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Auguri!

Buona Pasqua a tutti i missionari

Auguri!Carissimi missionari,

la Settimana Santa è un invito a tornare al cuore della nostra fede, della nostra vita, del nostro ministero: seguire Gesù e lasciarci santificare da Lui per essere così resi segno trasparente di un affascinante mistero di grazia, l’amore che è Dio, l’amore che solo sa donare salvezza a noi e a tutti i nostri fratelli.

Dopo gli incontri avuti con voi lungo questi mesi, desidero vivere la liturgia che in questi giorni celebreremo in angoli diversi del pianeta come un momento di comunione con ciascuno di voi e di tutti noi insieme, come il “luogo” in cui poter condividere le gioie e le preoccupazioni che portate nel cuore. Nell’Eucaristia siamo tutti uniti, ovunque ci troviamo. Accogliere, custodire e accompagnare interiormente la vita delle comunità affidate ai missionari è fonte di un’intima riconoscenza capace di allargare lo sguardo e di suscitare un rinnovato senso di responsabilità. Condivido volentieri alcuni dei motivi concreti che mi spingono a rendere grazie al Signore Dio.

Nel nostro cammino stiamo vivendo una nuova primavera in Madagascar di cui sono profondamente grato. I segni in cui essa brilla sono la nomina di mons. Gaetano a vescovo della Chiesa di Farafangana, la beatificazione di Lucien Botovasoa e la presenza di tanti giovani che si stanno “regalando” un anno per imparare a camminare con il popolo malgascio e a servirlo nel nome di Gesù, l’accoglienza dei missionari che sta permettendo ai “nostri” ragazzi di vivere quest’esperienza “facendo casa” tra le famiglie malgasce.

La mia riconoscenza abbraccia poi tutti coloro che, lungo gli ultimi cinquant’anni, hanno vissuto la loro missione nella diocesi di Ruy Barbosa. La nostra Chiesa è davvero sorella di questa Chiesa: è stata fatta una “semina” generosa che ha portato e continuerà a portare un frutto abbondante, nella nostra vita come nella loro. Ora ci è chiesto di vivere un importante momento di discernimento che focalizzerà l’attenzione sia attorno all’apertura di una nuova presenza missionaria in Amazzonia, sia attorno al futuro della Casa di Carità di Rui Barbosa. Al fine di verificare la fattibilità della prima ipotesi, il prossimo giugno visiteremo le diocesi che ci hanno invitato. Sarò accompagnato da alcuni sacerdoti che hanno dato la propria disponibilità ad aprire questa nuova missione. Lo sguardo è sospinto verso quest’affascinante orizzonte dall’invito di papa Francesco che ha indetto un Sinodo speciale per l’Amazzonia, dalle indicazioni della Conferenza Episcopale Brasiliana e dal desiderio dei nostri missionari che per anni hanno donato la vita in Brasile. Invito tutti a invocare il dono dello Spirito Santo perché la riflessione della nostra Chiesa, su entrambi i fronti, possa esser illuminata e guidata dal Signore.

Vi chiedo di ricordare nella preghiera anche la nostra missione in Albania: oggi è animata dal lavoro di suor Rita e di suor Grazia e rafforzata dalla disponibilità della famiglia Marina delle Case della Carità e dall’invio di suor Maria Angelica. Tutta la Chiesa di Reggio Emilia-Guastalla è profondamente grata di questa preziosa presenza! La testimonianza di Virginia e Federica, due missionarie da poco rientrate, ha confermato, ancora una volta, la ricchezza che scaturisce dalla nostra attività in Albania. Rafforziamo la nostra preghiera perché maturi il dono di un sacerdote e altri laici che possano continuare a “parlare di Gesù” ai nostri fratelli albanesi.

Durante il tempo di Natale ho incontrato insieme al Vescovo Massimo i nostri missionari in India. Mi ha impressionato il contrasto così forte, quasi violento, tra una miseria terribile e un’ostentata ricchezza. Santa Madre Teresa di Calcutta interceda presso Dio perché, a tutti coloro che sono impegnati in terra indiana, sia donata la grazia di perseverare nel testimoniare la gioia di amare Gesù riconosciuto e servito nelle persone che sono ai margini della vita.

Infine ricordo che quest’anno la diocesi di Kibungo, dove si trovano le Case Amahoro, compie trent’anni e nel 2019 sarà visitata dal nostro Vescovo. Uniamoci in preghiera perché il cammino iniziato dalla nostra Chiesa continui: un’opera di pace radicata nel servizio ai più piccoli.

