La vita spirituale delle comunità è una priorità
Ipirá – Bahia 7 maggio 2019
Carissimi, sono ormai giunto alle ultime settimane di servizio a Ipirá, e anche verso la conclusione di una tradizione di molti anni di preti reggiani a Ipirá: dal 1980 don Riccardo Camellini, don Piero Medici, don Paolo Cugini, don Antonio Davoli, don Vittorio Trevisi, don Mario Gazzotti, don Marco Ferrari. Domenica 12 maggio don Roque ( che é giá qui a Ipirá) inizierá come parroco, un prete nato e cresciuto nella diocesi di Ruy Barbosa, con la formazione nel nostro seminário, e questa é una conquista positiva.
Significativo per me il mese di formazione a Manaus, per i missionari che andranno a lavorare in Amazzonia; un mondo nuovo, ben diverso dalla regione del semi-arido, interno della Bahia, dove sto atualmente vivendo.
Di ritorno da Manaus, la attivitá in parrocchia durante la quaresima e ora il tempo Pasquale. La parrocchia di Ipirá é grande e le attivitá non mancano, a partire dalla vita ordinária delle 92 comunitá sparse nel território parrocchiale, la organizzazione della Pastorale Familiare, della Catechesi, delle equipes di Liturgia ecc….
Oltre a seguire il percorso ordinário delle comunitá ( alcune piccole, con poche famiglie, altre con 2-3 mila abitanti), ho cercato di fare il possibile per la formazione dei laici. Questa la preoccupazione per me costante in questi anni di Ipirá. Vincere il clericalismo e accompagnare i laici nella formazione cristiana (e quindi alla lbertá e disponibilitá ad assumere responsabilitá).
Ragazzi e Giovani
Nei limiti di tempo, ho fatto il possibile per radunare i giovani nel contesto di vita parrocchiale; una sfida assai difficile qui da noi, dove la chiesa cattolica é diventata marginale e non é piú (non saprei se lo é stato in passato) un punto forte di riferimento. Manca il lavoro e lo studio é carente, e molti giovani vanno in altre cittá per uno studio piú qualificato e per cercare lavoro; di conseguenza non abbiamo una presenza perseverante nei gruppi di giovani, ben difficile dare continuitá alla formazione. Una soddisfazione é che sto seguendo gruppetti di giovani in comunitá nuove, che si stanno formando ora; giovani che non hanno mai partecipato alla vita ecclesiale, mai partecipato alla catechesi, in maggioranza non battezzati e che poi ho battezzato; alcuni si stanno preparando per il sacramento della Confermazione; ho proposto loro ritiri spirituali e hanno partecipato con disponibilitá ( per loro era tutto nuovo e certamente faticoso!) e sempre chiedono: quando sará il prossimo? Abbiamo fatto vari ritiri ( negli ultimi due anni, quando ho raggiunto una mínima capacitá di predicare um ritiro) con 30 – 50-70 giovani aprendo uma prospettiva bella per il futuro.
Abbiamo anche creato um gruppo con adolescenti, “ Espalhando sorrisos”, con l’idea di andare nei quartieri o villaggi dove ci sono bambini in situazioni piú carenti, e organizzare un giorno di gioco, canto, preghiera, amicizia…. Una esperienza di missionarietá da parte degli adolescenti che spero abbia continuitá nel futuro ; gli adolescenti sono fragili, ma anche ben determinati quando riconoscono un valore a certe attivitá.
La esperienza di “ Dançar à vida” , iniziata da don Marco in due quartieri poveri e socialmente disagiati sta continuando e abbiamo molte richieste da parte delle famiglie. Siamo in una situazione delicata perché fino ad ora il progetto é andato avanti soprattutto con aiuti dalla Chiesa reggiana, in attesa che la amministrazione locale potesse assumere almeno lo stipendio degli educatori. Purtroppo la situazione del município é molto confusa e non saprei dire che aiuti arriveranno…. spero che la amministrazione locale non abbandoni queste famiglie, sarebbe una grave perdita educativa.
