Buongiorno signora! Salama tompoko!
Sono passati ormai due mesi dal mio arrivo in Madagascar, e a me sembra passato così tanto tempo…
Sono arrivata circa nello stesso periodo dei campisti, e fin da subito ho avuto la fortuna di conoscere gran parte dei progetti e di realtà diverse, oltre alle Case di Carità. In questi primi mesi ho incontrato molte persone preziose, visitato diversi luoghi, ammirato innumerevoli paesaggi interrogandomi su ogni cosa. Essere a conoscenza di certe situazioni di difficoltà e di povertà, fa sentire sicuramente impotenti, ma dà la possibilità di aprire gli occhi e di trovare il proprio posto.
Attualmente vivo in Casa di Carità qui ad Ambositra, paese nell’altopiano molto affollato e molto colorato, dove studio la lingua. Il malgascio è senza dubbio una lingua difficile, strutture diverse e parole molto distanti dall’italiano! All’inizio quella della lingua per me è stata una delle difficoltà maggiori. Non poter comprendere la lingua di chi ti parla è tremendo, però allo stesso tempo è stato bello vedere come la comunicazione non sia fatta solo di parole, ma anche di gesti, sguardi che riescono a semplificarla. Di grande aiuto per me, sono stati gli ospiti della Casa, che non si aspettano grandi discorsi da me e mi fanno semplici domande. Basta condividere piccoli momenti con loro, rivolgere attenzioni, sorrisi ed esserci. Ad affiancare la difficoltà della lingua, vi era il timore di uscire da casa, del sentirsi chiamare almeno una decina di volte ‘Vazaha’. All’inizio per me era così ingiusto da farmi arrabbiare, poi ragionandoci non viene detto con cattiveria, ma semplicemente noi bianchi siamo oggettivamente diversi e si sa che il diverso è qualcosa di sconosciuto.
Insomma in questi primi mesi ho avuto un gran da fare. Ho conosciuto la realtà della Caritas insieme al Mompera Max, ho vissuto un mese a casa di Nicola, ho studiato, ho incontrato Frate Leonard tornato dall’Italia per le vacanze, sono stata con la Luigina e i bimbi, ho rivisto la Masera Florance che è qui in Congé della mia Casa di carità a Cavriago e ho passato alcuni giorni a Fiarantsoa in occasione dei primi voti dei Fratelli. Attualmente mi impegno ogni giorno in Casa di Carità perché c’è sempre bisogno, le Masere e gli ausiliari sono molto accoglienti con me facendomi sentire a casa. L’esperienza in casa per me sta avendo la massima importanza nel mio percorso, ne sono molto contenta. Ho capito ancora di più la sua importanza nella mia vita, ed è un tramite tra me e il Signore per conoscerlo meglio ogni giorno.
Tra un mese andrò ad Ampasimanjeva e li inizierà il mio progetto, non vedo l’ora. Credo di aver provato quanto sia faticoso ascoltare senza capire, aspettare, non farsi programmi perché tanto qualcosa verrà cambiato, e chiedere aiuto. Giorno per giorno ho imparato a vedere con occhi diversi la realtà di Ambositra e a trovare i suoi lati positivi, a mischiarmi con la gente. Credo però che la forza ti venga dall’alto che ogni giorno bisognerebbe ascoltare e cogliere quei segni che Lui ci manda. La cosa più importante è che non si è mai soli, c’è sempre qualcuno con te anche se non lo vedi, e questa è una grande certezza.
Un saluto a tutti, Veloma e Amin’ny Manaraka (arrivederci e alla prossima).
Ilaria