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riunione di gruppo all'ospedale di Ambokala

Impressioni sulla visita di Papa Francesco

La vista di Papa Francesco in Madagascar insieme alla storica partecipazione alla coppa d’africa della nazionale, sono stati sicuramente i due eventi dell’anno. Perché, ed è facile da intuire, per un popolo di isolani tra le ultime economie del mondo il timore di essere dimenticati dal resto del creato è grande. Va di pari passo quindi che tutto quello che accende i riflettori del mondo verso l’isola rossa per i malgasci la priorità diventa dare il massimo per fare bene.

L’unione nazionale supera le divergenze o le incomprensioni che a volte ci sono tra le religioni, e così il “Papa Ray Masina” (il santo padre) non lo aspettava solo il 20% della popolazione, i cattolici, ma letteralmente tutti quanti, perché il Papa sarebbe stato ed è il Papà di tutti.

Vi faccio un esempio: la spianata dove si è tenuta la messa in capitale battezzata “Soamandrakizay” (nome un po’ difficile da pronunciare, lo so, ma con un bellissimo significato secondo me perché letteralmente significa “il bene per sempre”), questo terreno dicevo appartiene per una parte alla diocesi e per una parte ad un uomo d’affari di fede islamica che lo ha dato per l’occasione in concessione al vescovo.

Io ho avuto la possibilità di partecipare a questa grande e calorosa accoglienza collettiva di Francesco con un ruolo privilegiato, ovvero accompagnando la seconda troupe di TV 2000. Non strettamente al seguito del Papa quindi ma anticipandolo nei suoi incontri e cercando di cogliere quello che i suoi interlocutori stavano provando prima o dopo il suo arrivo.

A stupire subito Maurizio ed Emiliano, giornalista ed operatore di TV2000 che il Papa lo seguono in tanti suoi viaggi, è stato vedere come la città di Antananarivo fosse “addobbata” per l’occasione. Con: striscioni bianchi e gialli appese ai lampioni, poster di Papa Francesco affissi ad ogni angolo (alcune foto (le mie preferite) photoshoppate dove a Francesco veniva tolta anche qualche ruga) manifesti con il Santo Padre con scritte di ben venuto in tante lingue, bandierine in vendita un po’ ovunque e bandiere vere e proprie del Vaticano e del Madagascar sventolare accanto sugli edifici. Mi dissero che non è sempre così, soprattutto in Europa, l’arrivo del Papa nelle città capita passi un po’ inosservato. Magari i malgasci questa volta avranno un po’ esagerato ed il neo presidente non ha badato a spese (e questo indubbiamente può far riflettere vedendo tante mancanze alla popolazione), ma è anche vero che il Papa tornava dopo 30 anni da Papa Giovanni Paolo II e il “calore” non si poteva solo far percepire ma si doveva anche far vedere!!

E il Papa questo calore lo ha visto sentito e ricambiato, pensate che ha voluto raggiungere quasi tutte le sue diverse mete a bordo della papamobile (cercatela in internet, è la macchina prodotta in Madagascar attrezzata a papamobile, merita) questo per dare la possibilità a tutti di poter vere, di potersi sentire parte… e il Papa, con i suoi 82 anni sempre in piedi a salutare i fedeli. Se è stata una emozione per me vederlo passare, dopo essere già stato a Roma ecc ecc… chissà cosa ha significato per un malgascio. E tutto questo in una città costantemente congestionata dal traffico, con una viabilità insufficiente per il volume di mezzi e persone che la percorrono. Ma l’organizzazione è stata devo dirlo impeccabile; la gendarmeria vaticana, quella malgascia, la polizia e l’esercito hanno compiuto un piccolo miracolo rendendo tutto semplicemente funzionate e sicuro. Niente da fare, questa gente non smetterà mai di stupirmi.

Il momento più partecipato è stata sicuramente la messa la domenica a Soamandrakizay, il luogo nella prima periferia fisicamente fino a pochi mesi fa non esisteva, le risaie sono state ricoperte di terra da riporto, terra rossa che non avendo avuto tempo per compattarsi al meglio con il costante vento di quei giorni si è asciugata divenendo poi finissima polvere che il vento alzava e spargeva ovunque. La cosa simpatica è che al termine della messa nel pomeriggio rientrando verso casa dall’ altra parte della città era ben riconoscibile chi era stato a Soamandrakizay, semplicemente perché eravamo tutti letteralmente impanati di polvere rossa!!

La cosa meno simpatica è stata affrontare quella “tempesta” la mattina. Pensate però, sono state stimate un milione di persone, mai in questo paese si era visto un numero tanto grande. E nonostante la polvere il vento, il freddo della notte e lo scarso equipaggiamento medio per partecipante hanno iniziato la veglia il sabato sera, continuato a cantare tutta la notte, per arrivare alla celebrazione della messa la domenica mattina.

