Quasi un testamento spirituale da don Ganapini

Una commovente lettera di don Ganapini (su cui riflettere) da Tana:

Carissimi amici dell’Amga, del Cmd, di Rtm, di La Libertà, dei Servi della Chiesa, del Rotary club di Parma Est
e tutti voi che in qualche modo date una mano a questo vostro fratello ormai vecchio, ma sempre missionario “jusqu’au bout”, diciamo con Filippo quando ci salutiamo, “fino alla fine”… approfitto della venuta in Italia di Mauro (Rtm) per inviarvi un saluto in Cristo risorto, siamo ancora nel tempo di Pasqua. Un saluto che vuole essere pure un ringraziamento per quello che avete fatto e continuate a fare, specialmente per le nostre piccole scuole dei bimbi poveri della campagna, diocesi di Tananarive. Sì, la riconoscenza l’ho già espressa anche nella lettera del resoconto del 2017, inviata al Cmd. Se qualcuno di voi vuole informarsi meglio e in dettaglio per le varie spese, può rivolgersi al Cmd.

Mi perdonerete se parlo un po’ del sottoscritto. Ma quello che voglio dire non è tanto parlare di me, che sono quel che sono; ma pensare un attimo al futuro della nostra Amga, come ha fatto il caro don Giovanni Voltolini che ci ha lasciato 9 anni fa. I suoi amici infatti hanno voluto che continuasse l’opera di aiuto alle scuole dei poveri chiamandole le “scuole del Dongio”, dico bene?

Venendo allora a noi, dato che da poco ho compiuto i 90 anni, non è per fare il tragico e tanto meno voler prevenire quella che potrà essere la volontà del Signore, però non sarebbe bene pensare alla nostra Amga senza cambiare la parola, ma traducendola così, A=alla, M=memoria, GA=di don Ganapini?

Non è perché questo vecchio bacucco desideri essere ricordato, sia ben chiaro! Ma è per l’amore ai bimbi poveri che desidero ci sia continuazione di un sostegno! Sì, se volete quel “Am”, “Alla memoria”, potrebbe anche essere il ricordo di una amicizia sincera che non si spegne colla morte… ma poi c’è anche un altro motivo, di interesse spirituale; se con quel “Am” ci fosse pure un “requiem aeternam” per quel povero don Pietro, che attenderà certo di essere purificato da tutte quelle incrostazioni di amor proprio, incrostazioni di avarizia, incrostazioni di pigrizia, incrostazioni di ogni genere che debbono essere tolte perché impediscono quella piena comunione di vita con Gesù, che sarà poi il Paradiso… ma che intanto debbono essere bruciate dall’Amore, da quel fuoco dell’Amore che è lo Spirito Santo… allora mi spiego il perché e la convinzione del cosiddetto Purgatorio, che significa purificazione, il cui luogo non può che essere Gesù stesso, e il fuoco l’Amore che è lo Spirito Santo… Certo, quell’Amore brucia mentre purifica. Diceva il compianto monsignor Gilberto Baroni prima di morire: “Pregate per me, così mi abbrevierete un po’ il purgatorio!”. Così anch’io dico a voi, carissimi amici. Naturalmente metto tutto nelle mani del Signore e della nostra Mamma Maria: sia fatta la sua volontà! Tanto più che le anime del Purgatorio non possono più pregare per sé – così c’insegna la Chiesa – ma noi ancora qui in terra possiamo pregare per loro; e quante grazie possiamo ottenere attraverso la loro intercessione! Noi qui in terra possiamo alleviare la loro sofferenza, perché, pur nella speranza di raggiungere presto il Paradiso, essa (la sofferenza) è grande. E voi allora (lasciando sempre il come e il quando nelle mani di Dio) ricorderete questo vostro fratello quando sarà in quel fuoco purificatore dell’Amore, e lui ricorderà voi e ve ne sarà tanto riconoscente…

Mi perdonerete questa digressione sul Purgatorio… non è che io pensi, nell’ansia, di morire domani, no! “Io resto quieto e sereno: come un bimbo svezzato in braccio a sua Madre…” dice il salmo 131.
Ah, la nostra cara Mamma, Madre della Misericordia! Tutto in Lei,

 vostro affezionatissimo

don Pietro