Incontro con le comunità sul fiume
Questa volta è don Gabriele Burani in visita alle comunità del Rio Içá. Arrivando nella parrocchia di Santo Antonio ci siamo divisi i compiti: io maggiormente nelle comunità della città e le 3 del Rio Solimões e don Gabriele Carlotti nelle comunità del Rio Içà. Ma desideravo conoscere le comunità sul fiume, così con il fedele Mosé e suo figlio Moacir, partiamo il giorno 24 arrivando al pomeriggio a Nossa Senhora de Nazaré, nella casa della signora Maria. Una piccola comunità di 5 famiglie, le case sono vicine ed è ancora tutto allagato; lasciamo le 5 cisterne per la raccolta dell’acqua piovana. I ragazzi sono andati in città perché sono iniziate le lezioni scolastiche. Ci sono 15 persone per la messa, riconosco due ragazzine che frequentano una comunità della città, giunte con la famiglia per una visita ai nonni.
Chiedo se si incontrano la domenica per la liturgia e mi rispondono che la signora che era responsabile ora è in città con i figli e non hanno chi possa dirigere il culto; li invito ugualmente a ritrovarsi e pregare, e se hanno difficoltà nella lettura, si può pregare ugualmente.
Oggi è una giornata splendida di sole, e la luce pomeridiana del periodo invernale è di un caldo giallo intenso che impreziosisce la meravigliosa natura che ci circonda.
Alle 18 partiamo per la comunità di S. Jõao de Japuacuá, proprio nel giorno della Natività di S. Giovanni battista, festa della comunità. Nel villaggio ci sono 17 famiglie, indigeni tikuna ma parlano portoghese; in maggioranza cattolici ma qualcuno ‘evangelico’. Il nuovo cacique, Osmerindo, ci tiene vita della comunità e sembra si dia da fare per lo sviluppo del villaggio. Verso le 20,30, risolto il problema della illuminazione, celebriamo nella scuola, ovvero una grande stanza costruita in legno, come le altre case. Durante la messa celebriamo anche il battesimo di tre bambini. Qui ci sono alcune ragazze che animano il canto e due che proclamano lettura e salmo ( con qualche fatica!); la stanza è piena, con 55 persone, di cui la metà bambini. Giovani e adulti fanno tutti la comunione; una messa un po’ caotica ma bella e alla fine i bambini si mettono in fila per ricevere il dono dei colori e album per disegnare; sono molto contenti di questo dono e sorridenti; anche al mattino, quando stiamo partendo, arriva qualche bambino che non era presente la sera chiedendoci timidamente i colori.
Con gli adulti parliamo della intenzione di costruire una cappella, e il cacique è determinato in senso positivo. Chiedo se incontrano allo domenica per celebrare: qualche volta, non sempre. Io sempre lascio un sussidio che don G. Carlotti prepara per le celebrazioni domenicali. Vedendo che ci sono molti bambini, chiedo se qualcuno della comunità, aiutato da materiale che potremmo dare, può assumere il servizio della catechesi. Li invito a pensare, io non li conosco ancora.
Un punto negativo: alla notte si avvera la profezia fatta da G. Carlotti: è notte di festa e quindi danza e musica a tutto volume, tutta la notte. Pazienza! Di notte non possiamo viaggiare per altri approdi; i mei due compagni di viaggio riescono a dormire, io non molto….
Venerdì 25-06, al mattino si riparte, alle 12,30 siamo a Vista Alegre per scaricare i serbatoi per l’acqua piovana. Al pomeriggio arriviamo alla comunità di S. Sebastiano1 che è in realtà una famiglia: due anziani, un loro figlio con il suo figlio e la sorella di lei con il marito; le case sono ancora tutte allagate. Chiedono una altra ‘caixa d’água’; due sono già state consegnate ma ne mancherebbe una. Celebriamo la messa, poi verso Moinho. Anche qui tutto allagato, ma è un villaggio maggiore; con la nostra barca ‘parcheggiamo’ di fronte alla casa del cacique per celebrare l’eucaristia, ma lui e la moglie sono a Santo Antonio per risolvere alcune cose relative al villaggio; malgrado l’acqua alta qualche famiglia sta ritornando e celebriamo, con una decina di persone. Arriva un giovane professore con la famiglie, si rende disponibile per la lettura della messa; non è cattolico ma della chiesa ‘Deus è amor’, comunque partecipa alla celebrazione della eucaristia.
