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Buona Pasqua di fede

Jandira – Pasqua 2019

Carissimi amici e carissime amiche,

Quindici giorni fa ho potuto inginocchiarmi e pregare sul Santo Sepolcro in Gerusalemme. Una mescolanza di fede e di emozioni, di ricordi, di racconti, di storie… mi ha strappato qualche lacrima. Sono uno dei pochi al mondo che crede che quel Gesú, che avevano messo lí dentro con una pietra sopra, è Risorto ed è vivo e presente in tutti noi, specialmente fra i più poveri, scartati e crocifissi.

Proprio così, sono stato nella Terra Santa, grazie ad un amico che mi ha regalato biglietto e permanenza per 7 giorni a Gerusalemme. Un sogno che avevo smesso di sognare… e che si è rivelato al di là delle aspettative.

Sarebbe troppo lungo scrivere qui sui problemi di quelle terre. Sono stato anche in un Kibutz ai confini della Striscia di Gaza. Mi sentivo un po’ a Sarajevo (ma dalla parte contraria!) durante la guerra della Bosnia. Mi ha fatto molto bene percorrere i luoghi e le strade che Gesù ha percorso, i campi di cui Gesù ha parlato nelle sue parabole. La Galilea è bella, la pianura è piena di verde e le colline sono dolci, ricoperte di pascoli recintati da muri di pietra da migliaia di anni.

Pensavo che la grotta fosse solo il luogo della nascita di Gesù a Betlemme (ancora visibile) ma a Nazareth, ora città, ai tempi di Gesù non c’erano case né casettine. Vivevano tutti nelle grotte scavate in questa pietra calcarea che copre la regione. Cioè, Maria, Gesù e Giuseppe vivevano in una caverna. La bottega di Giuseppe era una caverna. Erano i pochi signori che avevano le case con muri di pietra. “Il figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” non era un modo di dire, era una realtà. È spontaneo pensare alle Beatitudini come una vita che Gesù ha vissuto, non è “Beati voi poveri”, ma Gesù poteva proprio dire: “Beati noi poveri…”

i bimbi delle scuole di padre GianchiPoi son tornato a casa e la realtà mi ha subito “inondato”! il Tabor con la luce della Trasfigurazione era finito e son cominciati subito i grattacapi, come grandine d’estate.

Un grosso albero (Painera) è caduto sul tetto dell’asilo, sfondando il refettorio e due aule. Grazie a Dio di notte, quando non c’era nessuno.

Il Comune ci ha mandato una multa di 5.000 euro perché al John Caneparo il marciapiede è pieno di immondizie che… i vicini gettano lì di giorno e di notte da decine di anni.

Triste è anche la notizia che la Cooperativa di Riciclaggio, che è situata tra la favela e la sede della Caritas, abbia ricevuto l’ordine di sfratto dal Comune di Itapevi e che ora devono cercarsi un altro luogo dove ristrutturarsi.

Eduardo, uno dei 7 figli della Jaciara, è tornato qui dopo un lungo periodo in prigione e altrettanto sulla strada. Ha depositato qui i suoi “bagagli”, ha mangiato, e poi è partito dicendo: “Più tardi vengo qua a dormire”.

Naturalmente è malato mentale (schizofrenico) ed ha bisogno di un ricovero dove abbia anche un accompagnamento medico. Zezinho, ex consigliere comunale, si è preso l’impegno di andare in Comune, presentare il caso all’Assistenza Sociale, all’Ufficio Sanitario, e anche al Sindaco… ha ricevuto solo dei “no” e risposte come “il Comune non è in grado di assumere questi casi ecc”. Cioè, il sistema sociale è completamente fallito, i problemi sociali non hanno più il diritto di esistere. Per fortuna la madre, Jaciara, è venuta da Rio de Janeiro a prendersi il figlio e portarselo a casa; ma anche lei non ha casa, vive in una stanza prestatale da un’amica…

i bambini degli asili di padre Gianchi a pranzoI nostri asili, sempre con un migliaio di bambini e più di un centinaio di dipendenti, funzionano a pieno ritmo. C’è sempre un problema o l’altro ma la struttura Caritas Jandira e la sua organizzazione riescono a far fronte… GRAZIE agli aiuti che provengono dalla Onlus di Roma, dai Centri Missionari di Reggio Emilia e di Bolzano, GRAZIE a tanti amici che ci sostengono con le varie offerte e con l’impegno dell’adozione a distanza.

Qui in Brasile i poveri aumentano… e noi lo vediamo nei bambini, nei vestiti che indossano, nella fame che hanno, nei pidocchi… siamo in campagna di igiene ma ora abbiamo bambini che arrivano all’asilo con la testa ferita di tanti pidocchi che cadono anche nel piatto quando si inclinano per mangiare.

