Agli estremi confini della parrocchia

 

25° viaggio missionario sul Rio Içá 09-17 agosto 2021

Ho conosciuto solo una parte delle comunitá lungo il fiume Içá, cosí vado per conoscere le altre, fino a Ipiranga, al confine con la Colombia, uno degli estremi della nostra parrocchia.  Partiamo il giorno 9 poco dopo le 13 e arriviamo a S.Vincente verso le 18 per celebrare la messa alle ore 19. Ancora non è stato fatto il collegamento per l’impianto elettrico ma celebriamo con le candele e lanterne. Ci sono 7 famiglie cattoliche, le altre protestanti.  9 persone a messa ( alla fine arrivano altre 3 signore); si sono organizzati, hanno giá scelto i canti e ora si radunano sempre alla domenica alle ore 8 per la celebrazione.  Consegniamo loro la nuova veste liturgica per chi  guida la liturgia, sono contenti.

Al mattino ripartiamo, ci fermiamo a N.S. das Dores per lasciare 6 cisterne d’acqua; ora qui sono tutti protestanti, le due famiglie cattoliche rimaste, da pochi mesi abitano in cittá.
È una giornata lunga di viaggio, fa molto caldo, poi al pomeriggio scoppia un grosso temporale stile equatoriale, con scrosci violenti e anche tuoni  e fulmini. La barca attraversa incolume il temporale cosí arriviamo alla sera a S.Lázaro; stanno costruendo la cappella della comunitá ma si sono temporaneamente fermati perché il falegname che stava lavorando è andato ad abitare in un altro paese ma prima o poi cercheranno di concludere. Ci incontriamo nella scuola, partecipano in 25: bambini, giovani, pochi adulti. Faccio una catechesi sulla figura di Maria, con letture dal vangelo e canti. Sono contento perché conoscono qualche canto e hanno portato i libri. Lasciamo un pen drive nelle comunitá, con alcuni canti liturgici cosí che ascoltando li possano imparare.
Mi dicono che si incontrano la domenica (la signora che dirige il culto non era presente, era in Santo Antonio per risolvere alcune cose; nelle comunitá lungo il fiume non possiedono quasi nulla e quindi per qualsiasi necessitá bisogna andare in cittá, impiegando molte ore e con un costo alto per il viaggio). Mi impressiona sempre il buio totale della notte in queste zone, e il silenzio; si odono ma non di frequente, barche che passano.

25° viaggio don Gabriele Carlotti 3Al mattino, il giorno 11 ripartiamo, consegniamo 3 serbatori d’acqua a Boa União poi giungiamo a Apaparí per la messa delle 9:30; si tratta in pratica di una sola famiglia, del signor Ruan: nella stessa casa abitano una figlia con suo marito, due figli con le loro spose e altri figli, e ci sono 4 bambini piccoli.  (Hanno anche una figlia in Santo Antonio che lavora in uno dei negozietti accanto alla palestra parrocchiale).  Gli adulti arrivano dal lavoro e celebriamo, sono in 14 persone. Sono accoglienti e cordiali, ci fermiamo a chiacchierare un pó con loro.  È da poco tempo che si celebra nella loro casa, in passato non andavano. Hanno iniziato a celebrare anche la domenica con le fotocopie che loro diamo; chiedono  libri dei canti per imparare.
Nel pomeriggio arriviamo a Nova Canaan; il luogo mi piace molto, si sale in centinaio di metri dalla riva e le case sono giá in mezzo alla foresta, con una meravigliosa varietá di alberi, piante, fiori…  Luogo di incontro è la scuola.  Non aspettavano la nostra visita, non ricordavano ( anche se lasciamo sempre la data della celebrazione successiva); abitano 8 famiglie, maggioranza cattolici, qualcuno della ‘Cruzada’, e la impressione è che non ci sia una vita di comunitá.  I bambini che stavano giocando vanno a fare un bagno e arrivano alla scuola. Iniziamo in ritardo rispetto all’orario previsto, ma capita spesso!  Ci sono 15 bambini e 4 signore, gli uomini non vengono; una giovane donna, con la croce di legno al collo sembra la piú attiva e dice che suo fratello ( che appartiene alla ‘Cruzada’) abita in una altra comunitá e riceverebbe volentieri la visita del prete cattolica; dove lui abita non si sono mai fermati i missionari della parrocchia.  Il nostro Mosé conosce questa comunitá, in futuro ci organizzeremo per una visita.  Qui faccio una catechesi su Maria; penso che la prossima volta, dato che la maggioranza sono bambini, sará bene avere anche delle immagini che aiutano nella catechesi.
Salutiamo e ripartiamo e in pochi minuti si arriva a Novo Pendão; era prevista la messa prima del tramonto perché non hanno la energia elettrica ma  il ritardo di Nova Canaan ci fa giungere quando giá è notte, buio totale, solo una fioca candela sulla tavola su cui celebriamo la eucaristia; non mi rendo ben conto di quanti siano a partecipare ma mi pare si tratti di una sola famiglia cattolica.

