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Voci dal Madagascar

La parrocchia dello Spirito Santo a Reggio ha ospitato un testimone dell’opera di don Pietro Ganapini in Madagascar: Luciano Lanzoni, carpigiano, 30 anni di esperienza missionaria, religioso laico, membro dei Servi della Chiesa.
Luciano ha raggiunto il Madagascar 30 anni fa come collaboratore di don Giovanni Voltolini, amico caro di don Pietro, per occuparsi di lebbrosi, tubercolotici e disabili in un centro che ha curato dai 2500 ai 3000 malati all’anno. Successivamente, per 16 anni, ha lavorato con soggetti psichiatrici col metodo Diagnosi e Cura, potenziando il loro reinserimento nelle comunità. Ha scelto poi di trasferirsi sulla costa est dell’isola con un progetto sanitario di RTM volto alla responsabilizzazione delle comunità per la presa in carico di malati cronici di lebbra e tubercolosi. Ora, inviato dalla diocesi di Carpi, si occupa di disabili con piccoli centri di fisioterapia locale.

Apre l’incontro don Pietro Adani, Direttore del Centro Missionario RE .
“Don Pietro è un patriarca sia per noi che per i malgasci, un uomo di fede che sa introdurre chi lo ascolta nella conoscenza di questo popolo, grazie ad uno sguardo affettivo e coinvolto. Ha saputo creare musica rispettando la cultura malgascia e in tutta la città di Antananarivo, durante le celebrazioni eucaristiche, risuonano i suoi canti.

La sua generosità è esemplare e in questa occasione, a 92 anni, ci raggiunge con una lettera che da 10.000km di distanza profuma di impegno, fede profonda, riconoscenza calda e sincera verso tutti i donatori che hanno permesso, grazie al loro contributo, di raggiungere il numero di 108 scuole cattoliche sorte in 12 anni per abbattere l’analfabetismo della diocesi in cui opera e che raggiunge punte ancora alte. Don Pietro, attualmente ospitato alla Maison de la Caritè di Antananarivo, curato e custodito premurosamente da Suor Giacinta, ci saluta con un commosso “arrivederci a lassù” che non ci lascia certo indifferenti “.

Situazione scuole

 Nella diocesi di Anta – prosegue Lanzoni- i cristiani cattolici sono sempre stati numerosi e da 150 anni evangelizzati; nei paesi sorge la chiesa madre e 10/15 chiesette sorelle. Padre Ghi, nominato dal Vescovo locale, è il responsabile di DIDEC, Progetto di Coordinamento Didattico delle Scuole Cattoliche. 

Egli collabora con don Ganapini; hanno deciso di sospendere nuove edificazioni e di potenziare le attuali scuole valutando l’acquisto di arredi, materiali, manutenzione e l’ampliamenti delle aule, poiché, essendo il livello dell’istruzione delle scuole cattoliche e la preparazione degli insegnanti decisamente superiore a quello delle scuole pubbliche, esse sono più frequentate; le altre registrano bassissima professionalità e altissimi tassi di alunni bocciati. Attualmente edificare una scuola cattolica costa 3500 euro: la piccola comunità locale alza i muri e provvede a pagare mattoni, sabbia e il trasporto di tutti i materiali; don Ganapini invece provvede al tetto di lamiera, serramenti, vetri. Terminata la scuola, con riconoscenza si affigge all’ esterno una targa che ricorda i nomi dei benefattori ed ogni mattina in classe tutti li ricordano nella preghiera.

Vita in classe

Per poter frequentare, ogni alunno paga 1 euro al mese; si deve dotare di 2 biro e 3 quaderni. Gli alunni di 1^ e 2^ frequentano generalmente insieme, 3^ e 4^ insieme, 5^ da soli, poiché devono sostenere un esame. In prima scrivono solo alla lavagna, in seconda su qualche quaderno; dalla terza in poi, fino alla 5^ superiore, mancano i libri di testo e tutto quello scritto alla lavagna viene copiato sui loro quaderni. Le classi nella scuola pubblica sono di 50/60 alunni ed è impossibile per l’insegnante controllare quello che viene copiato. Nelle scuole cattoliche il numero è di 30/35 allievi.

