Testimoni e profeti nel cuore dell’Africa

 

Mi trovo in RD Congo da 9 mesi, nel Sud Kivu, a Bukavu. Mi han proposto di scrivere sulla profezia e la testimonianza. Posso testimoniare qualche opera di Dio qui, in questo angolo di Africa  dimenticato dalla Storia ma non da Dio.

La profezia è il dono di portare la voce della Parola e la testimonianza è l’annuncio che si incarna nella vita di una persona.

Il profeta, il testimone, non è un sognatore ma il narratore di una esperienza che lo ha toccato in profondità, e che lo ha sorpreso, disorientato, fino a cambiare radicalmente il suo modo di guardare Dio, gli altri, se stesso: per questo è capace di essere una presenza qualificata nel terreno sacro della vita del proprio popolo. È una persona capace di tenerezza, ma anche di gridare; di abitare il deserto, ma anche di addentrarsi nelle città; di stare davanti al Signore, ma anche in mezzo alla sua gente. (Don Ezio Falavegna)

Sono circondata da profeti e testimoni della Parola di Dio.

Giovanni Magnaguagno, saveriano, mi racconta che i suoi capelli si sono imbiancati in una settimana, per la tensione, quando han bombardato la cittadina in cui viveva. E’ ancora a Bukavu.

P. Giovanni Magnaguagno

Maria Masson, consacrata laica belga, durante la guerra (1996-2002) si spostava sempre da sola. Passava senza problemi attraverso i posti di blocco di ogni gruppo armato. Quando le han chiesto chi conosceva di così importante e super partes da poterle garantire l’incolumità, rispondeva “lavoro per Nostro Signore”. Anche lei è ancora a Bukavu, insieme a Natalina Isella, la laica consacrata milanese che ha fondato Ek’Abana, la struttura in cui lavoro e dove accogliamo bambine accusate di stregoneria. Natalina ha attraversato Bukavu a piedi, mentre sparavano ovunque, per tornare a Ekabana con del cibo per le bambine.

da sinistra Natalina Isella e Maria Masson (1)

Ci incontriamo per attivarci sulla Laudato Sii. Un giorno abbiamo 15 panini ma 25 persone. Come nutrire tutti durante la pausa? E’ domenica, non troveremo altro pane… Invitiamo i giovani a uscire dalla stanza per condividere il cibo solo con gli adulti. Nicole mi da, di nascosto, 5000 franchi (2,5 dollari, cifra piccola ma che permette di sfamare una famiglia per un giorno, importante per una mamma) per acquistare del pane per i giovani… Il suo gesto mi provoca, recupero 5 dollari e riusciamo a comprare pane a sufficienza per tutti. Nicole e la moltiplicazione del pane.

Nicole

Un giovane mi ferma. Mi racconta che ha una figlia in ospedale e non sa come pagare le medicine (qui dal punto di vista sanitario nulla è gratuito, salvo i vaccini), non ha un lavoro. La sua famiglia ha fame. Gli dico che non ho soldi, ho fretta. Insiste. Lo accompagno dalla responsabile della cucina di Ekabana. Lo ascolta, lo consiglia sulla necessità di trovare un lavoro, apre il deposito e gli dona un sacchetto di farina; con calma e delicatezza, anche se è stata interrotta nel suo lavoro quotidiano, nel preparare il pranzo per 36 bambini.

I bambini che abitano ad Ekabana sono testimoni del perdono, dato e ricevuto. Con loro si lavora perché riescano a  perdonare i loro parenti che li hanno accusati di stregoneria e li hanno cacciati di casa. Col tempo gli stessi parenti comprendono il loro errore e la famiglia si ricongiunge, durante una celebrazione molto commovente. 

attività di doposcuola a Ekabana

E poi c’è Mons. Christophe Munzihirwa, profeta, testimone e martire del Vangelo per tutti noi. Non l’ho conosciuto ma la sua presenza è forte in città. Gesuita, Vescovo di Bukavu dal 1994 al 1996, è stato ucciso in un agguato ben orchestrato. Stiamo pregando ed aspettando con trepidazione la decisione della Santa Sede sulla sua beatificazione. Aiutava i rifugiati, la notte prima del suo assassinio aveva salvato le suore trappiste accompagnandole lui stesso in luogo sicuro. La situazione era seria e pericolosa in città. Aveva intenzione di chiedere per il popolo congolese e per i rifugiati ruandesi e burundesi un intervento umanitario urgente. La sua sofferenza era acuita dal mancato ascolto da parte delle nazioni più potenti, a cui non ha mancato di denunciare gli interessi economici anche del mondo occidentale, causa prima della guerra. Il Congo, la Regione dei Grandi Laghi soprattutto, è forse il paese più ricco al mondo di preziose materie prime. Alla fine della guerra l’ONU ha calcolato che, tra morti diretti ed indiretti, ci sono stati fino a 8 milioni di deceduti, la gran parte civili, donne e bambini
Il pomeriggio del 29 ottobre 1996 fu fermato ad un posto di blocco, scese dall’auto e, con la croce in mano, si diresse verso i militari stranieri che occupavano la città. I soldati lo interrogarono e poi lo giustiziarono. E’ sepolto presso l’ingresso principale della cattedrale di Nostra Signora della Pace a  Bukavu.

Christophe_Munzihirwa_(1926-1996) – arcivescovo di Bukavu

Ogni profeta e testimone che accetta la missione che la Parola gli affida viene in qualche modo strappato dal comfort del proprio piccolo mondo ideale e gettato nella cruda storia del tempo a cui appartiene. Accettando di stare dentro questa storia, essa si rivelerà come tempo di grazia, in cui portare la propria testimonianza di vita e della presenza di Dio nella storia degli uomini. (don Nicola Agnoli).

Auguriamoci di accettare sempre la missione che la Parola ci affida.

Donata Frigerio 

 

la tomba di Mons. Munzihirwa, insieme agli altri due vescovi morti durante la guerra