25° viaggio don Gabriele Carlotti 712 agosto, al mattino alle 8 celebriamo nella comunitá di Santa Clara, sulla parte opposta del fiume, proprio di fronte a Novo Pendão.  Una solo famiglia: una signora giá anziana, un figlio, nipoti sposati e pronipoti. Celebriamo la messa della festa di Santa Chara; la signora mi dice che un frate ha ‘battezzato’ la comunitá con questa santa patrona.  Siamo una decina di persone nella casa della signora, l’altare è una cassetta di polistirolo trovata sul momento; durante la messa il cielo si oscura, sembra notte: un altro temporale equatoriale sta per scoppiare…..  ripartiamo sotto la pioggia.  

Sitio Nova Esperança; dopo due ore di viaggio arriviamo, ancora sta piovendo,  pranziamo e al pomeriggio una visita a questa famiglia.  Hanno una grande casa, in legno; lui è colombiano e lei brasiliana. Intorno uno spazio ampio, prato con diversi animali: maialini, mucche, pecore, galline…. Ci fermiamo a chiacchierare con loro; hanno figli giovani e adolescenti.  Poi ripartiamo perché la messa è nella comunitá vicina dove anche loro parteciperanno.

Itú. Anche qui in pratica una sola famiglia, con figli e nipoti. Arriviamo e ci accolgono bambini che giocano e un grosso pirarucu, pesce pregiato, (a occhio 40- 50 kg) appena pescato e appoggiato sulle assi di legno su cui attraccano le barche  Nel villaggio abitano altre famiglie della Fraternitá della Croce (Cruzada) che hanno una loro vita indipendente; anche la scuola indipendente, per non ‘contaminarsi’ con gli altri. La signora che ci ospita in casa si lamenta della scuola, o meglio, della professoressa che insegna per 2 settimane al mese poi scompare per le altre 2 settimane. È rimasta fino a fine luglio e ancora non si è fatta vedere. La messa sarebbe per le 17 ma quelli della comunitá vicina non si vedono; aspettiamo e verso le 18 cominciamo la messa, 5 adulti e 15 bambini piccoli. Ad un certo punto, improvvisamente, il padrone di casa esce con un gruppetto di bambini…. Cosa succede? Il pirarucu (unica fonte di rendita per la famiglia), appoggiato male, scivola in acqua…. E la corrente puó portarlo lontano senza possibilitá di recuperarlo; è un pesce liscio, difficile da afferrare. Per fortuna riescono a recuperarlo e la eucaristia- rendimento di grazie continua. Poco prima del Padre Nostro arriva la famiglia del Sitio Nova Esperança, sono una decina, genitori e figli adolescenti-giovani ( in ritardo perché aspettavano un figlio che doveva arrivare dalla cittá).
La prossima volta, nel mese di settembre, la celebrazione per le due comunitá sará da loro, cosí ci si alterna.
Entrambe queste piccole comunitá familiari mi dicono che si incontrano il giorno di domenica per celebrare. Le fotocopie con la liturgia della Parola domenicale che sempre lasciamo, sono utili, non tutti le utilizzano ma qualcuno si!