Caritas parrocchiale
Una esperienza di questi ultimi giorni é stata quella di un primo ritiro spirituale con le famiglie che la nostra Caritas parrocchiale aiuta con generi alimentari, visite mediche, vestiti ecc… come nelle parrocchie reggiane. Non vorremmo solo fermarci ad un puro assistenzialismo ma aiutare un processo di formazione: stiamo proponendo corsi di disegno, taglio e cucito, cucina, oltre a un gruppo per sostegno psicológico, e, a fine maggio un breve corso per dare inizio agli Alcolisti Anonimi. Sono perlopiú famiglie che non entrano in chiesa, non frequentano le comunitá e per questo la nostra proposta di ritiro spirituale e il desiderio di accompagnare anche nel cammino di fede. Non sono venuti in molti, ( é una novitá per i nostri poveri uma proposta di questo tipo) ma qualcuno é arrivato, sono rimasti contenti della giornata, ed é anche questo um buon seme per il futuro.
Scuola di Teologia
Una attivitá a cui tengo molto e che mi dá gioia é la nostra piccola Scuola di Teologia. Siamo al secondo anno ( un venerdí – sabato e domenica al mese), il gruppo dello scorso anno sta continuando e abbiamo formato uma nuova classe questo anno, con trenta nuovi ‘studenti’, alcuni dalle parrocchie vicine che hanno chiesto di partecipare ( “vicine” é un concetto relativo: 45 Km Pintadas, 150 km Bonito…). Nell’ultima lezione ho fatto una introduzione alla cristologia, presentando il Gesú storico e anche – brevemente- i primi concili. Con persone che non hanno mai letto di concili o cristologia, conversavo su arianesimo, omo-ousios, monofisismo, modalismo, subordinazionismo….. , certo non per creare difficoltá ma per aiutare a comprendere che la nostra fede ha una storia, e che il cristianesimo sempre si pone di fronte alla cultura del tempo, e come é facile cadere in infedeltá teoriche e pratiche al vangelo di Gesú. E oggi siamo di fronte a sfide simili a quelle della antichitá: annunciare il vangelo di Gesú agli uomini di oggi, alle culture del nostro tempo, rimanendo fedeli alla vera fede.
La Chiesa cattolica in Brasile vive una crisi; in termini numerici siamo passati da piú del 90% di cattolici, negli anni ’60- e ’70, quando abbiamo iniziato la nostra presenza missionaria in Brasile, al 64% del 2010, per scendere – secondo le previsioni- sotto il 50% nel 2020. A Ipirá la frequenza regolare alla vita della chiesa cattolica non so se arriva al 5%.
Ma ancor piú grave é la situazione di scarsa influenza del cattolicesimo nella cultura, negli stili di vita, nella politica, nella scuola, nei valori del popolo brasiliano. Persistono alcune pratiche (chiedere il battesimo, ad esempio) ma quanto entra il Vangelo nel cuore delle persone, nella organizzazione sociale, nella cultura? Basta um predicatore televisivo che grida sciocchezze a far cambiare partecipazione alla chiesa, basta um sacco di cemento o la prenotazione di una operazione chirurgica per votare un candidato sindaco; i politici cattolici sono piú rari degli orsi bianchi in Brasile; piú di 60.000 omicidi lo scorso anno in Brasile….
Se non offriamo la possibilitá di una conoscenza piú profonda e corretta dei contenuti di fede, il cattolicesimo in Brasile si scioglie ‘come la neve al sole’. Per questo la proposta della nostra Scuola di Teologia; non per un diploma in piú nel próprio curriculum, ma apprendere per diffondere gli insegnamenti ricevuti. Accettiamo infatti solo chi ha una vita di comunitá e che si dispone a comunicare agli altri ció che sta imparando.
Buon tempo Pasquale e … a presto in Italia. Don Gabriele Burani, Ipirá – Bahia.
Sabato 16 dicembre alle ore 16 in Ipirà è stato ordinato VALMIR AZEVEDO SANTOS un ragazzo della parrocchia nato e cresciuto in una piccola comunità di campagna.
