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Le attività pastorali di Pe Luis

Scrivo due righe per fare memoria di quanto visto e ascoltato.

 

 
Agosto qui in Brasile è il mese delle vocazioni.
Abbiamo fatto un ritiro con tutti i sacerdoti della diocesi, io sono uno dei più anziani. La diocesi di Ruy Barbosa, ha un vescovo belga Dom Andrè, e ha un clero giovane: sono 7 i sacerdoti ordinati negli ulti
mi 8 anni; di brasiliani che vengono da altre diocesi sono 4, di missionari ci siamo 2 spagnoli, 4 italiani e un belga. La vita consacrata è rappresentata da tre Francescani, più un monastero di Cistercensi.

I giovani sono con entusiasmo nei primi anni di sacerdozio, anche se devono affrontare problemi di come attuare il ministero in situazioni alle volte di difficoltà e anche il modello di Chiesa che si cerca di impostare non sempre è chiaro. C’è un modello classico delle CEB’S comunità di base ma anche quello più legato ai movimenti carismatici e devozionali; questo tipo di Chiesa è molto alimentato dalle televisioni cattoliche. Il seminario ha 8 giovani che si stanno preparando a diventare sacerdoti e nel propedeutico ci sono tre ragazzi in cammino.

La pastorale familiare nelle parrocchie dove funziona ha organizzato due celebrazioni di matrimoni comunitari; sono stati belle, erano stati preparati bene; anche qui le 6 spose, come succede in tutto il mondo, si sono fatte aspettare.

Da un punto di vista pastorale si vede il bisogno di dar valore alla famiglia e rafforzare il vincolo col sacramento in questo contesto culturale segnato da un grande individualismo e dalla mancanza di responsabilità nell’assumere totalmente il coniuge.

Evento importante nella diocesi un incontro con tema la catechesi, in Macajuba; una  bella partecipazione del popolo di Dio, animato dalla catechesi catecumenale che cerca di fare dei discepoli missionari di Gesù, un invito ai cristiani che sappiano portare la buona notizia del Vangelo nelle nostre piccole comunità.
Sono stato a celebrare in due comunità dove era tanto tempo che non si diceva la Messa; è stato bello vedere la volontà della gente di lodare, di ringraziare, di cantare di nuovo i canti che erano stati dimenticati.
 
 
 
 
Certo il radunarsi che è fare Chiesa, diventa indispensabile per continuare un cammino di ascolto della Parola di Dio che alimenta la nostra fede. 
 
Il primo di settembre si è ricordato il giorno della salvaguardia del creato, ho incontrato il cacique Juvenal, di una tribù de indios Payayà che vivono alla sorgente del rio Utinga; è stato bello vedere come cercano di vivere rispettando e coltivando la natura. Stanno cavando una pianta che cresce in riva alla sorgente, si chiama taboa, perché è come una sanguisuga per l’acqua che nasce.
 
Poi mi ha mostrato il lavoro che fanno in un vivaio per coltivare le piante native; un lavoro necessario per riforestare questa regione. Coltivano anche piante medicinale che vendono poi al mercato di Utinga.
A fine agosto si è avuta la notizia di una strage di una tribù di indios “Flecheiros” in Amazzonia, anche se non è stata confermata. Sono comunità isolate che vivono ancora in pieno contatto con la natura e andrebbero protette ma non ci sono soldi per gli organismi  federali Funai, che dovrebbero assisterli.
Sembra che siano stati “garimpeiros”, cercatori di oro, che hanno invaso il loro territorio.
 
Ho partecipato assieme alle suore che collaborano con noi in Utinga e Wagner ad un incontro dei religiosi in Salvador, si è parlato della cultura dell’incontro, come icona la visita di Maria ad Elisabetta, siamo stati accolti in un grande collegio salesiano, l’incontro svolto in un cinema teatro, ben partecipato e animato. Ha colpito la testimonianza di una suora della pastorale carceraria, con una bella presenza di vita coi prigionieri. Alla sera siamo stati accolti da una comunità di suore della Provvidenza, ci hanno offerto una bella ospitalità.
 
Ho partecipato anche ad una camminata a favore della vita per la prevenzione dei suicidi, è una campagna che tutti gli anni ci vede impegnati, per ridurre l’indice abbastanza alto di suicidi, specie negli adolescenti. Ansia, paura, stress, depressione, molte altre cause, si potrebbero attenuare o vincere col dialogo, con l’accompagnamento delle persone che vivono accanto.
 
Um abbraccio
Pe. Luis
 
La festa con Virginia e Federica e Don Stefano

Impressioni di settembre (dall’Albania)

Bentornati!
E ben torniamo a raccontarvi di questo mese che è passato. La vita di Gomsiqe non batte piano: al contrario della Premiata Forneria Marconi (da cui prendiamo il titolo di questo resoconto), la vita di questo settembre è stata forte ed intensa.