25° viaggio don Gabriele Carlotti 413 agosto. Partiamo al mattino da Itu, mentre alcune signore cominciano a lavorare il pirarucu per essere salato e posto al sole per poi venderlo.
Arriviamo alle ora 9:30 a MamuriáIII e sulla riva adulti e molti bambini pronti ad accoglierci.  Cantano un benvenuto quando scendiamo dalla barca.  Una comunitá cattolica in mezzo alle altre della ‘Cruzada’ o protestanti.  Vi abitano 6 famiglie ma è in pratica una sola famiglia, con la coppia di genitori anziani, i figli e i nipoti. Hanno la cappella in legno, dedicata a S.Francesco di Assisi.  Alla messa 30 persone, tra adulti e bambini. Poche famiglie, ma è la comunitá piú organizzata, e anche con una storia maggiore delle altre. Abbiamo un ministro della Parola, un ministro straordinario della Comunione, una giovane catechista. Si ritrovano sempre la domenica per la celebrazione, ed è stato lasciato un tabernacolo al centro della cappella. Anche per loro il nuovo e variopinto abito per la liturgia, che subito indossano.  La celebrazione è bella, tutti sanno i canti e partecipano. Abbiamo poi tempo per conversare sulla vita della comunitá, e su questioni relative al lavoro, agli aiuti  alimentari che devono aver ricevuto dallo stato, alla nuova scuola che deve sorgere e al pascolo che intendono fare comprando alcune mucche.
Rimaniamo  per il pranzo e ripartiamo. Ci fermiamo alla comunitá di Nova EsperançaII . Dalla barca vedo che le case sono chiuse, non ci sono segni di vita. Spunta una giovane coppia e ci dicono che sono tutti in cittá; lasciamo i serbatoi di plastica che ci avevano richiesto e decidiamo di non fermarci per la notte come era previsto, ma di arrivare alla comunitá piú lontana del nostro viaggio, Ipiranga, al confine con la Colombia,  dove si trova un battaglione dell’esercito e alcune famiglie civili. Arriviamo poco dopo il tramonto, passiamo a vedere la cappella che è stata ricostruita negli ultimi mesi e che serve anche da dopo-scuola per i bambini della comunitá, nel progetto che il centro Missionario sta sostenendo. Il marito del(la) tenente sta lavorando per concludere uno  spazio con il bagno   ripostiglio; la cappella è dignitosa.
Nella serata e nel giorno successivo faccio conoscenza delle persone che si stanno impegnando, di fatto, per la vita di questa comunitá, e sono ufficiali dell’esercito; il tenente e la tenente, che sono cattolici, e soprattutto il sergente Alyson che anima il canto nella liturgia e da luglio ha iniziato la catechesi ai bambini e sua moglie che è ministro della Comunione; vengono dallo stato di Minas Gerais.  Sono sorpresi del fatto che qui i bambini non sanno nulla di cristianesimo, nulla di Gesú, non conoscono le preghiere…. Ma un gruppetto ha iniziato a partecipare alla catechesi. Da parte di adulti e giovani un prevalente disinteresse; non si è mai creata una comunitá, arrivava un frate poche volte l’anno, celebrava i sacramenti e tutto finiva lí. In effetti è anche complicato dare vita a una comunitá cristiana in questa situazioni: occorrono giorni di navigazione per arrivare, un costo molto alto per una parrocchia, e con molte altre comunitá da visitare.  Ora, grazie a questi ufficiali dell’esercito la comunitá celebra tutte le domeniche e qualcuno inizia a partecipare.  
Il tenente comandante del campo è un giovane molto alto, con gli occhi azzurri…. Intuisco che non è della zona amazzonica. È agli antipodi, cioè Rio Grande del Sud, zona di immigrati tedeschi e italiani.
– Il sergente e la moglie, coinvolgendo una insegnante, vogliono anche dare opportunitá a giovani e adulti di una catechesi (per la vita eucaristica e eventualmente il battesimo) e avvisano durante la messa.  
Mi chiedono anche della possibilitá di inviare una ‘caixa d’água’ per il bagno, e una chitarra per la liturgia, per insegnare a un ragazzo che avrebbe intenzione di imparare.
Alla sera messa alle 20.00 ma arriviamo in ritardo per una confusione sull’orario, dal momento che il paese segue il fuso orario di Tabatinga mentre l’esercito (come anche noi) il fuso orario di Manaus. Il mio accompagnatore Mosé  mi avverte che la messa è stata fissata per le ore 20.00 della comunitá mentre era per le 19, ma non è un grande problema. Celebriamo la festa della Assunzione di Maria; hanno preparato i canti, le letture, sono presenti 35 persone, in maggioranza bambini. Dell’esercito ci sono gli ufficiali: due tenenti e il sergente e un soldato che suona la chitarra e canta.  Mi pare interessante come questi ufficiali, che provengono da altre zone del Brasile e rimarranno poco tempo (1- 2 anni) sentano come missione la animazione di questa comunitá dove non hanno trovato quasi nulla e bisogna ripartire da zero. Sará importante che qualcuno del luogo assuma responsabilitá e servizi pensando che prima o poi verranno trasferiti.

25° viaggio don Gabriele Carlotti 5Domenica 15 partiamo presto, con la nebbia, al buio e si procede molto lentamente, fino a quando il sole permette una migliore visibilitá.  Strada facendo mi accorgo che ho lasciato la mia giacca impermeabile nella cappella, pazienza, abbiamo comunque l’ombrello sulla barca.