Piano didattico

In tutte le scuole del Madagascar le materie sono simili alle nostre, con una grande differenza per il calcolo, molto complesso. Gli insegnanti non possono permettersi di rispettare i tempi di tutti; così chi non apprende ripeterà l’anno. Le scuole di campagna sono meno esigenti. In ogni scuola c’è un insegnante responsabile, che obbligatoriamente deve frequentare un anno di formazione pedagogica, ma è sufficiente abbia frequentato la 2^ superiore per insegnare. I maestri delle nostre scuole devono redigere frequenti rapporti e consegnarli alla Diocesi la quale verifica se i programmi sono condotti con efficienza; al termine dell’anno scolastico gli allievi sostengono l’esame e se la quota di promossi è inferiore al 70%, alla riapertura dopo la pausa estiva, i controllori diocesani eseguono verifiche per capire cosa non ha funzionato. Questo perché, se anche solo una scuola cattolica non funziona, tutte ne risentono.

Luciano prosegue la serata sottolineando l’importanza dei contributi dei donatori reggiani, sia per la manutenzione delle 108 scuole, sia per sostenere economicamente le famiglie. Infatti parte delle donazioni sono utilizzate da don Ganapini per quei malgasci che in caso di perdita del raccolto del riso non riescono a pagare la retta di frequenza scolastica e neppure a consegnare all’insegnante i 40 kg di riso richiesti. Il maestro resterebbe senza stipendio, non potrebbe vendere il riso ricavandone una quota per la sua sussistenza e cercherebbe subito un altro lavoro. Essendo scuole private cattoliche, i maestri sono pagati dai genitori.

Situazione scolastica dell’altopiano, in città e in capitale … un po’ di numeri

In città le congregazioni religiose di suore con scuole private interne sono più di 100; in più tutte le confessioni religiose hanno la propria scuola e si fanno concorrenza. In capitale le università private sono una ventina e la cattolica prepara molto bene. Se parliamo delle scuole pubbliche dell’altopiano, il 75% di bambini arriva alla quinta elementare e l’8% dei giovani arriva all’università. Invece nella zona di Manakara, più arretrata, l’80% dei bimbi frequenta le scuole pubbliche; di questa quota l’80% abbandona la scuola entro la terza a causa dell’estrema povertà. Così le famiglie scelgono di iscrivere un figlio dei 4 o 5 presenti, o il maschio, o il maggiore … ; il 20% non è mai entrato a scuola. Accade così che don Ganapini provveda personalmente a pagare l’iscrizione per i bimbi di famiglie molto povere che resterebbero escluse dalle sue scuole: crescere persone che sanno leggere e scrivere è un traguardo molto importante.

 

Il futuro

Il Vescovo malgascio ha maturato l’idea di costruire un centro di formazione residenziale per insegnanti, ma lo farà con altri finanziatori, poiché don Ganapini gli ha espresso la volontà di occuparsi solo dei bambini delle sue scuole. 

Per noi donatori AMGA è possibile:

  • adottare la formula di un sostegno a distanza di un’intera classe
  • sostenere la manutenzione dell’edificio scolastico
  • provvedere ad arredi e materiali (gessi, quaderni, biro, lavagnette…)
  • contribuire allo stipendio dell’insegnante che è di 35 euro al mese 

108 scuole, 500 maestri, 15000 allievi sono numeri che ci confortano e solo grazie al vostro generoso sostegno il nostro grande don Pietro potrà continuare la sua missione, perché niente dopo di lui vada disperso.

Grazie!
CMD

 

Luciano Lanzoni è tornato in Madagascar

Carissimi tutti, famigliari e amici, Eccomi a casa!

Come sapete sono rientrato, qui in Madagascar, dopo più di due mesi di visite, incontri, fraternità, famigliarità … Avevo voglia di tornare tra queste persone che oggi sono la mia casa, la mia famiglia!
Nello stesso tempo non riesco e non posso non prendere il tempo per ritornare a quella famigliarità e fraternità che ho vissuto con voi nei mesi di novembre e dicembre scorsi.
Voglio dirvi grazie! Grazie per il calore, l’amicizia. Fa bene sentirsi voluti bene! Sentirsi accolti, anche un po’ coccolati, grazie!