Anche perché abbiamo dovuto salutare metà dell’arca di Noè: il 7 è tornata a casa la Franci e il 14 l’ha seguita Don Stefano. A tutti e due un grazie di cuore per questa vita percorsa insieme; rrugë të mbarë, jetë të mirë dhe vazhdoni
mirë në Itali (= Buona strada, buona vita e continuate bene in Italia)!Anche se proprio vuota l’Arca non è rimasta, anzi: in questi 30 giorni una fauna variopinta ha sostenuto le missionarie rimaste. Prima Dodi ed Ermanno, poi una delegazione di reggiani (e di cremaschi) ed infine Don Pietro Adani e Tommaso Guatteri.

E ognuno di loro ci ha arricchito, alcuni con le risate, altri con la cucina e altri ancora aiutandoci a riordinare tutta casa (garage compreso!). Ogni ospite ha portato gioia, ma la vera bellezza è stata poter vivere insieme i momenti forti: il saluto alla Franci e a Don Stefano nelle varie parrocchie e l’accoglienza del nuovo Vescovo di Sapa, Simon Kulli (il 14). Ma siamo riusciti anche a fare un giretto a Krujë, in occasione del compleanno della Virgi.

 

 

Passati questi eventi, l’arca di Noè ha continuato a navigare cercando una quotidianità tutta nuova e che ancora si sta stabilizzando (ma quando mai a Gomsiqe ci sono cose stabili?!). Con l’aiuto di Vilma, nostra collaboratrice da ormai 3 anni, stiamo riprendendo le attività: abbiamo iniziato il lavoro con le donne (martedì e venerdì), il catechismo, gli incontri con gli adolescenti e sosteniamo 5 nostri ragazzi che vivono nel convitto dei salesiani di Scutari.

In tutto questo, la comunità di Gomsiqe si è traslocata a Vau-Dejes, sopra la casa di Carità: Suor Grazia e Suor Rita stanno scoprendo le doti culinarie delle Gomsiqiane mentre le ragazze dell’arca vivono con i piccoli! Meglio di così?

Un saluto a tutti!

Virgi e Fede, Fede e Virgi.

P.S: Se andate in Montenegro, prendetevi dei telefoni che funzionino. E una cartina.

 

 

P.P.S: Il pranzo del vicino è sempre più buono.

P.P.P.S: Siamo belle.

P.P.P.P.S: Bel tempo e mal tempo non dura tutto il tempo.

P.P.P.P.P.S: Cià.

 

Un viaggio strano

Donata Frigerio, consacrata dell’Ordo Virginum, membro della Rete Pace per il Congo e operatrice del Centro Missionario Diocesano, racconta del suo recente viaggio nel Kivu, a nord-est della RD del Congo, zona martoriata dal conflitto provocato dagli interessi internazionali per le risorse minerarie.

“L’Africa, o la mangi o ti mangia”. Questo proverbio mi è stato raccontato da un missionario, in Africa, per spiegarmi come nel continente o ti butti e parli con la gente, assaggi i cibi diversi, sperimenti e ti sperimenti nelle situazioni, hai sete di conoscere (perché capir

Una strada di Goma, tutta in pietra lavica. Sullo sfondo le abitazioni

e a volte è troppo difficile), oppure sei devastato. La natura, la situazione in cui la gente è costretta a vivere da forze esterne è così “forte”, a tratti violenta, che scopre di te i lati più nascosti.

Da anni vado in Africa, nella martoriata regione dei Grandi Laghi, a cavallo tra Rwanda, Burundi e Congo RD. Soprattutto in Congo, nel Kivu. Quest’anno ci son stata purtroppo solo l’indispensabile, per partecipare al matrimonio di una carissima amica. Forse perché avevo pregato molto, prima della partenza, che Dio mi aiutasse ad aprire gli occhi del cuore a quanto avrei vissuto, anche se ero razionalmente preparata al peggioramento della situazione generale, anche se ho vissuto 4 giorni di festa e innumerevoli baci ed abbracci, il mio “mangiare l’Africa” mi ha segnato profondamente.
Solo un paio di episodi del mio vissuto, a Goma, città “nera” di lava, il vulcano Niragongo, che la sovrasta, sempre attivo.