Sono tanti gli avvenimenti che ci portano a riconoscere che davvero il Signore risorto cammina in mezzo a noi! Guardiamo a Lui, fissiamo il nostro sguardo su di Lui, è Lui la nostra forza, il solo che può far sorgere e ri-sorgere continuamente in noi il desiderio di partire, di annunciare, di condividere la nostra vita. Questa verità della nostra fede è grande, è affascinante, è splendidamente umana!

Auguro a tutti e a ciascuno di lasciarsi immergere nella vita nuova di Cristo Risorto!

don Pietro Adani

lbania e testimonia alla veglia missionari martiri 2018

La testimonianza di Federica Menozzi, rientrata dall’Albania, alla Veglia Missionari Martiri 2018

Virginia Beltrami, rientrata dall'Albania, testimonia alla veglia missionari martiri 2018

La testimonianza di Virginia Beltrami, rientrata dall’Albania, alla Veglia Missionari Martiri 2018

la porta di entrata della Casa della Carità

Non credo nella casualità: tutto è stato un regalo

Eccomi qui, poco pronta a scrivere e parlare di me, ma se non altro motivata dalla bellezza dei giorni che ho trascorso alla Casa della Carità di Ruy Barbosa, una cittadina dell’entroterra dello stato della Bahia, in Brasile.

Attraverso amiche suore mi è arrivata inaspettata, ma tanto desiderata da tempo, l’offerta di andare a stare un po’ alla Casa della Carità per sopperire almeno in parte all’assenza di una loro consorella malgascia, che doveva tornare in Madagascar per tre mesi di riposo. Pur non essendo più così giovane, ho deciso di concedermi un periodo prolungato di “vacanza alternativa”e grazie all’aiuto del CMD di Reggio -e al sostegno di quello di Modena!- ho potuto rispondere sì all’invito e sono partita.

Il clima non si prospettava a mio favore, in quanto sono un’amante del freddo e della neve, ma si è rivelato lo stesso molto accogliente: caldo intervallato da benedetti giorni di pioggia rinfrescante e tutte le sere soffiava una brezza che permetteva di dormire.

Appena arrivata sono stata messa al corrente di alcune abitudini di vita un po’ differenti, ma soprattutto mi è stato consigliato di cercare di cogliere ogni sguardo, di riempirmi dei sorrisi…niente di più giusto: ho cercato di vivere in pieno ogni giorno e sono stati gli sguardi, eloquenti o misteriosi, e i sorrisi -oltre alla farofa e al pão doce..- che hanno reso questi giorni così indimenticabili.

Ero partita consapevole che sarebbe stato un periodo in cui davo la mia disponibilità a stare in casa, quindi non mi aspettavo gran riposo o escursioni. Sul fatto del riposo un po’ ci ho preso, ma suore, ospiti, fratelli e volontarie si sono prodigati per non farmi mancare nulla: grazie a don Riccardo e a don Gigio ho potuto vedere la Chapada diamantina, Salvador e l’oceano, i cieli infiniti della Bahia, ogni mattina non sono mai mancati il saluto di Valter e una risata di Elza e di Luana, ir. Lory cercava di capire e carpire tutti i miei punti deboli in golosità, e ir Manu, ir Alle e Gleide volevano che non mi mancassero momenti di riposo, di svago, e si sono prese cura anche del mio abbigliamento. Le stesse attenzioni le ho ricevute anche da tante persone che sono passate dalla casa o che partecipano alla vita di famiglia più o meno assiduamente. Mi hanno aiutata ad avvicinarmi soprattutto agli ospiti, facendomi conoscere tanti loro aspetti e dandomi qualche spunto per iniziare a comunicare anche senza poter usare le parole: un cammino quotidiano che in tre mesi era cominciato appena, ma mettersi all’ascolto dei gesti e degli sguardi è così importante anche nella vita di ogni giorno.

Devo dire che la mia conoscenza della lingua era molto limitata: la casa, nel bene e nel male, è molto italiana quindi non mi sono mai trovata in grande difficoltà a capire, ma sono tornata senza essere ancora in grado di esprimermi e sostenere una conversazione. Inoltre non sono mancate a volte le incomprensioni, qualche reazione da contenere -quanti pizzicotti sulle braccia che dà Gea, la nonnina che crede di avere cinque anni!-, momenti di stanchezza -non capirò mai perché nelle Case ci si sveglia così presto!-, ma tre mesi sono passati in un soffio e ho avuto pochissimo tempo anche solo per sentire nostalgia di casa.

