Gli auguri di Pasqua di Gianchi
JANDIRA/SP.
PASQUA 2020
Carissimi,
sembra un controsenso o una parola fuori luogo augurarvi Buona Pasqua con migliaia di vittime del coronavirus, migliaia e migliaia di ammalati nel mondo intero, in modo particolare in Italia, accerchiati e paralizzati da questo virus, che per una microscopica e sinistra somiglianza, ricorda la corona di un re: senz’altro tiranno.
Il Brasile ha un centinaio di morti (ora160) per causa del coronavirus, le sale di rianimazione sono straccolme di contagiati, scuole e stadi da calcio sono adibiti ad ospedali per far fronte alla richiesta di pazienti sempre più numerosi. L’epicentro è San Paolo, ma i casi si presentano in tutto il Brasile. L’isolamento sociale è la parola chiave, d’ordine, e per gli anziani è esattamente l’isolamento domiciliare.
Direi che l’Italia, nel bene e nel male, sta facendo scuola a tutto il mondo; il Brasile ha in sé un piano di emergenza abbastanza benfatto dal ministero della sanità e ci sono già dei risultati veramente eccezionali, perché San Paolo si è fermato; le strade sono deserte, tutto è chiuso eccetto ospedali, farmacie ed i negozi di alimentari.
L’unico bastian contrario è proprio il Presidente Bolsonaro; secondo lui questa pandemia è una febbriciattola da niente, una “gripesiña” così come l’ha definita lui, “che non può fermare il Brasile” dice. E’ preoccupato per l’economia che ritiene la cosa più importante del Brasile e pensa che come misure sarebbe sufficiente isolare gli Anziani e i contagiati e lasciare liberi tutti gli altri e tutte le attività, continuare come prima….per lavorare.
Ecco questo sarebbe il suo discorso, ma per fortuna i governatori del Brasile tutti praticamente, la stampa, la televisione, i giornali si sono schierati contro i discorsi del presidente, ma lui continua a dire che la crisi è una cosa inventata. Però i morti e gli ammalati continuano ad aumentare tutti i giorni.
Noi qui a Jandira come Caritas Sao Francisco abbiamo chiuso gli asili e le varie attività sociali, secondo le norme del Comune e dello Stato.
Io pure vivo in isolamento domiciliare qui alla casa azzurra; sono solo, perché la famiglia che abita con me, Jaqueline e le bimbe, si sono spostate nella casa sopra per poter creare perlomeno un isolamento abbastanza serio.
Io sto bene, per parlare di me, l’intervento al tumore di pelle è stato fatto ed è già tutto a posto, non ho nessun sintomo di virus, almeno fino adesso, bado alle attività qui in casa, all’orto di casa naturalmente, ai conigli, agli animali e bado anche al mio mangiare, che sono in dieta.
Le bambine mi salutano da lontano e rispondo con un cenno di mano e un certo magone nel cuore, pensando anche a tutti gli amici che non vengono più in casa.
Anche se sono dispensato dal servizio liturgico a causa dell’età ( sono nel gruppo di rischio,) vivo una particolare fecondità in questa solitudine; sento il vuoto del rapporto con l’altro, della mancanza dell’altro, ma c’è anche direi una grande speranza.
Infatti questa immane tragedia che sembra che non abbia limiti, che si abbatte sull’ umanità intera, in modo particolare l’Italia ( che sta vivendo proprio una situazione di massacro, di guerra, quasi direi di campo di concentramento nazista )….;
questo essere strappato da colui che ami , come in un esilio , come in un naufragio.. , mi aiuta a partecipare, a “compartigliare” con tutta l’umanità la sofferenza,il dolore la malattia e la morte Sono impotente è vero, potenziale portatore di mali, se vado a trovare gli altri o dire messa, invece di fare del bene potrei fare del male, contagiandoli , ma sono anche una semente, una semente nascosta sotto la terra;, sono inchiodato sulla croce che mi porta al sepolcro, da cui ho la certezza che risorgerò, si , risorgera’ una nuova vita per me e per tutto il mondo. Infatti non si tratta di trovare un capro espiatorio, dare la colpa ai cinesi o ai pipistrelli, o al governo.. eccetera , come in tante discussioni si fa. Certo dobbiamo lottare e vincere questo drago, questo drago moderno che sfida e getta a terra tanti valori della nostra cultura , la nostra economia, le nostre scienze, le nostre sicurezze.. ma non siamo un Titanic, quella nave meraviglia, inaffondabile, che è affondata ed è rimasta dimenticata come un rottame storico in fondo al mare.