E’ sera, con un imbrunire rapidissimo come sa essere sull’equatore. Sono dietro il cancello della casa dove sono ospitata, in attesa di un amico. Parlo con il guardiano, Innocent, età indefinita, non giovane, anzi lui parla con me e mi racconta la sua storia, tragic

alle montagne vengono portati in città sacchi di carbone vegetale, principale fonte di fuoco per cucinare

a, costellata di morti. Poco tempo fa è morta anche sua moglie. Non so che fare, gli dico “è una vita dura ora, sei rimasto solo”. Risponde immediatamente: “perché? Io non sono mai solo. Dio è sempre con me!”, stupito e sorridente.
Sempre Goma, a Messa in una prigione, andata in fiamme lo scorso luglio lasciando a disposizione solo un’ala della struttura. Luisa, la mia ospite ci va ogni domenica, visita i prigionieri, non mi fanno problemi nell’accompagnarla. Vietato fare foto. Delle prigioni africane ho letto molto ma non vi ero mai entrata. Sapevo, ma vedere 1.500 persone ammassate in poco spazio, poche celle, poche tettoie, alti muri, si vive di giorno e di notte all’aperto, come in un girone dantesco… è altro. Si mangia una volta al giorno, quando si mangia. I più fortunati hanno uno spazio, condiviso, in un letto a castello in celle sovraffollate, i più poveri, la maggioranza, dormono lì dove trovano posto, per terra. Anche se piove (e di notte ha sempre piovuto, si avvicina la stagione delle piogge, e fa pure freddo, perché siamo su una catena montuosa).

Una donna si reca al mercato con la sua merce

A Messa molti sono a piedi scalzi; vuol dire che non possiedono neppure un paio di infradito, perché alla celebrazione ognuno sfoggia il vestito “buono”. Siamo in un angolo del cortile, sotto una tenda posticcia. Uno dei cortili interni diventa luogo di culto la domenica, accanto ai cattolici ci sono i protestanti e un paio di sette pseudocristiane. Un caos, chi canta (cori bellissimi al ritmo dei tamburi) accanto a chi consacra e a chi grida slogan religiosi, tutto nel profondo

Le sarte al mercato a Goma

rispetto nei confronti di ogni religione. C’è anche la moschea (anche se gli islamici sono una esigua minoranza, in Congo), il venerdì. Oltre l’ecumenismo.

Nel cortile accanto c’è una sorta di mercato alla domenica, i prigionieri lo improvvisano vendendo qualcosa di quel che le famiglie portano loro da mangiare. Mi si avvicina un giovane, il 90% dei prigionieri ha meno di 30 anni, e mi mostra 20 centesimi di euro. Vuol sapere quanto valgono. Cinquecento franchi, gli rispondo, poco… glieli cambio. Continuo il mio giro di saluti… tutti chiedono da mangiare, tutti. Quando ritorno sui miei passi il giovane è ancora lì, mi mostra trionfante un pane, mentre ne sta addentando un altro, frutto dei 20 centesimi. Ringrazia ancora.
Emozioni forti, frammenti di condivisione troppo fugace, la speranza e la fede dei poveri, la gioia degli incontri, la gioia della

Il chukudu, “monopattino”, per trasportare i pesi

festa… “possono rubarci tutto (e l’occidente ruba tutto, complice la corruzione, in questo paese a cui Dio ha donato ogni ricchezza, ma questa è un’altra storia) ma non la gioia di vivere e di festeggiare la vita”.

Qualche ricordo di un viaggio strano: un passare attraverso la morte, con un grande attaccamento alla vita, in attesa della resurrezione, questo è l’insegnamento del Congo, per quest’anno…

Donata Frigerio

La Casa de Espera

Chiara Picelli, ex volontaria in Madagascar con RTM, scrive dalla sua nuova sede in Angola, dove si trova con una missione del CUAMM “Medici con l’Africa”.

Casa de Espera

Chiulo, settembre 2017

Ciao amici,
come vi avevo promesso eccomi qui a provare a scrivervi qualche prima impressione su questo nuovo paese che da due mesi mi ospita.

Mi trovo nel sud dell’Angola in un paesino in mezzo al mato… come tradurvi cos’è il mato? Diciamo una zona dove ci sono alberi non troppo grandi e non troppo alti.. e niente di più!
Il paesino in cui sono si chiama Chiulo (si pronuncia”sciulo”) ed è nato intorno all’ospedale della missione cattolica.

Ci troviamo a lato di una strada nazionale che da più a nord scende fino al confine con la Namibia che è a circa 200 km da qui, servono quindi 2 orette di macchia ora. Ma fino a una anno e mezzo fa ne sarebbero servite almeno 5 siccome non tutta la strada fino qui era asfaltata.

