Lettera da Ambokala

 

Ciao a tutti, cari amici!

Come alcuni sanno, io abito presso il Centro Aina, un dispensario in cui collaborano pubblico e privato per accogliere e curare i malati della città. E’ uno dei tre dispensari della città di Manakara, oltre al CHRR, l’ospedale di riferimento regionale.
Mentre scrivo, alle 8 di stasera 28 marzo,  vedo dalla finestra le infermiere del centro, che chiacchierano sedute su una panca… hanno terminato le pulizie. Da qualche giorno, si sono trasferite stabilmente qui, per essere pronte ad accogliere gli eventuali ammalati e per evitare di contagiare le famiglie. Nel nostro cortile sono stati posizionati anche 4 secchi per lavarsi le mani, con tanto di rubinetto incastonato. Sono molto bassi e qualcuno ha pensato fossero per lavarsi i piedi… ma una volta chiarita le loro funzione, tutti  sono diligenti, lavandosi anche due o tre volte le mani e la faccia,mentre attendono di entrare per la visita.
Qui a Manakara ci si sta finalmente preparando ad affrontare il Coronavirus.
Dico “finalmente”non certo perché io auspichi che il virus salga presto agli onori della cronaca, ma semplicemente perché fino a qualche giorno fa, per quanto riguarda l’accoglienza dei malati di Coronavirus, eravamo davvero in alto mare.
Eppure il presidente Andry  Rahajoelina ha adottato misure restrittive già da settimane, con provvedimenti più spinti laddove sono già presenti casi conclamati (Antananarivo, Tamatave)
Qui da noi a Manakara sono state chiuse le scuole e vietati tutti i raggruppamenti di persone. I mercati e i ristoranti chiudono dopo pranzo.
Dunque restrizioni di un certo spessore, ma per i malati nessuno voleva prendere in mano la situazione… o meglio: nessuno voleva occuparsi degli eventuali ammalati. E’ triste da scrivere, ma ho assistito a discussioni che lasciavano poco spazio all’interpretazione.
I dirigenti del CHRR, ospedale con le uniche 6 postazioni di ossigeno, non li voleva vedere neanche di passaggio…  e nessuno voleva addossarsi i turni di guardia. In questo rimpallo di responsabilità, lunedì sera, i capi avevano convenuto la seguente soluzione:
attrezzare con qualche letto la chiesetta di Ambokala.
Sì, avete letto bene,  la nostra chiesetta. Dopo tanti anni di battaglie contro la stigmatizzazione del nostro ospedale, siamo ancora a questo punto: quelli che nessuno vuole vedere, si mandano ad Ambokala. E non importa se in chiesa non c’è acqua, se il tetto perde… e soprattutto se ci sono 32 persone con disturbi psichiatrici che girano nel cortile della chiesa. “Mettiamo i soldati armati intorno alla chiesa…” ci confortava qualcuno. I più parevano d’accordo, sperando di non essere costretti a fare i turni… “Tanto se si infetta qualche malato mentale, ha già problemi più gravi…” ha scherzato cinicamente qualcuno. “Appunto che ha già i suoi problemi… e poi di certo sarà facile convincerlo a stare in quarantena…” Abbiamo osservato noi. 

Al momento i malati ricoverati nel centro di Ambokala sono 32. Vengono inoltre distribuite medicine ad oltre 150 malati che vivono nelle proprie abitazioni in città.

