Omelia di Mons. Simon Kulli, Vescovo di Sape, Albania

 

Giornata Missionaria Mondiale – Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla
30 – Trentesima domenica del Tempo Ordinario B – 24 ottobre 2021
Messa nella Parrocchia di Montericco

 

Sia lodato Gesù Cristo, 
ose direkt Cari fratelli e sorelle, 

sono molto lieto di presiedere questa celebrazione, di rendere grazie insieme a voi al Signore per le grandi cose che ha fatto compie in noi e per noi, saluto e ringrazio Don Pietro Adani per l’invito, e tutti voi per la calorosa accoglienza. 

Oggi la Chiesa ci invita a ricordare con gratitudine tutte le persone che, con la loro vita e testimonianza, ci ricordano che con il Battesimo tutti siamo chiamati a essere apostoli, testimoni gioiosi del Vangelo nel nostro quotidiano. 

È una gioia particolare celebrare questa Giornata Missionaria Mondiale, in questa comunità diocesana che ha visto partire tanti testimoni e profeti, in tante parti del mondo, per annunciare la presenza e la tenerezza di Dio nella storia degli uomini. Io sono uno di quelli che ha approfittato dall’esempio e dalla testimonianza di alcuni di questi “profeti” e “testimoni” – preti, suore e volontari – che hanno lasciato il loro “comfort” e sono venuti in Albania, nella diocesi che adesso guido, per annunciarci la buona notizia! Rendo grazie a Dio e prego per ciascuno di loro. In particolare per me il zotofetta per Albania era don Liugi Gulielmi (don gigi).

Le letture di questa domenica ci aiutano a cogliere meglio il senso di questa giornata missionaria. Perciò vorrei soffermarmi su queste due parole: Profeta e Testimone. 

1. PROFETA – Nella prima lettura, tratto dal libro della consolazione, viene delineata il profilo e la missione del Profeta, quello che porta la parola di Dio. Il profeta è quello che annuncia, grida e invita il popolo a aprire gli occhi e vedere l’intervento di Dio, vedere la salvezza che Dio compie. Il profeta, voce di Dio, invita il popolo ad un nuovo esodo, anche coloro che sembrano inabili per la loro condizione: ciechi e zoppi, donna incinta e partoriente, sono invitati a incamminarsi sulla via del ritorno.

Il messaggio del profeta Geremia riguarda la salvezza – Dio farà di tutto per fa tornare il popolo, pur se i peccati sono molti (Ger 30,15). L’amore di Dio dà via al ritorno del popolo di Giuda e di Israele da Babilonia. 

Ma, prima di parlare e di esortare il popolo a fidarsi del piano di Dio, il profeta, lui per primo, deve imparare ad ascoltare Dio che gli parla, deve essere aperto al piano di Dio. Il profeta per primo deve avere sperimentato il cambiamento che Dio ha operato nella sua vita. 

Da qui sorge il coraggio di annunciare il Piano di Dio, nonostante sia incomprensibile al popolo al quale annuncia, perché non è facile invitare a camminare i ciechi, gli zoppi, le donne incinta. 

Alla luce di quanto si è detto, possiamo chiederci se la nostra società ha bisogno di profeti oppure ne fa a meno?

Si, fratelli e sorelle, abbiamo bisogno di questi profeti e tutto il popolo di Dio, in forza del battesimo, partecipa alla funzione profetica di Cristo- ci insegna il Catechismo della Chies Cattolica. (Cat. Chiesa Catt. N° 785).  

Abbiamo bisogno di profeti coraggiosi anche oggi, uomini e donne non dispensatori di aforismi, di soluzioni facili, ma uomini e donne che fanno della propria vita una promessa di felicità – afferma Papa Francesco. 

Abbiamo bisogno di profetti, uomini e donne –che una volta sperimentato la forza dell’amore di Dio e riconosciuto la presenza di sua Padre nella nostra vita personale e comunitaria – non possonofare a meno di annunciare e condividere con tutti, a cominciare dagli ambienti famigliari, ciò che hanno visto e ascoltato. 

