Dal Madagascar – ragazzini al mercato, Giulia Farri e Cela’

Luglio 2018

Ciao a tutti!
Questo mese le parole faticano un po’ ad uscire quindi mi affiderò anche stavolta ad una persona,
precisamente un ragazzino, raccontandovi la sua storia, un po’ meno divertente di quella di Ricot!
I due bimbetti che vedete in foto sono Iabelen (il più piccolino) e Celà!

Celà, il protagonista di questa storia, con il suo amico Iabelen

Il “protagonista” di oggi è Celà.
Ha 14/15 anni, nemmeno lui lo sa, strano eh?! Stando qui però scopri che è una cosa usuale non sapere la propria età, spesso anche i genitori non lo sanno e più l’età avanza più è difficile avvicinarsi
alla presunta cifra esatta!
La prima volta che ho incontrato Celà ero
con Enrica al mercato, a comprare il riso per Ambokala, si sono avvicinati lui e un altro ragazzotto sordo-muto per chiederci qualcosa da mangiare, Celà non parlava, faceva solo gesti per farsi capire da noi e dall’amico, fingeva di essere muto anche lui, un po’ per comodità e un po’ per comunicare con il suo compare!
Da quel momento Celà è entrato a far parte di quelle persone che vedi una volta e non ti scordi mai, ha iniziato a venire al centro ragazzi di cui si occupa Lorenzo in cui io faccio servizio al mercoledì pomeriggio, piano piano ho iniziato a conoscerlo un po’ meglio.
Celà fa parte di un gruppo di 5/6 ragazzetti che dorme e vive al mercato, cosa che per la maggior parte dei malgasci è normale, ma che per me non lo sarà mai, faccio fatica a farmene una ragione, bambini da soli al mercato, senza niente se non i pochi vestiti che hanno addosso.
Celà è un ragazzo dolcissimo con un forte bisogno di attenzioni e non manca una buona dose di furbizia come in ogni quattordicenne del mondo.
Un paio di settimane fa è venuto a cercarci a casa perché stava male, aveva la varicella e abbiamo iniziato a curarlo. Per cinque giorni ogni mattina ci incontravamo e gli portavo le medicine della giornata e piano piano è guarito. Una delle ultime mattine ne abbiamo approfittato, l’ho portato con me al centro d’ascolto di Diana e abbiamo cercato di conoscere un po’ la sua storia per provare ad aiutarlo, cercare di capire se aveva ancora un famiglia, se era stato abbandonato o se era scappato. I suoi genitori si sono separati, la mamma vive con un altro figlio e il suo nuovo marito che a dire di Cela è cattivo, lo tratta male e non lo vuole in casa.
Il padre, anche lui risposato con 5 figli, lo abbiamo trovato e siamo riuscite a parlargli…non mi è piaciuto, io non riesco a fare queste cose senza inevitabilmente affezionarmi alle persone, in particolare ad un ragazzino solo che ha un padre che si mette a ridere quando gli dici che il figlio è stato molto malato ed è dovuto venire a cercare noi perché non sapeva dove trovare la sua famiglia e che se gli chiedi se è disposto a riprenderlo con lui se si comporta bene ti risponde “No, lui non va bene!”.
Come?! È tuo figlio, lo hai messo al mondo tu, come fa a non andare bene?! Come fanno lui e la madre a dormire di notte sapendo che loro figlio dorme al mercato da solo, senza nulla e al freddo, che ruba per rivendere ed avere i soldi per riuscire a mangiare!
Abbiamo sperato per un attimo di riuscire a togliere un ragazzino dal mercato, dargli almeno una casa ed un tetto sotto cui dormire ma non è così semplice, stiamo valutando altre opzioni ma si vedrà perché Celà deve essere il primo a voler far qualcosa per cambiare la sua vita perché un’altra cosa mi sconvolge abbastanza: parlando con questi ragazzi capisci che loro al mercato stanno “bene” hanno scelto di farlo, nel limite del possibile, sono ambientati e si sono creati una famiglia tutta loro, ovviamente i lati positivi per loro sono tanti: vivere senza regole, senza orari, senza dover studiare o lavorare e stare tutto il tempo con gli amici giocando e scorrazzando in giro; diventa quindi difficile rinunciare a tutto questo e andare magari in una comunità in cui si studia e si deve stare a delle regole, devono proprio essere loro a volerlo, tu non puoi fare altro che proporglielo e cercare di farli
ragionare sul loro futuro.
In tutta questa storia abbastanza triste, diciamolo, c’è una cosa che mi fa sorridere e che mi piace tantissimo: questi ragazzi sono così legati da essere diventati una vera e propria famiglia, quando Celà aveva la febbre gli sono stati dati dei vestiti pesanti per stare un po’ più coperto, i suoi vecchi vestiti dove sono finiti? Il giorno dopo, dopo averli lavati, erano addosso ad uno dei suoi amici del mercato che prima aveva dei vestiti completamente distrutti e da buttare, anche quando è ora di mangiare, si incontrano e mettono insieme quello che ognuno di loro ha trovato, dal cibo ai soldi che la gente gli dà e si dividono tutto per poter mangiare qualcosa tutti!
Da questo posso proprio dire che è proprio chi ha meno che condivide di più e spesso ti insegna di più! Non sono contenta del risultato, ma ho imparato tanto dalla storia di Celà e so che sarà una di quelle storie che non mi scorderò mai e che mi voglio portare a casa!
Mi sembra giusto condividerla anche con voi sperando che arrivi anche solo una briciolina di quello che ho provato vivendola!
Giulia