Dopo il mio rientro sono state celebrate alcune feste e ricorrenze e alcuni eventi che hanno segnato positivamente la ripresa del mio impegno missionario, comincio proprio dalla giornata di oggi: “giornata mondiale del malato” due cose importanti vorrei sottolineare, la prima il Papa ha voluto che la giornata si celebrasse in una periferia esistenziale a Calcutta in India, terra di Madre Teresa di Calcutta che ha fatto del dono agli esclusi, ai rigettati, alla “spazzatura” il suo canto di lode a Dio: “C’è molta sofferenza nel mondo: fisica, materiale, mentale. La sofferenza di alcuni è da imputare all’avidità di altri. La sofferenza materiale e fisica è quella dovuta alla fame, alla mancanza di una casa, alle malattie. Ma la sofferenza più grande è causata dall’essere soli, dal non sentirsi amati, dal non avere nessuno. Con il tempo ho capito che l’essere emarginati è la malattia peggiore di cui un essere umano possa soffrire” La seconda è quanto scrive il Papa stesso nel suo messaggio per questa Giornata: “«Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,8). Queste sono le parole pronunciate da Gesù quando inviò gli apostoli a diffondere il Vangelo, affinché il suo Regno si propagasse attraverso gesti di amore gratuito. In occasione della XXVII Giornata Mondiale del Malato la Chiesa, Madre di tutti i suoi figli, soprattutto infermi, ricorda che i gesti di dono gratuito, come quelli del Buon Samaritano, sono la via più credibile di evangelizzazione. La cura dei malati ha bisogno di professionalità e di tenerezza, di gesti gratuiti, immediati e semplici come la carezza, attraverso i quali si fa sentire all’altro che è “caro”.”. Di fronte all’insegnamento del Papa ci sentiamo incoraggiati a continuare nel nostro servizio, a farci prossimo delle persone che ogni giorno incontriamo nel nostro cammino! Ci sentiamo sostenuti a continuare a spenderci per i più piccoli e esclusi … per me, oggi, sono i disabili di Mananjary; le persone in difficoltà economica, sociale, famigliare di Manakara; gli ex-detenuti e i malati di Ambositra.

La scorsa settimana la celebrazione della Festa della Luce, la candelora, legata alla festa delle persone “donate” a Dio ha maggiormente sottolineato quello che è l’impegno che ci – mi, deve contraddistinguere: “Ecco la vita consacrata: lode che dà gioia al popolo di Dio, visione profetica che rivela quello che conta. Quand’è così fiorisce e diventa richiamo per tutti contro la mediocrità: contro i cali di quota nella vita spirituale, contro la tentazione di giocare al ribasso con Dio, contro l’adattamento a una vita comoda e mondana, contro il lamento – le lamentele! –, l’insoddisfazione e il piangersi addosso …. È incontro vivo col Signore nel suo popolo. È chiamata all’obbedienza fedele di ogni giorno e alle sorprese inedite dello Spirito. È visione di quel che conta abbracciare per avere la gioia: Gesù”. E ancora, il Papa, proprio per sottolineare l’impegno e la necessità di vivere con coerenza la propria chamata ad andare e a fruttificare là dove il Signore ci ha chiamati ci stimolava attraverso la preghiera del mese di ottobre, il mese di preghiera per le missioni, e chiedeva: “Con la loro preghiera, povertà e pazienza, i consacrati sono essenziali per la missione della Chiesa. Abbiamo bisogno più che mai della loro dedizione totale all’annuncio del Vangelo. Non lasciamoci rubare l’entusiasmo missionario e preghiamo perché i consacrati e le consacrate risveglino il loro fervore missionario e siano presenti fra i poveri, gli emarginati e coloro che non hanno voce.” Di fronte a tutti questi richiami, è un “piacere” l’essere tornato qui tra queste persone che più di tanti altri rispondono agli stimoli che il Papa ci dà.