Papa Francesco è un trascinatore, e ci ha regalato proprio una bella messa. A colpire è stata sicuramente l’omelia, dove il Santo Padre non ha usato mezzi termini nel condannare atteggiamenti come la cultura del privilegio e i favoritismi, in una parola corruzione. Quest’ultima è una piaga particolarmente grave e antica per il paese, non c’è tra le principali cause di blocco allo sviluppo della nazione. L’ attenzione che ha Papa Francesco di parlare ai potenti dei più piccoli per i più piccoli mi rincuora sempre.

Una sola ammonizione è stata fatta dai malgasci con cui ho avuto modo di chiacchierare nei giorni seguenti questo grande evento indimenticabile: la messa con le sue due ore scarse è durata troppo poco per gli standard quaggiù!!

Dovete sapere in fine di un ultimo regalo del destino o per meglio dire della provvidenza, io e Chiara, altra volontaria e interprete titolare per TV2000, durante la comunione siamo stati ripresi dalla regia internazionale e mandati per pochi istanti in mondo visione. Quante probabilità c’erano in quel mare di gente?? Ma non è tanto il fatto in se, il regalo è stato quello di essere stati visti da tanta gente anche di Manakara, la città in cui vivo ora, e così dal meccanico di biciclette all’impiegato dell’ufficio di RTM, dai malati del centro psichiatrico ai bimbi di strada, dalla venditrice fidata di banane fritte alla cuoca del ristorantino dietro casa non so come ma siamo stati riconosciuti!!

Il regalo è stato rincontrare queste persone e sentirsi dal loro entusiasmo per qualche bizzarra “proprietà transitiva umana” di essere stato una specie di loro inviato, non so se sono riuscito a rendere l’idea…

E poi puntuale la domanda delle domande: ma allora i malgasci sono stati all’altezza oppure “AFA-BARAKA” (disonorati, che c’è da vergognarsi)?

Be di cuore posso e possiamo rispondere che no, assolutamente niente AFA-BARAKA!!

Un grande grazie a Papa Francesco.

Lorenzo.

La distribuzione del pranzo pasquale in carcere

Buona Pasqua in carcere a Manakara

Buona Pasqua!!

Va bhè dai, cosa saranno mai quasi 3 settimane di ritardo?? Tanto tutto è relativo…

E poi, se vogliamo essere creativi, io Pasqua l’ ho festeggiata anche venerdì scorso, e se badiamo a quella il mio ritardo si riduce 😉

Venerdì  26 marzo infatti, grazie al supporto tecnico e culinario delle suore nazzarene di Manakara e al benestare del nuovo direttore del carcere è stato possibile organizzare un sakafo lehibe ovvero un grande pranzo di Pasqua per tutti i detenuti.

Chi conosce un pochino cosa sto combinando in Madagascar forse sa del mio interessamento per  i carcerati di Manakara,  questo perché le condizioni in cui vivono sono semplicemente inaccettabili.

CLa distribuzione del pranzo pasquale in carcereosì per i quasi 700 uomini e per la quarantina di donne (con addirittura qualche bimbo) abbiamo organizzato una bella messa di Pasqua e a seguire riso e spezzatino di manzo per tutti!!

Un valore aggiunto alla giornata lo ha dato il vescovo Gaetano della nostra diocesi di Farafangana di passaggio a Manakara. In vescovo, è stata davvero una grazia inaspettata e ha saputo trovare parole davvero di padre per i carcerati.

Ora, nutrire lo spirito va bene, ma serviva anche nutrire la pancia e fino a metà pomeriggio è stato distribuito un abbondante pasto proprio a tutti!!

Di più, forse dalle foto non lo si comprende così bene, ma una delle forme di degrado che per primo salta all’occhio sono le condizioni logore degli indumenti dei detenuti… sporchi o spesso strappati  se non del tutto assenti.

Ebbene, grazie alle generose offerte giunte dall’ Italia oltre al pranzo è stato possibile regalare ad ognuno non un uovo di cioccolato, non una semplice maglietta ma ben si una più resistente polo!!

Vedere tutti quei ragazzi scartare il pacchetto di giornale e trovarci dentro la polo, vederli contenti indossarla subito (rigorosamente con il colletto alzato, perché siamo poi sempre in Africa) è stata forse la soddisfazione più grande!!

Le donne invece hanno avuto un vestitino e i loro bimbi una palla, e anche li che ridere.. sospetto infatti che vivendo con la mamma in carcere e non essendo ancora verosimilmente mai usciti non conoscono molte cose del mondo. Tanto meno i giocattoli.. è stato bello vedere l’approccio con la palla colorata. L’ istinto e la curiosità hanno fatto il resto.