Ipirà dal 1980 ad ora ha sempre avuto parroci reggiani, attualmente il parroco è don Gabriele Burani.
E’ la prima ordinazione di un ragazzo di Ipirà; altri ragazzi e ragazze negli scorsi anni sono entrati a far parte di congregazioni religiose, ma questo è il primo giovane ordinato a servizio della Chiesa locale di Ruy Babosa come prete diocesano.
“Entrato in seminario nel 2011, ricordo il giorno che lo accompagnai per iniziare il percorso propedeutico – ricorda don Marco Ferrari – era il 19 febbraio 2011. Poi ha proseguito con la Filosofia e Teologia presso il seminario di Ruy Barbosa in Feira de Santana. Ordinato Diacono in luglio di quest’anno e sacerdote sabato 16 dicembre.”
Dal 2009 ad oggi è il settimo giovane ordinato a servizio di questa Chiesa ed altri 10 giovani sono in seminario, quel seminario inaugurato nel 2008 e che, a Dio piacendo, vedrà il prossimo anno altri due giovani concludere il cammino formativo. Saranno ordinati diaconi e sacerdoti (se tutto va bene) il prossimo anno Fred sempre di Ipirà e Claudio di Miguel Calmon.
Buon Cammino don Valmir e che altri giovani possano mettersi a servizio di questa chiesa.

Ipirá, settembre 2018
Cari amici, continuo a condividere qualche aspetto della esperienza missionaria in Brasile. Un dato interessante, comune a tutte le parrocchie e comunità della diocesi, è la grande importanza della Festa del Patrono. Si organizzano tridui o novene in preparazione alla festa del Patrono, e sono i giorni più importanti della vita della comunità cattolica.
La parrocchia di Ipirà è dedicata a Santa Anna, mamma di Maria, e nella chiesa centrale ( matriz) celebriamo la festa e la novena. Ho proposto per questo anno una riflessione sulla identità e ruolo dei cristiani laici nella chiesa, a partire dal documento dei vescovi del Brasile per l’anno del Laicato: sale della terra e luce del mondo. Ho proposto di non celebrare messe tutte le sere ma di preparare celebrazioni animate e presiedute dai laici stessi, con una meditazione sui temi principali della vita dei laici: famiglia, scuola, lavoro, associazioni ecclesiali, mondo giovanile, catechesi, vita politica……e la mia GIOIA è stata quella di vedere i vari gruppi di laici impegnati a preparare con cura le celebrazioni e le attività di ogni serata ( musica e vari stands); e ogni serata con una grande partecipazione di fedeli, in notevole aumento rispetto lo scorso anno.
In questa direzione la mia gioia anche per la nostra piccola Scuola teologica che sta continuando con i 40 parrocchiani molto fedeli: una volta al mese, dal venerdì sera alla domenica pomeriggio. Dopo una introduzione generale stiamo presentando una introduzione ai gruppi di libri biblici dell’Antico testamento: Pentateuco, Sapienziali, Profetici, Storici.
Sono molto contento nel vedere la perseveranza di questi laici ( considerando i problemi di trasporto che abbiamo) e la passione che hanno di fronte a un nuovo metodo di affrontare i contenuti della fede; si ritrovano anche a gruppetti, settimanalmente per studiare insieme. Molti non hanno una grande formazione scolastica e mi commuove l’impegno che hanno nel cercare di imparare.
– In parallelo abbiamo anche iniziato una formazione per il canto liturgico, con un tenore professionista che è anche cattolico attivo nella sua diocesi ( Feira di Santana); unisce la competenza tecnica sul canto alla competenza liturgica e ci sta aiutando molto. Un gruppetto ha iniziato a frequentare le lezioni, molto serie e tecniche, e questo aiuta a migliorare la mentalità di molti che è “fare quel che si sente e piace”, senza uno serio impegno per imparare. E’ un professionista che deve essere pagato, e sono soldi ben spesi se sono per una formazione seria e esigente! Mia soddisfazione e che oltre il gruppo iniziale, ora anche altri hanno chiesto questa formazione, quindi apriremo uno nuovo gruppo.
