Ultimi auguri di Pasqua…

Un caro augurio di buona Pasqua a tutti!!

Sono già trascorsi cinque messi dal rientro in Brasile e sono stati mesi intensi. Ciò che più lascia una traccia nel cuore è l’incontro con l’umanità, nella quale sei chiamato a scoprire e incontrare il Cristo vivo, in tutte le situazione anche di contraddizione o di morte.

Acqua, sangue della terra: semi di speranza e gioia in una terra drammaticamente segnata dalla siccità e dalla desertificazione.

Il rientro in Brasile è stato segnato dall’incontro con una realtà drammatica come quella della mancanza di acqua e di pioggia, che avevo lasciato in occasione del rientro in Italia e che ho ritrovato peggiorata. Quasi tutti i bacini e le riserve d’acqua erano completamente secchi,  molte cisterne delle case vuote, l’acqua razionata, il terreno bruciato per la mancanza di acqua e il bestiame venduto a prezzi stracciati, come non accadeva da quasi più di vent’anni. Tante carcasse di animali morti a completare il quadro desolante che accompagnava i miei viaggi per le comunità. Questa sofferenza non ha piegato la lotta di un popolo chiamato ad adattarsi a vivere in queste condizioni di siccità prolungata. Finalmente oggi la situazione si è capovolta. Nelle settimane scorse è piovuto moltissimo in tutta la regione e si sono rivisti i fiumi. Per la prima volta da quando sono in Pintadas, non sono riuscito a raggiungere alcune comunità per la presenza di molta acqua nei fiumi, solitamente secchi, la quale impediva il passaggio dei mezzi di trasporto e tagliava in due la parrocchia, lasciando varie parti isolate. Per la prima volta ho visto le dighe piene di acqua come non accadeva da anni. Sia benedetto il Signore, perché l’acqua è il sangue della terra, come dice il popolo del Sertão, abituato a vivere nella sofferenza e nella siccità.

Il rientro è stato segnato da diverse feste di prima eucaristia in diverse comunità, coinvolgendo circa un centinaio di bimbi e ragazzi, altrettanti battesimi e due feste del Patrono, tra cui quella della “Igreja Matriz”. La siccità prolungata e la sofferenza ad essa legata non tolgono la speranza e il desiderio di fare festa.

Violenza e traffico di droga, una piaga profondissima che sta inarrestabilmente distruggendo la vita. La Chiesa reagisce.

L’inizio del nuovo anno è stato segnato dalla violenza, con due giovani di 16 e 18 anni uccisi contemporaneamente a causa del loro coinvolgimento nel traffico di droga. L’“Igreja Matriz” è stato il luogo utilizzato come camera mortuaria per accogliere le salme dei due giovani e celebrare il funerale. Sono momenti che non si dimenticano, nei quali sperimenti in profondità il dolore di un’intera città e l’impotenza di fronte a una macchina della morte inarrestabile come quella legata al traffico della droga. Sono però anche momenti importanti per riflettere, annunciare la speranza cristiana e cercare di riattivare le energie per non rimanere con le braccia incrociate, impauriti e disanimati. Il traffico della droga sta sempre più coinvolgendo, in modo pianificato e sistematico, ragazzini tra i 9 e i 13 anni, entrando nelle scuole. Questi ragazzini saranno i drogati del futuro. Potranno, inoltre, essere facilmente manipolati, usati come fattorini ed uccisi altrettanto facilmente prima di raggiungere la maggiore età, perché testimoni scomodi. Quello che più spaventa nel Brasile è la forte percezione, anche se spesso non dimostrabile, di un coinvolgimento dei militari in questo traffico e in questa mattanza che ogni anno fa circa 70 mila vittime, la maggior parte dei quali “negri” e tra i 14 e i 29 anni. La Chiesa Brasiliana ha deciso profeticamente di orientare il cammino delle comunità cristiane sul tema della violenza: fratellanza è superare la violenza.

Ci sono alcune tendenze preoccupanti a livello nazionale. Il prossimo ottobre ci saranno le elezioni politiche del presidente del Brasile. Uno dei candidati è Bolsonaro, che proclama la volontà di “fare fuori le mele marce”, per riportare la giustizia e lo stato di diritto. La tentazione del giustizialismo è fortissima, coinvolge vari settori della società, principalmente i più giovani, e porta alla convinzione che con la “pistola dello sceriffo” si possano risolvere tutti i problemi. Peccato che queste “mele marce” siano per la maggior parte vittime, spesso appartenenti alle classi più povere ed emarginate e per lo più negri, ultimi ingranaggi di un sistema che coinvolge istituzioni politiche, forze economiche e militari. La Chiesa ha un ruolo fondamentale nel formare le coscienze. Con i giovani della parrocchia e le famiglie abbiamo cercato di lavorare su questi temi, organizzando incontri e momenti di preghiera nel salone parrocchiale e nelle scuole.

