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Voci dal Madagascar

La parrocchia dello Spirito Santo a Reggio ha ospitato un testimone dell’opera di don Pietro Ganapini in Madagascar: Luciano Lanzoni, carpigiano, 30 anni di esperienza missionaria, religioso laico, membro dei Servi della Chiesa.
Luciano ha raggiunto il Madagascar 30 anni fa come collaboratore di don Giovanni Voltolini, amico caro di don Pietro, per occuparsi di lebbrosi, tubercolotici e disabili in un centro che ha curato dai 2500 ai 3000 malati all’anno. Successivamente, per 16 anni, ha lavorato con soggetti psichiatrici col metodo Diagnosi e Cura, potenziando il loro reinserimento nelle comunità. Ha scelto poi di trasferirsi sulla costa est dell’isola con un progetto sanitario di RTM volto alla responsabilizzazione delle comunità per la presa in carico di malati cronici di lebbra e tubercolosi. Ora, inviato dalla diocesi di Carpi, si occupa di disabili con piccoli centri di fisioterapia locale.

Apre l’incontro don Pietro Adani, Direttore del Centro Missionario RE .
“Don Pietro è un patriarca sia per noi che per i malgasci, un uomo di fede che sa introdurre chi lo ascolta nella conoscenza di questo popolo, grazie ad uno sguardo affettivo e coinvolto. Ha saputo creare musica rispettando la cultura malgascia e in tutta la città di Antananarivo, durante le celebrazioni eucaristiche, risuonano i suoi canti.

La sua generosità è esemplare e in questa occasione, a 92 anni, ci raggiunge con una lettera che da 10.000km di distanza profuma di impegno, fede profonda, riconoscenza calda e sincera verso tutti i donatori che hanno permesso, grazie al loro contributo, di raggiungere il numero di 108 scuole cattoliche sorte in 12 anni per abbattere l’analfabetismo della diocesi in cui opera e che raggiunge punte ancora alte. Don Pietro, attualmente ospitato alla Maison de la Caritè di Antananarivo, curato e custodito premurosamente da Suor Giacinta, ci saluta con un commosso “arrivederci a lassù” che non ci lascia certo indifferenti “.

Situazione scuole

 Nella diocesi di Anta – prosegue Lanzoni- i cristiani cattolici sono sempre stati numerosi e da 150 anni evangelizzati; nei paesi sorge la chiesa madre e 10/15 chiesette sorelle. Padre Ghi, nominato dal Vescovo locale, è il responsabile di DIDEC, Progetto di Coordinamento Didattico delle Scuole Cattoliche. 

Egli collabora con don Ganapini; hanno deciso di sospendere nuove edificazioni e di potenziare le attuali scuole valutando l’acquisto di arredi, materiali, manutenzione e l’ampliamenti delle aule, poiché, essendo il livello dell’istruzione delle scuole cattoliche e la preparazione degli insegnanti decisamente superiore a quello delle scuole pubbliche, esse sono più frequentate; le altre registrano bassissima professionalità e altissimi tassi di alunni bocciati. Attualmente edificare una scuola cattolica costa 3500 euro: la piccola comunità locale alza i muri e provvede a pagare mattoni, sabbia e il trasporto di tutti i materiali; don Ganapini invece provvede al tetto di lamiera, serramenti, vetri. Terminata la scuola, con riconoscenza si affigge all’ esterno una targa che ricorda i nomi dei benefattori ed ogni mattina in classe tutti li ricordano nella preghiera.

Vita in classe

Per poter frequentare, ogni alunno paga 1 euro al mese; si deve dotare di 2 biro e 3 quaderni. Gli alunni di 1^ e 2^ frequentano generalmente insieme, 3^ e 4^ insieme, 5^ da soli, poiché devono sostenere un esame. In prima scrivono solo alla lavagna, in seconda su qualche quaderno; dalla terza in poi, fino alla 5^ superiore, mancano i libri di testo e tutto quello scritto alla lavagna viene copiato sui loro quaderni. Le classi nella scuola pubblica sono di 50/60 alunni ed è impossibile per l’insegnante controllare quello che viene copiato. Nelle scuole cattoliche il numero è di 30/35 allievi.