Il mercato a Chiulo

Quando arrivi a Chiulo e svolti subito a destra ti trovi davanti la vecchia pista di atterraggio dei piccoli aerei della missione che finisce dritta contro la chiesetta a qualche km si distanza. Lungo questa strada ci sono alcune case, principalmente di persone che lavorano in ospedale, due scuole e poi in fondo verso la chiesa a destra l’ospedale e a sinistra le nostre casette e l’ufficio dove io lavoro.
L’ong con cui lavoro si chiama Medici con l’Africa CUAMM ed è presente in Angola dal 1997 anche se qui a Chuilo da un po’ meno, e si occupa principalmente di migliorare la salute materno-infantile.

I miei colleghi italiani sono tutti medici e lavorano in ospedale: Marco è il nostro responsabile qui e lavora con la direzione dell’ospedale, Mimmo è il pediatra e con lui lavorano anche due specializzande di pediatria Maria Elena (in partenza dopo 6 mesi passati qui) e Cinzia (arrivata poco dopo di me). Al momento ci sono anche Rosita e Sara, studentesse di ostetricia che restano solo 3 settimane.

Baobab

 

 

Tra i colleghi angolani ci sono un’infermiera e una levatrice tradizionale che da qualche anno lavorano con noi e si occupano della Casa de espera (casa d’attesa).
Questa casa, nata con un progetto del Cuamm, sorge a lato dell’ospedale ed è un luogo dove le donne nell’ultimo mese di gravidanza possono venire in attesa di partorire. I villaggi intorno sono molto distanti e con la sensibilizzazione al parto in ospedale si prevengono molte morti dovute a complicazioni nel parto.

Negli ultimi mesi le donne che vengono alla casa de espera sono aumentate notevolmente, in media sono 130-150 al mese. Siccome la casa ormai è troppo piccola per accogliere tutte queste donne, intorno ci sono state messe delle tende a igloo colorate.

L’infermiera e la levatrice si occupano di accoglierle, spiegare le regole e danno poi un piccolo kit alimentare (dura solo qualche giorno, ma è comunque un auto). Ogni giorno poi fanno degli incontri di sensibilizzazione/informazione su vari temi con le gravide della casa.
La vita qui è molto tranquilla non c’è niente per distrarsi un po’, né un ristorantino, né un baretto, e quindi ci pensiamo noi: qualche sera ci troviamo per guardare un film insieme e di solito il sabato sera facciamo la pizza.

Mato

Anche fare la spesa non è facile al mercato qui (a 4 km da casa nostra) trovi solo un po’ di verdura, riso, pasta, olio di semi, sale,zucchero, niente frutta, e pesce secco. I primi negozietti sono alla cittadina a 30 km da qui mentre il supermercato un pò più grande e fornito (ma dipende, tipo è da alcune settimane che non si trova formaggio di nessun tipo, e i salumi? Questi sconosciuti..) sta a circa 150 km, non proprio dietro l’angolo insomma!

Ah sì, non ve l’ho detto ma qui a Chiulo non abbiamo la corrente elettrica: la luce arriva da alcuni generatori. Anche l’ospedale funziona con i generatori e due volte a settimana una nostra macchina va dal benzinaio a 30 km per fare le scorte di diesel e benzina per i generatori dell’ospedale, di cui anche noi beneficiamo.

Gli orari in cui i generatori dell’ospedale stanno accesi sono dalle 9.30 alle 14.30 e poi dalle 18 alle 23 durante la settimana, mentre sabato e domenica solo la sera. Generalmente noi accendiamo un po’ il nostro generatore la mattina nei fine settimana per eventuali lavatrici, per i frigoriferi, telefoni e computer.

Pista e Chiesa

Anche l’acqua corrente in casa ci arriva dal fiume tramite un sistema di generatori, pompe e cisterne di acqua. E per bere e cucinare l’acqua va sempre bollita e filtrata.
Il mio ufficio amministrativo, che si trova nello stesso cortile delle nostre case, è in un container quindi generalmente il pomeriggio, ora che fa caldo, lavoro in casa perché è impossibile starci per il caldo che fa.

In questi ultimi giorni si sente bene la differenza di clima, soprattutto la sera che non fa più fresco come prima: il caldo è arrivato e di giorno si arriva ai 37-38 gradi.
Godetevi l’autunno anche per me!

Um abraço
Chiara

Benvenuti ad una nuova puntata di MissioAlbania!

n quella precedente eravamo rimasti in attesa del ritorno di Don Stefano.
Il mese di Agosto si è aperto con il saluto di Don Alessandro Dodo Ravazzini, Sebastian e Marco, partiti il 5 e che sono stati con noi per gran parte del mese di Luglio. Tra avventure dal meccanico, risate, attività nei villaggi e incontri formativi, lo scambio Seminario-Missione ha portato frutti da entrambe le parti!