Secondo i sondaggi di opinione presentati nei giornali e televisioni, il 30% della popolazione brasiliana è a favore di Bolsonaro e il 30% è contro. Significa che una buona fetta di coloro che avevano votato l’attuale governo sono già delusi e speriamo che questo possa significare una presa di coscienza da parte della società. La Campagna di Fraternità della Chiesa presenta quest’anno il tema “Fraternità e Politica Pubblica” e questo significa un’attenzione maggiore ai problemi sociali, in modo particolare una maggiore sensibilità verso i più poveri.

 

A tutti rivolgo i miei auguri di Buona Pasqua, con un abbraccio grande grande.

Guardando l’albero spoglio durante l’inverno siamo sicuri che sarà pieno di fiori in primavera. Crediamo nella vita anche nelle espressioni di oppressione e di morte. Questa Pasqua è una sfida alla nostra capacità di credere nella Risurrezione.

Un abbraccio grande!

Padre Gianchi

Come in un mosaico

Si è conclusa ricca di emozioni la giornata “Come in un mosaico”, organizzata dalla Pastorale Vocazionale Regionale e da Missio Emilia-Romagna.

Il pomeriggio ci ha permesso di scoprire le tante storie di vocazione che attraversano la nostra vita e ci ha visto partecipare con uno stand interamente dedicato alla missione e ai racconti dei giovani missionari.

Nonostante il tempo incerto, durante il pomeriggio c’è stato un bel sole, la manifestazione ha visto la partecipazione dei campisti estivi, che si stanno preparando per i viaggi missionari di questa estate e che, dopo una presentazione delle loro mete di destinazione, hanno vissuto e ascoltato le diverse storie presentate negli stand presenti in piazza Prampolini.

I momenti più importanti sono stati la tavola rotonda, con testimonianze di vocazioni, il musical su Annalena Tonelli e la veglia finale animata dal coro dell’ Idml in Cattedrale. La serata in Cattedrale è stata presentata da Mons. Erio Castellucci, prima del musical, e da Mons. Massimo Camisasca, che ha presieduto la veglia.

biblioteca vivente in piazza Prampolini   Stand in piazza Prampolini: persone che scrivono  Stand in piazza Prampolini. CSI e Missioni  11 maggio veglia in cripta 11 maggio tavola rotonda domande del pubblico  presentazione Musical

 

 

“Imparare a guardare con occhi nuovi, perché con la missione gli occhi si rinnovano.

Imparare a guardare la città, la nostra vita, tutto quello che è attorno a noi.

L’esperienza missionaria ci apre gli occhi e il cuore: imparare a guardare anche con il cuore. […]

Il tempo della missione ci prepara e ci aiuta a essere più sensibili, più attenti e a guardare con attenzione.

E a tanta gente che vive con noi, nella vita quotidiana, nei posti dove noi viviamo e che, per non saper guardare, finiamo per ignorare.

[…] La missione ci coinvolge tutti, come popolo di Dio, ci trasforma: ci cambia lo sguardo, ci cambia il modo di andare nella vita”.

(Papa Francesco ai giovani di Genova, 27 maggio 2017)

Con queste parole di Papa Francesco vi invitiamo a partecipare alla giornata organizzata dalla Pastorale Vocazionale regionale e da Missio Emilia Romagna che si terrà a Reggio Emilia l’11 maggio 2019, all’interno della settimana di eventi sulle vocazioni “Come se vedessero l’invisibile”.

Inizieremo al pomeriggio, alle 15.00 con Meet-Art: stand di conoscenza e incontro di tante realtà e storie di persone. Dal servizio, alla cultura, al mondo dello sport e tanto altro.

Alle 17.30 ascolteremo la tavola rotonda moderata dal giornalista Mattia Mariani con Emanuele Lambertini, campione para-olimpionico di scherma, Stefano Nava, pittore, e Giovanni e Roberta Vai, famiglia missionaria di Villaregia.

Alle 21.00 ascolteremo il musical sulla vita di Annalena Tonelli, Il fiore del deserto, della compagnia teatrale “Quelli della via”.

Concluderemo la giornata con la veglia di preghiera “venite e vedrete” animata dai giovani dell’ Idml alle ore 22.30

Vi aspettiamo!

 

Don Ganapini festeggiato in una scuola

Buona Pasqua 2019 da don Ganapini

Carissimi amici, vi scrivo questa lettera di PASQUA, con la riconoscenza che vorrei esprimere a tutti voi per il sostegno morale e materiale all’opera missionaria della nostra diocesi nel campo dell’educazione dei bimbi poveri attraverso la scuola.

