Le chiese sono molte, ma c’è un solo Dio!

 

Festa del Creato, 1° settembre 2020

Resoconto di don Gabriele Carlotti sulla seconda uscita sul fiume 

Questa seconda uscita è durata otto giorni, due in più della prima. Piano piano la barca diventa la nostra casa e tante cose che sembravano strane sono ormai normali. Meno normale è il motore che continua ad aver problemi, nonostante l’avessimo lasciato a Manaus perché fosse revisionato. Abbiamo scoperto che non avevano cambiato l’olio, dopo più di cinque anni, era praticamente una melma! Pensavamo fosse un 400 cavalli, ma dovendo aprire i documenti verifichiamo che è un 52 cavalli: almeno consuma poco! Durante questo viaggio abbiamo avuto seri problemi con il raffreddamento idraulico del motore e solo all’ultimo giorno ci accorgiamo che il filtro dell’acqua è pieno di sabbia e di foglie, mai aperto e pulito… La cosa positiva è che, pian piano, un problema per volta, stiamo diventando provetti meccanici e conoscitori del motore diesel.

Dulcis in fundo, togliamo la copertura del motore per aggiungere olio alla direzione idraulica ormai bloccata, (meno male che ne avevamo con noi) e vediamo che la pompa dell’acqua è caduta: la saldatura è saltata! E ora, cosa fare? Fortuna volle che avevamo caricato alcuni travetti di legno: uno per tenere la pompa a debita distanza e tirare la cinghia di trasmissione, uno per evitare che sia catapultata fuori quando il motore sarà avviato e un terzo per tenerla a giusta distanza dalle pareti laterali… non sembra vero, ma funziona e così riusciamo, piano piano, a percorrere i 150 km del ritorno a casa. Anche questo è missione! E capisci perché i meccanici hanno le unghie delle mani e dei piedi così nere, e i vestiti così unti e sporchi… stanchi, ma felici di aver superato queste prove tecniche di missione. 

Il nostro obiettivo è di visitare le Comunità cattoliche della parte centrale del fiume Içà, lasciando per ora quelle che sono completamente Evangeliche o della Croce, un movimento fondamentalista nato da un missionario, fratel José, negli ultimi 40 anni, che ha percorso queste zone.

Ci racconta un signore di 83 anni, che ha vissuto con lui diverso tempo, che Irmão José diceva di venire da Minas Gerao, ma che la gente disse che veniva da Minas Gerais (uno stato brasiliano). Gli chiedo dove sarebbe questo Minas Gerao di cui non ho mai sentito parlare, e lui mi risponde con tutta serietà e serenità: in cielo! Le Comunità cattoliche che abbiamo in programma di visitare sono undici. Non vorrei stancarvi con un relatorio ripetitivo, ma credo sia importante uno sguardo complessivo di questa realtà che abbiamo incontrato.

La prima è la Comunità di Boa Vista. Siamo accolti bene dal “cassique tikuna” che mette a disposizione la chiesetta evangelica Battista per la celebrazione: visitiamo alcune famiglie di cui avevamo battezzato i figli nel novembre scorso, e mi rendo conto che non hanno coscienza di essere cattolici, va bene tutto, così partecipano del culto battista che viene fatto da un dirigente locale, il frate, in passato, passava solo tre volte all’anno, giusto per battezzare. Al mattino, aspettiamo quasi due ore, ma nessuno viene per la celebrazione della Messa, così salutiamo e ringraziamo i responsabili che ci hanno accolto e proseguiamo il viaggio.