– Una gioia sarà l’Ordinazione Presbiterale del diacono Valmir, decisa per il 15 di dicembre, il primo prete diocesano proveniente dalla parrocchia di Ipirà.
Oltre le gioie, le preoccupazioni. Sono molte, ma vorrei condividere solo un aspetto, legato alle costruzioni delle cappelle delle comunità. E’ una preoccupazione comune a molti parroci della diocesi di Reggio; qui abbiamo costi minori, anche se alti per lo stipendio medio delle persone ( che spesso non hanno stipendio!). Con una parrocchia di più di 90 comunità, il tema delle costruzioni è costante.
– La scorsa settimana vado in una comunità dell’interno, ( Cobò) zona di campagna, arrivo alla chiesa per celebrare la messa; stranamente non vedo persone, ma anche non vedo la chiesa…. solo uno spazio vuoto. Era una piccola chiesetta con molte crepe, quindi hanno deciso di radere al suolo e costruire una nuova cappella, e per il momento una famiglia ospita la comunità per le liturgie.
– nella zona di Assentamento dom Mathias ( terre di latifondo date a famiglie con poche risorse), si usa il grande salone comunitario per le messe, ma le famiglie protestanti si lamentano, e allora per evitare conflitti, stiamo costruendo una cappella per la comunità cattolica ( con tempi molto lenti, in verità).
– A Jurema, altra comunitá dell’interno, con poche decine di persone, ci riunivamo in una piccola aula scolastica, e si é deciso di costruire una chiesetta lí accanto; ora abbiamo concluso il grezzo, cemento e mattoni e manca tutto il resto ( porte, pavimento…).
– A Canto do Rumo 1, eravamo in una scuola, ma ora la nuova direttrice, protestante, non accoglie molto bene il gruppo cattolico, quindi siamo andati in una casa abbandonata, e ora una signora é disposta a donare il terreno per la costruzione di una cappella. Ma è una zona con pochissima partecipazione di cattolici, e la comunità non ha mezzi economici; comunque dovremo decidere qualcosa.
– A Trapià, dove stiamo formando una nuova comunità, per ora ci raduniamo nella scuola, ma dovremmo costruire una chiesetta per riunire il gruppo di fedeli daranno inizio alla nuova comunità di base. Una giovane signora che frequenta le catechesi è disposta a donare una parte di terreno vicino alla sua casa, e potremmo costruire la cappella.
– E così in tante comunità della campagna dobbiamo ristrutturare la cappella o costruire un bagno o costruire una sala per la catechesi…..
– In città le esigenze sono molte. Abbiamo appena ristrutturato la chiesa centrale e la chiesa di Jaguarão che stavano crollando; dobbiamo ristrutturare e ampliare la chiesa del bairro di Casas Populares; ora stiamo costruendo chiesa e sala di catechesi nel bairro di Agnaldo Lima; abbiamo in città diverse comunità senza cappella, che si radunano nelle famiglie, ma lo spazio è insufficiente: la comunità di San Luca, di Flores da Chapada, di Monsenhor, di Vila Jesus…. il terreno è molto caro in città e senza donazioni è difficile per una comunità costruire cappella e spazi di incontro, ma stiamo tentando dove sia possibile.
– Oltre alla costruzione di chiese, dovremmo ampliare la casa parrocchiale, perché ci sono serate con molte riunioni in contemporanea e manca lo spazio. E anche il Centro di formazione, dove facciamo incontri e ritiri, avrebbe bisogno di stanze per dormire, un refettorio grande…… insomma l’incubo del mattone continua anche qui! Prendiamo comunque le cose con calma: ció che non é possibile realizzare oggi, si realizzerà quando sarà possibile, e per ora ci si arrangia.
– Si avvicinano i giorni della elezione del presidente, deputati, governatori ecc.. e la grande preoccupazione é la situazione politica del Brasile: la corruzione é quasi totale, é difficile trovare candidati che manifestino valori cristiani senza contraddizioni.
