Briciole…di Regno!

 

Carissimi tutti,

piene di gratitudine per i pochi ma intensi giorni trascorsi in Albania in occasione del X anniversario della CdC di Vau-Dejës, desideriamo condividere qualche frammento delle piccole grandi meraviglie che la realtà ci ha rivelato in questo tempo.

Ad uno sguardo superficiale potrebbe apparire che la Casa della Carità sia un luogo “irrilevante”, con numeri ridotti, che non produce quella “folla” che la Chiesa d’Occidente, nostalgica del suo glorioso (?) passato, continua a sperare di vedere…

La grazia dello Spirito e il bene che si è posato su di noi ci hanno permesso tuttavia di entrare nella logica evangelica del “SEGNO”.

Una nonna della Casa racconta che al tempo del regime nascondeva qualche briciola di pane nelle calze per permettere in seguito al sacerdote di celebrare l’Eucaristia. Un segno nascosto, decisamente invisibile, che non muove folle né genera fedeli.

Un po’ come i due spiccioli della vedova, come la missionarietà di Teresina chiusa in un Carmelo…

E allora si è manifestato chiaramente un pensiero dentro di noi: possiamo imparare il coraggio di osare una vita autenticamente evangelica!

Quindi, con questo nuovo sguardo incontriamo:

  • le Clarisse di Scutari, il cui monastero nasce nel luogo in cui si trova parte delle carceri del regime, quasi a dichiarare solennemente che Dio costruisce su strutture di male edifici di bene
  • le carmelitane di Nënshat, che offrono la loro vita nella preghiera e nella missione “speciale” di ascolto della comunità locale
  • i padri Carmelitani che, accanto al monastero, offrono opportunità e spazi di preghiera alla Diocesi e oltre.

E vediamo:

⁕ consacrati di diverse famiglie e nazionalità aiutarsi e volersi bene con semplicità e amicizia sincera

⁕ un vescovo con un bimbo in braccio mentre si lascia educare agli affetti sinceri e liberi da chi sembra più fragile

⁕ una diocesi italiana ricca, che ha bisogno di imparare e di convertirsi, godere di un’accoglienza “esagerata” e di un surplus di gioia, di un senso di pienezza che forse non si riesce nemmeno a capire da dove nasca, considerando le tante difficoltà che si aprono davanti agli occhi.

⁕ la comunità di Gomsiqe che fa scendere lacrime a chi, nell’asperità di quel luogo, ha imparato qualcosa di più dell’amore di Dio.

Il giorno della festa ciascuno raccoglie le sue “briciole”, gesti “invisibili” che riempiono il cuore dell’amore di Dio:

‣ la cura per i “dettagli”

Vestiti belli, gel nei capelli, profumi…

‣ un pranzo speciale condiviso con tutti, specialmente con chi è più ammalato; e nel frattempo balli, danze, canzoni che raccontano la bellezza della nostra vita e della nostra storia personale e nazionale

‣ in serata addirittura…un concerto!

E al centro della Liturgia della Vita, ciascuno con le sue briciole, ci ritroviamo in cattedrale per celebrare il grande ringraziamento eucaristico.

E quando il canto di beatitudine di don Gigi Guglielmi risuona in lingua italiana (guidato dai seminaristi reggiani) e in lingua albanese (cantato dalle ragazze del coro e accompagnato da consacrati e strumenti di ogni razza) la promessa di fraternità e di pace fa commuovere nelle proprie viscere tutti i cercatori di Dio…

L’ultimo giorno, prima della partenza, siamo tutti invitati a scrivere qualcosa sul “libro delle banane”, un diario iniziato a Gomsiqe che ora, in CdC, continua a raccogliere i sentimenti, le preghiere e la gratitudine dei tanti che passano.

Lì sopra abbiamo scoperto come la Chiesa albanese, germinata dall’invisibile sangue dei martiri, abbia aiutato tanti giovani a incrociare le strade del Regno e abbia trovato dimora nei loro cuori.

Al termine del nostro breve pellegrinaggio tentiamo di raccogliere questa “montagna” di bene in una piccola-grande parola: FALEMINDERIT! (GRAZIE), nella rinnovata speranza che il seme gettato in terra albanese produca alberi robusti all’ombra dei cui rami gli uccelli del cielo facciano nidi preziosi…e un po’ nascosti!

Suor Augusta, suor Gabriella C, suor Katia