La seconda è la Comunità di São Joao da Liberdade. La patrona era l’Immacolata Concezione, ma ci dicono che forse l’immagine della madonna è stata gettata nel fiume e comunque non c’è più. La famiglia che ci accoglie è forse l’ultima rimasta cattolica, le altre dopo un grande evento con un pastore dell’Assemblea di Dio venuto dalla città con molta gente, sono diventate evangeliche. Stanno anche costruendo una grande chiesa nel mezzo del paesino. Incontriamo il giovane dirigente della chiesa evangelica che ci disse esserci ancora alcune famiglie cattoliche che non si sono convertite e propone di celebrare la Messa tutti insieme alla sera nella scuola. Naturalmente la sera siamo pochi, una famiglia della chiesa evangelica “Dio è amore”, due famiglie della chiesa evangelica “Assemblea di Dio” e la nostra superstite famiglia cattolica. La celebrazione è stata bella e partecipata, tutti hanno fatto la comunione e ci salutiamo cordialmente. Nel prossimo viaggio decidiamo di celebrare nella casa della famiglia cattolica perché marito e moglie vogliono battezzare i due nipoti ormai grandicelli che loro hanno cresciuto visto che i genitori abitano a Manaus (la capitale dello Stato dell’Amazzonia). Naturalmente la porta rimarrà aperta, vedremo se altre famiglie, che si dicono evangeliche, parteciperanno. Certamente in quel tempo sarà finita e inaugurata la grande chiesa.

   

La terza è la Comunità di São Cristóvão II. È composta da una unica grande famiglia: i nonni, i tre figli con le loro mogli e tanti nipoti. Incontriamo i tre fratelli e concordiamo con loro di celebrare alle 17, naturalmente nessuno dei tre si fa vedere, sono andati a pescare, ma ci sono le tre mogli e tutti i loro bambini. Una che è anche l’insegnante appartiene ad una chiesa orientale proveniente dalla Thailandia, le altre due dicono di appartenere alla chiesa della croce, ma di non partecipare perché troppo lontano, naturalmente tutte battezzate nella chiesa cattolica. Non celebriamo la Messa perché non ci sembra ci siano le minime condizioni, ma facciamo una celebrazione della Parola, con un buon dialogo tra di noi e sul Vangelo… tutti crediamo nel Signore Gesù. Lasciamo alcuni libri per la catechesi che le mamme si impegnano a fare in casa e una catechesi biblica sulla vita di Gesù basata sul Vangelo di Luca. Lasciamo anche il materiale per realizzare una celebrazione comunitaria della Parola, come avevamo appena fatto, ma difficilmente sarà possibile che facciano da soli per la diversità di culto. Caramelle per i bambini e ci salutiamo cordialmente. Dirigendoci verso la nostra barca incontriamo uno dei giovani mariti e gli chiediamo di farci una canoa che vorremmo caricare sulla barca, lui prontamente si offre e al ritorno ci fermeremo a prenderla.

La quarta è la Comunità di Muinho. Dovuto al momento politico la Comunità sta rinnovando le case e vogliono costruire anche una scuola. Ci dicono di voler cambiare la patrona che era Santa Lucia, ma non sono ancora decisi sul nuovo patrono, sembra che una famiglia abbia fato una promessa per una guarigione e ogni hanno farà una grande festa in favore del santo che ha aiutato, ma per ora non c’è niente di definito, vedremo. Siamo ben accolti da tutte le persone presenti, la maggior parte cattoliche; solo una famiglia è della chiesa evangelica dell’Assemblea di Dio. Ci chiedono anche la disponibilità per battezzare due bambini che sono stati presentati in città nella chiesa evangelica, ma visto che c’è l’occasione del “frate” (cioè la mostra equipe) possiamo battezzarli… Poi alla Messa questa famiglia non si presenta. Verso le cinque ci ritroviamo per l’Eucaristia, poche persone partecipano: due anziani, due uomini, quattro donne e tre bambini. Tutti gli altri che ci avevano accolto così cordialmente sono spariti. Sembra che pregare non sia cosa per i “maschi”. Quelli presenti c’erano a causa di un battesimo dell’ultima ora. Ci comunicano che verrà il pastore dell’Assemblea di Dio e farà un grande culto, portando con sé più di cento persone… e pongono una domanda: perché noi cattolici partecipiamo alla loro preghiera e siamo accoglienti, mentre loro non vengono ai nostri incontri di preghiera?