La sensazione diffusa è di sfiducia, con il pericolo, da parte delle comunità cattoliche, di abbandonare l’impegno politico e ritirarsi dai grandi temi sociali, lasciando sempre più spazio a persone senza scrupoli. Ma Dio è sempre capace di sorprenderci, per questo la nostra speranza non muore.
Un caro saluto, don Gabriele Burani
Cari amici, buon tempo Pasquale!
Mi preoccupa molto, nei nostri paesi, la cultura di violenza, la diffusione della corruzione che è una violenza contro i cittadini, è il rischio di una indifferenza morale, è la morte della speranza per molti giovani che non vedono prospettive di lavoro onesto. Che fare?
Siamo coscienti dei nostri limiti, e non possiamo risolvere tutto, ma possiamo agire con alcune scelte significative.
Tutta la attività parrocchiale è costruire una cultura di pace.
In particolare vorrei scrivere qualcosa sul tema della famiglia.
Abbiamo tante famiglie fragili, senza struttura: manca uno dei genitori o entrambi, molti bambini crescono con i nonni, zii, o altri… in alcuni quartieri la conflittualità dentro la famiglia è forte, in altri abbiamo situazioni di povertà ( ad esempio madri sole con molti figli e senza lavoro). L’impulsività e l’emotività dei brasiliani influisce nella facilità nel creare relazioni affettive ma anche nel distruggere le relazioni iniziate con grande coinvolgimento. La tendenza oggi è quella di pochi matrimoni, i giovani in genere vanno a convivere e la maggioranza dei matrimoni che celebriamo sono di coppie che convivono da anni e ad un certo punto decidono di sposarsi.
Credo sia centrale, qui in Brasile come in Italia, una pastorale rivolta alle famiglie.
Pensiamo che sia molto importante annunciare il Vangelo alle famiglie e lavorare per favorire la formazione di famiglie cristiane. Solo in questo modo si purifica e si rinnova la società e si dà consistenza e continuità alla comunità cristiana.
Nella nostra parrocchia di Ipirà abbiamo la bellissima esperienza chiamata ECC ( Incontro delle coppie con Cristo) simile a Incontro Matrimoniale. Si inizia con una proposta di tre giorni di incontro, nei quali si fa una forte esperienza di fraternità e studio sui temi della famiglia. Poi si formano gruppi di coppie di sposi ( in media di 8 coppie) che si incontrano meditando i temi fondamentali della vita cristiana. Una esperienza molto bella, che sta donando ottimi frutti alla nostra parrocchia. In settembre avremo un nuovo gruppo che farà l’esperienza dei tre giorni, per poi ( speriamo) continuare nella formazione.
Ma…. ci sono dei limiti. ECC è per le coppie cattoliche, regolarmente sposate con rito cattolico, e perseveranti: non sono ammessi separati, seconde unioni ecc… ovvero: una minoranza dei nostri parrocchiani.
La maggioranza delle famiglie sono formate da coppie non sposate, o separati e divorziati con nuove unioni, o famiglie con un genitore solo e figli. Tutte persone che non possono far parte dell’Incontro di Coppie con Cristo. Abbiamo allora pensato di iniziare una Pastorale Familiare, che possa accogliere e accompagnare le varie situazioni di famiglia.
Le linee-guida per dare vita alla PASTORALE FAMILIARE le troviamo nella FAMILIARIS CONSORTIO di papa Giovanni Paolo II.
E la Chiesa del Brasile si muove in questa direzione, con 3 settori: Preparazione al matrimonio, settore che segue le famiglie sposate, e Casi Speciali (divorziati risposati, vedovanza, coppie conviventi e non sposate, famiglie con un solo genitore….).
Abbiamo fatto le prime riunioni generali nel 2014 (appena arrivato in Brasile) con la proposta della Pastorale Familiare con la sua struttura. Una partecipazione limitata come numero di persone ma abbiamo continuato nel lavoro. La mia idea era non di proporre qualche evento grande e spettacolare (questa é la tendenza, in genere) che poi si conclude nell’ evento stesso, ma di creare strutture che possano essere stabili nel tempo. E quindi anche dare tempo per individuare persone affidabili e motivate per questo servizio.