Un altro fatto legato alla violenza ha segnato la vita del paese in questi giorni. Il presidente del Brasile ha deciso di usare l’esercito per reprimere la violenza in diverse favelas di Rio de Janeiro. La chiesa ha condannato questa misura estrema, che ha creato ancora più violenza, affermando che è necessario prevenire più che reprimere, denunciando anche la mancanza di investimenti pubblici in educazione, salute e previdenza sociale. Una conseguenza di questa misura repressiva è stata l’esecuzione, lo scorso 15 marzo, da parte di un comando armato delle forze militari di una consigliera comunale di Rio Janeiro, Marielle Franco, che da anni denunciava la violenza delle forze militari e lottava per difendere la dignità delle donne. Questa esecuzione ha avuto una ripercussione di condanna a livello mondiale. Stiamo vivendo immersi in un vero e proprio stato di guerra.

Un’altra violenza, che si tocca con mano tutti i giorni e che ha cifre altrettanto spaventose, è quella verso le donne. Tante sono le donne, ferite da vari tipi di violenza, che incontro ogni giorno.

Non manca poi la violenza nelle istituzioni politiche, che coinvolge anche i municipi più piccoli. In tantissimi comuni il municipio è il grande datore di lavoro e la vittoria alle elezioni apre lo spazio per persecuzioni politiche sul luogo del lavoro, che possono portare alla perdita stessa del lavoro, a danno di coloro che hanno perso le elezioni. Tutto ciò genera meccanismi di vendetta che si radicano nel tempo e diventano vere e proprie strutture di peccato.

Dov’è il Regno di Dio? Abbiamo una speranza che non può essere soffocata: la settimana santa ci orienta.

domenica delle palme in una comunità rurale di Pintadas

In queste condizioni di frequenti ed estreme frustrazioni, di fronte a tante contraddizioni non risolvibili e a situazioni di morte permanenti, la fede viene posta a seria prova: è vero che Cristo ha inaugurato il Regno dei Cieli? Dov’è questo Regno? Sono domande vere e profonde, che sorgono spontanee di fronte a una mamma che piange, straziata dal dolore per la morte del figlio ucciso, o quando entri in case poverissime dove sembra che come società ci siamo dimenticati di che cosa voglia dire difendere e promuovere la dignità dell’uomo. Questi sono i “luoghi teologici” in cui siamo chiamati a credere alla realizzazione delle grandi promesse di Dio, ricordando le parole di Simeone che dice che il Regno di Dio è contraddetto in questo mondo, o quelle di Gesù che afferma che questo Regno è nascosto e soffre violenza nella nostra storia. Abbiamo però la testimonianza di fede di una miriade di testimoni, come dice la lettera agli Ebrei (Eb 11), e tra questi testimoni non ci sono solo i tantissimi personaggi biblici, ma tanti poveri che con perseveranza continuano ad avere fede. In particolare abbiamo la testimonianza di fede del nostro campione ed eroe, Gesù, che ha creduto fermamente nella realizzazione delle promesse di Dio e che, di fronte alla gioia che gli era posta dinnanzi, si sottopose alla croce, disprezzando il disonore. Pensiamo attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non ci stanchiamo perdendoci d’animo, Eb 12,2-3. In Gesù, nella sua vicenda culminata nella morte in croce e nella sua intronizzazione alla destra di Dio, abbiamo la certezza che Dio realizzerà il suo regno di amore, misericordia, consolazione, in cui vedremo Dio faccia a faccia e lo stesso Dio asciugherà le nostre lacrime. In Gesù abbiamo la certezza che ogni gesto di amore vero non si perderà e che collaborerà a quel Regno che sarà Dio stesso a realizzare. Siamo una primizia, un “primo frutto”, chiamato a testimoniare questa grande speranza per tutta l’umanità e per questo abbiamo ricevuto il sigillo dello Spirito: invochiamo senza stancarci la venuta del Regno di Dio e convertiamo continuamente la nostra vita e i nostri stili di vita. È così possibile scoprire e trattenere nel cuore tanti piccoli semi di questo Regno, come ad esempio la decisione di alcune famiglie della parrocchia di ricostruire la casa di una famiglia povera, collocando a disposizione il proprio lavoro, il denaro necessario e chiedendo donazioni di materiali ad amici, conoscenti o persone di buona volontà. Parte delle vostre offerte entra anche in questo tipo di iniziative.