Con il ritorno del Generale, i nostri intrepidi protagonisti (Don Stefano, Fede, Virgi e Franci) sono stati alle prese con le più grandi ed impegnative avventure dell’anno: i CAMPI ESTIVI!
Come nell’anno precedente, i campi sono stati tre: uno a Korthpulë (insieme anche ai ragazzi di Gomsiqe Eperme e di Kaftall), uno a Vrrith e uno a Gomsiqe-Karma!

Per quest’avventura i nostri protagonisti non erano soli, ma accompagnati da giovani scelti, provenienti da Reggio Emilia e da Paina (l’ormai conosciuto Gruppo Mendoja!), che li hanno aiutati rispettivamente a Gomsiqe-Karma e nei villaggi di montagna.

I bambini durante il campo estivo hanno conosciuto e sperimentato la storia di Pinocchio! E l’hanno vissuta per davvero: il 18 e il 25 Agosto, come conclusione dei rispettivi campi estivi, i bambini hanno fatto un percorso all’interno delle stanze interattive sul tema di Pinocchio, preparate a Luglio nella vecchia casa delle Dile e di Gjon! Ed ha avuto molto successo: dopo aver incontrato Geppetto, il presentatore del circo, il direttore della scuola e dopo aver affrontato la balena, i ragazzi sono usciti vittoriosi dal percorso, ricevendo un “cuore nuovo”, premio per il loro coraggio! J

E dopo una mattinata intensa, comprendente campi estivi, percorso nelle stanze e pranzo con tutti i bambini, il 18 abbiamo accolto per una notte i volontari del gruppo Mendoja e le Suore Ravasco. Cena all’aperto, gara canora (vinta dal gruppo di Reggio Emilia), la veglia preparata da Suor Francesca, la condivisione sotto il ponte di Dush: che dire, abbiamo passato proprio dei bei momenti insieme!

 

Il 19 poi ci siamo di nuovo ritrovati, reggiani e milanesi, alla giornata Nazionale dei Giovani a Scutari.

Partito il gruppo Mendoja (che ringraziamo di cuore!), fino al 26 Agosto siamo rimasti in compagnia dei 13 campisti della nostra diocesi, continuando il campo estivo per i ragazzi di Gomsiqe Jakaj e Karma, senza trascurare però i momenti di svago, qualche bagno al lago, una gita al Karmelo di Nwnshat, la gita a Shurdah il 15 (con annessa Processione e tombola) e giusto qualche partita a pinnacolo!
Grazie quindi ad Alice, Sara, Nicolò, Chiara Zanelli e Chiara Sanna, Federica, Serena, Laura, Camilla, Miriam, Jennifer, Alessandro e Virginia per la vivacità e la disponibilità che hanno messo nelle relazioni coi bambini, l’impegno e la pazienza per i lavori anche più umili! Rrugë të mbarë të gjithëve J

Rimasti soli, i nostri quattro protagonisti si sono dedicati al riordino della casa e delle idee, in attesa dei cambiamenti di settembre. Seppur affaccendati, non si sono fatti sfuggire l’occasione di premiare i vincitori del concorso della biblioteca (Lexo, ndërto, dhe..) con una gita al lago di Koman! L’entusiasmo era alle stelle e i ragazzi hanno apprezzato sia il giro in barca che la visita ad un’antica grotta di cristiani.

Ed eccoci alla fine di questa puntata. Vi anticipiamo già che sono qui con noi Dodi ed Ermanno, sbarcati nell’Arca di Noè il 4 Settembre!

 

Vi aspettiamo il prossimo mese!
Don Stefano, Franci, Fede, Virgi, Dodi ed Ermanno.

Anna insieme ad un giovane del Madagascar

Madagascar – Veloma mampamanghy

Anna Picciati – Medico all’Ospedale di Ampasimanjeva in Madagascar. È rientrata l’11 settembre 2017 dopo un anno di servizio volontario.

Ci scrive:

Veloma mampamanghy, veloma mampamanghy…” E’ il ritornello di una delle canzoni che si sentiva ogni tanto per starda, per radio mentre ero sul taxy brousse, quando passavo davanti a uno dei tantissimi baracchini che vendevano qualsiasi cosa o nella piazzetta di Ampasimanjeva nel negozietto dei CD, cellulari, film (insomma…una filiale del MediaWorld). Si può tradurre come saluto di addio e per portare i saluti a chi si incontrerà una volta partiti.

Me l’hanno ripetuta tante volte nei giorni prima della parenza, tantissime. E’ ogni volta mi veniva una piccola fitta al cuore.

Ma in quei saluti che mi chiedono di portare in Italia, alla famiglia e agli amici c’è tutto il calore di questo splendido popolo.

Ed è proprio questo che spero di portare con me, in ogni piccola fitta che mi è rimasta.

Anche se qui sembra impossibile crederci, c’è ancora una terra lontana dove il tempo ha un altro valore, lo straniero ha un altro valore e anche i saluti hanno un altro valore.