Purtroppo il numero dei volontari è piuttosto esiguo e si fatica a distribuire un po’ le mansioni, anche per avere più tempo per altro: i più assidui erano tre/quattro bambini dai 6 agli 11 anni, un bell’esempio per tanti giovani pigri italiani! Per compensare questa carenza di aiuto, per la pulizia dei locali da anni è stato messo in piedi il progetto Arcoiris in cui, settimanalmente, alcune donne si alternano nel venire a lavorare e in cambio vengono loro dati dei buoni spesa: da una parte è un aiuto per la Casa, dall’altra il progetto viene a sostenere almeno un poco tante situazioni di famiglie monoparentali, con giovani mamme che da sole, o con l’aiuto di una nonna, e in una situazione di generale carenza di lavoro, devono spesso crescere diversi figli.

Posso assicurarvi che è stato tutto davvero un grande regalo. Ho sperimentato tanta pazienza nell’aspettarmi coi miei tempi e ho imparato a mettere un po’ da parte la paura di essere sempre troppo imbranata e lenta: con Francisco, il “piccolo” tredicenne di casa, quanto timore-terrore avevo le prime due settimane anche solo di toccarlo e prenderlo in braccio nella sua fragilità, e invece gli ultimi tre giorni passati praticamente sempre con lui perché il resto della banda si era beccato l’influenza e noi due eravamo stati messi “in quarantena”, avrei voluto non passassero più, a dispetto delle prese in giro spassosissime di don Luigi. Ognuno in casa viene accettato con le proprie caratteristiche.

E poi la fortuna di essere andata nello stesso periodo in cui erano là Luca e Bendetta, due fratelli di Scandiano,coi quali potevo avere qualche momento di confronto, e che proprio negli stessi giorni fosse arrivata per stare un po’in casa anche Gleide, una volontaria brasiliana che parla benissimo italiano e che spesso mi aiutava a guardare a quello che succedeva sotto punti di vista differenti.

Sono tornata a Modena con la “saudade” per tutti questi volti e suoni -le occhiate di MariaInes, le fossettine sulle guance di Gueu, gli occhioni di Roger, le strette di Lia, i monologhi di Agdo, gli “aaaaqui” di Thais, le risatine maliziose di Nailton quando combina guai- ma li sento anche nel cuore che mi sostengono nel quotidiano: sguardi profondi, sorridenti o anche seri, come quelli di Cedinha e di Maurina, ma che -mi hanno insegnato- possono parlare più delle parole che non sempre possono essere espresse a voce, perché la bellezza del creato a volte è un po’ nascosta, ma più la scopri, più ti sorprende e la ami. E per i momenti di scoraggiamento, conservo nel cuore un messaggio scritto da un amico: “Mi sa che il Signore si diverte a regalarti occasioni per fidarti di più di lui” e anche questo è stato un regalo…

Auguro a tutti di incontrare sui nostri cammini -poco importa dove- se già non sta succedendo, persone che ci ricordino che da soli non possiamo nulla, che vivendo solo di sé non ci si può arricchire e che per vivere bene abbiamo bisogno degli altri.

Muito obrigada.

Alessandra Gibertini – Modena

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Le attività pastorali di Pe Luis

Scrivo due righe per fare memoria di quanto visto e ascoltato.

 

 
Agosto qui in Brasile è il mese delle vocazioni.
Abbiamo fatto un ritiro con tutti i sacerdoti della diocesi, io sono uno dei più anziani. La diocesi di Ruy Barbosa, ha un vescovo belga Dom Andrè, e ha un clero giovane: sono 7 i sacerdoti ordinati negli ulti
mi 8 anni; di brasiliani che vengono da altre diocesi sono 4, di missionari ci siamo 2 spagnoli, 4 italiani e un belga. La vita consacrata è rappresentata da tre Francescani, più un monastero di Cistercensi.

I giovani sono con entusiasmo nei primi anni di sacerdozio, anche se devono affrontare problemi di come attuare il ministero in situazioni alle volte di difficoltà e anche il modello di Chiesa che si cerca di impostare non sempre è chiaro. C’è un modello classico delle CEB’S comunità di base ma anche quello più legato ai movimenti carismatici e devozionali; questo tipo di Chiesa è molto alimentato dalle televisioni cattoliche. Il seminario ha 8 giovani che si stanno preparando a diventare sacerdoti e nel propedeutico ci sono tre ragazzi in cammino.