Abbiamo la grazia di vivere la settimana santa. Abbiamo da poco terminato la Via Crucis per le vie della città, animata da varie persone della comunità nelle riflessioni delle varie stazioni e che ha avuto come filo conduttore il tema proposto dalla Chiesa Brasiliana: amare è superare la violenza. Ci ha preceduto nel cammino una grande croce alta diversi metri, portata dalla gente e che ricorda le lotte del passato, che la comunità aveva vissuto e vinto, perché continui a sperare e non si faccia vincere dalla paura o dal “comodismo” (parola portoghese che indica un atteggiamento di rilassamento spirituale che possiamo paragonare alla mondanità spirituale di cui parla papa Francesco). È stato un momento davvero toccante che si è concluso con la proclamazione del canto del servo sofferente e il bacio della croce. Ieri ci siamo riuniti per vivere la missa in coena domini, perché il gesto di servizio della lavanda dei piedi plasmi la nostra comunità e l’eucaristia sia la nostra vera speranza, proclamando la morte di Cristo e annunciando la sua resurrezione. In questi momenti avevo nel cuore le decine di comunità che celebrano senza la presenza del prete e che realmente sono luoghi in cui il Regno di Dio è invocato e si fa presente.

Ci attende il canto dell’alleluia del Sabato Santo!

“Domingo dos Ramos”: che inizio della settimana santa!

Abbiamo iniziato la settima santa con la celebrazione di “Domingo dos Ramos”. La domenica dei rami per noi preti inizia al sabato pomeriggio, in modo da poter celebrare in diverse comunità della zona rurale, che altrimenti non potrebbero riunirsi la notte. Ho celebrato nella comunità di Boa Vista, una delle più povere della parrocchia.

le buche per le strade…

Domenica la giornata è iniziata alle 6 del mattino per terminare alla 22.30 della notte. È accaduto di tutto. Decine di chilometri percorsi a piedi, acqua a catinelle, attraversamento molto pericoloso di fiumi, strade piene di fango e buche profondissime, più di cento chilometri in auto in questo tipo di strade, a volte con nove persone nell’auto e diversi tratti accompagnati da persone ubriache. Per poco non sono rimasto bloccato tra due fiumi, che avevano esondato con violenza, mentre stavo passando. Due gomme forate e più di cinquanta chilometri fatti gonfiando ripetutamente un pneumatico con una pompa di bicicletta. Siamo stati assistiti dalla provvidenza, perché, quando siamo rimasti con lo pneumatico di scorta a terra, avendone già forato uno, dopo un pò di tempo è passato un uomo in moto che è andato a cercare una pompa da bicicletta. Ho cavalcato per ben due volte un giumento per la processione dei rami, abbiamo visitato lungo il percorso diversi anziani, persone con handicap, ammalati e una mamma che da poco aveva partorito. Più di mille persone nelle diverse celebrazioni a cui ho partecipato: alla fine sono rimasto quasi senza voce. Il territorio di alcune comunità è di circa 20 Km2, di altre è di circa 50 km2: riuscire ad incontrarsi con i fiumi esondati e senza il segnale dei cellulari è stato un vero miracolo, date le condizioni avverse e molto difficili e i tanti chilometri da percorrere a piedi da parte di tutti. Un giovane ammazzato ed una mamma da consolare: quando sono arrivato al mattino nelle comunità di Laranjeira e Caldeirão Coberto, due comunità povere, ho capito che sarebbe stata una domenica di passione. La mamma era giunta da poco nel “povoado” (villaggio) di Caldeirão Coberto, dopo avere fatto alcuni chilometri a piedi per partecipare alla processione e alla messa, e, dopo essere entrata nella casa di un’amica per cambiarsi i vestiti, ha ricevuto la notizia che il figlio era stato da poco ammazzato. Tutta la comunità lo sapeva, tranne lei che stava camminando a piedi e il segnale del cellulare non era disponibile. Dopo essersi ristorata, la comunità le ha dato la triste notizia. “Padre che facciamo? Chi dà la notizia alla nostra sorella? Facciamo la celebrazione e la processione?”, queste le domanda che la gente mi rivolgeva. “Mi consulto con i leader della comunità”, è stata la mia risposta immediata. Così sono andato nella casa del signor Bellarmino, leader storico della comunità, distante un chilometro dal “povoado” e lì siamo stati raggiunti da Izita, leader della comunità di Laranjeira, distante 7 chilometri, che aveva saputo della notizia della morte del giovane ed era venuta per vedere cosa fare. Abbiamo deciso che una parte della comunità sarebbe stata con la mamma per consolarla e che il restante della comunità avrebbe fatto la processione di sette chilometri a piedi per raggiungere la comunità di Laranjeira, celebrando là la messa, e che questo sarebbe stato il modo più bello per stare vicini alla mamma e al figlio morto. Al ritorno dalla celebrazione ci siamo poi tutti stretti intorno alla mamma in una lunga preghiera. La mamma mi ha abbracciato per lungo tempo dicendomi: “padre, perdere un figlio è straziante, ma sapere che è morto ucciso è inconsolabile”. Abbiamo cercato consolazione nelle parole del Vangelo e della Scrittura.