Piano didattico

In tutte le scuole del Madagascar le materie sono simili alle nostre, con una grande differenza per il calcolo, molto complesso. Gli insegnanti non possono permettersi di rispettare i tempi di tutti; così chi non apprende ripeterà l’anno. Le scuole di campagna sono meno esigenti. In ogni scuola c’è un insegnante responsabile, che obbligatoriamente deve frequentare un anno di formazione pedagogica, ma è sufficiente abbia frequentato la 2^ superiore per insegnare. I maestri delle nostre scuole devono redigere frequenti rapporti e consegnarli alla Diocesi la quale verifica se i programmi sono condotti con efficienza; al termine dell’anno scolastico gli allievi sostengono l’esame e se la quota di promossi è inferiore al 70%, alla riapertura dopo la pausa estiva, i controllori diocesani eseguono verifiche per capire cosa non ha funzionato. Questo perché, se anche solo una scuola cattolica non funziona, tutte ne risentono.

Luciano prosegue la serata sottolineando l’importanza dei contributi dei donatori reggiani, sia per la manutenzione delle 108 scuole, sia per sostenere economicamente le famiglie. Infatti parte delle donazioni sono utilizzate da don Ganapini per quei malgasci che in caso di perdita del raccolto del riso non riescono a pagare la retta di frequenza scolastica e neppure a consegnare all’insegnante i 40 kg di riso richiesti. Il maestro resterebbe senza stipendio, non potrebbe vendere il riso ricavandone una quota per la sua sussistenza e cercherebbe subito un altro lavoro. Essendo scuole private cattoliche, i maestri sono pagati dai genitori.

Situazione scolastica dell’altopiano, in città e in capitale … un po’ di numeri

In città le congregazioni religiose di suore con scuole private interne sono più di 100; in più tutte le confessioni religiose hanno la propria scuola e si fanno concorrenza. In capitale le università private sono una ventina e la cattolica prepara molto bene. Se parliamo delle scuole pubbliche dell’altopiano, il 75% di bambini arriva alla quinta elementare e l’8% dei giovani arriva all’università. Invece nella zona di Manakara, più arretrata, l’80% dei bimbi frequenta le scuole pubbliche; di questa quota l’80% abbandona la scuola entro la terza a causa dell’estrema povertà. Così le famiglie scelgono di iscrivere un figlio dei 4 o 5 presenti, o il maschio, o il maggiore … ; il 20% non è mai entrato a scuola. Accade così che don Ganapini provveda personalmente a pagare l’iscrizione per i bimbi di famiglie molto povere che resterebbero escluse dalle sue scuole: crescere persone che sanno leggere e scrivere è un traguardo molto importante.

 

Il futuro

Il Vescovo malgascio ha maturato l’idea di costruire un centro di formazione residenziale per insegnanti, ma lo farà con altri finanziatori, poiché don Ganapini gli ha espresso la volontà di occuparsi solo dei bambini delle sue scuole. 

Per noi donatori AMGA è possibile:

  • adottare la formula di un sostegno a distanza di un’intera classe
  • sostenere la manutenzione dell’edificio scolastico
  • provvedere ad arredi e materiali (gessi, quaderni, biro, lavagnette…)
  • contribuire allo stipendio dell’insegnante che è di 35 euro al mese 

108 scuole, 500 maestri, 15000 allievi sono numeri che ci confortano e solo grazie al vostro generoso sostegno il nostro grande don Pietro potrà continuare la sua missione, perché niente dopo di lui vada disperso.

Grazie!
CMD

 

Le scuole in Madagascar di don Pietro Ganapini

Vi invitiamo a questa serata, dove sarà presente Luciano Lanzoni missionario in Madagascar, per parlare insieme delle scuole AMGA di don Pietro Ganapini. 

Sarà un momento di confronto sullo stato delle costruzioni delle scuole, soprattutto per chi  in questi anni ha contribuito con le donazioni, e avere un aggiornamento sullo stato attuale del paese.

