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Buona Quaresima (e buona Pasqua) da Ambokala

Ciao a tutti,

vi scrivo due righe di aggiornamento sul mio ritorno ad Ambokala.

Superato lo scoglio dei topi e delle scolopendre, inquilini abusivi della mia casetta, dell’auto guasta e del caldo torrido, come mai in questi 10 anni, è bastato entrare nel cortile dell’ospedale per risentirmi a casa…è sempre così.

Per quanto riguarda la situazione politica, pare che il neo presidente, Andry eletto regolarmente in novembre 2018 (.. già artefice del colpo di stato del 2009) riscuota molto consenso tra i giovani promettendo un cambiamento generazionale della classe politica ed un’apertura verso l’estero…in termini di investimenti, collaborazioni… Per ora, alcuni personaggi famosi tra i giovani: cantanti, attori…sono stati promossi ad importanti cariche istituzionali, generando qualche imbarazzo…

In capitale, colpisce il forte dispiego di forze dell’ordine per evitare aggressioni e scippi…Qui a Manakara, e in tutto il sud-est, Andry è molto seguito e la maggior parte della gente con cui lavoro è fiduciosa. Ci sono comunque un buon numero di reazionari, che volevano invece il ritorno di Ravalomanana ( già presidente prima del 2009), che aveva creato un suo personale impero economico valorizzando molto lo sviluppo interno(industrie, strade…) Questi ultimi combattono soprattutto la fortissima ingerenza francofona, preferendo alleanze con gli Stati Uniti. Contestano l’Alliance Francaise, che con la scusa di diffondere nel mondo la francofonia opera una seconda colonizzazione: le scuole francesi sono le migliori ed è lì che viene formata tutta la classe politica…Ho parlato con gente che vorrebbe vietare ai pensionati francesi (ed europei in generale…) di venire qui a sposare giovani donne malgasce…dicono che anche questa sia una forma subdola di colonizzazione … e non hanno tutti i torti.

Enrica al piccolo ristorante di AmbokalaUn’altra novità delle ultime settimane è che sono stati vietati i pantaloncini inguinali e le gonne cortissime che spopolavano tra le liceali negli ultimi anni. In tanti casi le ragazzine cercavano clienti sul cammino di andata o di ritorno dalla scuola, anche solo per comprarsi la ricarica del telefonino.  Chi viene colta in flagrante di coscia scoperta, viene trattenuta in polizia e rilasciata solo sotto la custodia del padre, che, oltre a portare un lamba(pezzo di stoffa) per nascondere le nudità, viene sottoposto ad una multa di 40.000Ariary (… sono circa 10 giorni di lavoro)

Per quanto riguarda l’ospedale, c’è stato un avvicendamento tra le suore Trinitarie che lavorano con noi: è arrivata Sr Rachel al posto di Sr Marie Pascaline, che era stata qui con noi negli ultimi tre anni. Sr Rachel si dimostra molto contenta dell’incarico…

Abbiamo fatto alcune riunioni di coordinamento con l’equipe sanitaria e finalmente si è ottenuto che lo psichiatra (…che in mia assenza si è fatto vivo solo un paio di volte) abbia un ufficio qui da noi per essere stabilmente presente ogni lunedì. Vi assicuro che è una gran cosa… perché finora quasi tutte le diagnosi le facevano gli infermieri…

Stiamo facendo alcuni piccoli lavori di rinforzo dei tetti della cucina e dello chalet e di pulizia delle canalette di scolo dell’acqua, in attesa del periodo delle piogge, che purtroppo, però, non accenna ancora ad arrivare.

I prezzi delle medicine, già inaffrontabili per la gran parte degli ammalati, hanno subito aumenti improvvisi, in alcuni casi anche del 700% e risulta sempre più difficile per la gente accedere alle cure. La gente, con grande sacrificio, ci versa una partecipazione che raramente supera il 30% del costo effettivo ei farmaci. Comunque, grazie a Dio e al sostegno di tanti, ancora nessuno, negli ultimi 10 anni è stato mandato a casa per problemi di soldi.