Come srivevo prima questo mese, dopo il mio rientro qui in Madagascar, è stato ricchissimo di eventi. Qui si è insediato il nuovo Presidente della Repubblica, questa volta, dopo tanti anni, in modo pacifico e democratico. Il nuovo governo è già al lavoro e ci si augura che il Paese possa veramente decollare sia dal punto di vista economico che sociale …. il Papa ha incontrato i giovani a Panama e siglato un documento di portata mondiale con i fratelli mussulmani …
Tutti questi eventi hanno un peso importante non solo per l’umanità ma in particolare per noi qui, ci chiedono di impegnarci in profondità, con radicalità e schiettezza.
Sono contento di essere qui, di potermi ancora mettere in gioco, con questi giovani, con i fratelli mussulmani, con i poveri e i piccoli per potere assieme a loro costruire una società più rispettosa di tutti!!
Ciao ancora a tutti.

Durante i mesi di permanenza in Italia ho potuto incontrare tanti, non sono riuscito ad incontrare tutti, come avrei desiderato! Sento che in questi piccoli che sono chiamato a servire sto comunque incontrando tutti perché vi sento vicini, amici, fratelli e sorelle!

Un abbraccio, Luciano

Mananjary 11 febbraio 2019

Manakara, una missione comune

Qui a Manakara abbiamo frequentato la lezione di sport del lunedì con gli ospiti dell’ospedale psichiatrico di Ambokala.

Ginnastica con gli ospiti dell’ospedale di Ambokala

Lorenzo ci ha saputo accompagnare con leggerezza di cuore e ironia facendoci muovere i muscoli, non solo fisici, in sintonia.

 

 

 

 

 

Insieme a Giulia e Chiara abbiamo costruito ponti e strade di speranza, abbiamo respirato il profumo dell’Oceano Indiano, ricevendo così il grande regalo di poter fermarci a contemplare la bellezza dell’infinito e della creazione.

 

Panorama dell'Oceano Indiano a Manakara

 

La Confiserie di Manakara

Abbiamo assaggiato le marmellate vendute nel negozietto della diocesi di Reggio a Manakara, dove si commerciano caffè, saponi, olii essenziali, miele e tanti altri prodotti, frutto del lavoro di donne, altrimenti disoccupate.

 

 

 

 

 

 

 

Abbiamo visitato l’ufficio e il centro culturale di RTM. Ora ci lavorano Enrico e Tania che ci hanno parlato delle difficoltà che incontrano nel provare a cambiare le cose in profondità e nel ricevere finanziamenti per continuare a lavorare con le autorità malgasce su temi di grande importanza.

Abbiamo avuto la possibilità di accompagnare i volontari di RTM a fare una sensibilizzazione sulla cura della malattia della lebbra in un villaggio qualche chilometro più in là, dove ci siamo fatti prendere dai sorrisi e dalla gioia contagiosa dei bambini incontrati.

Giochi con i bambini nel villaggio

Abbiamo conosciuto Luciano che ci ha parlato dei suoi progetti e della sua vocazione, che ci ha trasmesso il senso dell’esserci sempre per gli altri, con umiltà, in silenzio e nell’ombra.

Abbiamo visitato quell’oasi di pace della Ferme di Analabe‚ un posto dove ognuno può dare il proprio contributo, dove può ritrovare il contatto con la bellezza della natura e dove c’è spazio di recupero, di progettazione e di incontro.
Proprio qui, una volta all’anno viene organizzato un campeggio di tre giorni con i ragazzi dei vari distretti della parrocchia di Manakara che‚ finalmente‚ possono stare insieme ed essere bambini, imparando attraverso il gioco. E’ stato un privilegio aver condiviso, anche solo per un giorno, questo momento.

La chiesa costruita da don Giovanni Ruozi con l’aiuto della diocesi di Reggio

Abbiamo visto la luce del Signore nella chiesa nuova di Gesù Misericordioso costruita con tanto amore per volere di Don Giovanni. Nonostante la grandezza della chiesa, ci racconta che alla domenica si può far fatica a trovare un posticino per stare insieme alla comunità e al Signore.
Mentre ci parlava, potevamo sentire la sua gioia, il suo averci messo anima e corpo, la sua umiltà e obbedienza per la preparazione del suo ritorno in Italia.