Abbiamo voluto sottolineare questo aspetto col piccolo opuscoletto “Amici di D. Ganapini”, dandovi la possibilità di constatare con le immagini e le cifre il frutto della vostra generosità e dell’amore ai prediletti di Gesù. Dato che il sottoscritto ha già compiuto 91 anni, ho pensato che, pur lasciando l’acronimo AMGA tale quale, si potrebbe interpretarlo, secondo la divisa  di S.Ignazio di Lojola e del suo Istituto dei Gesuiti (“Ad Maiorem Dei Gloriam – “Per la maggior Gloria di Dio”) in questo modo “Ad Maiorem Gloriam Altissimi” (A.M.G.A.) che, in latino può andare e il significato è il medesimo di quello dei Gesuiti. Se poi AMGA vi dice ancora qualcosa di questo povero vecchio e ormai proprio “buon da niente” (lo dico con sincerità, e i malgasci direbbero “badolàhy”) mi direte qualche “Requiem aeternam” per accorciarmi un pò il purgatorio…

C’è poi già chi mi dà una mano, il carissimo fratello LUCIANO LANZONI dei Servi della Chiesa di Carpi, con alle spalle 28 anni di lavoro in Missione. Sa benissimo il malgascio ed ha svolto il suo ministero con esemplare dedizione, soprattutto per i più piccoli e tra quelli che non hanno voce, nella zona sud-est (Manakara, ecc.) del Madagascar. Fin che son vivo continuerò ad occuparmi ancora delle scuole.

Don Ganapini con i suoi parenti a TanaOra finisco. Siccome voglio fare gli auguri di Pasqua, questo anno voglio farli in musica, come ho fatto poco tempo fa col mio caro nipote P: Filippo, ora in Italia, dopo 10 anni come missionario in CIAD. Sarà ora responsabile della rivista “Nigrizia” dei Comboniani di Verona. E’ stato qui  circa due settimane, 20 giorni fa, con un gruppo di 8 miei familiari, perché hanno detto : D. Pietro non tornerà più in Italia… andiamo noi a fargli una visita ..” Alloggiati qui, alla bene e meglio, dove sono anch’io… Ah, miei cari ! quale e quanta gioia, che non so esprimervi! Sia per loro che per il sottoscritto, e per tutti gli altri!! Vorrei ora, con la stessa melodia che composi 70 anni fa – ero studente di Teologia ad Albinea – un breve ritornello a S. Filippo (glielo abbiamo cantato alla festa dell’addio l’8 marzo scorso, assieme agli stornelli che ho dedicato a tutto il gruppo). Ecco dunque:

(in malgascio) Ry havanay malala ò, hitondra anareo anie i JESOA, mba hanely hatraiza hatraiza ny HANI-TSARA AVY A—MINY

traduco: Carissimi amici, che Gesù vi porti a spargere il suo buon profumo ovunque vi troviate (2 Cor.,2-14)

Questo è il mio augurio speciale per voi, amici del CMD, mentre chiedo un particolare ricordo anche per me presso Gesù e la nostra Buona Maria Madre della misericordia!  A tutti indistintamente BUONA PASQUA!! Da “QUESTA MIA CASA CHE ABITA” (dal nostro Vescovo Massimo Camisasca

       Vostro affettuosissimo D. Pietro

Casa della Carità – Tongarivo (Antananarivo) 11 aprile 2019

BUONA PASQUA A TUTTI!

Buona Quaresima (e buona Pasqua) da Ambokala

Ciao a tutti,

vi scrivo due righe di aggiornamento sul mio ritorno ad Ambokala.

Superato lo scoglio dei topi e delle scolopendre, inquilini abusivi della mia casetta, dell’auto guasta e del caldo torrido, come mai in questi 10 anni, è bastato entrare nel cortile dell’ospedale per risentirmi a casa…è sempre così.

Per quanto riguarda la situazione politica, pare che il neo presidente, Andry eletto regolarmente in novembre 2018 (.. già artefice del colpo di stato del 2009) riscuota molto consenso tra i giovani promettendo un cambiamento generazionale della classe politica ed un’apertura verso l’estero…in termini di investimenti, collaborazioni… Per ora, alcuni personaggi famosi tra i giovani: cantanti, attori…sono stati promossi ad importanti cariche istituzionali, generando qualche imbarazzo…

In capitale, colpisce il forte dispiego di forze dell’ordine per evitare aggressioni e scippi…Qui a Manakara, e in tutto il sud-est, Andry è molto seguito e la maggior parte della gente con cui lavoro è fiduciosa. Ci sono comunque un buon numero di reazionari, che volevano invece il ritorno di Ravalomanana ( già presidente prima del 2009), che aveva creato un suo personale impero economico valorizzando molto lo sviluppo interno(industrie, strade…) Questi ultimi combattono soprattutto la fortissima ingerenza francofona, preferendo alleanze con gli Stati Uniti. Contestano l’Alliance Francaise, che con la scusa di diffondere nel mondo la francofonia opera una seconda colonizzazione: le scuole francesi sono le migliori ed è lì che viene formata tutta la classe politica…Ho parlato con gente che vorrebbe vietare ai pensionati francesi (ed europei in generale…) di venire qui a sposare giovani donne malgasce…dicono che anche questa sia una forma subdola di colonizzazione … e non hanno tutti i torti.