Spero di rivedervi ancora cari amici malgasci, negli occhi di tutte le persone che hanno guardato al vostro valore.

A presto!

Anna

Come un arcobaleno

E così, eccoci qui ancora una volta a raccontarvi del mese che è passato!
 

Sono trascorsi solo 31 giorni, ma “Seems like 90, seems like 90”,ovvero “Sembrano 90, sembrano 90”, citando il musical “Jesus Christ Superstar”.

Matteo Tolomelli e Sebastian Pomi (seminaristi reggiani) e don Matteo Bondavalli a Gomsiqe

Innanzitutto, questo mese è stato un arcobaleno di visite: mancando don Stefano per un po’, l’Arca di Noè ha aperto le porte e ci siamo ritrovati veramente in buona compagnia!
 
Un grazie speciale alla Benny, di cui ancora portiamo sulla pelle i suoi preziosi consigli (la Virgi soprattutto)! Grazie anche a Matteo (detto Tolo), Sebastian (SeBashku), Don Matteo Bondavalli (Don Matteo), Marco (Maccò) e (peccato manchi il sonoro)… don Alessandro #Dodo Ravazzini! Indimenticabile anche la visita della Robby di Cavriago (… e indimenticabile anche la sua Torta al limone! #grazie).
Hanno rallegrato le nostre giornate non solo i reggiani, ma anche una piccola delegazione da Crema, formata da Monsignor Gianotti e Don Angelo che hanno condiviso con noi la vita di Gomsiqe e che poi hanno raggiunto i campisti cremaschi a Lezha!

Ogni persona che è passata di qui questo mese ha lasciato un’impronta nella comunità di Gomsiqe… Un’impronta di colore!

Stiamo infatti arredando, in preparazione al Kampi Verorë, le stanze dove prima abitavano Gjon e le Dile e le stiamo pitturando, allestendo e trasformando in salette interattive sul tema di Pinoku, protagonista del campo estivo di quest’anno!! E per quest’opera la Provvidenza –che in missione non manca mai- ci ha messo a fianco una pittrice davvero in gamba, direttamente da Scutari! Chiaramente questo lavoro ha impegnato gran parte del nostro tempo e della nostra pazienza…

Nonostanze -ops! Lapsus – nonostante il caldo, abbiamo continuato a vedere i ragazzi dei nostri villaggi e fare insieme un po’ di oratorio! Ed è stato meraviglioso vedere in loro la voglia di giocare, ridere, lavorare insieme, andando d’accordo! Abbiamo fatto attività sia a Gomsiqe Eperme (insieme a Kaftall), che a Korthpul e anche qui a Jakaj, insieme ai ragazzi di Karma! E tutti hanno avuto qualcosa da fare: chi giocare, chi il corso di italiano, chi il corso di chitarra e chi i laboratori manuali (che gli adolescenti hanno apprezzato molto!).

E altro super-evento del mese è stata la tanto attesa laurea di Vilma, nostra fedele collaboratrice J Shumë urime!!!!

 

E fin qui vien proprio da dire “Everything’s all right!”, cioè: “Tutto va bene!”.

Ma volete che a Gomsiqe tutto fili liscio? Volete che all’Arca di Noè non ci siano intoppi? Sarebbe una storia molto monotona e molto noiosa da ascoltare! Per fortuna le avventure con la Galloper regalano emozioni. Emozioni soprattutto negative, visto che ha pensato di rompersi per 3 volte nell’arco di un mese, lasciandoci a piedi nei posti più disparati e più disperati! (“Should I scream and shout?” – “Dovrei urlare e gridare?” …. La risposta è sì!). Ma noi le vogliamo bene anche così, coi tubi rattoppati e gli asciugamani sui sedili!

O in macchina o a piedi (come questo mese), la missione continua il suo cammino fatto di bimbi, di famiglie, di giochi, di pause, di lavoro, di ascolto, di preghiera… E fatta anche di dolori, perchè anche se spesso parliamo delle nostre attività, delle nostre avventure o dei nostri risultati, dobbiamo stavolta anche ricordare il pianto, la disperazione, il vuoto lasciato da una ragazza che ha preferito scendere dal binario della sua vita.

Una preghiera quindi per lei e, se potete anche per noi e per la nostra presenza qui (che è “nostra”, ma anche “vostra”!).

 

Un saluto a tutti voi e buone ferie! Noi siam qui trepidanti per il Kampi Verorë!!! 😀

Franci, Fede, Virgi, Don Alessandro, Marco, Sebastian e (col pensiero) Don Ste.