Durante il viaggio di ritorno desidero visitare Villa Alterosa, sul fiume Juí, il centro della religione della Cruzada, un misto tra cattolicesimo e protestantesimo con alcune osservanze moralisticamente rigorose e con una auto-coscienza elevata: si sentono la ultima tappa della rivelazione divina, dopo Cattolicesimo e Protestantesimo. Il fondatore, fratel José era un predicatore itinerante carismatico, e la sua tomba è di fronte alla Chiesa di Villa Alterosa. Hanno una struttura gerarchica ben definita, con a capo il pastore, che, da quanto ci dicono, possiede un illimitato potere decisionale sui membri della comunitá.  Visito il paese e sono positivamente colpito dalla struttura abbastanza ordinata e dalle case curate: molte con giardino e tanti fiori e piante, cosí come intorno alla chiesa e alla tomba di fratel José.  Mentre ripartiamo alcune persone mi riconoscono come il ‘padre’ e mi chiedono se abbiamo bibbie, vorrebbero acquistarle. Si, ne abbiamo qualcuna anche per loro.

Alle ore 17 siamo a S. Pedro, comunitá di 7 famiglie, con le case in riva al fiume; arrivando mi danno una impressione di povertá mista a trascuratezza; alcuni bambini giocano sulla riva, nel fango. Parlo con il cacique e concordiamo sull’orario del nostro incontro, dopo che i bambini hanno fatto il bagno! Ci sediamo sul pavimento di legno della casa della signora che abita di fronte a noi e faccio la catechesi sulla figura di Maria; ci sono 13 bambini e 5 adulti.  Tutti molto silenziosi e riservati, timorosi; chiedo loro il nome e a malapena rispondono con un sussurro appena percettibile.  Chiedo se hanno i libri dei canti, ne viene recuperato uno; ancora non si incontrano per la liturgia domenicale, mi dice il giovane cacique che vorrebbero costruire una cappella, ma ancora non si è fatto nulla. Mi sembrano molto poveri in tutti i sensi, soprattutto nello spirito di iniziativa e organizzazione. Ma la speranza non muore….
Anche qui niente energia elettrica, e terminiamo quando scende l’oscuritá.  Mi chiedono se possiamo far avere altre 3 ‘ caixas d’água’  per famiglie che non hanno casa propria e stanno abitando nella casa di altri.

25° viaggio don Gabriele Carlotti 6Al mattino ripartiamo per S.Cristovão e Vista Alegre, ci aspettano quasi due giorni di navigazione ancora, ma non ci arriviamo. Ad un certo punto la barca perde colpi e si ferma; siamo nella zona di Boa União: in una ampia zona di solo foresta e fiume, e il caso o Provvidenza ha voluto che ci bloccassimo di fronte alle uniche case nel giro di parecchi kilometri.
Si tenta di tutto: controllo batteria, benzina, olio… nulla da fare. Francisco, il giovane che abita qui con la sua famiglia, nella cui casa ho celebrato la messa in un precedente viaggio, ci suggerisce di tentare di andare da suo padre, e chiedere in prestito il motore della sua canoa, che potremmo collocare dietro la nostra barca e con pazienza arrivare a Santo Antonio. Grazie a Dio il signore è gentile e presta il suo motore, con la benzina che occorre.  Ci fermiamo anche per fare rifornimento di acqua da bere, che nel frattempo era terminata, nell’unico luogo in tutto il tragitto del fiume  che ha acqua di fonte.  Anche qui la signora ci chiede un serbatoio di acqua. Attaccando il motore nel retro della barca riprendiamo il viaggio, sperando di arrivare a Vista Alegre, ma scende la oscuritá e siamo solo circondati dalla foresta; è la zona con meno villaggi! Mosé mi dice che cercheremo di arrivare alla comunitá piú vicina, S. Sebastiano; è pericoloso rimanere la notte soli in questa parte del fiume.  Si scorge poi una luce sul fiume, una nave si sta avvicinando; facciamo un segnale con le nostre lanterne, la nave si avvicina: è dell’esercito e stanno andando a Santo Antonio. Cosí chiediamo se possiamo legare la nostra barca alla loro e venire trainati fino alla cittá. Sono molto disponibili e ci aiutano; si viaggia tutta la notte e poco prima dell’alba arriviamo a Santo Antonio. Pensando a cosa puó essere successo al motore della nostra barca.
I nostri viaggi sono sempre una incognita dal punto di vista tecnico e spirituale, i nostri mezzi sono poveri e non abbiamo grandi sicurezze; anche sull’esito dei nostri viaggi, sui possibili frutti di questa forma di evangelizzazione non abbiamo sicurezze né certezze.  Ci sembra solo che valga la pena, per quanto possibile, annunciare il vangelo e accompagnare queste comunitá che sono- da un punto di vista occidentale- alla periferia del mondo.

Santo Antonio do Içá, 19 agosto 2021

Don Gabriele Burani  

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