Realmente questa non è e non può essere la nostra fine. Al contrario vivo il momento presente come una vigilia della Pasqua. Sì, sono in questo sepolcro, ma in un sepolcro in cui c’è un Cristo che sta per sorgere; è la Pasqua della resurrezione. Allora la mia casa diventa un eremo (questo sogno della mia vita,), dove e’ fondamentale riconoscere , contemplare, vivere la dimensione fondamentale della vita, in cui ciò che importa, ciò che interessa è Dio, Dio Padre, Padre della vita; questo e’ la linfa della nostra esistenza. I quaranta giorni nel deserto è la quarantena di Gesù che si prepara per entrare nell’ottica del Padre e annunciare al mondo un mondo nuovo: il mondo dei figli di Dio, dove il povero è al primo posto, dove il tempo è un tempo di misericordia e di liberazione.
In Brasile si sono accorti, grazie al coronavirus, che ci sono milioni di poveri, che non stanno in casa perché non hanno casa, che non ci può essere isolamento per loro nelle favelas e in altri posti, perché vecchi, bambini e adulti vivono tutti della stessa baracca, dormono nello stesso materasso, o addirittura sullo stesso pavimento.
Se ora gli ospedali sono straccolmi di ammalati provenienti per lo più,( guarda un po’,) dalla classe media e dalla classe alta, cosa succederà quando il virus attaccherà con forza fra questa massa di sfrattati della società? I benpensanti, le altre classi del Brasile si stanno accorgendo che c’è una minaccia molto grande e hanno paura di questo.
Anche come Chiesa ci sono dei segni nuovi, e anche se ci manca la messa, la messa della comunità, la messa domenicale… che è compensata in parte da quella alla televisione, si valorizzano di più le nostre preghiere in casa, il Vangelo e il Rosario, magari con papa Francesco, con la candela accesa sul balcone in segno di speranza.
Che emozione vedere Papa Francesco da solo in piazza San Pietro a darci la benedizione urbi et orbi: questo papa e’ grande.
Vorrei dire che la nostra casa si sta scoprendo di più come chiesa domestica, che la tavola si sta rivelando realmente il luogo della parola di Dio, della frazione del pane, tra genitori e figli: e’ l’annuncio di Risurrezione, di tempi migliori,di un nuovo cielo, di una nuova Terra.
Dopo il coronavirus Il mondo non sarà più come prima, nè voglio che ritorni ad essere come prima.
Vorrei che questo mondo, che sta per nascere, mettesse il povero al primo posto e lo chiamasse “ eccellenza “, che quest’uomo oggi chiuso in casa, ingabbiato, imparasse ad accogliere l’amico o il non amico, il profugo o il “favelado”, che il ricco potesse imparare dal povero, si convertisse al povero e il povero sapesse prendere coscienza di sé stesso, della sua storia, del suo cammino di liberazione, che la Chiesa diventasse scalza come San Francesco, come la Chiesa che Papa Francesco ci presenta e ci offre.
Come Gesù diceva alla samaritana di non preoccuparsi del tempio, ( se doveva essere a Gerusalemme o in Garatzin ),perché arriverà il giorno in cui i veri adoratori del padre lo adoreranno in spirito e verità. Adorazione questa che ci porta ad aprire gli occhi, ci fa riconoscere il bisognoso, ci fa prendere cura degli orfani e delle vedove, che sono nel Vangelo e nella Bibbia i più poveri della società. In questa settimana ci sara’ un gruppo di persone che porteranno un kit di alimenti ai nostri bambini e alla loro famiglia che non hanno da mangiare in casa. Sara’ la nostra Pasqua.. Pasqua con voi che con il vostro aiuto possiamo spezzare il Pane anche con loro. Grazie di cuore.
AUGURI DI BUONA PASQUA.
Pe GIANCHI
NB: Al mio amico e fratello carissimo Romano, deceduto in questi giorni per coronavirus, un grazie grande per la sua vita e il suo esempio, A tutta la famiglia il mio abbraccio e la mia preghiera .
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