La quinta è la Comunità di São Sebastiao I che si trova di fronte, sull’altra sponda del fiume, appena dieci minuti più avanti. La comunità è fatta di sole due case, due famiglie che però sono espressione di una grande fede. Ci chiedono di battezzare due bambini piccoli e quando chiedo il nome dei papà… c’è un momento di imbarazzo, non ci sono i papà, sono “figli del boto”, un grande pesce che assume la paternità di tutte le ragazze madri, e lungo il fiume ne incontriamo diverse. La celebrazione è molto partecipata, lasciamo gli strumenti per la catechesi dei bambini e per la celebrazione della Parola, anche alcuni libri di canto e, naturalmente, i rosari per tutti. Alla domanda: ma vi riunite alla sera o alla domenica per pregare insieme? La risposta è sempre la stessa: no; solo quando viene il missionario, che fino ad ora veniva tre volte all’anno!

   

La sesta è la Comunità di São Sebastiao II. Comunità indigena Kaichana, una comunità grande di più di dieci case, tutti partecipano della chiesa evangelica in città dell’Assemblea di Dio tradizionale. Solo la famiglia del signor Ciro è cattolica, ma non era presente, quindi salutiamo, e proseguiamo il nostro viaggio.

La settima è la Comunità di São Lázaro, comunità indígena Kocama. Qui tutte le famiglie sono cattoliche, c’era anche una chiesetta, ma ormai sono rimasti solo i ruderi… Sempre promettono di ricostruirla, ma ad oggi ancora non si vedono i risultati… Celebriamo nella scuola con la partecipazione di tutti coloro che erano presenti nel villaggio, alcuni uomini erano fuori a pescare e sono arrivati verso la fine, scusandosi di non poter rimanere perché dovevano subito pulire il pesce e metterlo sotto sale.

L’ottava è la Comunità di Boa União. O meglio, era la Comunità di Boa União, perché le poche famiglie si sono trasferite in città e sono rimaste le case vuote, vengono ogni tanto per piantare, specie quando l’acqua è bassa; è rimasta solo una famiglia che però appartiene alla chiesa della Croce. Lungo il cammino ci sono alcune piccole comunità interamente evangeliche, o dell’Assemblea di Dio o della Croce. In questo viaggio non ci siamo fermati. Continuiamo la navigazione per due ore e arriviamo alla prossima comunità. Lungo il cammino entriamo in un “paranà” (piccole scorciatoie sul fiume che permettono di tagliare le curve e di abbreviare le distanze). Facciamo fatica e rischiamo di incagliarci nella sabbia, ma vogliamo visitare la famiglia di Francisco che abita qui con la moglie e i suoi cinque figli. Fr. Gino (il frate Cappuccino che era presente prima del nostro arrivo) nel suo ultimo viaggio ha realizzato il matrimonio di questa coppia e si è raccomandato di visitarli, e così abbiamo fatto. Siamo arrivati e ci hanno accolto quattro bambini, la figlia maggiore di sette anni e il piccolino che ancora prende il latte, di alcuni mesi. Chiediamo: dove sono mamma e papà? Il papà è fuori da due giorni a pescare, non è ancora tornato. La mamma è uscita presto con la canoa e una figlia di quattro anni (quella a cui la pirangna ha staccato due dita della mano sinistra) per cercare nella spiaggia uova di tracajá (tartarughe di circa 50 cm) perché non c’è niente in casa. Offriamo un sacchetto di caramelle per la gioia dei bambini, raccomandandoci che ne lascino anche all’altra sorellina, e siamo sicuri che lo faranno. Mentre conversiamo vediamo avvicinarsi una canoa, è la mamma che rientra dopo cinque ore… non ha trovato niente, non ci sono uova sulla spiaggia! Ci salutiamo, lei mi riconosce subito, ero passato a novembre con fr. Gino. Conversiamo un po’ e le chiedo se accetta un poco di cibo: la metà di quello che abbiamo con noi sulla barca. Guardo Mosè, il mio compagno di viaggio che mi sorride… avevamo appena commentato che non sarebbe bastato per il viaggio di ritorno, ma Mosè è un provetto pescatore e non ci preoccupiamo! La mamma risponde prontamente: lo sai tu quello che vuoi e puoi fare… Così lasciamo il cibo per la gioia pacata di quella famiglia che ci chiede di non dimenticarci di loro e, sempre quando passiamo, di fermarci. Nel prossimo viaggio non potremo entrare nel “paranà” perché sarà troppo secco, ma avremo una piccola canoa di tre metri e due remi… sarà una bella esperienza!

