Come olio profumato

 

“Ecco quanto è buono e quanto è soave
che i fratelli vivano insieme!
E’ come olio profumato sul capo,
che scende sulla barba,
sulla barba di Aronne,
che scende sull’orlo della sua veste.
Là il Signore dona la benedizione
e la vita per sempre.” (Salmo 133)
Nel salutare la comunità di Ampasimanjeva ricordo che ritornava spesso qualche parola e gestualità: “Grazie”, “Scusa”, lo scambiarsi un abbraccio che, come un sigillo di accoglienza reciproca, raccoglieva tutta la vita condivisa insieme. A proposito, mi ha sempre affascinato come in malgascio “fandraisana” significa accoglienza e “fifandraisana”, in cui il prefisso “fif” indica la reciprocità, è la relazione. Quindi relazione come accoglienza reciproca.
“È come olio profumato sul capo…” Mi fa tornare alla mente il profumo di cocco che si spande dai capelli delle donne, unti con olio per essere ammorbiditi.
Profumo che è anche attribuito di Dio: “Andriamanitra”, il “Signore profumato”.
Una concretezza che rimanda all’Alto…L’Ineffabile che viene incontro e diventa tangibile.
Raccontiamo allora Ampasimanjeva seguendo il profumo di olio di cocco.
Siamo in un villaggio nel Sud-Est del Magadascar, zona rurale colorata dalla terra rossa, il cielo blu e dal verde vivo della vegetazione. Crescono ananas, mango, banani, litchi e tanti cocchi.
Altra nota etimologica: è interessante come “maniry” sia il germogliare e crescere di fiori e piante, ma significhi anche “desiderare”.
Questo mi parla di fecondità e vita piena.
Qui sorge un ospedale che dà una risposta sanitaria altra rispetto agli standard malgasci. In uno Stato dove la sanità è a pagamento, la Fondation Médicale di Ampasimanjeva sceglie di prendersi cura dell’uomo per quello che è, poi se può pagare, allora viene chiesto un contributo, altrimenti vengono comunque garantite le cure e a pagare ci pensa qualcun altro. Al centro c’è il bisogno e la dignità della persona.
E poi non si può parlare di Ampasimanjeva senza spendere due parole sulla comunità che mi ha accolta.
” Ecco quanto è buono e quanto è soave
che i fratelli vivano insieme! […]
Là il Signore dona la benedizione
e la vita per sempre.”
Riconosco in questa realtà la capacità di tenere insieme…
Persone con provenienze e vocazioni diverse, la preghiera e il servizio, la vita in Casa e quella fuori, accogliere chi non ha una famiglia e lasciarsi accogliere come parte di una famiglia, la Chiesa e il mondo laico…
Una foto molto bella rappresenta sotto al cielo stellato di Ampasimanjeva due finestre illuminate: la Cappella e la Sala Operatoria, come due poli liturgici che animano la vita di chi abita e di chi passa.
Un altro passo che mi è molto caro e ritorna spesso è Mt 19,29: “Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna.”
Per me il centuplo si è incarnato nel riconoscere come il bene di cui ero voluta prima della partenza è rimasto, ha semplicemente cambiato forma. E a questo si sono aggiunti tutti quei volti malgasci e italiani che sono diventati ben presto fratelli, sorelli, madri, padri e figli.
Di questo ringrazio voi, il Signore e tutte le persone che ha messo sul mio cammino.