Quando la nostra Chiesa di Reggio Emilia – Guastalla ha risposto alla chiamata della Chiesa brasiliana – “l’Amazzonia chiede aiuto alle Chiese sorelle…” – ci siamo detti subito che dovevamo scegliere l’ultimo posto. Abbiamo visitato alcune Diocesi (Manaus, Alto Solimoes, Borba, Itacoatiara e Itaituba) e la scelta è caduta sulla Chiesa locale di Alto Solimoes con sede a Tabatinga, la triplice frontiera di Brasile, Colombia e Perù. È stata per cento anni una missione dei francescani di Perugia, oggi i frati sono rimasti solo in due parrocchie delle otto che formano la Diocesi e piano piano le altre parrocchie sono affidate a preti diocesani, per ora missionari. La Chiesa locale di Alto di Solimões oltre ad essere attraversata dal rio delle Amazzoni, ospita nel suo territorio un numero incalcolabile di altri fiumi e, tra questi, ci sono il fiume Içà che passa sul territorio della diocesi per 358 km e il fiume Yavarì di 1.200 Km. La diocesi è attualmente guidata dal Vescovo Mons. Adolfo Zon Pereira (classe 1956), saveriano di origine spagnola. La diocesi ha sede nella città di Tabatinga, che è una città di frontiera che confina con il Perù e la Colombia. La popolazione è intorno ai 216.000 abitanti. Negli ultimi 15 anni c’è stata una crescita del 20%. Il 38% della popolazione è indigena. Molte comunità vivono sulle rive dei fiumi e vengono denominate: ribeirinhas. Alto di Solimões è stata elevata a diocesi nel 1991. Il vescovo Adolfo ha chiesto alla nostra Chiesa di servire la parrocchia di Sant’Antonio do Içà perché i francescani la lasceranno nel dicembre del 2019. Proprio il fiume Içà che entra dalla Colombia con i suoi 358 km fino a sfociare nel rio delle Amazzoni è la caratteristica principale di questo territorio, di fatto oltre alle 10 Comunità Ecclesiali di Base della città di Santo Antonio e alle 7 Comunità dell’Alto Solimoes, abbiamo circa 30 Comunità indigene lungo i 358 km del fiume Içà, fino al confine colombiano. La parrocchia di Sant’Antonio do Içà ha una superficie di 12.307,19 Kmq con una popolazione di 24.481 persone di cui 12.984 nella zona urbana e 11.533 in quella rurale. In linea retta dista 879,39 Km da Manaus la capitale dello stato dell’Amazzonia che oggi ha più di due milioni di abitanti; per via fluviale occorre risalire il rio delle Amazzoni per 1.195 Km da Manaus fino a Sant’Antonio do Içà, quindici ore di navigazione veloce. Possiamo individuare alcune sfide sociali alle quali debbono costantemente far fronte le popolazioni della città, ribeirinhas e particolarmente le comunità indigene, la maggioranza dell’etnia Tikuna. In primo luogo la scuola, molto debole nella preparazione degli insegnanti che fino alla quinta elementare usano le lingue indigene locali; precaria è anche la partecipazione dovuta alle grandi distanze e alla difficoltà dei trasporti fluviali. In secondo luogo la salute pubblica, molto debole e spesso con grandi lacune di medicinali specie per malattie come la malaria, la dengue e la cicungonha. L’ospedale più vicino è a Tabatinga a otto ore di navigazione. Non ci sono industrie, l’occupazione principale è l’agricoltura di sussistenza, la pesca, l’impiego nella pubblica amministrazione e l’artigianato, per questo il tasso di disoccupazione è molto elevato. Lo Stato e anche la Federazione è quasi assente sul territorio, unica presenza massiccia è quella dei militari perché è zona di frontiera. Molto diffusa la droga, che entra dal Perù e dalla Colombia in grandi quantità dirette a Belém, sull’oceano atlantico, e da Belém all’Europa; una piaga sociale è l’alcoolismo che distrugge la vita dei più poveri e delle popolazioni indigene che lasciano la foresta per vivere in città. Molte persone, specie ragazze giovani e bambini, spariscono dalle loro famiglie: è il “traffico di persone” che vende i corpi per la prostituzione a Manaus e commercializza gli organi che vengono ritirati dai bambini. Su tutti questi fronti la Chiesa è molto impegnata con le sue Pastorali Sociali che trovano la forza vitale per opporsi al male nella fonte inesauribile della Parola di Dio annunciata e vissuta in Comunità. Possiamo conferire il Piano Pastorale Diocesano nei cinque punti presentati come priorità.
Andiamo come fratelli per camminare insieme, nel rispetto della cultura e del credere dei popoli nativi dell’Amazzonia; ci andiamo con la Speranza nel cuore che abbiamo incontrato nel Vangelo del Signore Gesù e che ci permette di essere autenticamente e solo fratelli e sorelle, compagni nel viaggio della Vita. Padre donaci de essere miti e umili di cuore come il tuo Figlio Gesù.