“Datemi una sola ragione che mi induca a restare qui…”

 

In questi anni abbiamo sentito spesso parlare di giovani delusi che lasciano l’Italia con il desiderio di trascorrere la loro vita futura in Inghilterra, Germania, Australia ecc., sicuri di trovare all’estero un avvenire sicuro.

Nel corso del mese di ottobre abbiamo incontrato due ragazze che ci hanno portato la loro esperienza di particolare migrazione e che oggi sono rientrate nella nostra provincia. Prima di raccontarsi hanno volutamente “provocato” i presenti con questo interrogativo: “Siamo rientrate in famiglia dopo un impegno missionario non semplice, ma nello stesso tempo entusiasmante, in Madagascar. Vi chiediamo di dirci una sola ragione che ci induca a fermarci qui a Reggio Emilia, in Italia, visto che là comunque noi stavamo bene“.

Le due giovani, Chiara Ferretti e Cristina Orlandini, accompagnate dal generoso e sempre attento sacerdote missionario Don Fortunato Monelli, ci hanno intrattenuto sulla loro esperienza missionaria e soprattutto aiutato a riflettere sul nostro modo di affrontare la quotidianità e di vivere la fede.

Hanno riscontrato che chi resta in TERRA di Missione per diversi anni, dopo il primo periodo di disorientamento e adattamento, incomincia gradualmente ma sempre più profondamente ad amare la gente, i bambini, gli anziani; impara la lingua, apprezza e rispetta la cultura, la religiosità e i costumi dei luoghi in cui la missione opera. Davanti alla sofferenza e alla povertà i missionari non si “abituano”, né fuggono, restano, senza pensare di salvare il mondo. SI METTONO IN GIOCO, CERCANO IL DIALOGO, ASCOLTANO, SI ATTIVANO E CAMMINANO CON CHI TROVANO SULLA STRADA.

Molti di loro fanno questa scelta temporaneamente; spesso devono tornare in Italia per completare gli studi, rientrare al lavoro, oppure perché finisce l’anno di Servizio Civile o perché la famiglia sollecita un loro rientro. Che dire dunque a queste giovani che NON vanno all’estero per denaro, carriera ecc. ma fondamentalmente desiderano vivere accanto a Comunità povere, sofferenti ma ricche di fede e di sentimenti?  I partecipanti alla serata, oltre ad esprimere loro ammirazione e sincera riconoscenza, hanno provato a rispondere alla loro domanda iniziale. Molti tra i presenti hanno riconosciuto che capiscono la difficoltà a reinserirsi perché’ le nostre Comunità’ non hanno conservato i sorrisi, la serenità’, la tolleranza, la Fede che le due giovani hanno invece trovato in Madagascar.

Le nostre interlocutrici ci hanno detto che chi ritorna in Italia, specialmente quando il Soggiorno/Missione all’estero è andato oltre i ventiquattro mesi, dichiara di non ritrovarsi più nel nostro contesto sociale e avverte che la sua presenza sarebbe più utile in terra di Missione; inoltre fatica a capire il modo di vivere dei coetanei e delle nostre Comunità.

Alcuni interventi hanno sottolineato come i percorsi all’estero che i giovani intraprendono vanno APPREZZATI e INCORAGGIATI, perché i ragazzi possono arricchirsi di conoscenze ed esperienze importanti per il loro futuro, per i paesi che li accolgono e la nazione che li visti nascere e crescere.

Alle due giovani, molti dei presenti hanno detto che qui c’è tanto da “FARE” anche se non è semplice né facile essere Missionari a “casa nostra”.

Le relazioni sociali sono ora più complesse e difficili, i poveri in “spirito” e le tradizionali povertà sono in aumento. Papa FRANCESCO, però, ci dice che la Chiesa deve essere IN USCITA, e chi meglio di ragazzi che hanno operato in terra di Missione può essere occasione/strumento di cambiamento e di arricchimento per le nostre Comunità?

Un intervento finale ha sottolineato come loro, ” SPECIALI MIGRANTI DI RITORNO”, possono aiutarci a vivere la NATURA, L’ECONOMIA, LE RELAZIONI INTERPERSONALI, la FEDE e più genericamente la Quotidianità con SGUARDI DIVERSI, PROFETICI ED EVANGELICI.

Abbiamo concluso la serata con una preghiera corale in ben quattro lingue diverse, assicurando loro il nostro affetto, aiuto e preghiera qualunque sarà la loro scelta.

*articolo pubblicato sul giornale parrocchiale di Montecavolo.