Sul coltivare l’alleanza con la terra

Veglia diocesana per la custodia del Creato

“In questa Giornata Mondiale di Preghiera per la cura del creato, che la Chiesa Cattolica da alcuni anni celebra in unione con i fratelli e le sorelle ortodossi, e con l’adesione di altre Chiese e Comunità cristiane, desidero richiamare l’attenzione sulla questione dell’acqua, elemento tanto semplice e prezioso, a cui purtroppo poter accedere è per molti difficile se non impossibile”. Si è aperta con questa esortazione di Papa Francesco la Veglia diocesana per la Custodia del Creato celebrata sabato 1° settembre nella Chiesa di Masone, a Reggio Emilia, e presieduta da don Emanuele Benatti.
L’acqua ha un ruolo fondamentale nel creato, è un bene essenziale per tutti e invita a riflettere sulle nostre origini. In questo hanno aiutato le suggestive immagini tratte dal film “L’albero della vita”, preparate per l’occasione dalle comunità dell’Unità Pastorale “Beata Vergine della Neve”, insieme ai segni e ai testi consegnati ai tanti convenuti. Tra questi, la lettera “Caro San Cristoforo” (martire venerato soprattutto da pellegrini e viaggiatori per superare difficoltà naturali di vario genere) scritta circa 30 anni fa da Alexander Langer (1946-1995), ecologista, giornalista, pacifista e politico che operò soprattutto nel parlamento europeo, vivendo l’inizio di quella deriva culturale e politica dell’Europa che oggi si vede pienamente esplicata. I suoi scritti, le sue campagne hanno anticipato i temi e le intuizioni che si trovano nell’Enciclica Laudato si’.

Il professor Matteo Marabini durante la veglia

A testimoniarlo è un suo caro amico, il prof. Matteo Marabini, insegnante di storia e filosofia e fondatore dell’Associazione “La Strada”, operante socialmente nel territorio bolognese.

Intervenendo alla Veglia, Marabini ha ripreso il testo scritto da Langer quale parabola della “conversione ecologica” necessaria, per leggerlo alla luce degli eventi che oggi sconvolgono l’umanità, mettendo in guardia dalla rimozione dei cambiamenti climatici in cui facilmente inciampiamo. “Sotto i nostri occhi può succedere di tutto, ma nulla scalfisce le nostre certezze di ordine economico, politico, sociale e la nostra profonda adesione al sistema”. Marabini, si è poi soffermato su tre eventi “macigni” avvenuti il mese scorso: il 1° agosto è stato dichiarato come the Earth Overshoot Day, il giorno oltre il quale non si può andare, perché esaurite le risorse prodotte dal pianeta per l’intero anno. Quelle che consumiamo fino al 31 dicembre le prendiamo in prestito al futuro, indebitando le generazioni che verranno dopo di noi. “Il secondo macigno è la tragedia del ponte di Genova, questo mostro architettonico sporgente sulle case… ‘per non opporsi al progresso’… e ora saranno distrutte. Prima di ricostruire il ponte bisognerebbe pensarci due volte. Con la situazione che stiamo vivendo, tra qualche anno non ci potremo più permettere questo tipo di viabilità, di spostamenti. Il terzo macigno è la vergognosa esplosione dell’ostilità e della deumanizzazione rispetto a chi fugge, anche dai cambiamenti climatici, con un crescendo di volgarità e d’illegalità”.

Diventano allora di grande attualità le parole rivolte da Langer a San Cristoforo, che rinunciò a servire l’esercito imperiale per usare le forze di cui era dotato nel traghettare i viandanti in difficoltà da una riva all’altra di un pericoloso fiume, pensando alla traversata che la nostra civiltà oggi è chiamata a compiere. “Non è solo un problema di disinformazione, cultura, superficialità – ha detto Marabini – . E’ in gioco il nostro desiderio, malato, insofferente ad ogni limite segnato dalla dismisura, dal possesso, vorace, predatore. La conversione ecologica è un processo di guarigione e di rigenerazione dell’uomo interiore, per orientare la propria istintività e accettare la forza vivificante del limite”. Scriveva Langer che “il cuore della traversata che ci sta davanti è probabilmente il passaggio da una civiltà del ‘di più’ a una del ‘può bastare’ o del ‘forse è già troppo’…” per invertire la corsa di una ‘crescita’ diventata autodistruttiva. “E sono lì a documentarlo l’effetto-serra, l’inquinamento, la deforestazione, l’invasione di composti chimici non più domabili e un ulteriore lunghissimo elenco di ferite della biosfera e dell’umanità. Bisogna dunque riscoprire e praticare dei limiti”.
Scrive Langer: “Sinora si è agito all’insegna del motto olimpico “citius, altius, fortius” – più veloce, più alto, più forte – che meglio di ogni altra sintesi rappresenta la quintessenza dello spirito della nostra civiltà, dove l’agonismo e la competizione non sono la mobilitazione sportiva di occasioni di festa, bensì la norma quotidiana ed onnipervadente. Se non si radica una concezione alternativa, che potremmo forse sintetizzare, al contrario, in “lentius, profundius, suavius” – più lento, più profondo, più dolce -, e se non si cerca in quella prospettiva il nuovo benessere, nessun singolo provvedimento, per quanto razionale, sarà al riparo dall’essere ostinatamente osteggiato, eluso o semplicemente disatteso”.

“Per entrare in questa conversione ecologica – ha osservato Marabini – bisogna riconoscere che c’è un debito da saldare, che c’è da praticare una giustizia restitutiva. Rispetto al fenomeno migratorio, noi non possiamo dire: aiutiamoli a casa loro! Siamo noi i predoni dell’Africa che affamano milioni di poveri, come ha detto l’Arcivescovo di Palermo. E l’assalto all’Africa in atto oggi è molto più rapace del colonialismo di 150 anni fa. E’ necessario rimediare a questo, che non significa fare beneficienza, ma giustizia”.
“Per non precipitare nella barbarie, per diventare umani e non doverci vergognare dei nostri giorni c’è un altro passo di liberazione da compiere: il diritto-dovere di resistenza dei cittadini quando lo Stato viola la libertà e umilia i diritti umani” ha aggiunto Marabini rifacendosi alla proposta che Giuseppe Dossetti fece durante la Costituente e pensando a tante persone che oggi, soccorrendo chi è nel disagio, sfidano provvedimenti contro la solidarietà e l’umanità.
L’invito finale di Marabini è stato quello a scegliere la vita, come scritto nel Libro del Deuteronomio (30, 15-16.20): “Io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male… Scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza, amando il Signore, tuo Dio, obbedendo alla sua voce…”.

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