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Come in un mosaico

Si è conclusa ricca di emozioni la giornata “Come in un mosaico”, organizzata dalla Pastorale Vocazionale Regionale e da Missio Emilia-Romagna.

Il pomeriggio ci ha permesso di scoprire le tante storie di vocazione che attraversano la nostra vita e ci ha visto partecipare con uno stand interamente dedicato alla missione e ai racconti dei giovani missionari.

Nonostante il tempo incerto, durante il pomeriggio c’è stato un bel sole, la manifestazione ha visto la partecipazione dei campisti estivi, che si stanno preparando per i viaggi missionari di questa estate e che, dopo una presentazione delle loro mete di destinazione, hanno vissuto e ascoltato le diverse storie presentate negli stand presenti in piazza Prampolini.

I momenti più importanti sono stati la tavola rotonda, con testimonianze di vocazioni, il musical su Annalena Tonelli e la veglia finale animata dal coro dell’ Idml in Cattedrale. La serata in Cattedrale è stata presentata da Mons. Erio Castellucci, prima del musical, e da Mons. Massimo Camisasca, che ha presieduto la veglia.

biblioteca vivente in piazza Prampolini   Stand in piazza Prampolini: persone che scrivono  Stand in piazza Prampolini. CSI e Missioni  11 maggio veglia in cripta 11 maggio tavola rotonda domande del pubblico  presentazione Musical

 

 

“Imparare a guardare con occhi nuovi, perché con la missione gli occhi si rinnovano.

Imparare a guardare la città, la nostra vita, tutto quello che è attorno a noi.

L’esperienza missionaria ci apre gli occhi e il cuore: imparare a guardare anche con il cuore. […]

Il tempo della missione ci prepara e ci aiuta a essere più sensibili, più attenti e a guardare con attenzione.

E a tanta gente che vive con noi, nella vita quotidiana, nei posti dove noi viviamo e che, per non saper guardare, finiamo per ignorare.

[…] La missione ci coinvolge tutti, come popolo di Dio, ci trasforma: ci cambia lo sguardo, ci cambia il modo di andare nella vita”.

(Papa Francesco ai giovani di Genova, 27 maggio 2017)

Con queste parole di Papa Francesco vi invitiamo a partecipare alla giornata organizzata dalla Pastorale Vocazionale regionale e da Missio Emilia Romagna che si terrà a Reggio Emilia l’11 maggio 2019, all’interno della settimana di eventi sulle vocazioni “Come se vedessero l’invisibile”.

Inizieremo al pomeriggio, alle 15.00 con Meet-Art: stand di conoscenza e incontro di tante realtà e storie di persone. Dal servizio, alla cultura, al mondo dello sport e tanto altro.

Alle 17.30 ascolteremo la tavola rotonda moderata dal giornalista Mattia Mariani con Emanuele Lambertini, campione para-olimpionico di scherma, Stefano Nava, pittore, e Giovanni e Roberta Vai, famiglia missionaria di Villaregia.

Alle 21.00 ascolteremo il musical sulla vita di Annalena Tonelli, Il fiore del deserto, della compagnia teatrale “Quelli della via”.

Concluderemo la giornata con la veglia di preghiera “venite e vedrete” animata dai giovani dell’ Idml alle ore 22.30

Vi aspettiamo!

 

Padre Gianni Criveller

Padre Gianni Criveller, missionario del PIME e tra i maggiori esperti sul cristianesimo in Cina, nel tradurre in cinese alcuni testi di don Lorenzo Milani si è imbattuto in una sua lettera “che parla dei missionari cinesi che verranno in Italia per ‘rievangelizzare’ l’Italia che avrà perso la fede… Negli anni ’50 sembrava una fantasia – ha detto p. Criveller al Convegno – , ma oggi questa intuizione profetica si sta realizzando, se guardiamo alla presenza di alcuni missionari cinesi in terra italiana”.

Attraverso una ricca esposizione di fotografie, tra reperti storici (il più antico risale al 635 d. C., la stele di Xian) e opere artistiche, p. Gianni ha ripercorso l’opera dei missionari e il cammino cristiano in terra cinese, segnato a più riprese dal martirio per le varie repressioni avute in Cina nel corso della storia, ma anche impreziosito dalla commistione con altre religioni, come testimonia ad esempio l’icona mariana che richiama la Dea della Misericordia, divinità buddista che nasce dall’incontro con il cristianesimo. Sono tanti i missionari giunti in Cina da più parti, a cominciare dalla Persia (l’odierna Baghdad), appartenenti a diverse famiglie come quella francescana (arrivata in Cina prima di Marco Polo), quella gesuita, cui apparteneva Matteo Ricci, che ha percorso la via del dialogo e dell’amicizia per comunicare il Vangelo. Tante le persone che hanno lasciato il segno, come il Cardinal Celso Costantini che nel Novecento diede una svolta storica al processo d’inculturazione e volle i primi vescovi cinesi, superando lo stigma di colonialismo di Chiesa straniera in Cina e avviando scuole che esprimessero il cristianesimo in stile cinese.