Enrica al piccolo ristorante di AmbokalaUn’altra novità delle ultime settimane è che sono stati vietati i pantaloncini inguinali e le gonne cortissime che spopolavano tra le liceali negli ultimi anni. In tanti casi le ragazzine cercavano clienti sul cammino di andata o di ritorno dalla scuola, anche solo per comprarsi la ricarica del telefonino.  Chi viene colta in flagrante di coscia scoperta, viene trattenuta in polizia e rilasciata solo sotto la custodia del padre, che, oltre a portare un lamba(pezzo di stoffa) per nascondere le nudità, viene sottoposto ad una multa di 40.000Ariary (… sono circa 10 giorni di lavoro)

Per quanto riguarda l’ospedale, c’è stato un avvicendamento tra le suore Trinitarie che lavorano con noi: è arrivata Sr Rachel al posto di Sr Marie Pascaline, che era stata qui con noi negli ultimi tre anni. Sr Rachel si dimostra molto contenta dell’incarico…

Abbiamo fatto alcune riunioni di coordinamento con l’equipe sanitaria e finalmente si è ottenuto che lo psichiatra (…che in mia assenza si è fatto vivo solo un paio di volte) abbia un ufficio qui da noi per essere stabilmente presente ogni lunedì. Vi assicuro che è una gran cosa… perché finora quasi tutte le diagnosi le facevano gli infermieri…

Stiamo facendo alcuni piccoli lavori di rinforzo dei tetti della cucina e dello chalet e di pulizia delle canalette di scolo dell’acqua, in attesa del periodo delle piogge, che purtroppo, però, non accenna ancora ad arrivare.

I prezzi delle medicine, già inaffrontabili per la gran parte degli ammalati, hanno subito aumenti improvvisi, in alcuni casi anche del 700% e risulta sempre più difficile per la gente accedere alle cure. La gente, con grande sacrificio, ci versa una partecipazione che raramente supera il 30% del costo effettivo ei farmaci. Comunque, grazie a Dio e al sostegno di tanti, ancora nessuno, negli ultimi 10 anni è stato mandato a casa per problemi di soldi.

Una delle questioni più spinose, in questo momento è quella delle persone con evidenti disturbi psichici che, abbandonate dalle famiglie, si aggirano per la città e qualche volta causano qualche problema al mercato…  Alcuni non fanno assolutamente nulla di male, solo sono vestiti in modo strano e fanno ragionamenti un po’ diversi dai nostri. Ma alla gente danno fastidio.
Quando ci accorgiamo che hanno bisogno urgente di cure, uno dei nostri impegni è quello di convincerli a venire all’ospedale. È difficile… occorre tanta perseveranza, ma spesso ci si riesce. La persona accetta di seguirti, vinta dal tuo interessamento verso di lei…piuttosto che dall’effettiva consapevolezza di aver bisogno di cure.
Ultimamente però la polizia si è presentata più volte ad Ambokala, pretendendo di ‘scaricare’ in cella d’isolamento il malcapitato di turno, per poi disinteressarsi completamente delle cure, dei pasti… di tutto. L’importante è che l’ammalato non si faccia vedere in giro per un po’.
L’altra settimana hanno portato una donna, Francine, già nota a tutti noi per i suoi periodici deliri. Dicono che infastidisse l’anziano prete di Manakara Be sostenendo pubblicamente di essersi sposata con lui, in chiesa, per altro. Non pretendeva di dormire in casa del sacerdote, ma si accontentava di dormire di fianco alla sala delle opere parrocchiali. Il prete ha chiamato il questore, la polizia… Questa task force, degna di una banda criminale, l’ha portata qui.
“Che sparisca”, era il messaggio implicito.
La povera e davvero innocua Francine è finita in cella d’isolamento per una settimana. Senza neanche capire il perché. E teoricamente senza medicine né cibo, la polizia non ha dato cenni di provvedere e gli infermieri non arrivavano a stabilire chi dovesse preoccuparsene. Il cibo, chiaramente, glielo abbiamo dato noi fin dal primo giorno, ma per le medicine il braccio di ferro tra polizia e infermieri è durato una settimana, finché hanno comunque chiesto a noi di provvedere.  

Poi c’è il problema delle persone, che in preda ai deliri, hanno ferito o addirittura ucciso un familiare: anche se guariti, non possono più tornare nelle loro terre o dalla loro famiglia perché è stata garantita la vendetta. E sappiamo bene che non è solo una minaccia. Poco più di un mese fa, un ragazzo con problemi psichici che conosciamo ha ferito gravemente il padre e la sorella ed è stata la famiglia stessa a provvedere a toglierlo di mezzo. Trovato morto nel cortile di casa. Nessun indagato. Tutti convinti che abbiano fatto bene.

La sfida più dura è curare la mentalità della gente, ma occorre tempo…

 Grazie per esserci sempre vicini

 Buona Quaresima

 Un abbraccio stretto

 Erri

 

con le suore

Marta e Silvia: e siamo a Versova in aprile

Siamo qui da 2 mesi e ci sembra passata una vita.