Per maggiori informazioni sulla serata scrivete a roberto@cmdre.it oppure 0522/436840

 

L’amazzonia raccontata

Domenica 26 gennaio 2020
Ore 16,30

L’AMAZZONIA RACCONTATA
Testimonianza di don Fortunato Monelli
di ritorno dall’Amazzonia

Parole e immagini
sulla realtà di S. Antonio do Içá
Diocesi Alto Solimōes – Brasile

Parrocchia di Villa Sesso,
Via Catellani, 1 – Reggio Emilia

Don Fortunato Monelli illustrerà questa nuova missione in Amazzonia dove è stato per un breve periodo. Insieme a don Gabriele Carlotti e don Gabriele Burani arrivati da poche settimane si stanno conoscendo le comunità della Parrocchia di S. Antonio do Icà. Le celebrazioni nelle comunità aiutano l’incontro.

Don Gabriele Carlotti ha fatto il suo primo viaggio con Frei Gino risalendo il fiume Içá per visitare le comunità che vivono sulle sponde di quel fiume. La maggior parte della parrocchia, come estensione, si trova proprio lungo i 340 km di quel fiume, fino al confine con la Colombia. Con Don Gabriele Burani si è iniziato a conoscere le comunità della periferia della città oltre a quelle del centro…

Vi racconterò tutto questo… vi aspettiamo!!!

 

 

Polentata per il Madagascar

Giovedì 13 febbraio,  presso la  Parrocchia di San Maurizio in città, è stata celebrata la Messa Missionaria, che ha visto la presenza di diversi missionari: don Giovanni Davoli, don Giovanni Ruozi, don Davide Castagnetti, don Romano Zanni, don Stefano Torelli. Erano presenti più di 100 persone.

A seguire è stata preparata una cena per salutare Giorgio Predieri e altri volontari appena rientrati dal Madagascar: Chiara Ferretti, Lorenzo Malagoli, Ilaria Squicciarini, Cecilia Pellizzari, Luciano Lanzoni.
Alla cena erano presenti circa 90 persone. Sono stati raccolti 1350 euro, che saranno destinati per l’ospedale Fondation Medicale.

Una visita dal Maniema, nel cuore dell’Africa impoverita

Il Maniema è una regione centrale della Repubblica Democratica del Congo, ex Congo Belga, ex Zaire, un paese enorme sito nel cuore dell’Africa nera. Kindu ne è il capoluogo. Una città raggiungibile con giorni di viaggio via terra, attraversando una piccola parte della grande foresta equatoriale che occupa metà del Congo, o in aereo. Una regione abbastanza isolata dal resto del paese.

La Caritas ed il CMD hanno ricevuto con piacere il direttore della Caritas di Kindu, abbé Stanislas Milabyo, invitato in Italia da Caritas Italiana per una serie di conferenze; l’abbé ha tenuto un incontro pubblico, la sera del 1 dicembre, nella Casa di Carità San Giuseppe, a Reggio.

L’abbé Stanyslas ha descritto la difficile situazione del Congo ad un pubblico molto interessato. Il Paese è ricchissimo di materie prime, minerali ed acqua soprattutto, ma la popolazione vive in stato di perenne sofferenza. Si tratta di una crisi strutturale e congiunturale, ci ha spiegato. La crisi strutturale é prolungata, acuta e cronica insieme; persiste da più di 20 anni, con mancanza di strutture sociali di ogni genere, dagli ospedali alle scuole ed alle strade. Manca l’elettricità e l’acqua potabile. La regione fatica a produrre scambi commerciali perché ogni merce deve viaggiare per via aerea o per giorni su pista, con costi altissimi. Crisi congiunturale, anche questa prolungata da 20 anni, acuta, perché il paese è ricco di minerali, anche nel Maniema, e ciò provoca guerre continue per l’accaparramento delle miniere e lo smercio illegale dei minerali verso l’estero. Uno stato di violenza e soprusi continui nei confronti della gente, che sopravvive con qualche dollaro al giorno ma che non ha accesso ai servizi primari, quasi inesistenti.

Ci ha elencato, dati alla mano, una serie di gravi problemi, dalla malnutrizione alle epidemie di morbillo, dalla carenza di acqua potabile all’analfabetismo di grandi e piccini, dall’insicurezza alla presenza di conflitti armati, il tutto aggravato dall’isolamento del territorio.