La nona è la Comunità di São Pedro. Comunità cattolica formata da sette case, anche se solo tre famiglie partecipano assiduamente. La sera celebriamo all’aperto, in compagnia di insetti e zanzare varie, al lume di candela e di alcune torce. Sono tutti presenti: tanti bambini, alcuni giovani, le donne e anche gli uomini. La celebrazione è bella e condivisa. Naturalmente al lume di candela non rimaniamo legati ai testi scritti, il Vangelo è raccontato e le varie preghiere sgorgano dal cuore, accompagnate da alcuni gesti. Insieme stendendo le mani come la comunità apostolica, invochiamo lo Spirito Santo sul pane e sul vino perché siano per noi il corpo e il sangue del Signore Gesù, morto e risorto per la salvezza di tutti. Con lo stesso gesto partecipato invochiamo lo Spirito sulla Comunità riunita e anche su coloro che non sono presenti, perché si viva nell’unità e nella fraternità, per ricevere il dono della pace. La preghiera del popolo di Dio, il Padre Nostro e l’Ave Maria riesce a unire le voci di tutti in un unico coro. Abbiamo ringraziato il Padre per i suoi doni: la terra e la foresta, il fiume e i pesci, la pioggia e il sole, il lavoro dei campi e della pesca, la famiglia e la comunità. Lo abbiamo ringraziato specialmente per la fede e per il dono del suo Figlio che ci ha insegnato ad amare con la sua propria vita. Cantiamo un inno di gioia ripetendo alcuni ritornelli a guardiamo le stelle e la luna, signora della notte che risplende della luce del sole, sorella e immagine della Chiesa-Comunità che risplende della luce del Risorto. Prima di concludere la Messa condividiamo alcuni problemi della vita di chi vive sulle sponde del fiume, distante dalla così detta civiltà, spesso dimenticato da chi amministra… è tempo di elezioni politiche ed è importante usare bene del nostro diritto di cittadinanza e di democrazia, cioè il voto. Ci affidiamo al Signore che tutto conosce e tutto può e chiediamo la Sua benedizione.

La decima è la Comunità di São Joao do lago grande, così chiamata perché situata proprio all’ingresso di un grande lago creatosi lungo il corso del fiume, dovuto al suo continuo cambiare direzione. Mentre ci spostavamo da São Pedro a São Joao una anziana signora ci chiede se possiamo imprestare un po’ di benzina per il motore della sua canoa, era con un ragazzo e una bimba piccola. Ci scusiamo perché abbiamo solo diesel e non abbiamo benzina, lei ci sorride. Proverà ad andare con il poco carburante che è rimasto. Mentre risaliamo il fiume la incontriamo seduta sulla punta della canoa remando perché il motore è morto. La invitiamo a salire con i due nipoti: leghiamo a traino la canoa e ci dirigiamo verso la Comunità. Scopriamo solo dopo che lei è il Cassique (responsabile) della Comunità di São Joao di lago grande. La Comunità è divisa: questa signora e i suoi figli, quattro famiglie, vogliono aderire alla chiesa della Croce, hanno già avuto la visita del pastore che ha lasciato “il calvario” e la foto di ir. José, il fondatore; ma le altre cinque famiglie non sono d’accordo. Lei dice perché vogliono bere e divertirsi, ascoltare musica e danzare (mentre la chiesa della Croce è fondamentalista e gli uomini vestono con giacca e cravatta e le donne usano il velo). Di fatto alla Messa vengono quasi tutti, tutti accettano il rosario e il libretto della catechesi, un papà molto giovane chiede se nella prossima Messa, quando ripasseremo, possiamo battezzare il suo primo figlio di pochi mesi. Naturalmente nessuno prega in casa e ancor meno insieme in comunità. La fede è qualcosa di molto intimo ed è vissuta individualmente. Condividiamo le solite caramelle che sono la gioia dei piccoli visto che non possono ricevere “la bolacha” che il prete dà agli adulti…

