Vivere in questo mondo con sobrietà e giustizia

 

 

 

Proponiamo qui di seguito l’omelia di don Giovanni Ruozzi 

Penso che davanti alle sfide che la crisi ecologica ci presenta, con le tante cose che dobbiamo rivedere delle nostre vite, dal ripensare all’economia, gli stili di vita, ci siano davvero tante cose da fare. Ci sia da rimboccarsi le maniche…

E noi stasera siamo qui, apparentemente a non fare nulla, a non sentire qualche esperto di meteorologia o economia, ma a riflettere e pregare. 

Eppure è un’attività importante, e se siamo qui lo sappiamo bene. È importante perché facciamo la cosa necessaria prima di agire: quella di riflettere sul perché agire e poi sul come farlo.

Ci sono azioni che ci nascono spontanee: le reazioni di difesa, di paura… Ma in realtà le azioni, per essere nostre, vanno meditate e scelte, decise. E la motivazione che sta sotto ad esse è centrale. Perché le stesse azioni, ma fatte con motivazioni diverse, cambiano radicalmente. Pensiamo a un’elemosina, se si fa per essere visti e lodati dagli altri, senza che ci importi gran che della persona a cui diamo qualcosa, è ben diversa dal dare di nascosto dispiaciuti di non poter fare di più…

Anche nell’ambito ecologico, la motivazione è importante. C’è un’ ecologia sostenuta un po’ a disprezzo dell’uomo, quasi che se non ci fosse lui andrebbe tutto meglio; un’ecologia sostenuta come nuovo settore di investimenti e di profitti, “green” fin che vuoi, ma di profitto si parla…

E c’è un’ecologia sostenuta perché ci riporta al nostro spazio, ci aiuta a “ridimensionarci” che è in fondo un ri-trovare la nostra dimensione. Certo comporta uno sminuirci per alcune cose, ma è più vero che recuperando alcuni aspetti centrali della nostra esistenza umana – la relazione, la gratuità, la fiducia – ci aiuta a trovare lo spazio, la dimensione appunto, in cui stiamo bene, in pace.

Ecco noi siamo qui stasera per trovare la motivazione giusta per essere ecologici-sti. Stando davanti a Dio noi ritroviamo il nostro spazio, e quindi il nostro rapporto con le realtà create. Pregare stasera è lasciare che lo sguardo di Dio penetri nei nostri occhi, e ci aiuti così a vedere bene noi stessi, gli altri, il mondo. Per fare poi le cose giuste, con le giuste motivazioni.