 

Vanessa lascia il Brasile

Brasile – due anni e non sentirli

Meno undici…e pensare che suor Marisa aveva iniziato con meno quaranta, per ricordare il periodo di quaresima; e la mia amica Sara, ormai rassegnata, mi aveva detto: “Sono pronta all’alternarsi di felicità e tristezza che ti accompagneranno fino alla fine di questa esperienza”.
Meno undici…con l’ agenda piena di cose da fare prima di partire e di cose da fare appena atterrata in Italia.

Meno undici…consapevole che saranno giorni pieni di abbracci e di lacrime;  lacrime di gioia per la grande benedizione di aver conosciuto tante persone meravigliose e lacrime di gioia perché non c’è cosa più bella di riabbracciare le persone che si amano e che da due anni sono così lontane.

Come è bello credere nei segnali di Dio, sapere che nulla accade per caso, basta circondarsi delle persone giuste e tutto sarà perfetto.

Questi ultimi mesi sono stati un alternarsi di attività differenti: la missione diocesana in Itaetè, cittadina non molto distante da Nova Redençao, che ci ha ospitato; per una settimana abbiamo visitato le famiglie, condiviso con loro le difficoltà e le piccole conquiste del quotidiano. La visita di don Pietro, nuovo direttore del centro missionario, che ha potuto conoscere la realtà in cui vivo; i suoi sono occhi nuovi, che hanno visto le grandi differenze, non abituato a questa realtà (e lo dico in senso positivo, chi arriva ha sempre un sguardo più fresco). Poi c’è stata l’esperienza dei campisti, 16 in totale, di cui due ragazze che hanno trascorso 10 giorni qui a Redençao; è stata un’ esperienza importante, non solo per loro: essere in contatto con giovani che erano in Italia fino a qualche giorno prima mi ha aiutato a cominciare a rientrare nella realtà italiana, che inevitabilmente sarà cambiata in questi due anni, come del resto sono cambiata io.

E poi ancora un altro mese di emozioni con la compagnia di mia cugina Michela. Condividere il proprio mondo così diverso con qualcuno della propria famiglia è un grande dono. Me lo diceva mia zia Suor Maria Paola dopo aver vissuto con lei nel lontano 2008 a San Paolo e lo confermo io oggi a gran voce: poter camminare per strada in un paese che non è il tuo e sentirsi comunque a casa, perché al tuo fianco ci sono occhi che fanno parte di te.  Presentarle tutte quelle persone che fanno parte della mia vita e che mi rendono felice, mostrarle che nonostante la lontananza e la nostalgia non facile da vivere tutti i giorni, qui sto bene perché le persone che mi hanno circondata in questi due anni sono meravigliose. Che la vita non è sempre facile, ma è la forza di rialzarsi che rende tutto migliore.

questo ultimo mese pieno di eventi: la gincana biblica missionaria, 100 giovani di tutte le età, di paesini diversi, che hanno vissuto momenti di divertimento, collaborazione e di tanta fede.

Organizzare tutto non è stato facile, la stanchezza si è fatta sentire, ma ne è valsa la pena!! La gioia negli occhi di un ragazzino prossimo alla prima comunione che ha vinto una Bibbia; Antonio, un uomo con problemi psichici che durante una delle prove della gincana, mentre a una ragazza veniva chiesto chi è il patrono della nostra città, le ha suggerito la risposta “Sao Sebastiao”! Le donne che dal giorno prima si sono alternate in cucina per preparare da mangiare per tutti. E potrei continuare e continuare…

Sabato prossimo 14 persone, di cui 4 fanno parte del gruppo giovani, si cresimeranno e il sabato successivo ci saranno i battesimi. La vita non si ferma , il mondo va avanti; il 21 ottobre a Reggio Emilia ci sarà la messa di invio per i nuovi missionari e il mandato di rientro per chi sta tornando. Tante emozioni, tanti momenti già pronti per essere vissuti. Ringraziare Dio è d’obbligo, ma lo è anche ringraziare tutte le persone che mi permettono ogni giorni di essere una persona migliore!!

Vanessa

 

Dalla Romaria ai reggiani in arrivo!

Vi scrivo da Utinga dopo una settimana di missioni popolari in Itaetè, una parrocchia della nostra diocesi di Ruy Barbosa. Abbiamo visitato le varie comunità; eravamo un centinaio missionari: una quindicina di sacerdoti, una ventina di suore e una settantina di laici, tra loro molti giovani hanno partecipato con grande entusiasmo a questa missione, che consisteva nel visitare le famiglie e poi incontri e celebrazioni.