Dopo un mese ad Uttan siamo ritornate a Versova e ci hanno accolto molto calorosamente, ci è sembrato di ritornare a casa. Le suore ci hanno accolto con molta gioia ed abbiamo ripreso le nostre abitudini e le cose vicino a noi, per esempio la nostra camera, il nostro bagno.

In questi giorni stiamo andando nella scuola che c’è vicino alla casa e siamo state accolte a braccia aperte sia dagli alunni che dalle insegnanti. A scuola fanno molte attività manuali e ricreative, abbiamo notato che tra alunni e insegnati c’è un bellissimo rapporto di amicizia e di crescita sia personale che di crescita degli alunni in modo sano e rispettoso.
Siamo andate a visitare anche il lebbrosario dove abbiamo conosciuto le suore che gestiscono l’ospedale; sono molto forti e riescono ad essere un punto di riferimento per le persone che hanno bisogno.
In questo periodo noi stiamo affrontando nuovi cambiamenti, in meglio, della nostra personalità e del nostro modo di essere e di vedere il mondo con occhi nuovi.

Marta e Silvia

 

Marta e Silvia in cucina

Silvia e Marta: notizie dall’India

 

Ormai è già un mese che siamo qui.

 

 

l'entrata della Casa di carità di Versova

Il 15 mattina, una volta atterrate a Mumbai, don Davide e suor Valencia sono venuti a prenderci in aeroporto e ci hanno portate alla casa della carità di Versova.

Qui abbiamo conosciuto gli ospiti, le suore e gli ausiliari, i quali si sono presi cura fin da subito di noi per farci sentire a casa e ci hanno aiutate a prendere il ritmo della vita quotidiana.

Trascorse le prime due settimane prestando servizio in questa casa, ci è stato chiesto di spostarci ad Uttan per conoscere una nuova casa e le persone che ci vivono e che ci prestano servizio.

La vita di casa è molto simile a quella italiana, solo un po’ più tranquilla e meno frenetica.

un giovane che porta una fila di ceste Oltre a svolgere i compiti di casa, siamo uscite a visitare i villaggi e i quartieri in cui siamo ospitate.

La cultura è molto diversa e si nota anche dalle piccole cose, ma con il tempo ci si fa l’abitudine accettando anche cose che magari a primo avviso per noi sono strane.

Finito il mese ad Uttan non sappiamo ancora quale sarà la nostra destinazione, ma siamo pronte ad accogliere qualsiasi cosa ci aspetterà con gioia e voglia di condividere!

Silvia e Marta.

un uomo dorme davanti all'altare nella chiesa di Ruy Barbosa

Vanessa e la capacità di mettersi nei panni dell’altro

Sono passati sei anni dalla mia laurea, ma il tema della mia tesi è sempre così attuale e torna ciclicamente nella mia vita e nei miei pensieri: La legge sulla cittadinanza italiana.

Per vivere qui in Brasile a gennaio 2018 ho richiesto un visto di permanenza temporaneo con un anno di validità; e a dicembre dell’anno scorso ho iniziato le pratiche per il rinnovo di un altro anno. Se tutto va bene riuscirò ad avere il documento provvisorio il 27 di marzo, 3 mesi dopo l’inizio della mia richiesta. Per chi non ha mai avuto a che fare con questo tipo di pratiche potrebbe sembrare tutto normale e potrebbe non capirci molto, anche io sinceramente prima di questi mesi ero estranea a parecchie situazioni in cui mi sarei potuta trovare.

Non starò a raccontarvi tutto quello che è successo in queste settimane, ma mi piacerebbe raccontarvi come ho vissuto.

Nei giorni precedenti alla scadenza del visto e senza aver ricevuto ancora una risposta positiva sul rinnovo, tutte le persone a me vicine continuavano a dirmi di stare tranquilla, per quale motivo non mi avrebbero voluto qui in Brasile e una serie di altre frasi di circostanza.

Bene, io so solo che un’amica avvocata qui in paese mi ha aiutata e sta continuando a farlo per cercare di risolvere i miei problemi.  Burocraticamente è tutto così “semplice”, ci sono delle leggi, bisogna saperle e rispettarle; emotivamente è uno schifo.

Il calendario delle attività dell’anno era già pronto, gli impegni già scritti in agenda e io non sapevo cosa avrei fatto il giorno dopo. L’ansia di non avere i documenti in  regola, non sapere se c’era da comprare un biglietto aereo per tornare in Italia nel giro di 2 settimane; c’erano mattine in cui mi alzavo ben predisposta, in cui sapevo che tutto sarebbe andato bene e che era inutile non fare nulla e perder tempo; altre mattine invece in cui qualsiasi cosa avessi fatto sarebbe stata inutile, tanto sarei andata via a breve.

Responsabilità prese o che dovevo prendere in parrocchia, senza sapere se le avrei potute mantenere;  attività da fare a cui mi sarebbe piaciuto partecipare e a cui avrei dovuto rinunciare.