Finalmente, al ritorno, ci fermiamo nella Comunità di Nossa Senhora das Dores, l’undicesima, a cinque ore da Santo Antonio do Içà. È una comunità divisa, la metà sono della chiesa evangelica dell’Assemblea di Dio (perché il figlio di una signora è diacono di quella chiesa e viene a fare il culto ogni settimana), e l’altra metà sono cattolici. Salutiamo le donne della chiesa evangelica e ci chiedono se il prete fa battesimi e matrimoni, rispondo di si, ma le invito a rivolgersi alla loro chiesa… mi dicono che là è molto caro e non possono permetterselo. Poi una mamma mi presenta il caso di suo marito: è peruviano e stanno insieme da dieci anni, hanno già cinque figli; vorrebbe essere battezzato e vorrebbero sposarsi… per avere i documenti per la nazionalità brasiliana. Le ricordo che sono evangelici, ma lei mi risponde che è battezzata nella chiesa cattolica e c’è un solo Dio per tutti. Nel mentre vado a parlare con la parte cattolica della comunità e chiedo se vogliono celebrare l’Eucaristia verso sera, dormirei qui e domani riprendo il cammino di casa. Dopo una consulta tra i vari membri mi chiedono se fosse possibile più avanti per la festa della patrona, la Madonna Addolorata che inizia la domenica 6 settembre, fino al 15. Concordiamo per il pomeriggio del 6, è una domenica e ci saranno alcuni battesimi. Battezzeremo anche il papà peruviano di 36 anni. Il sei settembre inizieremo il terzo viaggio per concludere la visita delle famiglie fino ad Ipiranga il confine colombiano. Dormiremo qui la sera e il mattino presto partiremo per Ipiranga a 358 km dalla sede della parrocchia. Lasciamo alcuni libretti per la catechesi biblica sulla vita di Gesù e le famiglie si impegnano a riunirsi la sera per leggere insieme la vita del Signore che il Vangelo di Luca ci riporta. Ci salutiamo e ci diamo appuntamento per la domenica pomeriggio quando sarà innalzato un grande palo (tipo albero della cuccagna) ricoperto di frutta, cocchi e altri doni e portando sulla cima la bandiera della Comunità dell’Addolorata. Saranno nove giorni di festa, qualche preghiera tradizionale e un grande banchetto finale, sacrificando il porco che è stato ingrassato per l’evento. Questa volta non potrò esserci il giorno della festa (mi perdo la porchetta), ma ci sarò all’apertura dei festeggiamenti in onore della Madonna.

    

Che dire! Fr. Gino ha fatto miracoli, per quarant’anni visitando questa gente e battezzando i loro bambini, realizzando qualche matrimonio, visitando gli ammalati e portando alcuni aiuti specialmente nel campo della salute. Era la così detta “desobriga”. Molte più persone abitavano il fiume, era molto più popolato e fr. Gino ricordava a tutti che quando una famiglia si trasferisce in città non può portarsi dietro il pesce né l’orto e la terra da coltivare… solo la fame perché in città la vita è più difficile. Ma l’esodo verso le città e i grandi centri è inevitabile e continuo, i giovani sono attratti dai diversi servizi e possibilità che la città offre, hanno voglia di incontrarsi con altri e la solitudine della riva del fiume, spesso senza energia elettrica né acqua in casa e nemmeno il gabinetto… diventa insopportabile.

Che fare! Forse occorre un passo nuovo: passare dalla desobriga alla vita di Comunità; da una fede individuale a una fede condivisa e fraterna. Per questo ci vorrà tempo e formazione, affinché sorgano vari servizi e ministeri che rendano possibile una coscienza di essere Chiesa e la scelta di essere Comunità di fede. In dialogo con tutti e impegnata per un mondo giusto e fraterno.

Dio è uno solo, ma molti sono i cammini per andare verso di lui, forse dobbiamo scoprire e gioire del fatto che lui, il Signore e il Maestro, si è fato vicino a noi, Emmanuele, Dio-con-noi. Così la Chiesa cattolica potrà, se Dio vorrà, annunciare ancora una (la) Buona Notizia.

Gabriele Carlotti – missionario diocesano in Amazzonia