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Gli auguri dall’ospedale FMA – Madagascar

Cari amici dell’Ospedale di Ampasimanjeva, (FMA )    

in questo Santo Natale desideriamo ringraziarvi della generosità e vicinanza che sempre ci dimostrate.
Grazie a chi si ricorda di questo Ospedale nella preghiera, grazie a chi invia un saluto, grazie a chi invia un aiuto, grazie a chi passa per una visita e grazie a chi si ferma qualche giorno per aiutare. 
Con l’aiuto di tutti, il lavoro continua ogni giorno, e ogni vostra donazione permette di assistere le tante persone che qui arrivano, a volte anche da molto lontano, perché sanno di trovare una risposta alle loro problematiche sanitarie e la possibilità di ricevere cure e medicinali adeguati.
L’Ospedale dedicato a don Mario Prandi, situato in una zona rurale remota e molto povera del sud-est dell’isola del Madagascar, è gestito dal 1968 dalla Diocesi di Reggio Emilia; sono attivi un reparto di pediatria, uno di medicina e chirurgia, l’ostetricia-ginecologia, un blocco chirurgico, servizio di laboratorio, una farmacia, un padiglione per la cura della tubercolosi, oltre a tutti i servizi logistici indispensabili al buon funzionamento di un ospedale (officina, garage, falegnameria, elettricisti, idraulici, ecc).
 
Il 2019 ha visto tutto l’ospedale impegnato in un percorso di miglioramento importante, che sta coinvolgendo anche tante  persone in Italia. E’ un progetto che vede due filoni principali di interventi, il primo di natura logistica, dotando l’ospedale di una nuova linea di acqua potabile, di  una Rete LAN interna necessaria per seguire meglio i malati e l’andamento economico dell’Ospedale, mentre il secondo filone cerca di aumentare e migliorare le competenze del personale sanitario, con momenti di formazione,  acquisti di strumentazioni, farmaci  necessari, e attività specifiche dedicate a diverse malattie che oggi sono sempre più presenti, come il diabete, l’ipertensione e la drepanocitosi per i bambini. Continua l’attività dedicata a migliorare l’assistenza alle mamme in gravidanza e i risultati fanno ben sperare.   Nel mese di ottobre abbiamo aperto un piccolo Centro di Rieducazione motoria per le persone che arrivano in ospedale colpite da Ictus o altri incidenti vascolari. La palestra è gestita da una suora della Casa di Carità e i malati e le loro famiglie sono contenti. Non riusciremo forse a raggiungere  risultati come in Italia, ma certamente cerchiamo di recuperare tutta l’autonomia possibile. 
 
Ogni giorno lavorano alla FMA tante persone, sia personale sanitario come pure persone che si occupano quotidianamente della manutenzione e delle altre attività indispensabili per un ospedale in mezzo alla foresta; fra questi, anche il Centre Papillon dedicato ai bambini che devono trascorrere un lungo periodo in ospedale con la loro famigli, durante il periodo di trattamento della tubercolosi, svolge una funzione importante. 
 
Ancora grazie e speriamo con l’aiuto di tutti, di potere continuare a dare risposte adeguate alle persone che arrivano alla FMA per guarire dalle loro malattie. Noi mettiamo il nostro impegno per curarli, poi sappiamo tutti che per guarire serve l’aiuto del Buon Dio e dello Spirito Santo, …e vi assicuriamo, ogni giorno alla Fondation Médicale di Ampasimanjeva, hanno il loro bel lavoro da fare. 
 
GRAZIE
A Voi tutti, alle Vostre famiglie, Auguri di Buon Natale e di un Felice e Sereno Anno Nuovo.
L’équipe in servizio alla Fondation Médicale di Ampasimenjeva e il Centro Missionario Diocesano di Reggio Emilia

Tonga soa!

Sono atterrata in capitale a Tanà il 14 novembre, ero sola, con due valige enormi e una terza valigia immaginaria, altrettanto grande, piena di emozioni.
Sono partita piena degli abbracci e dei sorrisi delle persone a cui voglio bene, abbracci che hanno il sapore di una promessa non detta, di ricordarsi a vicenda nella comunione. Mi sono sentita completamente accompagnata da ogni persona che ho salutato e che mi ha ricordato con un pensiero o una preghiera.

Dopo un attimo di spaesamento in aeroporto sento dire “Tonga soa Irene!” (ben arrivata!), la Chiara e suor Giacinta erano pronte ad accogliermi. Ed eccomi in Madagascar.
Per motivi organizzativi in questo primo tempo ho dovuto spostarmi spesso e i viaggi in macchina qui sono lunghi a causa delle strade malmesse. Il lato positivo è che ho potuto vedere in pochi giorni già diverse realtà.
Sono stata in capitale, dove la ricchezza e la miseria sono vicine di casa; poi sono scesa verso Ambositra, una piccola città più a sud dove il paesaggio è più collinare e la ricchezza non c’è più. Qui sto studiando la lingua. Infine sono stata ad Ampasimanjeva, dove starò per il resto del mio tempo qui, un villaggio nel mezzo della foresta. Qui la gente abita nelle capanne e vive con quello che ha.

La cosa che ho notato subito in questi giorni sono gli sguardi delle persone, tutti fissano perché è strano vedere un “vazaha” (straniero), alcuni sono spaventati, altri sfacciatamente ridono. Sentirsi straniero è una sensazione brutta che fa capire quanto si può ferire anche solo con uno sguardo.
D’altra parte, una volta che riesci a scambiare due parole con le persone, la barriera iniziale cade e si possono vedere i sorrisi sdentati che mostrano come, anche se manca qualcosa, abbiano tutto il necessario per sorridere.

Vi ricordo nella preghiera.
A presto!
Irene