Oggi tutte queste preoccupazioni sono passate, ma nei giorni di confusione più assoluta sulla mia situazione da straniera, la mia tesi di laurea, le persone che ho conosciuto e con cui ho parlato durante i mesi che l’ho scritta, tutti i miei amici di Reggio Emilia mi sono passati davanti: ma quanto è difficile essere stranieri, soprattutto in un paese che ci mostra tutti i giorni che non ci vuole?

Io ero preccupata di lasciare il Brasile, di dover rinunciare a tutte le cose programmate per quest’anno, sapendo che in Italia ci sarebbero stati la mia famiglia e i miei amici ad aspettarmi, con un futuro tutto da scrivere.

In Italia invece ci sono tanti  giovani nati  e cresciuti là, che tutti i giorni vivono nell’angoscia di pensare ad un futuro che non dipende assolutamente da loro, ma da leggi ingiuste; senza sapere cosa possono sognare, per esempio diventare avvocati, perchè tutto dipende da una cittadinanza che non sanno quando riusciranno a “guadagnare”, con la paura di diventare CLANDESTINI nella loro PATRIA, correndo il rischio di essere espatriati in un paese di ORIGINE che molte volte non hanno mai visto.

 In questi giorni di preoccupazioni ho pensato tanto a tutti quegli ITALIANI non riconsciuti da uno Stato che continua a rinnegarli; sono triste perchè le persone sono egoiste e la capacità di mettersi nei panni dell’altro è sempre più difficile da incontrare; ma anche se lontana spero che un giorno l’Italia si svegli e capisca quanto stia sbagliando.

Ci tenevo a scrivere queste parole, come ci tengo a mostrarvi una foto:

un uomo dorme davanti all'altare nella chiesa di Ruy Barbosa

Qui in paese il sabato è il giorno del mercato, per questo vengono molte persone delle campagne e la piazza è sempre piena. La mattina la chiesa rimane aperta e io trascorro il mio tempo lì: ci sono persone che passano a prendere il materiale per le varie comunità delle campagne, c’è chi passa per pregare, c’è chi passa per chiedere informazioni; sabato scorso è passata una vedova, da circa un mese, per un abbraccio e un pò di conforto.

Mi piace trascorrere il sabato mattina in chiesa, rafforza la mia fede e la convinzione di quanto sia bello credere in Dio.

Ci sono persone che pensano sia sufficiente credere in  Qualcuno o Qualcosa senza la necessità di entrare in una chiesa, e forse per un periodo l’ho creduto anche io.

Una mattina l’uomo nella foto è entrato  e ho sentito la necessità di fotografarlo, forse perchè mostrando questa foto sarei riuscita a spiegare più facilmente quello in cui credo.

Quest’uomo ha problemi psichiatrici, spesso entra in chiesa per prendere dei  fiammiferi per accendersi le sigarette,  per un bicchiere di caffè o di acqua; ma una mattina è arrivato e si è sdraiato per terra; non stava dormendo , semplicemente stava bene lì.

È vero, Dio è ovunque, ma la chiesa è un luogo dove possiamo entrare e rimanerci, nessuno ci manderà via (o almento dovrebbere essere sempre così), è un posto dove possiamo sentirci a casa, stare in pace e sperare in un mondo migliore; per un minuto, per un’ora o una mattinata.

Le porte sono aperte, chiunque può entrare e sentirsi libero: libero di amare,  libero di soffrire, libero di essere  qualsiasi persona si voglia essere.

  Vanessa

 Ah ho mostrato questa foto a due persone che conoscono la persona lì sdraiata, non l’hanno  ricosciuta, per questo ho deciso di mostrarla anche a voi.

 

Ilaria e il piccolo Randria

Da Ampa: essere presenti per Randria

Akory aby anareo!!! Ciao a tutti!
Sono passati un bel po’ di mesi dal mio arrivo in Terra Rossa e sono molte le situazioni, le cose e le persone incontrate.

Tra questi vi è Randria, un bimbo, il mio, di 8 anni a cui da  poco è stato diagnosticato un problema ai reni e che una mattina di novembre insieme a Giulia abbiamo portato in ospedale del villaggio (FMA), perché gonfio in ogni singola parte del corpo. Randria studia nella scuola (Centre Papillon) legata all’ospedale e gestita da noi Volontari ed è un bimbo allegro, intelligente e coccolone.

Il piccolo RandriaQui in Madagascar dal momento in cui il malato viene ospedalizzato è compito della famiglia provvedere ad ogni necessità, proprio come fanno gli infermieri in occidente. Purtroppo la famiglia di Randria non ha una storia tanto facile.. Sono in 11 figli (o di più.. Non lo sanno nemmeno loro), il papà va e viene e sua mamma è sempre ubriaca. Quindi data la situazione, dopo la partenza per l’italia di Giulia (volontaria qui prima di me) Randria è diventato un mio pensiero fisso. Passavo le mie gionate in sua compagnia, dandogli le medicine al giusto dosaggio e curandomi di lui in ospedale. Con il passare dei giorni non vi era nessun miglioramento, anzi sembrava essere ancora più gonfio oltre al non riuscire a fare la pipí.