Leo Zhang

Leo Zhang, cinese, è maestro nel quartiere di Ospizio. Nella scuola “Bella cultura” (in via Paradisi) insegna cinese a bimbi e ragazzi cinesi. Il maestro Leo ha sottolineato come i bimbi cinesi in Italia fatichino ad imparare l’italiano e al tempo stesso come dimentichino il cinese scritto, lingua particolarmente difficile da apprendere. Rischiano così di perdere le radici sociali e culturali e di non riuscire ad integrarsi nel mondo in cui viviamo insieme. Con l’aiuto dell’Associazione ACCQUA, Accademia di Quartiere, dedita a incrementare e favorire una rete di relazioni, da qualche anno viene insegnata anche la lingua italiana ed è stato avviato un doposcuola per fare insieme i compiti con l’ausilio di volontari. Ogni anno vi accedono circa 150 minori.

Don Pietro Sun

“Secoli fa, molti uomini hanno attraversato mezzo mondo per far sapere alla gente che Dio esiste… oggi sono qui a continuare questo percorso sacro e luminoso”. Così don Pietro Sun, Cappellano della Comunità cinese a Reggio Emilia, ha dipinto l’icona missionaria dello scambio tra Chiese, intervenendo domenica 25 febbraio al Convegno organizzato in diocesi dal Centro Missionario e dall’Ufficio Migrantes sul tema “Cina, così viCina. Sfide per un cammino comune”. Il suo arrivo in diocesi, lo scorso anno, rappresenta una presenza preziosa per le nostre comunità ed è un segno che porta il pensiero all’opera svolta nel tempo da tanti missionari arrivati in Cina.

Maria Chiara Sagario

A camminare con i cinesi a reggio Emilia da anni è Maria Chiara Sagario, della Piccola Famiglia dell’Assunta (comunità di laiche e laici consacrati, nata nella diocesi di Rimini, che ispirandosi alla regola di Dossetti si spende nella preghiera e nel servizio alla fragilità), che al Convegno ci ha raccontato come quasi “per caso” (lo pseudonimo della Provvidenza) sia entrata in contatto con i cinesi e come la Parrocchia di Santa Lucia a Savignano sul Rubicone (FC) abbia loro aperto le porte avviando attività pastorali nel segno dell’interazione. Ha imparato il cinese stando con i bimbi, a cui viene insegnato italiano nella Casa Italia-Cina (www.casaitaliacina.it), il loro centro operativo gestito da volontari (italiani e cinesi) che dal 2003 li ospita per il doposcuola e altre attività ludiche, educative, ricreative, sportive. Ha raccontato delle difficoltà di comprensione iniziale e della ricchezza di un popolo, dell’importanza del Capodanno Cinese, del progetto che sta appoggiando a Reggio sul farsi prossimo alle donne cinesi vittime di grandi debiti e costrette alla prostituzione.

Alina Mussini

Nel delineare il quadro della presenza cinese a Reggio e provincia, Alina Mussini, mediatrice linguistico-culturale che opera in ambito educativo e sociale, ha fornito risposte a molte nostre domande inespresse. I cinesi che vengono in Italia provengono quasi tutti dalla provincia di Zhejiang (vicino a Shanghai), per lo più dalla città di Wenzhou, nota come la “Gerusalemme della Cina”, per la forte presenza cristiana. Si tratta della zona che ha la più alta capacità imprenditoriale, da cui le persone emigrano per incrementare i guadagni familiari.

I cinesi che vengono in Italia (i residenti sono circa 300mila) sono studenti universitari (design, belle arti, musica), turisti, ricchi imprenditori che investono comprando aziende o attività, oppure emigrati/espatriati che raggiungono il nostro Paese per vivere, lavorare e arricchirsi.

Spesso arrivano per stare anche 20 o 30 anni, per poi rientrare a casa; si spostano con tutta la famiglia che contribuisce con il lavoro di ciascuno a raggiungere l’obiettivo del benessere. La posizione dei giovani è particolarmente difficile perché sono attratti dalla cultura e dallo stile di vita europei, ma la famiglia ha vincoli molto forti e poco compatibili con la nostra vita.