Oggi abbiamo bisogno di profeti, non di paroloni che promettono l’impossibile, ma uomini e donne che manifestano con la gioia della vita, il miracolo dell’amore di Dio, che vanno ad annunciare ai ciechi e agli zoppi – ai malati, ai prigionieri, a quelli che fanno fatica a sperimentare la tenerezza di Dio, a quelli che dubitano nella prossimità di Dio – che Dio li ama e vuole la loro salvezza e guarigione, vuole la loro amicizia perché Dio è fedele alla sua alleanza.

La seconda parola su cui vorrei riflettere è: 

2. TESTIMONE – Col battesimo siamo chiamati, ossia è innata in ciascuno di noi la capacità e il compito di vivere secondo le promesse, cioè testimoniare il Vangelo, che la Notizia che dà senso e riempie di gioia la nostra vita è Gesù Cristo. Ma cosa fare per diventare Testimoni? 

Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci aiuta a dare una risposta.  Il Testimone, ci dice il Vangelo è un cieco, uno che non vede, ma comunque si mette alla ricerca, ha il coraggio di prendere il cammino della guarigione e dimostra un profondo desiderio di vivere una vita piena. Dunque il primo passo per riprendere a vivere pienamente e diventare poi testimoni è riconoscere di essere ciechi.

Bartimeo vuole ad ogni costo uscire dalla propria situazione e sarà questa fede che lo salverà.Lui sente che è Gesù che passa e grazie alla sua testardaggine, il cieco riuscirà a incontrare Gesù che lo chiama “Figlio di Davide”. Però quando si segue Gesù non tutto va tranquillo, ci sono imprevisti, ci possono essere degli ostacoli – la folla lo zittisce e rimprovera, spesso i più vicini invece di aiutarci, ci schiacciano di più – ma non possiamo arrenderci, come fa Bartimeo, il quale grida con tutta la forza, con più insistenza. Lui ci insegna che se non crediamo con tutte le nostre forze, non cambieremo niente, non potremo avere in noi la vita. 

Un altro atteggiamento del Testimone è la capacità di lasciare tutto e abbandonare ogni sicurezza. È suggestivo il gesto compiuto da Bartimeo: getta via il mantello perché niente deve ritardare il suo andare verso Gesù, balza in piedi e va da Gesù. 

Gesù manifesta una grande delicatezza nel chiedergli: Cosa Vuoi che io faccia per te? Perché Gesù non costringe, e imporre niente a nessuno, vuole che l’uomo accogli liberamente il suo dono. Dopo questo l’incoraggiamento e la grande libertà conferitagli da Gesù, Bartimeo esprime il suo amore e la sua preghiera: Maestro mio, che io riabbia la vista. 

A questo punto Gesù non poteva non dimostrarsi sensibile a Bartimeo che nel suo cuore amava Gesù prima di essere guarito, e decreta la guarigione dicendo: Va’, la tua fede ti ha salvato.

Adesso Bartimeo può riprendere a vivere pienamente, ma con la guarigione arriva anche la salvezza, cioè vede, constata che senza di Lui non avrebbe senso vivere, perciò prese a seguirLo per strada – afferma il vangelo. Era pronto a scommettere su Gesù. 

Ecco, fratelli e sorelle, il mondo di oggi ha bisogno di Testimoni come Bartimeo, che con insistenza e forza della volontà chiedono a Gesù la guarigione, la pienezza di vita, testimoni che hanno il coraggio di andare contro ogni tipo di impedimento impedisce l’incontro con Gesù, testimoni capaci a non esitare di abbandonare tutto ciò che può creare un ostacolo nella sequela di Gesù. 

Preghiamo in questa messa, perché il Signore susciti tanti uomini e donne, il coraggio di partire, per annunciare e testimoniare il Vangelo a tutte le genti.

Il Signore ce lo conceda e che ciascuno di noi non si tiri indietro, ma dica gioiosamente e prontamente il suo “Eccomi” al Signore che chiama sempre.