E ci aiuta il vangelo che abbiamo letto. Testo scelto dal gruppo della CEI e delle altre confessioni religiose cristiane. Un’inno alla Provvidenza di Dio. Appena prima Gesù aveva parlato di un uomo che dopo un raccolto ottimo, dopo un’abbondanza, decide di costruire un granaio più grande. Penso ricordiamo tutti la parabola. Per essere felice – pensa quest’uomo – devo accumulare, e godere così senza preoccupazioni dei miei beni. Sappiamo la fine della parabola “Stolto, questa sera stessa ti sarà chiesta la tua vita”. Avere tante cose, sicurezze, come fonte di serenità e gioia. E’ un po’ la menzogna da cui ci lasciamo un po’ tutti sedurre: hai bisogno di questo, domani avrai bisogno di altro… Spesso, tante volte le menzogne di devono vestire bene per farsi accettare: magari anche con la veste dell’altruismo: “così non sarai di peso a nessuno, non disturberai nessuno…” Io so che sono stato evangelizzato da persone che avevano bisogno, che “disturbavano” il mio stare sul divano in pantofole, loro mi hanno salvato da me stesso… per cui non dovrei aver timore di essere “di peso”, bisognoso, per salvare qualcuno, quel qualcuno che si chinerà su di me e mi curerà. Non piace certo, ma non devo averne paura. Tra parentesi: tutte le nostre conquiste sociali: mutua, pensione, assistenza sanitaria… cose buonissime, hanno però avuto il demerito di individualizzarci un po’ troppo: ognuno ha delle tutele, non tocca a me farmene carico. Cfr Madagascar: la famiglia, il paese è mutua, pensione e personale sanitario… Cosa è bene dei due? Un equilibrio, certo. Ma torniamo a noi, al vangelo. Il problema di quell’uomo è che dopo aver ottenuto dei risultati, pensa solo a sé stesso. “Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!” È tutto alla prima persona singolare. Il problema non è nei beni, nella ricchezza, ma nel pensarla alla prima persona singolare… E’ questo che porta alla morte: prima che la morte fisica quell’uomo muore nelle sue relazioni – non pensa ad altri – e nella sua umanità: non c’è gratuità, condivisione, preoccupazione per l’altro…  Ma davanti a questo quadro, triste per come quest’uomo ha vissuto, Gesù mette un altro quadro, a illuminare e dare speranza: non preoccupiamoci! Puoi non preoccuparti perché c’è Dio che pensa a te. Ci dice Gesù che c’è un Dio, che siccome è Padre e ama i suoi figli, ha pensato a loro, si è preoccupato di dare loro ciò di cui hanno bisogno. Ha creato un mondo in cui, anche se non è ancora tutto perfetto, è una creazione che in attesa della sua pienezza, dice san Paolo, è un mondo in cui c’è già ciò di cui hai bisogno tu e gli altri. Guardare al mondo sentendo che c’è un Dio che pensa a noi, ci aiuta a conoscere i bisogni miei e degli altri. Pregare ci aiuta a capire di cosa ho davvero bisogno io e gli altri. E credo che questa sia la sfida grossa, anche a livello ambientale. Troppe volte abbiamo visto i nostri bisogni e quelli degli altri in conflitto tra loro. In realtà si liberano a vicenda. Pensare e preoccuparmi dei bisogni degli altri mi libera dai miei. La medicina migliore per i miei acciacchi è curare le malattie degli altri. Fare le cose mettendo insieme i bisogni miei e degli altri, mi aiuterà a capire cosa è bene fare. E capirò che non è bene fare una diga enorme per il bisogno di dare elettricità a una città lontana e togliere dalla loro terra persone che ne hanno bisogno per coltivarla… non è bene fare grandi monocolture o pascoli intensivi per il bisogno di ottimizzare i profitti di una azienda e toglie biodiversità o libertà alle creature… non è bene dire che i migranti dobbiamo aiutarli là se è per stare in pace noi qua… 

In questa prospettiva di tenere insieme i bisogni di tutti, anche degli animali e dei vegetali, le parole dei vescovi nel loro messaggio trovano la loro importanza: sobrietà, giustizia e pietà.

Sobrietà: saper farsi bastare le cose che si hanno, non eccedere. Darsi il necessario – il mio bisogno – senza prendere di più. Saper apprezzare così le cose, il loro valore. 

Giustizia: che non è solo non frodare o seguire le norme, ma è – io credo, evangelicamente – dare a ciascuno ciò di cui ha bisogno quando ne ha bisogno. E non è una giustizia che mette tutti d’accordo…

Pietà: saper guardare all’altro con dispiacere se manca di qualcosa, saper dare per compassione, anche oltre il necessario e il dovuto. 

Questi atteggiamenti dovrebbero condurci a nuovi stili di vita: uno stile sobrio, rispettoso, giusto. Gli stili di vita partono dal cambiamento del singolo, che si allea con altri, per far si che le sue scelte si diffondano per attrazione. Oggi ci sono tante persone, famiglie, comunità, che provano a vivere stili differenti dal pensarci al centro, o da soli, o con i propri bisogni da soddisfare e basta. Si tratta di lasciarsi sedurre dall’invito di Dio, a non preoccuparsi per se’, sentendo che in quel progetto c’è qualcosa di affasciante, amabile – una vita si cambia solo con l’amore – e cominciare a cambiare qualcosa. E qui abbiamo tanto materiale da cui partire (gruppi di acquisto, comunità laudato si, bio e km zero, riscaldamento in casa sul lavoro, l’uso della macchina…)

Termino invitandovi a leggere il messaggio del papa per questa giornata “Giubileo della Terra”. Ci sono 5 verbi Ricordare – Ritornare – riposare – riparare – rallegrarsi. “giubileo” era cambiare: ritornare a una situazione di fraternità, secondo Dio. Pregare qui stasera ci aiuti a stare secondo Dio, per vivere una fraternità con tutti e per tutti.

foto di G.M. Codazzi

Veglia Ecumenica Diocesana – Vivere in questo mondo con sobrietà e giustizia
Per i nuovi stili di vita (Tt2,12)

Si celebrerà a Castelnovo ne’ Monti la 15° giornata per la Custodia del Creato, presso la Chiesa della Risurrezione alle ore 21.00