Ottobre missionario – Romania e Georgia

 

Lo slogan dell’ottobre missionario 2020 sarà: Tessitori di Fraternità” e durante questo mese l’attenzione è rivolta alla missione mondiale della Chiesa attraverso l’organo delle Pontificie Opere Missionarie. La Giornata missionaria sarà domenica 18 ottobre 2020 dove saremo chiamati in tutte le parrocchie alla colletta universale per tutte le Chiese.

Anche in diocesi saremo chiamati ad avere questa attenzione.

Per questo in questo mese vogliamo dare spazio, ogni settimana, alle realtà missionarie extra-diocesane presenti nelle nostre comunità, perchè crediamo sia bello ricordarci di tutti e conoscere anche le missioni diocesane non solo tradizionali ma anche come battezzati abbiamo l’impegno per tutte le realtà dove dei nostri fratelli e amici si impegnano per l’unica causa comune, che è quella di aiutare e portare solidarietà in tutti i luoghi del mondo.

Un saluto a tutti voi! Vi scrivo circa le nostre missioni cappuccine a Sighet (Romania) e Akhaltsikhe (Georgia), in relazione con questo bel tema: “Tessitori di fraternità!” e che fa parte del nostro dna, in quanto s. Francesco ha voluto che vivessimo da fratelli e fossimo costruttori di fraternità.

 

Lo stile della nostra presenza in queste due terre, molto diverse per la storia e le situazioni che le caratterizzano, si è basato proprio sul creare fraternità, presentando il messaggio del Vangelo come vita vissuta nella comunione. Sia Romania che Georgia sono caratterizzate da una maggioranza di fede cristiana ortodossa (in Romania c’è comunque una buona presenza cattolica sia latina che greco-cattolica, mentre in Georgia siamo l’1%, anche se è una presenza significativa) e coi quali è difficilissimo un dialogo. Quindi lo stile non è stato quello del proselitismo, ma quello di presentare una chiesa viva, che cerca di concretizzare il Vangelo e che vive il rapporto con Cristo come una presenza trasformante.

Romania: vedendo (allora, nel 2002) la situazione sociale molto problematica (famiglie segnate da povertà e alcolismo, abbandono/orfanotrofi, diffidenza…), abbiamo iniziato col creare un gruppo di giovani, Gruppo Speranza, per fare attività di volontariato e animazione negli orfanotrofi e nelle case famiglia di ragazzi disabili. E abbiamo aperto un oratorio per accogliere tutti i giovani, tutti i giorni, per creare un ambiente familiare, caldo, in cui vivere l’esperienza di gruppo. Questo gruppo, partito con giovani della comunità greco-cattolica, ha poi visto l’ingresso di giovani ortodossi e protestanti, e poi dei ragazzi stessi dell’orfanotroio! Con loro si vivevano momenti di preghiera e formazione (perché la spiritualità era il “motore” della nostra attività caritativa), ma con la libertà di continuare a seguire la vita nella propria chiesa. L’obiettivo è stato quello di rendere la società attenta alle sofferenze di tantissimi ragazzi abbandonati, offrirgli amicizia e vicinanza, e farsi carico dell’educazione dei più piccoli e bisognosi. E dopo quadi 20 anni il gruppo continua ed è conosciuto in città. E nello stesso tempo è nata una casa famiglia con una coppia di sposi rumeni che occoglie “figli” dall’orfanotrofio (e sono già più di 20 ragazzi che sono stati accolti).


In Georgia invece, dove la situazione sociale è molto più solida, ci siamo indirizzati nel costruire una chiesa–comunità. Lì la fede è vissuta molto più a livello individuale. Molto viva è la tradizione di andare in visita ai monasteri per un momento di preghiera e per accendere una candela davanti alle icone. Ci è sembrato però importante sottolineare la dimensione comunitaria della fede, e quindi si sono organizzati momenti di incontro, uscite, formazione… con le famiglie e i giovani. E anche qui abbiamo proposto l’esperienza dell’oratorio come luogo di incontro e fraternità. L’inizio è stato molto difficile, ma poi siamo riusciti a entrare nella vita di questa cittadina con l’attività settimanale (sabato) e coi grest estivi (che hanno visto la partecipazione di oltre 150 ragazzini). Anche qui la proposta è stata quella di formazione spirituale (leggendo la bibbia e il vangelo) e attività di gioco, manuali… Ma la cosa interessante è stata che… i bimbi cattolici erano pochissimi (siamo minoranza) e la maggior parte erano ortodossi e armeni! Quindi diversi credo e diverse etnie! E diverse lingue, per cui all’inizio c’era la difficoltà a comunicare tra georgiani e armeni. Anche qui la proposta è stata quella di mettere Gesù al centro (il bisogno di una conoscenza della fede è enorme!) e di vivere da fratelli, figli di uno stesso Padre. Invitando poi tutti a vivere attivamente la fede nelle chiese di appartenenza. E i nostri giovani animatori erano cattolici, ortodossi e armeni. E’ stato un tentativo di fare ecumenismo dalla base. Durante un campo estivo sono venuti da Tbilisi a vedere le nostre attività perché, dicevano, non ci sono esperienze di integrazione così.

E’ questa la ricchezza della fede, veramente ci fa tessere fraternità! E ce n’è un bisogno enorme, ovunque!

                                                                                                 

Filippo Aliani, cappuccino