In questa comunità avevano iniziato a ritrovarsi per la celebrazione domenicale; da quando il villaggio è allagato non si sono incontrati, sono andati ad abitare in altre case, in città o all’interno dove il fiume non ha invaso la terra, ma ora cominciano a rincontrarsi; stanno anche pensando alla costruzione di una cappella.
Sto vedendo come la scelta di passare tutti i mesi nelle comunità del Rio Içá sta dando frutti, qualche comunità si sta muovendo, si ritrovano di più…. Certo, sono tutte piccole comunità ma li possiamo accompagnare perché siano sempre più ‘chiesa’ e raggiungano una certa autonomia.
Alle 8 di sabato 26 ripartiamo e arriviamo a S. Jõao de lago grande, anche qui ancora tutto allagato. Con qualche difficoltà a causa dei fili della elettricità Mosé posiziona la barca vicino alla casa che ci ospita per la messa; abitano 9 famiglie nella comunità, non hanno cappella. Arriviamo nel pomeriggio quando un gruppetto di bambini gioca nuotando, e anche io ne approfitto per una nuotata, visto che siamo in una zona non pericolosa per la corrente. Alle 19 la messa e quando ci prepariamo per celebrare mi avvisano: padre, manca l’energia elettrica, il carburante per il generatore è finito. Noi chiediamo al sindaco una quantità maggiore ma non ne arriva a sufficienza…. Celebriamo con qualche candela; mi colpisce sempre come qui, e anche in Africa dove sono stato, la notte è notte, è buio completo, non con il chiarore diffuso delle nostre città europee. Il simbolo evangelico di luce/tenebra si sperimenta con forte evidenza. Nel buio si avvicina qualche canoa con le famiglie che vengono per la eucaristia: celebriamo con dieci adulti e venti e più bambini, molto contenti di ricevere album e colori per disegnare. La signora anziana mi dice che la domenica si incontrano per pregare; mi pare di capire che non ci sono ancora persone adatte per assumere il ruolo de “leader” di comunità, mi sembra che siano proprio agli inizi di una vita cristiana. Ma data la situazione non ho avuto la possibilità di un dialogo più ampio, è solo una impressione iniziale.
Domenica 27, ripartiamo al mattino e alle 9 arriviamo a Boa União ; sono tre famiglie, ma una era in città; ci fermiamo in una casa e Francisco va a chiamare l’altra famiglie che si trova esattamente di fronte, dall’altra sponda del fiume, non il corso maggiore del Rio Içá ma uno dei tanti “igarapé” che attraversano la foresta. Due coppie di giovani sposi con 5 figli ciascuna, i maggiori di 11 e 8 anni, il più piccolo 1 anno. Sono molto cordiali e sereni, lontani da tutto, una vita non facile, penso. Elettricità l’hanno, quando arriva il carburante per il generatore; in questi giorni nulla! Vedo bombole di gas, vicino a una cucina appoggiata sul pavimento, e dall’aspetto sono mesi che nessuno la pulisce: mi dicono che non hanno nemmeno il gas ora, per cucinare usano la legna, questa la si trova in abbondanza qui! Ancora non si trovano per la liturgia domenicale tra loro, lascio comunque le fotocopie con la guida per le prossime domeniche. Persone semplici, povere, e comunicano un senso di serenità. Dopo la messa la condivisione delle caramelle e doni ai bambini e ripartiamo.