I presenti all’incontro hanno reagito all’esposizione con una serie di domande che han portato ad un dibattito sulle nostre responsabilità di europei sulla storia di un paese vessato dall’Occidente ancor prima della colonizzazione belga. Si trattava infatti di patrimonio personale del re Leopoldo del Belgio. Oggi la Repubblica democratica del Congo, ex Congo Belga ed ex Zaire, è ancora preda della fame dell’occidente di minerali e terre rare indispensabili per la nostra tecnologia elettronica e per il nostro futuro, basti pensare al cobalto congolese che sarà utilizzato nelle batterie delle auto elettriche.

Tuttavia i congolesi non cessano di sperare nella giustizia e riescono a far fronte ad ogni disastro con una resilienza ed una capacità di risollevarsi e gioire nella speranza che dovrebbe esserci di monito ed insegnamento…

 

Auguri di Natale del direttore

“Ma il Signore non vuole avventurieri solitari. Ci affida una missione, sì, ma non ci manda da soli in prima linea.

Come ha detto bene Vavy Elyssa, è impossibile essere un discepolo-missionario da solo: abbiamo bisogno degli altri per vivere e condividere l’amore e la fiducia che il Signore ci dà. L’incontro personale con Gesù è insostituibile, non in maniera solitaria ma in comunità. Sicuramente, ognuno di noi può fare grandi cose, sì; ma insieme possiamo sognare e impegnarci per cose inimmaginabili! Vavy l’ha detto chiaramente. Siamo invitati a scoprire il volto di Gesù nei volti degli altri: celebrando la fede in modo familiare, creando legami di fraternità, partecipando alla vita di un gruppo o di un movimento e incoraggiandoci a tracciare un percorso comune vissuto in solidarietà. Così possiamo imparare a scoprire e discernere le strade che il Signore vi invita a percorrere, gli orizzonti che Lui prepara per voi. Mai isolarsi o voler fare da soli! È una delle peggiori tentazioni che possiamo avere.

In comunità, cioè insieme, possiamo imparare a riconoscere i piccoli miracoli quotidiani, come pure le testimonianze di com’è bello seguire e amare Gesù.” (Papa Francesco veglia con i giovani in Madagascar 7 settembre 2019)

Carissimi missionari,

con queste parole del santo padre Francesco desidero raggiungere tutti voi iniziando dal ringraziare per quest’incontro celebrato quest’anno in Madagascar che ha visto alcuni di voi vivere da vicino questo momento di grazia per la chiesa malgascia. L’invito che il papa fa alla chiesa del Madagascar lo estendo ad ognuno di noi. Incontrare Cristo nella comunità è cogliere il sogno di Dio che Gesù ci ha svelato e lo Spirito ci dona la forza di viverlo. Siamo chiamati ad essere piccole comunità cristiane in cui si vive il vangelo e la vita fraterna. L’essere discepoli-missionari ci richiama sempre alla nostra conversione, alla ricerca di una testimonianza credibile e affidabile che l’uomo di oggi posso toccare, ascoltare nella nostra vita, nella nostra vita trasfigurata nella vita fraterna. Vivere in comunità per essere la comunità di Gesù conduce alla gioia del dono di noi stessi nella vita di tutti i giorni, ai fratelli che vivono con noi. Questo cammino di spogliazione nel tempo diventa scoperta di conoscenza di Gesù che nell’incontrarci nel fratello ci chiede, ci chiama, attende da noi, a volte anche nei tratti meno sopportabili della pretesa. Nella vita di ogni giorno quest’incontri ci portano alla conversione profonda del nostro cuore alla scoperta di chi siamo noi e di chi è Dio.