Abbiamo scoperto così che uno dei motivi erano le medicine malgasce (erbe, infusi, pozioni) che la sua famiglia somministrava di nascosto. Dopo aver parlato molto chiaramente con sua mamma, nell’arco di 2 settimane i miglioramenti sono stati evidenti. La sua pancia e le sue gambe si sono sgonfiate e la sua voglia di disegnare e giocare si è fatta sentire molto di più… Ed io sono stata molto felice. Ho pregato tanto, anzi, abbiamo pregato tanto, abbiamo riso, giocato, riempito la parete del suo letto di disegni e ci siamo fatti tante coccole, abbiamo trascorso ogni giorno insieme proprio come una vera famiglia. I medici e chi conosce Randria mi chiede come sta ‘mio figlio’ e  mi chiama “mama’ny Randria’. La sua dimissione il giorno della vigilia di Natale, ha riempito il mio cuore e quello di Randria di gioia, insieme a chi ci è stato accanto.

La casa di randria con i disegni del piccolo affissi alle paretiAd oggi la sua situazione è migliorata parecchio, continua a fare le visite e prendere le medicine tutti i giorni qui da me. Sono tornata proprio adesso  da casa sua con il cuore felice solo perché ho visto alcuni dei disegni, fatti in ospedale, appesi dentro la loro umile capanna.

A volte non ci sono davvero parole per dare risposta agli interrogativi di chi soffre. Per questo basta la presenza di chi c’è, è vicino, ama e tende la mano.

In questi mesi accanto a Randria mi è capitato spesso di sentirmi impotente, inutile. Mi arrabbiavo  con me stessa per non riuscire a cambiare questa situazione ma ho imparato che ci sono cose che non dipendono da noi e che sono più grandi di noi.

Spesso mi sono ritrovata a guardare verso l’alto, a pensare che non ero sola, e che qualcuno è sempre vicino a me.

‘ che cosa vuol dire addomesticare? – Vuol dire creare dei legami’
‘Tu diventi responsabile per sempre di ciò che hai addomesticato’

Un grande saluto qui da Ampsimanjeva, a presto!
Ilaria Squicciarini

Luciano Lanzoni è tornato in Madagascar

Carissimi tutti, famigliari e amici, Eccomi a casa!

Come sapete sono rientrato, qui in Madagascar, dopo più di due mesi di visite, incontri, fraternità, famigliarità … Avevo voglia di tornare tra queste persone che oggi sono la mia casa, la mia famiglia!
Nello stesso tempo non riesco e non posso non prendere il tempo per ritornare a quella famigliarità e fraternità che ho vissuto con voi nei mesi di novembre e dicembre scorsi.
Voglio dirvi grazie! Grazie per il calore, l’amicizia. Fa bene sentirsi voluti bene! Sentirsi accolti, anche un po’ coccolati, grazie!

Dopo il mio rientro sono state celebrate alcune feste e ricorrenze e alcuni eventi che hanno segnato positivamente la ripresa del mio impegno missionario, comincio proprio dalla giornata di oggi: “giornata mondiale del malato” due cose importanti vorrei sottolineare, la prima il Papa ha voluto che la giornata si celebrasse in una periferia esistenziale a Calcutta in India, terra di Madre Teresa di Calcutta che ha fatto del dono agli esclusi, ai rigettati, alla “spazzatura” il suo canto di lode a Dio: “C’è molta sofferenza nel mondo: fisica, materiale, mentale. La sofferenza di alcuni è da imputare all’avidità di altri. La sofferenza materiale e fisica è quella dovuta alla fame, alla mancanza di una casa, alle malattie. Ma la sofferenza più grande è causata dall’essere soli, dal non sentirsi amati, dal non avere nessuno. Con il tempo ho capito che l’essere emarginati è la malattia peggiore di cui un essere umano possa soffrire” La seconda è quanto scrive il Papa stesso nel suo messaggio per questa Giornata: “«Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,8). Queste sono le parole pronunciate da Gesù quando inviò gli apostoli a diffondere il Vangelo, affinché il suo Regno si propagasse attraverso gesti di amore gratuito. In occasione della XXVII Giornata Mondiale del Malato la Chiesa, Madre di tutti i suoi figli, soprattutto infermi, ricorda che i gesti di dono gratuito, come quelli del Buon Samaritano, sono la via più credibile di evangelizzazione. La cura dei malati ha bisogno di professionalità e di tenerezza, di gesti gratuiti, immediati e semplici come la carezza, attraverso i quali si fa sentire all’altro che è “caro”.”. Di fronte all’insegnamento del Papa ci sentiamo incoraggiati a continuare nel nostro servizio, a farci prossimo delle persone che ogni giorno incontriamo nel nostro cammino! Ci sentiamo sostenuti a continuare a spenderci per i più piccoli e esclusi … per me, oggi, sono i disabili di Mananjary; le persone in difficoltà economica, sociale, famigliare di Manakara; gli ex-detenuti e i malati di Ambositra.

