Giubileo delle Case Amahoro. Non chiamateci ‘progetto’

 

A 25 anni in Ruanda sei un uomo bello e fatto. Sei ‘Mukuru’, grande.

Con il giubileo delle Case Amahoro, a 25 anni dall’apertura della prima casa a Mukarange, si festeggia anche nella diocesi di Kibungo la maggiore età delle case e di questo progetto ‘Amahoro’ (‘pace’ in lingua ruandese).

Non chiamatelo progetto” ci correggeva una decina di anni fa don Viateur Bizimana. In una terra che dopo il genocidio ha visto centinaia di progetti internazionali di sviluppo, aperti e chiusi nel giro di pochi anni, quella parola stonava un po’. “Un progetto è una cosa temporanea, breve. Le case Amahoro sono una realtà che è diventata nostra, che cresce”. 

Infatti, il seme seminato da mano italiana e ruandese già in quei primi viaggi di don Gigi Guglielmi nel settembre 1994 è cresciuto, si è moltiplicato e ha portato frutto, molto frutto. 

Oggi sono tre le case Amahoro nella diocesi di Kibungo: Murakange, Kabarondo e Bare, inaugurate rispettivamente nel ’95, ’99 e 2005. Rispetto al ‘progetto’ iniziale, dedicato all’emergenza dei bambini non accompagnati, oggi le tre case hanno una fisionomia simile alle Case della Carità, a cui si ispirano. Ogni casa è portata avanti da 2/3 responsabili laiche che si dedicano alla cura degli ammalati della parrocchia, col sostegno del parroco e dei volontari, in una vita semplice, ritmata da preghiera, servizio e dalla dimensione comunitaria.

No, non è un progetto, con fondi di sviluppo e obiettivi rimarcabili, sono tre case, calde e animate, dove grandi e piccoli vivono vicini, gioendo e soffrendo, pregando e ballando insieme, sognando e spesso brigando. Uno spettacolo che sa di cose belle e che ha raccontato cos’è la comunione nella diversità, il servizio e la Chiesa Universale a centinaia di volontari ruandesi e italiani che hanno vissuto in queste case per periodi lunghi o brevi.

Oggi, la Chiesa di Reggio e il gruppo Amahoro gioiscono di questa festa giubilare e del desiderio sempre maggiore della Diocesi di Kibungo di prendere in carico le tre case. Un cammino di paternità iniziato quasi subito, cresciuto nel tempo, e che oggi inizia a completarsi anche dell’aspetto economico.  “Ora siamo Mukuru, e vorremmo andare avanti con le nostre gambe, se ci aiutate sempre più a camminare da soli” ha detto don Viateur Bizimana, chiedendo un aiuto a nome della diocesi per creare dei progetti di autofinanziamento delle tre case, a fronte di un alleggerimento degli aiuti da parte della nostra Diocesi. 

Un passo nuovo, che un po’ ci spaventa per il bene che vogliamo alle Case e che riapre alcune domande: come alimentare la comunione in una dimensione di ancora maggiore indipendenza? Come continuare a offrire ai giovani un’esperienza così bella e profonda come quella delle Case Amahoro? In una parola, come portare avanti questa missione, l’unica diocesana in Africa e in particolare, nella tumultuosa zona dei grandi laghi?

Non abbiamo ancora risposte ma ringraziamo tanto il Signore, perché sappiamo che fin dall’inizio questa storia doveva andare così. Almeno secondo il cuore di don Gigi e di chi con lui ha gettato e cresciuto questo seme 25 anni fa.

Foto di G.M. Codazzi

Foto delle case Amahoro dopo 25 anni


Il gruppo Amahoro, il CMD e tutta la diocesi ricorderanno i 25 anni di storia in Ruanda nella messa missionaria di giovedì 10 settembre alle 19.00 presso la chiesa di Masone.