Arriviamo a S. João da liberdade alle 16:30, la messa è alle 19:30. Abitano qui 9 famiglie. Intanto faccio conoscenza del professore che da 32 anni insegna qui e del del cacique (che è protestante); hanno appena finito una riunione, con persone della zona. Riguardo il professore non ho capito se sia cattolico o protestante, comunque prepara la stanza della scuola per la messa, partecipa a tutto, e mi da il microfono per avvisare le famiglie che ci sarà la messa. I bambini giocano in riva al fiume, poi alle 17:30 i giovani salgono al campo da calcio in alto (quello in basso è invaso dal fiume per ora) per una partita. Alle messa partecipano 42 persone, molti bambini. Mi dicono che il mese scorso non hanno avuto la messa perché erano quasi tutti fuori dal villaggio. Una signora mi dice che si incontrano la domenica per la liturgia.
Con tanti bambini, nei prossimi mesi si potrebbe parlare del tema della catechesi; anche sarebbe bello, col tempo, migliorare la liturgia imparando canti… ma siamo solo agli inizi, tentando formare una vita di comunità; occorre pazienza e sperare che ci siano persone adatte per animare e dirigere la comunità.
Mi pongono una questione: uno dei figli del professore abita con la sposa a Villa Alterosa, paese della religione della “Cruzada”; sono battezzati in questa chiesa che non è in comunione con la cattolica. Lui era stato con un’altra donna, ma ora da tempo è con questa, hanno due figlie e vorrebbero battezzarle qui nella comunità cattolica e mi chiedono se è possibile. Dico che dovrebbero prima essere battezzati loro, come genitori, nella chiesa cattolica e poi battezzare i figli o che ci sia un garante-padrino cattolico di riferimento. Loro vorrebbero anche celebrare il matrimonio: se è matrimonio nella chiesa cattolica devono essere battezzati come cattolici. Li invito a pensarci, deve essere una libera decisione loro, non abbiamo fretta.
Nel prossimo viaggio missionario dovrebbero comunque esserci anche altri battesimi.
Lunedì 28 giugno arriviamo a S. Cristovão I, messa alle 10. Non hanno cappella, si celebra nella casa di una coppia, lui lavora come agente sanitario. Comunità di 6 famiglie, ma in pratica è la stessa grande famiglia: gli altri sono i figli sposati; una loro figlia è insegnante del villaggio, ha due figli e non ha marito, è ragazza-madre. Ci sono altre famiglie vicine, protestanti.
A messa 18 persone, adulti e bambini. Conoscono qualche canto, si riuniscono la domenica per celebrare. 9 bambini, tutti ancora molto piccoli; al prossimo viaggio ci saranno 2 bambini per il battesimo. Stanno aspettando la barca della UBS (Unidade basica de Saúde) con medico, infermieri che sta visitando le comunità del fiume proprio in questi giorni.
Manacapuru Arriviamo alle 12:30 e alle 15 entriamo nella scuola dove ci aspettano per la celebrazione. Ci sono 5 case. Facciamo una piccola prova di canto, ancora non conoscono i canti della messa; la scuola è frequentata da una decina di bambini, il professore è presente alla messa, e circa 20 persone partecipano, adulti giovani e bambini. Sempre contenti i bambini nel ricevere caramelle e colori e album per disegnare. Un neonato con la mamma: alla prossima messa intendono celebrare il battesimo. Una signora mi dice che si ritrovano la domenica per la liturgia, una volta alla sponda destra del fiume, una volta alla sinistra.
La maggioranza dei presenti sono battezzati, ma non hanno fatto la prima comunione e dico loro che si può organizzare una catechesi e celebrare poi la eucaristia; dopo la piena, quando riapparirà la terra, sarà più facile organizzare le cose.
La signora mi dice che vorrebbe anche costruire una cappella e il patrono della comunità sarebbe S. Francesco.
Nova Esperança Arriviamo alle 17:30, il luogo è molto bello. C’è la cappella, dedicata allo Spirito Santo. Qui abitano 9 famiglie. Il signor Galileo si prende cura della cappella; mi invita anche nella sua casa, ha 5 figli, di cui 2 in S. Antonio per la scuola. Manca la energia elettrica, cerchiamo di anticipare la messa ma il sole qui tramonta molto presto; celebriamo alla luce delle candele, con 15 persone.