Ma solo l’intervento di  Vonjy, una delle nostre infermiere, è riuscito a generare  una qualche perplessità. “Se portate i malati di Coronavirus qui, allora dovete essere pronti a trasferire da voi i nostri 32 ammalati…” Bel dilemma per il CHRR:  i malati psichiatrici o gli infettivi da coronavirus?? Scelta molto dura. In ogni caso, alla sera, mentre distribuivamo la cena, c’è stato il passaggio ufficioso di un paio di capireparto del  CHRR, per controllare se davvero c’erano i 32 ammalati e le loro condizioni…   
La sera di martedì si parlava di spedire gli ammalati al Trou du Commissaire, un ameno sito balneare, con qualche bungalow e un ristorante, che si trova sulla spiaggia ad 8 km di strada sterrata da Manakara… Bello, per fare una gita fuori porta e passarci qualche ora, ma… quattro casette, niente luce e acqua salata!
A quel punto mi sono permessa di intervenire anch’io per far presente che i malati gravi di Coronavirus non vanno buttati lontano in mezzo ai lemuri, ma andrebbero dotati delle migliori tecnologie disponibili… Di tutta risposta, mercoledì avevano deciso di inviare tutti gli eventuali casi a Fianarantsoa, una delle principali città del Madagascar, che però è a SEI ore di auto da Manakara… E di ambulanze il CHRR ne ha solo una, finora usata a mò di camper…
Diciamo che fino a mercoledì sera ero un po’ sconfortata… poi finalmente c’è stata una svolta.
Hanno preso la decisione di attrezzare il CEG di Mangarivotra, un collegio, spazioso, con acqua e luce, che si trova ad un km dal CHRR e tutti i medici, infermieri ed inservienti dell’ospedale sono stati obbligati a mettersi in turno. Ho visto il calendario. Anche i nostri infermieri sono in turno.
Poi sono arrivati due elicotteri con i dispositivi di protezione individuale per il personale sanitario.
Meno male.
Fino ad oggi, comunque, qui a Manakara non ci sono casi confermati, ma solo 4 persone in isolamento domiciliare perché erano sull’ ultimo aereo proveniente da Parigi del 19 marzo che ha portato i primi casi in capitale. Tutte le persone presenti su quel volo (ed alcuni altri voli) avevano l’obbligo fiduciario di mettersi in quarantena, ma dopo alcuni giorni e i casi confermati, una ventina di persone non rispondevano più al telefono, irrintracciabili. Spariti nel nulla. Sono cominciati allora gli appelli per radio, con tanto di nome e cognome dei ricercati… e tra gli altri due suore e due preti… Afa baraka, come dicono qui… (“che disonore”). Pare che li abbiano ripescati tutti, ma c’è voluta una settimana.

 

Centro Terapeutico di Ambokala i volontari distribuiscono i pasti ai ricoverati e alle loro famiglie.

Noi ad Ambokala continuiamo il nostro lavoro, anche se ho dovuto sospendere le attività che non permettevano di rispettare il metro di distanza… Continuano i lavori all’aperto, il giardinaggio e la pulizia del riso. Facciamo grandi sforzi per distribuire il cibo rispettando l’igiene e le distanze… e vi assicuro che qui non è culturalmente facile: la gente è abituata a sputare per terra ogni minuto… e a sedersi spalla contro spalla, anche se c’è tanto spazio libero… In aggiunta alle questioni culturali c’è poi il fatto che è difficile convincere gli ammalati a stare al loro posto…
 Tutti i visitatori, ex malati simpatizzanti e amici vari sono momentaneamente stati invitati a stare a casa per evitare un eccessivo traffico… Ma garantiamo il servizio a tutte le persone già dimesse che devono fare il controllo mensile e ricevere le medicine. E sono più di 150 persone.
Con Berthine abbiamo eccezionalmente avviato una piccola sartoria per la creazione di mascherine antivirus: ne facciamo due modelli, uno semplice con doppio strato in stoffa e l’altro con uno strato impermeabile all’esterno… abbiamo riconvertito una stoffa plastificata made in Italy, comprata a Tanà per rivestire i materassi.
Per il resto, continuano i problemi di ogni giorno, ma sarà la preoccupazione per l’Italia e per la propagazione del virus anche qu … la pazienza è un po’ calata. 

29 marzo
E’ stata allestita una postazione sanitaria all’uscita della città che controlla chi esce e chi entra a Manakara. Si trova nel posto di blocco della polizia, cento metri prima di Ambokala  e tutte le auto, in ingresso ed in uscita, vengono fermate: ti fanno scendere e ti provano la febbre, registrando nome e temperatura su un foglio. Io credo di essere la persona più controllata della città, visto che oggi sono passata  4 volte.

30 marzo
Pranzo molto silenzioso senza i consueti ospiti della domenica .
Nel pomeriggio il comune ha organizzato una disinfestazione straordinaria del mercato cittadino…
Al week end, comunque, a lato della statale, a 100m dalla postazione sanitaria, ci sono sempre combattimenti di galli, con una cinquantina di persone che scommettono…

31 marzo 2020

La suora che collabora con Enrica e il resto dello staff sono i referenti della cappellania dell’Ospedale psichiatrico che si occupa praticamente di tutto la gestine e della presa in carico dei malati.

Oggi c’è stato un generale rilassamento, probabilmente perché non c’è ancora alcun caso ufficiale qui in città… anche se sono iniziati ufficialmente i turni del personale sanitario al CEG. Hanno riaperto i mercati anche al pomeriggio e ieri sera tutti i ristorantini, erano di nuovo aperti, seppure mantenendo un basso profilo… nessun tavolino all’esterno e luce soffusa all’interno.

Stamattina il centro Aina era pieno di gente… che aveva esitato ultimamente per paura del contagio…
Anche al posto di blocco sanitario, nessun infermiere, ma “la pistola”per misurare la temperatura è direttamente nelle mani dei poliziotti…

Speriamo il bene …
Un abbraccio stretto.
Vicini nella preghiera

Enrica

 

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