Presto, anche Damiano avrà la possibilità di iniziare il suo percorso lì. Gli mandiamo un forte e caloroso abbraccio, ringraziandolo per il suo essere sempre pronto a fare e per aver condiviso con noi momenti del campo molto forti che ricorderemo con il sorriso sulle labbra.

Infine, pensavamo che…
forse le persone che abbiamo incontrato qui hanno un filo rosso che le collega, una missione comune: camminare mano nella mano con il Signore, facendo rifiorire persone, piante, animali, ridando la vita, essendo sempre alla ricerca, provando a crescere e maturare, tentando poi di accompagnare anche gli altri in questo cammino.
Ringraziamo il Signore per averci dato la possibilità di fare questi incontri che ci interrogano, ci smuovono e ci lasciano tanta speranza.

riunione di gruppo all'ospedale di Ambokala

Non è facile trovare le parole

Non è mai facile per me trovare le parole o anche solo il modo di raccontare cosa significhi trascorrere un pezzetto di vita in questa esperienza.  Ma c’è un gioco che ultimamente propongo durante le cene o i momenti di svago insieme ai volontari italiani CMD e RTM di Manakara, consiste nel quantificare: dare un numero o una quantità a domande piuttosto improbabili… Es Quanti maglioni di lana si possono realizzare con la tosatura di una pecora??

Bene, visto che mi riesce piuttosto bene, ho pensato di dare un po’ i numeri:

riunione di gruppo all'ospedale di AmbokalaSono una decina le attività che si susseguono ad Ambokala, il villaggio terapeutico per riabilitazione mentale, e sono 20 più o meno i malati a cui propongo la ginnastica mattutina il lunedì (al netto di qualche audace pigrone che si riesce ad imboscare e a saltarla). Chi di noi maschietti non ha mai pensato almeno una volta alle superiori di intraprendere la carriera di Professore di ginnastica, beh ragazzi, io ci sono arrivato… ho anche il fischietto!!

Poco distante da Manakara lasciata la strada principale e dopo un paio di km di strada di terra battuta tra le colline troverete Analabe. È prima di tutto una rigogliosa azienda agricola dove trovano lavoro 40 uomini e donne con un passato difficile in cerca di riscatto. Proprio l’altra sera in una “conference call” con alcuni amici d’infanzia mi è stato chiesto quali fossero i mezzi agricoli a disposizione della fattoria… la risposta è stata 80 braccia forti e 2 Zebu (torelli) da tiro. Ma è sbalorditivo cosa possano fare. Capita spesso che sia io l’unico viso pallido in circolazione, ma non immaginatemi passeggiare con il panama e i pantaloni bianchi per le piantagioni di pepe rosa!! Sono fondamentalmente l’ultimo arrivato e come tale al servizio della Farm, mi inserisco dove vi è necessità. Le redini della Farm sono salde nelle sapienti mani di Luciano Lanzoni e dei Servi della Chiesa.
Ora, io non ho ancora capito se Luciano sia un visionario luminare o un folle furioso… fatto sta che diversi saranno i milioni d’Ariari che la Farm perderà in bilancio dopo che mi è stato assegnato il compito di badare alla contabilità.

I due taglialegna malgasci a Manakara

Qui Joseph e Bapasy fare coppia nel taglio della legna. Che c’è di strano in questo duo?? Nulla a parte che Bapasy è un taglialegna completamente ceco e il suo aiutante Joseph un ex malato di Ambokala con interessantissime ipotesi di come si sia formato l’universo. Dovreste vederli lavorare insieme!!

 

6 sono i lavoratori volenterosi che a fine giornata desiderano imparare l’italiano e a cui sto insegnando, prossime allo 0 le possibilità di riuscita.

Una (sporca) dozzina in aumento sono invece i bimbi che frequentano il nuovissimo centro ragazzi nato per dare un riferimento a quei bambini che non ne hanno nessuno come quelli per esempio che vivono al mercato. Il progetto comincia a funzionare e il secondo passo sarà dare una possibilità a questi bimbi, magari reindirizzandoli a scuola. I pomeriggi al centro ragazzi passano veloci, almeno 15 saranno le partite di memory fatte negli ultimi pomeriggi… solo 1 di queste mi ha visto vincitore. In compenso sto diventando un campione di domino!!