Partendo dall’ascolto dalla realtà in cui vive la gente, il semplice annuncio del Vangelo, un saluto di pace che ricorda un po’ la visita di Maria ad Elisabetta, abbiamo sperimentato anche la bella e calorosa accoglienza nelle famiglie. Risvegliare e rimotivare la fede in questi piccoli paesi è sempre bello, ci fa incontrare la loro fede semplice ma anche paziente e tenace di fronte alle difficoltà della vita. Abbiamo incontrato anche persone di altre Chiese, evangelici, con un bello scambio di dialogo e comprensione.
Il tema generale della missione era “Fate tutto quello che vi dirà”, le parole di Maria a Cana.

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Missione ad intra e missione ad gentes

Ipirá – Bahia, 16-07-2017

Carissimi, alcune notizie dal Brasile, dalla nostra missione reggiana.

Innanzitutto un motivo di gioia per noi, la riapertura della Chiesa parrocchiale di Ipirá, dopo un anno di lavori; la prima domenica di luglio abbiamo riaperto la chiesa con una celebrazione molto commossa, presieduta dal nostro vescovo André. ( foto su Face-book).  Una vera ‘eucaristia’ ringraziando Dio per la possibilità di rientrare nell’edificio, e anche per lo scampato pericolo: la chiesa stava crollando e non ne avevamo coscienza! Poteva capitare una vera tragedia.

Il costo dei lavori é elevato, al di lá di quello che si pensava inizialmente, ma molte persone hanno collaborato per aiutare. Un grande aiuto economico dalla Diocesi di Reggio ( diverse parrocchie e singoli ci stanno aiutando) e dal Centro Missionario e di questo ringraziamo molto.  Manca ancora qualche lavoro per concludere, ma ci siamo quasi.   La mancanza di uno spazio grande di incontro nel centro della città  ha causato una diminuzione della partecipazione dei fedeli nelle celebrazioni e disagi per molte attività,  con continue invasioni nella nostra casa, a tutti gli orari…. Ora spero che la possibilità di celebrare in Chiesa rafforzi la comunità un poco dispersa.

Abbiamo avuto la gradita sorpresa della visita del nuovo direttore del centro Missionario, don Pietro Adani, accompagnato da Caterina (economato diocesano); sono rimasti qualche giorno in Ipirá, poi Pintadas e gli altri centri della diocesi dove operano i missionari reggiani. Abbiamo avuto la possibilità di parlare con libertà e amicizia, del passato, del presente e delle prospettive future delle nostre missioni. Credo siano stati giorni molto fruttuosi, per don Pietro con la  conoscenza della nostra realtà brasiliana, diversa dalla reggiana ( ma é sempre la stessa Chiesa di Gesù), e per noi  sentire la vicinanza della Diocesi che condivide la nostra opera pastorale, la nostra presenza in mezzo al popolo del sertão brasileiro.

Sono appena rientrato dalla missione diocesana. Ero in una parrocchia distante da Ipirá più di tre ore di auto.  Ogni anno si sceglie una parrocchie e preti, religiosi, laici da tutta la diocesi sono disponibili per una settimana di missione. Un centinaio di missionari: veniamo divisi in piccoli gruppi e ogni gruppo in una comunità, per visitare tutte le famiglie, guidare le celebrazioni, conversare con i responsabili della comunità, fare proposte per animare, per confermare o migliorare la attività pastorale.   Io ero con altri 5 in un paese di collina lontano dal centro ( circa 200 famiglie), e anche in un assentamento ( si occupa una grande zona che era di una sola fazenda e un solo proprietario, per dividerla  dando terra a tante famiglie)  abitato da 70 famiglie. Visitando le famiglie, mi colpiva il fatto che molti bambini e ragazzi di famiglie che si dicono cattoliche non sono battezzati. Un gruppo ha iniziato la catechesi per la prima comunione, ma la catechista ha interrotto.  Quasi nessuno è cresimato (l’ultima cresima risale a 40 anni fa); pochissimi sposati con sacramento del matrimonio (qualche signora vorrebbe sposarsi, ma i mariti non hanno intenzione). É un paese abbastanza isolato, con una realtà sociale diversa dalla città: non ci sono furti, non subiscono violenza, anche la droga non è diffusa tra i giovani come da noi…  ma anche  non ci sono grandi prospettive per il futuro. Ci sono molti ragazzi, pochi hanno una prospettiva.  In una settimana si è creato un clima amichevole, di stima e collaborazione che  aiuterà la comunità a riunirsi anche in futuro.  Le famiglie sono state molto accoglienti con noi missionari; la speranza è che la comunità abbia un po’ di forza  per animarsi, soprattutto nella parte di formazione catechetica.

Questa della missione diocesana annuale é una esperienza molto valida, fa sentire l’unità della diocesi e certamente aiuta la parrocchia coinvolta a re-impostarsi con maggiore coscienza.

Un saluto a tutti voi, don Gabriele Burani