“Ed ecco, un dottore della Legge si alzò per metterlo alla prova e chiese: “Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?”. 26 Gesù gli disse: “Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?”. 27 Costui rispose: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso”. 28 Gli disse: “Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai”. (Lc 10,25-28)

Dio ci chiama ad una relazione piena con lui, con tutto noi stessi pur sapendo che questo non sarà mai possibile viverlo pienamente ma è una tensione a cui Lui ci chiama. Continuamente ci rialza e la gioia del camminare verso di Lui è bellissima, poi scopriamo che camminare verso di lui è possibile solo se lo si compie insieme e infine scopriamo che noi abbiamo fatto pochi passi Lui infinita strada. Questo ci invita a mantenerci umili perché sempre nel cammino di fede se forzo la pretesa di sapere camminare verso Dio fino a non cadere più, io cadrò in modo ancora più definitivo. L’attenzione non dev’esser sul non cadere ma sullo stupore dei passi possibili compiuti, del camminare e anche le cadute diventano preziose perché ci fanno scoprire la gioia di sentirci rialzati, di sperimentare che i fratelli sanno aspettarci e tendono verso di noi mani che non condannano ma rialzano, non giudicano ma incoraggiano.

È un paradosso sapere che la patrona delle missioni è una suora di clausura. Penso sia oggi ancora più importante per tutti noi qui a Reggio e anche in missione fare l’esperienza di questo paradosso: per essere fecondi Dio ci chiama a consegnarci a Lui mettendo le nostre vite nella obbedienza alla chiesa. Noi ministri abbiamo tutti in mente il rito dell’ordinazione: le mani nelle mani per essere nella vita segno della comunione trinitaria. L’obbedienza, questo ascolto profondo della realtà, il luogo in cui Dio viene incontro a ciascuno di noi nella nostra consegna di fede alla chiesa Dio si fa presente, ci incontra e ci sostiene.

Tutto ciò non ha nulla di magico nei suoi effetti nella nostra vita. Si sperimenta tutta la drammaticità di passare dalla morte alla vita, per questo l’obbedienza ci chiama ad una adesione lieta, attiva, e responsabile. Ecco perché Teresina è la patrona delle missioni, perché senza l’esperienza della gratuità, della preghiera la missione sarebbe solo la mia azione in cui non si riconosce la presenza salvifica di Cristo ma solo la mia piccola azione dove nel tempo si vedrà crescere la pretesa del possesso della mia opera e il passo di trasformare una buona azione in un’azione “violenta” è brevissimo. Violenta nel senso di imporre i miei criteri, la mia idea, la mia visione che non tiene più conto del reale e possibile bene per le persone ma solo di me. La preghiera e in particolare oggi davanti alla sacra famiglia, ci educa a stare con fiducia dentro l’esistenza nostra e degli altri con più libertà, senza tornaconto o vanagloria, con umiltà, mitezza e riconoscenza. La preghiera ci dona di vedere Cristo presente. La Sua amicizia fraterna ci dona di saper so-stare con fede e gratuità nella vita, di lasciarci mettere nella mangiatoia per essere una vita che nutre consapevoli della nostra inutilità. Li noi ogni volta nasciamo come chiesa, la missione è sempre più la Sua e in noi cresce la gioia del cielo.

Con queste povere parole vorrei esprimere a ciascuno di voi la mia gratitudine per la vostra vita donata e insieme a tutto l’ufficio del Centro Missionario Diocesano assicurarvi la nostra preghiera, la nostra prossimità per la nostra missione che insieme siamo chiamati a vivere per portare a tutti l’annuncio dell’amore di Dio verso ogni uomo.

Ci uniamo alla gioia dei pastori in ginocchio davanti alla santa famiglia accogliendo il dono della pace che Cristo ha portato sulla terra. Ad ognuno di noi e a noi insieme è affidato questo dono. Chiediamo allo Spirito Santo la forza di portare semi di pace e di speranza nelle nostre azioni, nelle nostre parole e nei nostri gesti.

Buon Natale a tutti

don Pietro Adani

 

La grande Cena di Boorea 20° edizione


LA GRANDE CENA DI BOOREA • XX edizione
Giovedì 28 novembre 2019 ore 19.45
Salone delle Feste – Via Fazzano, Correggio (RE)

Ritorna la Grande Cena di Boorea, il più grande evento di solidarietà e buona cucina della provincia di Reggio Emilia. E noi, come da molti anni, ne facciamo gioiosamente parte!!! 
Giovedì 28 novembre al Salone delle feste di Correggio ci aspettano cinque chef, un menù che celebra il territorio, oltre 100 volontari e un traguardo benefico da raggiungere insieme.
Un momento di comunità che per il 20esimo anno coinvolge centinaia di persone e moltissime associazioni, imprese e istituzioni emiliane.