Alla domenica si ritrovano per pregare, ma non sempre.
Durante la notte si alza il vento, e al mattino ci alziamo col cielo nuvoloso, vento e pioggia.
União de boa fé. In pochi minuti arriviamo. Ci sono 8 famiglie e due cappelle, una nella isola vicina dove anche hanno la scuola e abita la insegnante; chiedono aiuto per rinnovare la chiesa di N.S. Aparecida e chiedono che si possa celebrare la messa in ottobre lì, nel giorno della sua festa liturgica.
Celebriamo nella cappella del Divino Spirito Santo; hanno la campana, e la croce che dovranno sistemare sulla facciata della cappella. La cappella è pulita, in ordine, con la nuova bibbia sull’altare. A messa 12 adulti- giovani e 20 bambini. Alcune giovani donne animano i canti; alla domenica si ritrovano per celebrare, manca oggi la persona che normalmente dirige la liturgia. Di fatto sono tutti della stessa famiglia, fratelli che vivono con le loro famiglie. Il padre li ha educati nella fede cattolica; ricevono la comunione in ginocchio e non nella mano, perché così è stato loro insegnato.
Probabilmente ci sarà un battesimo quando si celebrerà la prossima messa.
Rimaniamo tutta la mattina con loro a chiacchierare e a mezzogiorno in una casa si pranza tutti insieme; si respira un bel clima familiare di unione. Due fratelli lavorano con falegnameria.
(Qui si potrebbe anche pensare a una mattinata di formazione, oltre alla messa).
- Maria . Celebriamo al pomeriggio, in una stanza di una casa che fa anche da scuola; la professoressa è protestante, e essendo fine mese è andata in città per ricevere lo stipendio. Le famiglie sono contente di lei perché si impegna ed è presente nella scuola; altre rimanevano 2 giorni nella comunità e poi andavano in città e non si facevano vedere! Solo volevano lo stipendio. A messa sono in 15, 6 adulti e il resto bambini. Qui mi pare che non abbiano ancora molta coscienza/conoscenza della eucaristia; non sanno rispondere, ma sono contenti che ci sia la messa. Mi dicono che la domenica si ritrovano per la liturgia, e hanno intenzione di costruire una cappella, vicino alla casa dove celebriamo.
Anche qui, ci sarà un battesimo la prossima visita.
Continuiamo il viaggio fermandoci a N.S. das dores; villaggio ancora tutto allagato, sono rimaste solo 2 famiglie cattoliche ma che oggi non sono in casa. Gli altri sono protestanti della Assemblea di Dio; ci informiamo se loro vorrebbero i serbatoi per l’acqua che stiamo donando alle comunità e una persona ci raggiunge con la canoa dicendo che sarebbero felici di riceverle e ne servirebbero 8 per loro.
Questa sarebbe l’ultima comunità, potremmo tornare direttamente a casa ma non è consigliabile viaggiare di sera; inoltre è una giornata di vento e pioggia. Mosè dice che sarebbe meglio andare fino a S. Vincente e dormire nell’igarapé, luogo più tranquillo, senza la corrente forte del fiume. Così arriviamo e abbiamo tempo per una visita alla cappella in legno che stanno costruendo.
Al mattino viene alla barca una bambina e ci chiede di andare alla loro casa; parla con noi una donna malata, quasi cieca, Rosinei. Ha figli e nipoti in casa, e ci chiede un aiuto perché nelle sue condizioni quasi non riesce a lavorare; il marito è pescatore, con reddito incerto. Ci chiede un tanque (piccola lavatrice) per lavare perché si trova in difficoltà, e eventualmente alimenti.
Vedo in generale come la scelta di una visita costante ogni mese sta dando frutti, sta lentamente aiutando la formazione di comunità. Certo, sono in genere comunità di poche famiglie che si riuniscono, molte volte di una sola famiglia, ma vale la pena continuare ad evangelizzare.
Don Gabriele Burani , 1 luglio 2021