Avete una calcolatrice a portata di mano?? Allora prendete il vostro peso (71 Kg il mio) e dividetelo per la vostra altezza (1.75 m) una prima volta, poi una seconda es:   71 : 1,75 : 1,175 = 23,2

Secondo il criterio della Croce Rossa che opera nei carceri in Madagascar se il tuo coefficiente è inferiore di 18,5 sei denutrito, se è al di sotto di 16 sei fortemente denutrito. Io non lo sono affatto, e scommetto anche voi.

Il carcere di Manakara conta ad oggi 673 detenuti, 147 sono i denutriti di questi 16 gravi. Il venerdì mattina posso quindi aiutare le suore Nazzarene di Manakara a distribuire i pasti (finanziati dalla croce rossa) ai detenuti denutriti. Non è un servizio facile, ma devo ammettere che lo apprezzo sempre di più… aiutare in questa distribuzione è anche un pretesto per poter entrare e rendersi conto di alcune situazioni. Non ho intenzione di togliere il sorriso a nessuno per ciò non racconterò cosa ho visto dentro quelle mura e delle situazioni semplicemente indigeribili. A qualche d’ una mi piacerebbe porre rimedio, è stato lampante per esempio accorgersi della quasi totale assenza di acqua a disposizione dei  carcerati. Fortunatamente ho ricevuto i permessi e a breve potremo procedere con la costruzione di un pozzo a disposizione dei detenuti.

Poi c’è Stararano un centro per bambini con ritardi mentali, è una struttura anche in questo caso gestita dai Servi della Chiesa e per quanto sia un bel posto immerso nel verde con dormitorio scuola e tanto spazio per fare attività come l’ allevamento e la coltivazione è situato in un posto piuttosto isolato. I 19 bimbi amano quindi molto ricevere visite, e il venerdì pomeriggio sono felice di trascorrerlo con loro.

La nostra passione è fare i puzzle (anche se non é tutto cosí rapido come si puὸ pensare), e il preferito indiscusso è uno di Biancaneve di 44 pezzi.

E ora un pό di numeri sparsi:

  • 3 i membri volontari (razza Homo sapiens) di cui è composta la mia comunità me incluso, presto perὸ il numero salirà a
  • 46 Orario della mia sveglia.
  • 00 Orario della messa (tranquilli, ce la faccio quasi sempre).
  • 4 almeno sono i secchi d’acqua che ogni mattina vanno attinti al pozzo, purtroppo spesso l’acquedotto infatti chiude i rubinetti.
  • 4 le ruote forate e sostituite… fortunatamente 2  erano della bicicletta.
  • 2 i cicloni tropicali per ora passati, fortunatamente solo di striscio, per Manakara.
  • 1 è il serpente visto ad Analabe e che mi ha terrorizzato.
  • 4 i mesi dal mio ritorno in Madagascar dopo l’anno di servizio civile svolto per RTM.

Non so se sono riuscito a convincervi, ma posso garantirvi che questo è un bel momento di vita, e ringrazio il regista lassù per questo.

P.S.:se a qualcuno fosse venuto in mente che questo “dare i numeri” avesse qualche legame con qualche mia affinità alla matematica si sbaglia… la mia media in questa materia  ai tempi era di poco maggiore al numero dei mesi del mio ritorno.

Lorenzo.

madagascar, le tipiche risaie in campagna

Tra lemuri, orchidee, solidarietà e 50 anni di missione

Ho avuto la fortuna, l’onore e la gioia di far parte della Delegazione diocesana in visita al Madagascar per il 50° della Missione della Diocesi di Reggio Emilia.
Donata Frigerio ha già abbondantemente relazionato sulla Libertà circa le solenni e partecipate celebrazioni nelle varie città dove siamo presenti dal 1967 quando la prima equipe con don Mario Prandi, don Pietro Ganapini, Suor Bernadette, Suor Margherita, e qualche laico sbarcò nell’Isola Rossa.