L’obiettivo dell’edizione 2019 è accogliere oltre 700 persone e raggiungere i 20mila euro di incasso.
Il ricavato sarà interamente devoluto a sostenere interventi sociali di rilievo sul territorio e importanti progetti di solidarietà internazionale. Tra questi il progetto nella missione diocesana in Amazzonia, ‘Una barca per l’Amazzonia’,  per l’acquisto di un mezzo di trasporto fluviale utile a raggiungere le comunità che vivono sul Rio delle Amazzoni. 

Nelle 19 edizioni precedenti, grazie agli oltre 14mila ospiti e ai più di 1000 volontari mobilitati, sono stati raccolti quasi 400mila euro, interamente destinati a progetti di solidarietà in Brasile, Cambogia, Siria, Madagascar, Palestina, Romania, Bolivia, Argentina, Sri Lanka e alle comunità colpite dal terremoto nel 2012 e nel 2016.

Il costo di 30 euro per la partecipazione alla Grande Cena 2019 è come sempre popolare, grazie al sostegno di numerose cooperative e al lavoro gratuito dei tanti volontari.

Per partecipare alla cena è necessario prenotare:
chiama al mattino dalle 9.00 alle 13.00 allo 0522/436840 oppure scrivi a missioni@cmdre.it

dommoacyr

In ricordo di un amico dell’Amazzonia

Si è spento lo scorso 17 giugno 2019 in Brasile all’età di 83 anni Dom Moacyr Ghrechi (Servo di Maria), a lungo Vescovo di Rio Branco e Arcivescovo emerito di Porto Velho (Brasile).

Fu tra i fondatori e primo presidente, nel 1975, della Commissione Pastorale per la Terra in difesa dei diritti dei poveri.

Dom Moacyr era intimo amico di Chico Mendes, il sindacalista assassinato nel 1988 dai latifondisti e divenuto simbolo in tutto il mondo delle battaglie per la difesa dei diritti degli Indios e dei lavoratori della foresta e contro lo sfruttamento e il disboscamento dell’Amazzonia.

Insieme a dom Moacyr collaborò anche il missionario reggiano Padre Andrea Ficarelli, anche lui Servo di Maria, morto a Rio Branco nel 2015.

Grazie a questa rete di conoscenze Mons. Ghrechi fu tra i promotori, insieme al Governatore dell’Acre Jorge Viana e a don Luigi Ceppi, del gemellaggio tra le città di Reggio Emilia e di Rio Branco, che ha dato vita nel corso degli anni a numerose attività di solidarietà e di promozione umana.

Quando veniva in visita a Reggio Emilia, dom Moacyr non mancava di passare dal Santuario della Beata Vergine della Ghiara per salutare confratelli ed amici.

Con la scomparsa di dom Moacyr, l’Amazzonia e i popoli della foresta perdono uno dei loro più strenui difensori. La foresta è oggi più che mai un simbolo della biodiversità, un simbolo che ci ricorda che salvare il pianeta significa anche salvare noi stessi

Per ricordare la figura del Vescovo dom Moacyr Ghrechi e quella di padre Andrea Ficarelli giovedì 4 Luglio alle ore 18.30 verrà celebrata la S. Messa di suffragio nella basilica della Ghiara presieduta dall’amico don Luigi Ceppi, missionario lombardo, di passaggio in questi giorni a Reggio Emilia.

RWANDA – Film

Verrà proiettato venerdì 7 giugno alle ore 21, presso il Teatro sociale Danilo Donati in Piazza Tedeschi, il coinvolgente film ” Rwanda” tratto dallo spettacolo teatrale di Marco Cortesi e Mara Moschini.

Alle ore 20 sarà possibile incontrare gli attori durante l’aperitivo. il costo è di 10 €

Per prevendite contattare il seguente numero 339/2949926 oppure la mail govisimone@gmail.com

Dato il numero limitato di posti si consiglia la prenotazione.

La proiezione del film è la prima serata organizzata da U.S. AQUILA FOR AFRICA che ha raggiunto la 35° edizione.