Grazie a Dio ho incontrato alcune coppie con una forte motivazione a dare vita alla Pastorale Familiare e, negli anni seguenti, abbiamo iniziato ( con calma…. siamo in Bahia!) a dare forma alla nostra Pastorale Familiare. Due coppie come responsabili generali e una coppia responsabile per ogni settore. E cosí sta continuando il nostro lavoro.
Una preoccupazione per me urgente era strutturare una preparazione dei fidanzati al matrimonio (una coppia di sposi giá lavorava per questo, incontrando i futuri sposi nella settimana prima del matrimonio, ma avevamo bisogno di qualcosa di piú); dal 2017 abbiamo iniziato con un’equipe di sposi che fa alcuni incontri per i fidanzati preparando il matrimonio e che é presente alla celebrazione del matrimonio per animare la liturgia e come segno della Chiesa che accoglie la nuova famiglia. Sono molto contento di questi passi che abbiamo fatto, e della disponibilitá di queste coppie (una decina).

don Gabriele con una coppia di sposi e la loro famiglia
Ho lavorato, in questi ultimi mesi con loro, sulla celebrazione del matrimonio. La tendenza qui é di fare un matrimonio-show: una schiera di testimoni con vestiti super-eleganti noleggiati, varie entrate solenni in chiesa con infinite foto di familiari, testimoni… lo stile é quello di una celebrazione-film, anche nei canti e musiche.
Ho cominciato a porre alcune regole, limiti e indicazioni sui valori, per uno stile che sia cristiano cattolico (oggettivamente), piú sobrio, e naturalmente incontro resistenze, opposizioni e malumori perché – per alcuni – sto contrastando la cultura del luogo; su questo mi interrogo onestamente e so che non devo imporre la mia cultura e accettare quella che incontro, ma nello stesso tempo sento il dovere di purificare certe cose e aiutare le persone a conoscere e vivere nello spirito della liturgia cattolica.
Anche con gli altri settori (accompagnamento degli sposi e casi speciali) abbiamo iniziato a lavorare, e sono contento perché ho trovato alcune coppie (non moltissime, ma alcune ci sono) motivate e con entusiasmo, e cosí la nostra Pastorale Familiare sta continuando. La mia speranza é di diffondere l’attivitá con fidanzati e sposi non solo nel centro cittá, ma anche nelle varie comunitá sparse sul grande territorio della parrocchia; una proposta é formare gruppi di sposi, nelle comunitá piú grandi, che si incontrino regolarmente alla luce della Parola di Dio e possano confrontarsi sul loro vissuto matrimoniale, sulla appartenenza ecclesiale e su altri temi per loro importanti.
– Il lavoro piú difficile é con quelli chiamati “casi speciali” ( l’espressione non mi piace molto, ma serve per capirci); un gruppetto di sposi sta visitando famiglie di una comunitá tra le piú povere e problematiche, con molte famiglie disintegrate, povere, disorientate…. un piccolo segno. Siamo in un ambito molto difficile da affrontare, per ora non abbiamo molte forze e capacità per accompagnare queste famiglie, ma é importante perseverare con piccoli segni.
Ministri Una novità di quest’anno è che abbiamo ottenuto dagli uffici responsabili di Roma l’autorizzazione per tre persone di poter presiedere la celebrazione del Matrimonio, come assistenti autorizzati, quando manca il prete. Due donne e un uomo, sposati. In verità non sono accolti da tutti, nel senso che diversi fidanzati chiedono espressamente il prete e non vorrebbero laici a presiedere la liturgia del matrimonio; per altri non ci sono problemi. Mi sembra anche questo passo significativo, certamente non per contrapporre preti e ministri laici, ma per crescere sempre più nella collaborazione e nella fiducia reciproca.
Un caro saluto a tutti voi.
Don Gabriele Burani
Ipirá – Bahia, 16-07-2017
Carissimi, alcune notizie dal Brasile, dalla nostra missione reggiana.