Una delle questioni più spinose, in questo momento è quella delle persone con evidenti disturbi psichici che, abbandonate dalle famiglie, si aggirano per la città e qualche volta causano qualche problema al mercato…  Alcuni non fanno assolutamente nulla di male, solo sono vestiti in modo strano e fanno ragionamenti un po’ diversi dai nostri. Ma alla gente danno fastidio.
Quando ci accorgiamo che hanno bisogno urgente di cure, uno dei nostri impegni è quello di convincerli a venire all’ospedale. È difficile… occorre tanta perseveranza, ma spesso ci si riesce. La persona accetta di seguirti, vinta dal tuo interessamento verso di lei…piuttosto che dall’effettiva consapevolezza di aver bisogno di cure.
Ultimamente però la polizia si è presentata più volte ad Ambokala, pretendendo di ‘scaricare’ in cella d’isolamento il malcapitato di turno, per poi disinteressarsi completamente delle cure, dei pasti… di tutto. L’importante è che l’ammalato non si faccia vedere in giro per un po’.
L’altra settimana hanno portato una donna, Francine, già nota a tutti noi per i suoi periodici deliri. Dicono che infastidisse l’anziano prete di Manakara Be sostenendo pubblicamente di essersi sposata con lui, in chiesa, per altro. Non pretendeva di dormire in casa del sacerdote, ma si accontentava di dormire di fianco alla sala delle opere parrocchiali. Il prete ha chiamato il questore, la polizia… Questa task force, degna di una banda criminale, l’ha portata qui.
“Che sparisca”, era il messaggio implicito.
La povera e davvero innocua Francine è finita in cella d’isolamento per una settimana. Senza neanche capire il perché. E teoricamente senza medicine né cibo, la polizia non ha dato cenni di provvedere e gli infermieri non arrivavano a stabilire chi dovesse preoccuparsene. Il cibo, chiaramente, glielo abbiamo dato noi fin dal primo giorno, ma per le medicine il braccio di ferro tra polizia e infermieri è durato una settimana, finché hanno comunque chiesto a noi di provvedere.  

Poi c’è il problema delle persone, che in preda ai deliri, hanno ferito o addirittura ucciso un familiare: anche se guariti, non possono più tornare nelle loro terre o dalla loro famiglia perché è stata garantita la vendetta. E sappiamo bene che non è solo una minaccia. Poco più di un mese fa, un ragazzo con problemi psichici che conosciamo ha ferito gravemente il padre e la sorella ed è stata la famiglia stessa a provvedere a toglierlo di mezzo. Trovato morto nel cortile di casa. Nessun indagato. Tutti convinti che abbiano fatto bene.

La sfida più dura è curare la mentalità della gente, ma occorre tempo…

 Grazie per esserci sempre vicini

 Buona Quaresima

 Un abbraccio stretto

 Erri

 

Enrica SAlsi ed un giovane malato

Con i malati da fratelli

La testimonianza di Enrica Salsi, missionaria laica in Madagascar

Il missionario fidei donum  (“dono di fede”) compie 60 anni. Nati dall’Enciclica Fidei Donum di Pio XII del 1957, i fidei donum sono sacerdoti, diaconi e  laici diocesani  inviati a realizzare un servizio temporaneo in un territorio di missione dove già esista una diocesi, con una convenzione (in genere triennale e rinnovabile) stipulata tra il vescovo che invia e quello che riceve.

Il Concilio Vaticano II, nella Lumen Gentium ha chiarito e illuminato ulteriormente la posizione dei fidei donum dicendo che la missionarietà non è più relegabile a un particolare carisma di singoli, ma fa parte della carta di identità del cristiano, del cosiddetto “ Popolo di Dio”, cioè di tutti i battezzati, in quanto vede la sua radice nel mistero di comunione della Trinità e nel Battesimo. Tutto il Popolo di Dio, nella diversità dei ministeri, ha dunque il dovere fondamentale di uscire da se stesso verso il mondo per annunciare il Regno di Dio.

Nei decenni seguenti la missione dei fidei donum è diventata una sorta di collaborazione tra chiese sorelle, di scambio di doni. Non più soltanto la necessità/urgenza di portare il Vangelo a chi non lo conosce, ma piuttosto il voler camminare insieme, da chiese sorelle per rafforzare l’unità e la testimonianza della Chiesa universale.

“Annunciare il Regno, dare la certezza che Dio è Padre buono e ti ama, soprattutto a chi ha tante buone ragioni per dubitarne…”. Ecco, più o meno pensavo questo quando nel 2010 ho chiesto al Centro Missionario di Reggio e al vescovo della diocesi di Farafangana, il permesso di rimanere con gli ammalati dell’Ospedale psichiatrico statale di Ambokala.