La pastorale familiare nelle parrocchie dove funziona ha organizzato due celebrazioni di matrimoni comunitari; sono stati belle, erano stati preparati bene; anche qui le 6 spose, come succede in tutto il mondo, si sono fatte aspettare.

Da un punto di vista pastorale si vede il bisogno di dar valore alla famiglia e rafforzare il vincolo col sacramento in questo contesto culturale segnato da un grande individualismo e dalla mancanza di responsabilità nell’assumere totalmente il coniuge.

Evento importante nella diocesi un incontro con tema la catechesi, in Macajuba; una  bella partecipazione del popolo di Dio, animato dalla catechesi catecumenale che cerca di fare dei discepoli missionari di Gesù, un invito ai cristiani che sappiano portare la buona notizia del Vangelo nelle nostre piccole comunità.
Sono stato a celebrare in due comunità dove era tanto tempo che non si diceva la Messa; è stato bello vedere la volontà della gente di lodare, di ringraziare, di cantare di nuovo i canti che erano stati dimenticati.
 
 
 
 
Certo il radunarsi che è fare Chiesa, diventa indispensabile per continuare un cammino di ascolto della Parola di Dio che alimenta la nostra fede. 
 
Il primo di settembre si è ricordato il giorno della salvaguardia del creato, ho incontrato il cacique Juvenal, di una tribù de indios Payayà che vivono alla sorgente del rio Utinga; è stato bello vedere come cercano di vivere rispettando e coltivando la natura. Stanno cavando una pianta che cresce in riva alla sorgente, si chiama taboa, perché è come una sanguisuga per l’acqua che nasce.
 
Poi mi ha mostrato il lavoro che fanno in un vivaio per coltivare le piante native; un lavoro necessario per riforestare questa regione. Coltivano anche piante medicinale che vendono poi al mercato di Utinga.
A fine agosto si è avuta la notizia di una strage di una tribù di indios “Flecheiros” in Amazzonia, anche se non è stata confermata. Sono comunità isolate che vivono ancora in pieno contatto con la natura e andrebbero protette ma non ci sono soldi per gli organismi  federali Funai, che dovrebbero assisterli.
Sembra che siano stati “garimpeiros”, cercatori di oro, che hanno invaso il loro territorio.
 
Ho partecipato assieme alle suore che collaborano con noi in Utinga e Wagner ad un incontro dei religiosi in Salvador, si è parlato della cultura dell’incontro, come icona la visita di Maria ad Elisabetta, siamo stati accolti in un grande collegio salesiano, l’incontro svolto in un cinema teatro, ben partecipato e animato. Ha colpito la testimonianza di una suora della pastorale carceraria, con una bella presenza di vita coi prigionieri. Alla sera siamo stati accolti da una comunità di suore della Provvidenza, ci hanno offerto una bella ospitalità.
 
Ho partecipato anche ad una camminata a favore della vita per la prevenzione dei suicidi, è una campagna che tutti gli anni ci vede impegnati, per ridurre l’indice abbastanza alto di suicidi, specie negli adolescenti. Ansia, paura, stress, depressione, molte altre cause, si potrebbero attenuare o vincere col dialogo, con l’accompagnamento delle persone che vivono accanto.
 
Um abbraccio
Pe. Luis
 

Dalla Romaria ai reggiani in arrivo!

Vi scrivo da Utinga dopo una settimana di missioni popolari in Itaetè, una parrocchia della nostra diocesi di Ruy Barbosa. Abbiamo visitato le varie comunità; eravamo un centinaio missionari: una quindicina di sacerdoti, una ventina di suore e una settantina di laici, tra loro molti giovani hanno partecipato con grande entusiasmo a questa missione, che consisteva nel visitare le famiglie e poi incontri e celebrazioni.

Partendo dall’ascolto dalla realtà in cui vive la gente, il semplice annuncio del Vangelo, un saluto di pace che ricorda un po’ la visita di Maria ad Elisabetta, abbiamo sperimentato anche la bella e calorosa accoglienza nelle famiglie. Risvegliare e rimotivare la fede in questi piccoli paesi è sempre bello, ci fa incontrare la loro fede semplice ma anche paziente e tenace di fronte alle difficoltà della vita. Abbiamo incontrato anche persone di altre Chiese, evangelici, con un bello scambio di dialogo e comprensione.
Il tema generale della missione era “Fate tutto quello che vi dirà”, le parole di Maria a Cana.

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