Innanzitutto un motivo di gioia per noi, la riapertura della Chiesa parrocchiale di Ipirá, dopo un anno di lavori; la prima domenica di luglio abbiamo riaperto la chiesa con una celebrazione molto commossa, presieduta dal nostro vescovo André. ( foto su Face-book). Una vera ‘eucaristia’ ringraziando Dio per la possibilità di rientrare nell’edificio, e anche per lo scampato pericolo: la chiesa stava crollando e non ne avevamo coscienza! Poteva capitare una vera tragedia.

Il costo dei lavori é elevato, al di lá di quello che si pensava inizialmente, ma molte persone hanno collaborato per aiutare. Un grande aiuto economico dalla Diocesi di Reggio ( diverse parrocchie e singoli ci stanno aiutando) e dal Centro Missionario e di questo ringraziamo molto. Manca ancora qualche lavoro per concludere, ma ci siamo quasi. La mancanza di uno spazio grande di incontro nel centro della città ha causato una diminuzione della partecipazione dei fedeli nelle celebrazioni e disagi per molte attività, con continue invasioni nella nostra casa, a tutti gli orari…. Ora spero che la possibilità di celebrare in Chiesa rafforzi la comunità un poco dispersa.
Abbiamo avuto la gradita sorpresa della visita del nuovo direttore del centro Missionario, don Pietro Adani, accompagnato da Caterina (economato diocesano); sono rimasti qualche giorno in Ipirá, poi Pintadas e gli altri centri della diocesi dove operan
o i missionari reggiani. Abbiamo avuto la possibilità di parlare con libertà e amicizia, del passato, del presente e delle prospettive future delle nostre missioni. Credo siano stati giorni molto fruttuosi, per don Pietro con la conoscenza della nostra realtà brasiliana, diversa dalla reggiana ( ma é sempre la stessa Chiesa di Gesù), e per noi sentire la vicinanza della Diocesi che condivide la nostra opera pastorale, la nostra presenza in mezzo al popolo del sertão brasileiro.
Sono appena rientrato dalla missione diocesana. Ero in una parrocchia distante da Ipirá più di tre ore di auto. Ogni anno si sceglie una parrocchie e preti, religiosi, laici da tutta la diocesi sono disponibili per una settimana di missione. Un centinaio di missionari: veniamo divisi in piccoli gruppi e ogni gruppo in una comunità, per visitare tutte le famiglie, guidare le celebrazioni, conversare con i responsabili della comunità, fare proposte per animare, per confermare o migliorare la attività pastorale. Io ero con altri 5 in un paese di collina lontano dal centro ( circa 200 famiglie), e anche in un assentamento ( si occupa una grande zona che era di una sola fazenda e un solo proprietario, per dividerla dando terra a tante famiglie) abitato da 70 famiglie. Visitando le famiglie, mi colpiva il fatto che molti bambini e ragazzi di famiglie che si dicono cattoliche non sono battezzati. Un gruppo ha iniziato la catechesi per la prima comunione, ma la catechista ha interrotto. Quasi nessuno è cresimato (l’ultima cresima risale a 40 anni fa); pochissimi sposati con sacramento del matrimonio (qualche signora vorrebbe sposarsi, ma i mariti non hanno intenzione). É un paese abbastanza isolato, con una realtà sociale diversa dalla città: non ci sono furti, non subiscono violenza, anche la droga non è diffusa tra i giovani come da noi… ma anche non ci sono grandi prospettive per il futuro. Ci sono molti ragazzi, pochi hanno una prospettiva. In una settimana si è creato un clima amichevole, di stima e collaborazione che aiuterà la comunità a riunirsi anche in futuro. Le famiglie sono state molto accoglienti con noi missionari; la speranza è che la comunità abbia un po’ di forza per animarsi, soprattutto nella parte di formazione catechetica.
Questa della missione diocesana annuale é una esperienza molto valida, fa sentire l’unità della diocesi e certamente aiuta la parrocchia coinvolta a re-impostarsi con maggiore coscienza.
Un saluto a tutti voi, don Gabriele Burani
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