Sono ubriaca di vita! Sì, perché questa è vita!
Santo Antonio do Içá, 5 maggio 2023
Nella comunità di Sant’Antonio do Içà si passano le giornate a ubriacarsi di…vita, stupore e umanità! È passato poco più di un mese dal mio arrivo nella parrocchia di S. Antonio do Içà dove vivono don Burani e don Carlotti e Mariana e Virginia, consacrata la prima, in discernimento vocazionale la seconda.
Sono stata accolta come se fossi qui da sempre e forse lo sono stata per davvero. Ogni volta che scopro qualcosa ho la sensazione che è ciò che ricordo. Le scoperte sono dentro di noi, e bisogna viaggiare per scoprirle.
Rifletto molto sul valore dell’arte, in particolare il teatro, in una missione. Penso che sia valido tanto quanto un servizio sanitario. Il corpo ha bisogno certamente di cura, ma anche lo spirito. Stiamo facendo nascere nuovi progetti soprattutto dedicati a bambini, giovani e donne della città. Una cosa che ti insegnano è che da soli non si va da nessuna parte, l’uno ha bisogno dell’altro: oggi tocca a me ad avere bisogno di te, domani toccherà a te avere bisogno di me.
Insieme a Virginia, la volontaria che viene dall’Uruguay, ho incominciato ad incontrare i giovani per un progetto teatrale che speriamo riesca a coinvolgere molte delle comunità della città e del fiume. Il periodo non è dei migliori perché i cittadini sono impegnati nelle quadriglie che si sfideranno in danze tradizionali per la festa di Sant’Antonio: le piazze si stanno riempiendo di decorazioni e ogni giorno aumenta la musica… e il caos fino a tarda notte.
Questa festa corrisponde a quello che per noi è la festa di San Giovanni! Solo che qui comincia a maggio e dura fino al 13 giugno! Il patrono è più importante di qualsiasi altra ricorrenza!
È già esperienza di comunità! Nonostante ciò, insieme ai giovani abbiamo scelto di raccontare la storia di un uomo alla ricerca della felicità. In questa ricerca però, l’uomo si perde in una fitta foresta dove paure e angosce, rappresentate dai mostri che la abitano, lo schiacciano e lo divorano. Non sa più come uscirne. Incontra un aiutante misterioso che quella foresta la conosce bene e conosce chi la abita, iniziando a scoprire insieme nuovi sentieri.
Incontreranno diverse “aldeias” villaggi che, come lui, hanno affrontato quelle paure riuscendo a scoprire la felicità. E lo spettacolo diventa realtà e quindi vita!
Con Mariana e Virginia stiamo avviando gli oratori di strada nel quartiere periferico di Taracua e nella comunità del Menino Jesus. L’allegria dei bambini è traboccante. Raggiungiamo il campetto: da 2/3 bambini arrivano ad essere 15/20/30. Quanta vita, quanti colori: non solo mulatti e indigeni, ma anche bianchi e neri come il mirtillo e insieme color terra. Gli incontri sono molto semplici: un cerchio di presentazione dei nomi, un canto, giochi, una breve riflessione, una proposta d’arte e una merenda condivisa con guaranà. Reagiscono con il sorriso più dolce che si possa immaginare. C’è la libertà assoluta del giocare insieme. E alla fine abbracci, abbracci a non finire fino a non sentire più le ossa. Da un sabato all’altro, i bambini cambiano e aumentano, le famiglie sono molto contente della nostra presenza, e spesso si raccolgono attorno a noi partecipando alle attività. “… è la vita”.
Ma soprattutto stiamo vedendo nascere il primo cerchio di donne. In tutta la sua storia, Sant’Antonio non ha mai visto un cerchio. Venerdì scorso, siamo andate nel quartiere della comunità Menino Jesus e abbiamo bussato casa per casa (non ci sono i campanelli, ci si chiama con un battito di mano) invitando le donne una per una ad incontrarci nella cappella. Vediamo le donne davvero felici nel sapere e scoprire uno spazio tutto per loro da vivere come donne, come persone. Uno spazio in cui condividere la vita e lasciare andare per un momento le proprie responsabilità familiari e sociali, prendendosi cura l’una dell’altra e poter crescere insieme. Questo primo incontro è stato di presentazione: abbiamo chiesto nome, età, colore preferito, una cosa che piace e che non piace. Si è partiti dalla propria storia per arrivare al punto centrale: raccontaci il tuo sogno. Attraverso alcune foto di riviste e giornali, abbiamo lasciato che le immagini parlassero per loro, ognuna ne ha scelta una ricordando il sogno che aveva da bambina e che per priorità (figli, mariti, lavoro in casa) o opportunità mancate (soldi, spazi, persone), ha dovuto rinunciarvi. Sogno di mestieri, di viaggiare, sogno di imparare “a cucire come mia madre”, sogno di saper leggere e scrivere. Incredibili! Ci promettiamo di incontrarci tutti i venerdì e invitiamo al passaparola a tutte le donne che desiderano condividere questo cammino e dare forma ai propri sogni, che non sono morti, ma solo addormentati. Il sogno nel cuore, se custodito e curato, resta, si trasforma e fiorisce!
Ci da gioia pensare che tante persone tra donne, uomini e bambini cominciano a sentire e vedere cose nuove. O riconoscersi, forse, per la prima volta. Condividere questo in una comunità è vivere insieme la “parceria”, quella parola portoghese che indica l’amicizia che non è solo compagnia, ma un fare insieme e dare spazio a qualcosa di inedito e nuovo, un progettare insieme. E si incrocia con la “paressia”, che è il coraggio, la fermezza, l’ardire, l’audacia. La comunità incentiva a coltivare quell’amicizia intesa come legame che desidera la libertà dell’amico, la auspica e la aiuta a costituirsi. Darsi la possibilità di agire in uno spazio politico e di dare inizio a qualcosa di nuovo, di fare di sé stessi un inizio. È la capacità di immaginare che le cose potrebbero essere diverse da come sono.
In questo mese ho condiviso con d. Gabriel il viaggio sul fiume incontrando tutte 26 le comunità, 26 mondi. 2 sono sul Rio Solimões che visiterò a metà maggio. Abbiamo attraversato i 358 km del Putumayo a 5 km/h. La barca nuova è grande: ci sono le cartine tracciate a mano da Gabri: ha preso la linea del fiume e individuato personalmente, con l’aiuto di Moisés, l’altezza delle comunità e segnato le varie scorciatoie. Ma di questo vi scriverò la prossima volta.
“Così è … se vi pare” direbbe il vecchio Pirandello, io aggiungerei: “se lo volete e lo desiderate con tutto il cuore, allora sarà”! Anche la Missione.
Anna Chiara Nicolussi – dai suoni e colori dell’Amazzonia