercato di rispondere a questa domanda, provando a scendere un po’ più in profondità. Attraverso due episodi della vita di San Francesco, abbiamo avuto la possibilità di vedere che sono proprio le situazioni più complicate, dalle quali tante volte vorremmo scappare, che ci aprono a nuovi orizzonti, ad un nuovo modo di vedere le cose molto più ampio rispetto a prima. Camminare in salita costa fatica, ma per vedere più lontano è necessario.
Ecco allora che fare memoria di questi momenti difficili che si trasformano in benedizione, aiuta a vivere la fatica di oggi. Solo se credo che la scomodità in cui sono possa avere un senso, allora sono in grado di non farmi schiacciare dall’impegno che mi è richiesto per viverla.
Ognuno si mette in viaggio proprio per provare a dare una risposta a questa fatica, che magari non ha ancora un nome ben preciso. Talvolta può avere la fisionomia di una noiosa comodità, talvolta di domande anche solo abbozzate: come impiegare al meglio il mio tempo? Esiste una realtà diversa da quella che sto vivendo? Sto dando importanza alle giuste cose?
A fine incontro è stato consegnato ad ognuno un piccolo quaderno. Ecco allora che l’augurio più grande è che ognuno di noi, ogni ragazzo o ragazza che ha deciso di mettersi in cammino, possa essere pagina bianca, aperto a ciò che la vita deciderà di scrivervi (non senza fatica!) attraverso i volti delle persone che incontrerà.
P.S. L’estate dell’anno scorso sono partito per fare due cammini: la Via di Francesco, che da La Verna porta ad Assisi e il Cammino di Santiago che da un piccolo paesino della Francia mi ha condotto prima a Santiago e poi all’oceano. Nei miei calcoli da economista la vita e la sua imprevedibilità non erano ammesse prima di questi due viaggi. Poi qualcosa è entrato nel mio modo piccolo di vedere il mondo e mi ha rimesso in moto. L’Amazzonia si è inserita nella mia vita partendo da lontano, con un altro nome, con il desiderio di andare in Africa, per la strofa di una canzone che parlava di quelle terre lontane e di sorrisi, che io faticavo a trovare in questo periodo di cambiamenti. È entrata di soppiatto, lentamente e con tutta la paura di dover continuare a camminare l’ho accolta, con tutto me stesso. Durante il cammino di Santiago, mentre ero indeciso se vivermi un incontro interessante ma scomodo o scapparne, ho capito che la vita è come una storia. Si costruisce nello stesso identico modo. Nessuno si emoziona mai per il racconto di un uomo che passa dieci anni del suo tempo a lavorare per comprarsi una macchina, eppure viviamo troppo spesso per obbiettivi piccoli, immaginando per la nostra vita orizzonti limitati e sicuri. Cosa succederebbe se questo cambiasse? Se provassimo a fare una scommessa, iniziando a credere che vivere per qualcosa di più grande sia possibile, che vivere avventure appassionanti possa rendere la nostra vita più ricca? Può essere partire ciò che stai cercando?
Buona avventura a tutti quelli che salperanno quest’anno e a chi, ancora indeciso, sceglierà di farlo negli anni a venire. Che la nostra vita possa arricchirsi di nuovi, entusiasmanti, capitoli.