Raccontare il Madagascar è come leggere un libro di storie, ogni luogo ha i suoi colori caratteristici, le sue tribù con storie e tradizioni millenarie che ancora sopravvivono, la sua natura peculiare e i suoi animali unici ed indimenticabili. Volevo in questa occasione fare un raffronto tra il viaggio che feci quasi 30 anni fa e quello dei giorni scorsi Ma già scendendo all’aeroporto di Ivato con il super traffico di Tananarive, inizio subito a capire che nulla è cambiato nelle condizioni di vita dei malgasci: tutti ancora per strada, bancarelle improvvisate, gente ammassata che aspetta taxi-be, signore che lavano panni nel fiume. Incontro, esattamente come la volta scorsa, tanta gente a piedi, tutti camminano, spesso senza scarpe, tanti bimbi che giocano, le donne, nei loro abiti colorati, in testa portano di tutto, taxi-brousse stracarichi di gente e merce.

Nel 50 anniversario gli zebu tirano ancora i carrettiPoi “strade” (se si possono definire così) dove incrociamo taxi-brousse (pulmini stipati di persone e merci e animali fino all’inverosimile), carretti trainati da zebù, bambini, bambini, bambini… Un proverbio malgascio (ce ne sono tantissimi colmi di sapienza popolare) dice che “la vita è miele (quindi dolcissima) e aloe (quindi amarissima)” e rende veramente l’idea dei contrasti e delle contraddizioni di questa terra malgascia: da una parte le bellezze dell’Isola, forse la più bella del mondo: i primi navigatori che approdarono sulla costa del Nord a Nosy-be pensavano di essersi trovati in Paradiso, dall’esplosione della natura, uno scrigno rimasto intatto per 160 milioni di anni daquando si staccò dal Gondwana, con una flora e una fauna uniche al mondo, poi la bellezza degli abitanti nella pratica dell’ospitalità, dell’accoglienza, della dolcezza, gli sguardi, le strette di mano, i gesti di benevolenza, i volti, i sorrisi di tutti, in particolare dei bambini (credo che fra le decine di viaggi che ho fatto per il mondo, questi siano i sorrisi più radiosi, splendenti, contagiosi che abbia mai visto).

D’altro canto credo che sia anche un Paese tra i più poveri del mondo, con il reddito pro-capite più basso in assoluto, e quindi si avverte subito la durezza, la fatica, la pesantezza del vivere quotidiano che non ha avuto nessun progresso significativo in questi ultimi 30 anni. Tutti i “nostri” progetti reggiani di RTM, del Centro Diocesano Missionario, della Ravinala, delle Case della Carità, dei Servi della Chiesa, sono invece altrettante eccellenze nel Paese, da Bevalala, alle Scuole di don Ganapini e di RTM, a Ambatolampy con la lavorazione dell’alluminio, a MarosoKatra nell’Azienda Agricola con l’inossidabile Giorgio Predieri, ormai malgascio da oltre 40 anni, le scuole di Zanantsika, poi a Manakara la confiturerie, e tutti i progetti seguiti da Luciano Lanzoni pure lui ormai figura storica da oltre 30 anni in Madagascar, l’Ospedale di Ampasimanjeva con il Dott. Martin. Le nostre sono veramente delle “oasi” fortunate, delle opportunità straordinarie, potremmo dire con il Salmista “Venite e vedete le Opere di Dio, Egli ha fatto prodigi sulla terra” rispetto invece al resto del Paese che non decolla, per le vicende politiche, sociali ed economiche che si trascinano fin dall’indipendenza dai francesi nel 1960, per la corruzione, per l’incapacità dei Governi di formulare piani di investimenti per il lavoro, per l’educazione, igiene, scolarizzazione, di trovare soluzioni ai problemi che attanagliano il popolo, per cui il Paese resta un’Isola alla deriva, addirittura dimenticata oltre che dallo Stato, dagli Organismi internazionali, dalla Comunità Europea ecc.

50 anni di madagascar vediamo lavori faticosiE noi occidentali troppo abituati alle comodità, ai comfort, al benessere, restiamo destabilizzati davanti ai mille inconvenienti del viaggio, e percorrendo la strada RN7, l’unica asfaltata (si fa per dire!) del paese, naturalmente non possiamo evitare alluvioni in questa stagione delle piogge che distruggono ponti, creano voragini e costringono a deviazioni, così se in un posto manca l’acqua si è costretti a fare la doccia con il secchio, oppure viene meno la luce o si resta a piedi con il pulmino, tutte cose che ci sono successe.