distribuzione alimenti all'ospedale di AmbokalaDistribuzione alimenti all’Ospedale psichiatrico di Ambokala
Ero arrivata in Madagascar nel 2008 e nei primi due anni avevo lavorato con l’Ong RTM in un progetto sanitario. Nei weekend, insieme ad un’altra volontaria, andavo a fare visita a questo accampamento di ammalati. Poi con una suora ed alcuni scouts abbiamo iniziato a festeggiare il Natale, la Pasqua e le feste più importanti in ospedale; ma mi sembrava poco, troppo poco perché la nostra piccola presenza potesse fare assaporare un po’ della predilezione che il nostro Padre ha per tutti i suoi figli. Così ho deciso di rimanere a tempo pieno qui. Insieme a Berthine, una serva della chiesa, come prima cosa abbiamo organizzato una mensa. Poi, dopo qualche anno, sono arrivate le suore trinitarie di Valence e ci siamo costituiti come “Aumônerie Catholique des malades d’Ambokala”, ottenendo un accordo di partenariato con il Ministero della Salute malgascio.
Oggi il nostro servizio quotidiano è accogliere e sostenere gli ammalati e le famiglie che non hanno i mezzi per accedere alla cure, accompagnarli nella riabilitazione psichiatrica organizzando molteplici attività di ergoterapia e piccoli inserimenti lavorativi. Ma soprattutto vogliamo stare insieme agli ammalati. Da fratelli. Nessun maestro. Noi missionari abbiamo certamente mezzi che ci permettono di dare un grande sostegno economico, ma è anzitutto lo stare insieme, l’ascoltarsi, il condividere i tanti momenti della giornata che dà un sapore di famiglia a chi è stato abbandonato e costituisce il primo passo per ritrovare fiducia nel proprio valore e percepire significativa la propria vita. Solo se c’è qualcuno che ti cerca, che ti aspetta e che ti ascolta può rinascere la fiducia in un Padre Buono che ti vuole bene… Questo è un linguaggio che tutti i dialetti e tutti i credo religiosi comprendono. Altrimenti parlare di Cristo rischia di rimanere un’astrazione.
In questi anni abbiamo accolto e siamo stati accolti da più di 700 ammalati.
Quando un ammalato entra in ospedale, la dottoressa ha l’abitudine di chiedergli “quale è la tua fede?”, e non di rado c’è chi risponde “beh… la vostra!”, senza neanche sapere quale sia “la nostra”. Si mettono le mani avanti, tristemente abituati che per essere aiutati prima si deve fare la “tessera” da cristiano o da musulmano… Allora riflettevo con la suora quanto sarebbe invece bello che accadesse il contrario: che dall’accoglienza nella libertà e dall’amore che noi dimostriamo, la gente uscendo dall’ospedale pensasse: anche io voglio seguire Cristo.
Una sera, tornando a piedi dall’ospedale, ho incontrato Olga, una donna sui 25 anni che insieme ai due figli più piccoli, porgeva la mano per chiedere l’elemosina. Mi ha colpito perché tutti i malgasci che conosco hanno paura del buio. “Non hai paura, in giro a quest’ora?” le avevo chiesto.” E tu, allora?”mi aveva risposto in tono di sfida. “Sei tu che hai qualcosa da farti rubare, che dovresti avere paura… Io tanto non ho niente”. Nel tempo siamo diventate “amiche”: l’ho aiutata ad aprire un banchetto di verdure, poi di dolcetti, ma nulla è mai durato più di un mesetto. Le affidavamo qualche lavoretto saltuario, ma lei ha sempre continuato anche il mestiere di elemosinante. Abbiamo fatto spettacolari discussioni su quelli che lei chiamava: “ny zon’ny mpanagataka” cioè “ i diritti delle elemosinanti”. Nella nostra “amicizia” mi raccontava anche un sacco di balle. Per ben due volte mi ha convinto ad aiutarla a trasferirsi a Tamatave per poi convincere l’autista, una volta fuori città, a farsi restituire i soldi e tornare a casa a piedi con i quattro figli. Me la ritrovavo sempre lì, senza riuscire a cambiarla, né ad aiutarla davvero… Mi arrabbiavo, ma poi ricominciavo ad invitarla a mangiare con noi…
Un giorno Olga è arrivata in lacrime e mi ha raccontato che suo figlio minore era stato rapito da dei trafficanti di bambini, che le avevano chiesto un riscatto di 80.000 ariary (equivalenti a circa 30 € al tempo). Doveva sotterrare i quattrini presso le pile di un ponte sulla strada Nazionale a sud della città. Mi ha portato addirittura la lettera che le era stata recapitata e ha chiamato gli altri figli a testimoniare la sua versione. E’ rimasta tutta la notte sotto casa nostra. Le ho proposto di andare insieme dalla polizia, ma non ha accettato e ha inscenato anche un malore. Sapevo che la storia era inverosimile e il mio cuore era molto ferito. Dopo due giorni ha ammesso di aver inventato tutto per i soldi. Poi se n’è andata, consapevole di aver passato davvero il segno e tradito del tutto la mia fiducia.
Quando l’ho rivista, qualche mese dopo, era seminascosta nel vialetto di casa. Con la testa bassa mi ha sussurrato un “mi dispiace, mi vergogno per quello che ho fatto”. Il suo figlio maggiore era ammalato e cercava aiuto… ma non pensava di ottenerlo. Quando ha capito che l’avrei aiutata e anche riaccolta a fare qualche lavoretto era incredula e prima di andare mi ha guardato con serietà e mi ha detto una frase, che ancora ricordo. Tradotta letteralmente faceva così: “Fa pensare e fa meraviglia il perdono e la pazienza del vostro Dio”.
Il missionario laico fidei donum è uno che ama stare con la gente attraverso il suo lavoro quotidiano, nei momenti di riposo, che non ha fretta di correre nei suoi appartamenti, ma piuttosto accoglie l’invito in casa d’altri, si toglie le ciabatte sulla soglia e accetta di sentirsi straniero per diventare fratello.
Da missionaria laica donna, so di essere privilegiata perché già di partenza faccio parte degli ultimi all’interno della chiesa. Lontano dalle posizioni di potere, parti in vantaggio per vivere da sorella con gli ultimi.

Enrica Salsi