È stata insomma una giornata speciale penso davvero per tutti, e poi mi sbilancio a dire che uno delle peggiori carceri del Madagascar (uno degli ultimi Stati al mondo per ricchezza) almeno per un momento ha avuto i carcerati più felici (ed eleganti) che si possa immaginare.

In allegato qualche foto “rubata” perché dovete sapere che non è possibile fotografare all’interno delle mura del carcere. Queste foto sono state fatte da un sacerdote missionario polacco in Madagascar da una vita ed invitato alla Messa, lui ha potuto!!

Domenica  arriverà un dentista italiano in pensione, il nostro obbiettivo sarà visitare e curare tutti i carcerati di Manakara… vi farò sapere com’è andata 😉

Intanto un saluto da quaggiù e buona Pasqua

Lorenzo.

Manakara, una missione comune

Qui a Manakara abbiamo frequentato la lezione di sport del lunedì con gli ospiti dell’ospedale psichiatrico di Ambokala.

Ginnastica con gli ospiti dell’ospedale di Ambokala

Lorenzo ci ha saputo accompagnare con leggerezza di cuore e ironia facendoci muovere i muscoli, non solo fisici, in sintonia.

 

 

 

 

 

Insieme a Giulia e Chiara abbiamo costruito ponti e strade di speranza, abbiamo respirato il profumo dell’Oceano Indiano, ricevendo così il grande regalo di poter fermarci a contemplare la bellezza dell’infinito e della creazione.

 

Panorama dell'Oceano Indiano a Manakara

 

La Confiserie di Manakara

Abbiamo assaggiato le marmellate vendute nel negozietto della diocesi di Reggio a Manakara, dove si commerciano caffè, saponi, olii essenziali, miele e tanti altri prodotti, frutto del lavoro di donne, altrimenti disoccupate.

 

 

 

 

 

 

 

Abbiamo visitato l’ufficio e il centro culturale di RTM. Ora ci lavorano Enrico e Tania che ci hanno parlato delle difficoltà che incontrano nel provare a cambiare le cose in profondità e nel ricevere finanziamenti per continuare a lavorare con le autorità malgasce su temi di grande importanza.

Abbiamo avuto la possibilità di accompagnare i volontari di RTM a fare una sensibilizzazione sulla cura della malattia della lebbra in un villaggio qualche chilometro più in là, dove ci siamo fatti prendere dai sorrisi e dalla gioia contagiosa dei bambini incontrati.

Giochi con i bambini nel villaggio

Abbiamo conosciuto Luciano che ci ha parlato dei suoi progetti e della sua vocazione, che ci ha trasmesso il senso dell’esserci sempre per gli altri, con umiltà, in silenzio e nell’ombra.

Abbiamo visitato quell’oasi di pace della Ferme di Analabe‚ un posto dove ognuno può dare il proprio contributo, dove può ritrovare il contatto con la bellezza della natura e dove c’è spazio di recupero, di progettazione e di incontro.
Proprio qui, una volta all’anno viene organizzato un campeggio di tre giorni con i ragazzi dei vari distretti della parrocchia di Manakara che‚ finalmente‚ possono stare insieme ed essere bambini, imparando attraverso il gioco. E’ stato un privilegio aver condiviso, anche solo per un giorno, questo momento.

La chiesa costruita da don Giovanni Ruozi con l’aiuto della diocesi di Reggio

Abbiamo visto la luce del Signore nella chiesa nuova di Gesù Misericordioso costruita con tanto amore per volere di Don Giovanni. Nonostante la grandezza della chiesa, ci racconta che alla domenica si può far fatica a trovare un posticino per stare insieme alla comunità e al Signore.
Mentre ci parlava, potevamo sentire la sua gioia, il suo averci messo anima e corpo, la sua umiltà e obbedienza per la preparazione del suo ritorno in Italia.

Presto, anche Damiano avrà la possibilità di iniziare il suo percorso lì. Gli mandiamo un forte e caloroso abbraccio, ringraziandolo per il suo essere sempre pronto a fare e per aver condiviso con noi momenti del campo molto forti che ricorderemo con il sorriso sulle labbra.

Infine, pensavamo che…
forse le persone che abbiamo incontrato qui hanno un filo rosso che le collega, una missione comune: camminare mano nella mano con il Signore, facendo rifiorire persone, piante, animali, ridando la vita, essendo sempre alla ricerca, provando a crescere e maturare, tentando poi di accompagnare anche gli altri in questo cammino.
Ringraziamo il Signore per averci dato la possibilità di fare questi incontri che ci interrogano, ci smuovono e ci lasciano tanta speranza.