 

Ci sarebbe proprio da imparare la grande lezione di questo popolo: la pazienza!! Per rivedere i nostri pregiudizi… per rispondere a domande, o magari, farsene altre, interrogativi inquietanti sul nostro stile di vita, sull’individualismo, menefreghismo e indifferenza così diffusi nei nostri paesi Europei e per restituire nome e valore alle cose essenziali e a quanto di superfluo e di inutile ci siamo dati in questa nostra società edonistica e consumistica. Devo dire che i 24 componenti la Delegazione Diocesana, tutti coinvolti in qualche modo nell’ambito Missionario (preti e suore comprese), hanno capito esattamente il senso e l’obiettivo di questo viaggio responsabile e si sono adattati alle condizioni di disagio senza le litanie di lamentele come avviene di solito a casa o nei viaggi ordinari. Visita al Parco Nazionale di Ranomafana. Bellissima ed intricata foresta pluviale a 800 metri di altitudine che ci permette di incontrare i lemuri dorati, i sifaka neri ed una minuscola specie di camaleonti di pochi centimetri. Istituito nel 1991 grazie alla scoperta, qualche anno prima, del lemure dorato del bambù (Hapalemur aureus, una specie a forte rischio di estinzione), il Parco Nazionale di Ranomafana si estende su una superficie di circa 40.000 ettari distribuiti tra colline di media altitudine (800-1200 m) ricoperte da foreste e attraversate da piccoli corsi d’acqua che si gettano nel fiume Namorona. Oltre al lemure del bambù, il parco di Ranomafana è habitat di altre 11 specie di lemuri, tra cui alcuni molto rari e con gravi minacce di estinzione, come il lemure dal naso grigio (Prolemur simus), il maki lanoso (Avahi laniger), il sifaka di Milne-Edwards (Propithecus edwardsi), il lemure dal ventre rosso (Eulemur rubriventer) e l’aye-aye. C’è infine una cosa che mi ha fatto riflettere e lo farà ancor più nei giorni seguenti, in questo panorama di luce e ombre, di ricchezza e di povertà, di miseria e di dignità: quel piccolo seme gettato il 23 Novembre dl 1967 in quella terra benedetta ha germogliato e fruttificato: 15 Case della Carità , 63 Suore, 7 Novizie, 7 novizi fratelli, un centinaio di Servi della Chiesa, e tutti i progetti RTM-CDM-Ravinala che hanno impegnato centinaia di volontari laici: sembra proprio che Dio voglia provocare la nostra Chiesa Reggiana, dove avviene il fenomeno inverso, calo di vocazioni, chiusura di Case della Carità, Messe e Sacramenti disertati .. e c’è da ringraziare il Vescovo Massimo per aver deciso di inviare due Sacerdoti giovani – Don Simone e Don Luca – nonostante le difficoltà che si creano in Diocesi per la cronica mancanza di preti: ma la ricchezza straordinaria che viene dallo scambio con Chiese sorelle chiede che si continui in questa avventura sicuri che Dio non mancherà di benedire, di colmare di grazie e di abbondantissimi frutti, gli sforzi di chi spende qualche anno o tutta la vita al servizio della Missione. Ricordiamo perciò, pieni di gratitudine, chi ci ha preceduto ed ha tracciato la strada di questo cammino meraviglioso che vede ancora oggi comunione e unità di azione tra sacerdoti, religiosi e laici. Si tratta di una formula e un modello esemplare che sarebbe prezioso da applicare anche alle nostre Unità Pastorali, che spesso non cercano di unire risorse, energie, opportunità ma continuano nella resistenza della propria individualità parrocchiale campanilistica invece di avere uno sguardo più lontano e lungimirante.
Grazie Roberto Soncini del CDM per averci guidato con tanta pazienza (davvero malgascia!!) sapienza e competenza nel nostro Pellegrinaggio.

Correggio, 3 Dicembre 2017 1° Domenica di Avvento

Enos Rota