La giornata è continuata. Mi hanno colpito le parole di una donna incontrata in un’altra comunità povera nel pomeriggio. Aveva fatto 8 chilometri a piedi con ciabattine “hawaiane”, in mezzo al fango e alla pioggia in strade sterrate e disastrate – queste sono le scarpe della maggior parte delle persone – per venire a partecipare alla messa e avrebbe dovuto farsi altrettanti chilometri al buio per il ritorno. Mi ha chiesto: “padre abbiamo ricevuto il perdono dei peccati, dopo questa pellegrinaggio e la messa dei rami, non è vero?”  Mi è venuto in mente che nella storia della Chiesa il pellegrinaggio è stato uno dei modi per ricevere il perdono dei peccati. Questi fedeli sono in stato permanente di pellegrinaggio per partecipare alle celebrazioni della comunità. Le ho sorriso, le ho messo la mano con la stola sulla testa, le ho fatto il segno della croce e dopo un momento di silenzio le ho detto di sì. Era radiante e felicissima. In alcune comunità, dove possibile, ho collocato momenti per le confessioni e celebrazione della penitenza durante la quaresima.

Celebrazione della domenica delle Palme

In tanti hanno partecipato alle celebrazioni della domenica dei rami, nonostante le condizioni avverse. Si è vissuto grande gioia, perché è da più di dieci anni che non cadeva questa pioggia. Tanta umanità incontrata povera, emarginata e ferita, ma piena di fede; tanta accoglienza in tante case.

Tutto questo è stato la domenica dei rami, con il Vangelo, proclamato nelle celebrazioni, che prendeva vita nei tanti avvenimenti e incontri fatti.

La nuova auto, un segno della provvidenza divina. Un grazie a tutti di cuore!!

Vi ringrazio di cuore, perché con le tante offerte ricevute siamo riusciti a comprare una Fiat Uno adatta per i percorsi sterrati. Come avete avuto modo di vedere questo è essenziale. Dopo la domenica dei Rami sono dovuto andare a Feira di Santana, distante 150 chilometri, per fare un giorno di revisione generale all’auto. L’auto è robusta, molto comoda da guidare e adatta ad affrontare le varie difficoltà che sempre si presentano. Ho già fatto 20 mila chilometri in questi 5 mesi, molti dei quali in percorsi sterrati.

Vi chiedo anche preghiere. Da diverso tempo sto ricevendo regali speciali: teste di cane o di vacca tagliate, bruciate e confezionate in una rete annodata molto stretta con dentro diversi oggetti, fiori collocati in sacchetti pieni di sterco, pezzi di carne bruciati con ossi o monete conficcati nel mezzo e tanti altri “simpaticissimi” regali. Si tratta di minacce e fatture a morte che mi trovo davanti alla porta di casa o al salone parrocchiale, sopra o sotto l’auto, appesi al crocefisso della chiesa. Non vi nascondo che la nuova auto e la precedente sono state oggetto di questi regali. Io scherzo sempre dicendo che quando il padre guida, l’auto è benedetta, ma non bisogna approfittare. Quando sono tornato in Brasile sono sbiancato e il cuore ha fermato di battere per alcuni secondi, vedendo come era ridotta l’auto precedente, completamente disintegrata. Apprendendo la dinamica dell’incidente, vedendo il luogo in cui è avvenuto con una scarpata di oltre tre metri, in cui l’auto, lanciata a quasi cento chilometri orari, è caduta per cercare di evitare un ragazzino di tredici anni, senza patente su una moto di notte senza luce e senza casco, ho capito che si è trattato di un vero miracolo che il giovane autista dell’auto parrocchiale e il ragazzino investito siano rimasti illesi, senza nulla di rotto. Sia lodato il Signore! Invochiamo la protezione di Maria e san Giuseppe. Conto nella vostra preghiera perseverante.

Mi scuso se sono stato prolisso e se non vi ho dato notizie per mesi. Avrei ancora altre cose da condividere, ma per queste vi raggiungerò con un’altra lettera.

Grazie ancora di tutto, per le tante offerte e le tante preghiere.

Una felice Pasqua a tutti!!

Pintadas, Venerdì Santo 2018 – Don Luca Grassi