La scorsa settimana la celebrazione della Festa della Luce, la candelora, legata alla festa delle persone “donate” a Dio ha maggiormente sottolineato quello che è l’impegno che ci – mi, deve contraddistinguere: “Ecco la vita consacrata: lode che dà gioia al popolo di Dio, visione profetica che rivela quello che conta. Quand’è così fiorisce e diventa richiamo per tutti contro la mediocrità: contro i cali di quota nella vita spirituale, contro la tentazione di giocare al ribasso con Dio, contro l’adattamento a una vita comoda e mondana, contro il lamento – le lamentele! –, l’insoddisfazione e il piangersi addosso …. È incontro vivo col Signore nel suo popolo. È chiamata all’obbedienza fedele di ogni giorno e alle sorprese inedite dello Spirito. È visione di quel che conta abbracciare per avere la gioia: Gesù”. E ancora, il Papa, proprio per sottolineare l’impegno e la necessità di vivere con coerenza la propria chamata ad andare e a fruttificare là dove il Signore ci ha chiamati ci stimolava attraverso la preghiera del mese di ottobre, il mese di preghiera per le missioni, e chiedeva: “Con la loro preghiera, povertà e pazienza, i consacrati sono essenziali per la missione della Chiesa. Abbiamo bisogno più che mai della loro dedizione totale all’annuncio del Vangelo. Non lasciamoci rubare l’entusiasmo missionario e preghiamo perché i consacrati e le consacrate risveglino il loro fervore missionario e siano presenti fra i poveri, gli emarginati e coloro che non hanno voce.” Di fronte a tutti questi richiami, è un “piacere” l’essere tornato qui tra queste persone che più di tanti altri rispondono agli stimoli che il Papa ci dà.

Come srivevo prima questo mese, dopo il mio rientro qui in Madagascar, è stato ricchissimo di eventi. Qui si è insediato il nuovo Presidente della Repubblica, questa volta, dopo tanti anni, in modo pacifico e democratico. Il nuovo governo è già al lavoro e ci si augura che il Paese possa veramente decollare sia dal punto di vista economico che sociale …. il Papa ha incontrato i giovani a Panama e siglato un documento di portata mondiale con i fratelli mussulmani …
Tutti questi eventi hanno un peso importante non solo per l’umanità ma in particolare per noi qui, ci chiedono di impegnarci in profondità, con radicalità e schiettezza.
Sono contento di essere qui, di potermi ancora mettere in gioco, con questi giovani, con i fratelli mussulmani, con i poveri e i piccoli per potere assieme a loro costruire una società più rispettosa di tutti!!
Ciao ancora a tutti.

Durante i mesi di permanenza in Italia ho potuto incontrare tanti, non sono riuscito ad incontrare tutti, come avrei desiderato! Sento che in questi piccoli che sono chiamato a servire sto comunque incontrando tutti perché vi sento vicini, amici, fratelli e sorelle!

Un abbraccio, Luciano

Mananjary 11 febbraio 2019

a cena dei genitori di Simone Bradiani

Una serata speciale

Quando un figlio parte per svolgere servizio in missione in un luogo lontanissimo da casa, noi genitori ci poniamo mille interrogativi sul perché di tale scelta, ma non valutiamo il positivo stravolgimento che avviene nelle nostre vite.
Vi posso garantire che la scelta di Giulia (Giulia Farri – in servizio ndr) che attualmente presta servizio al Villaggio Terapeutico per malati psichiatrici di Ambokala a Manakara in Madagascar ci ha cambiati, uniti ancor più di prima ma soprattutto ci ha arricchiti.

E’ grazie alla sua scelta che abbiamo avuto l’opportunità di visitare un paese meraviglioso pieno di colori, profumi, sguardi, sorrisi, ed è proprio nel corso di quella visita che prima di Natale ad Ambokala abbiamo avuto l’onore di conoscere Mons. Gaetano Di Pierro Vescovo di Farafangana in visita ai malati ospitati nel villaggio.
Eh si perché in ospedale ci si va accompagnati dalla famiglia, per chi ce l’ha, perché c’è bisogno di tutto e la famiglia può assisterti. Capita anche che il ricoverato sia assistito dall’altro coniuge che si porta con se i bimbi anche i più piccoli. Quindi l’ospedale si trasforma in un vero e proprio villaggio.

a casa di Simone Bradiani

La cena inieme a casa di don Simone Bradiani … in Italia, anche con i parenti degli altri volontari in servizio in diocesi di Farafangana

Mons. Gaetano di origine italiana vive ormai da molti anni in Madagascar è Vescovo da 19 anni ma solo da 9 mesi è stato nominato Vescovo di Farafangana e quindi anche di Manakara. Un incontro veramente inaspettato ma graditissimo, ci ha accolto con tanto calore facendoci sentire a casa, ha elogiato i nostri ragazzi per il lavoro che svolgono e ci siamo lasciati con l’augurio di rivederci in Italia.

I genitori di Giulia Farri