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Manakara, una missione comune

Qui a Manakara abbiamo frequentato la lezione di sport del lunedì con gli ospiti dell’ospedale psichiatrico di Ambokala.

Ginnastica con gli ospiti dell’ospedale di Ambokala

Lorenzo ci ha saputo accompagnare con leggerezza di cuore e ironia facendoci muovere i muscoli, non solo fisici, in sintonia.

 

 

 

 

 

Insieme a Giulia e Chiara abbiamo costruito ponti e strade di speranza, abbiamo respirato il profumo dell’Oceano Indiano, ricevendo così il grande regalo di poter fermarci a contemplare la bellezza dell’infinito e della creazione.

 

Panorama dell'Oceano Indiano a Manakara

 

La Confiserie di Manakara

Abbiamo assaggiato le marmellate vendute nel negozietto della diocesi di Reggio a Manakara, dove si commerciano caffè, saponi, olii essenziali, miele e tanti altri prodotti, frutto del lavoro di donne, altrimenti disoccupate.

 

 

 

 

 

 

 

Abbiamo visitato l’ufficio e il centro culturale di RTM. Ora ci lavorano Enrico e Tania che ci hanno parlato delle difficoltà che incontrano nel provare a cambiare le cose in profondità e nel ricevere finanziamenti per continuare a lavorare con le autorità malgasce su temi di grande importanza.

Abbiamo avuto la possibilità di accompagnare i volontari di RTM a fare una sensibilizzazione sulla cura della malattia della lebbra in un villaggio qualche chilometro più in là, dove ci siamo fatti prendere dai sorrisi e dalla gioia contagiosa dei bambini incontrati.

Giochi con i bambini nel villaggio

Abbiamo conosciuto Luciano che ci ha parlato dei suoi progetti e della sua vocazione, che ci ha trasmesso il senso dell’esserci sempre per gli altri, con umiltà, in silenzio e nell’ombra.

Abbiamo visitato quell’oasi di pace della Ferme di Analabe‚ un posto dove ognuno può dare il proprio contributo, dove può ritrovare il contatto con la bellezza della natura e dove c’è spazio di recupero, di progettazione e di incontro.
Proprio qui, una volta all’anno viene organizzato un campeggio di tre giorni con i ragazzi dei vari distretti della parrocchia di Manakara che‚ finalmente‚ possono stare insieme ed essere bambini, imparando attraverso il gioco. E’ stato un privilegio aver condiviso, anche solo per un giorno, questo momento.

La chiesa costruita da don Giovanni Ruozi con l’aiuto della diocesi di Reggio

Abbiamo visto la luce del Signore nella chiesa nuova di Gesù Misericordioso costruita con tanto amore per volere di Don Giovanni. Nonostante la grandezza della chiesa, ci racconta che alla domenica si può far fatica a trovare un posticino per stare insieme alla comunità e al Signore.
Mentre ci parlava, potevamo sentire la sua gioia, il suo averci messo anima e corpo, la sua umiltà e obbedienza per la preparazione del suo ritorno in Italia.

Presto, anche Damiano avrà la possibilità di iniziare il suo percorso lì. Gli mandiamo un forte e caloroso abbraccio, ringraziandolo per il suo essere sempre pronto a fare e per aver condiviso con noi momenti del campo molto forti che ricorderemo con il sorriso sulle labbra.

Infine, pensavamo che…
forse le persone che abbiamo incontrato qui hanno un filo rosso che le collega, una missione comune: camminare mano nella mano con il Signore, facendo rifiorire persone, piante, animali, ridando la vita, essendo sempre alla ricerca, provando a crescere e maturare, tentando poi di accompagnare anche gli altri in questo cammino.
Ringraziamo il Signore per averci dato la possibilità di fare questi incontri che ci interrogano, ci smuovono e ci lasciano tanta speranza.

Volontari in Madagascar: due nuovi giovani

Due giovani volontari si stanno preparando a partire per il Madagascar quest’estate. Sarà il Vescovo Massimo Camisasca a conferire loro il mandato missionario il prossimo giovedì 31 maggio in occasione della Festa del Corpus Domini che si celebrerà a Reggio Emilia.  Appuntamento quindi in Cattedrale alle ore 19 per la celebrazione della S. Messa, cui seguirà la processione sino in Ghiara.

Ilaria Squicciarini, 19 anni, catechista ed educatrice della parrocchia di Montecavolo, maturanda in Scienze umane al liceo Matilde di Canossa, andrà ad Ampasimanjeva. Per un anno si occuperà dei bambini seguiti dalla Fondation Médicale attraverso la Scuola “Papillon”, che effettua attività ludiche e scolastiche.

Damiano Galavotti, 21 anni, di Carpi, educatore ACR della parrocchia di Sant’Agata della sua diocesi. Ha già toccato la terra malgascia in occasione di due campi di lavoro e ora vi ritornerà per restarci un anno, svolgendo servizio a Manakara, presso la Fattoria Agricola “Saint Francois d’Assis” di Analabè.

Gli abbiamo chiesto di raccontarsi, per conoscerli più da vicino.

una sorridente Ilaria

“Mi chiamo Ilaria, abito in un paesino che per me rappresenta il centro del mondo, Montecavolo. Le mie giornate si dividono tra stalla (dove mi occupo prevalentemente di mucche) e Case della Carità, che frequento in gran parte del mio tempo libero. So che non è proprio da tutte le ragazze della mia età avere queste aspirazioni, ma uno dei miei sogni più grandi è quello di gestire un’azienda agricola oltre ad avere una famiglia numerosa. Tra i grandi progetti che ho nel cuore, c’è anche quello di iscrivermi all’Università e studiare per crearmi un futuro che si basa sul sociale e sui bambini.

La possibilità di andare in missione è sempre stata nella mia testa, fin da quando ero bambina, poi è cresciuta frequentando le Case, infine si è fatta più chiara e seria parlando con una persona a me cara che mi ha incoraggiata e spronata a vedere oltre i limiti che mi creavo. In realtà, non ho deciso io di partire per il Madagascar, le mie idee erano ben altre. Inizialmente ero molto attratta dal Brasile ed era quasi diventata una fissazione; però poi la vita è imprevedibile ed il Signore ci sottopone a delle scelte e a delle occasioni che vanno prese così come sono, senza farsi domande, perché Lui le ha progettate giusto per noi. Quindi, sì, andrò in Madagascar per un anno intero svolgendo il servizio che mi è stato chiesto. Non so cosa aspettarmi da questa esperienza. Ho molte preoccupazioni, so che non mancheranno difficoltà e complicazioni da affrontare, sarò però pronta a trovare tutte le risposte di cui ho bisogno. Mi lascerò stupire da ogni minima cosa, mettendomi a disposizione di ciò che avrò davanti. In fondo, in missione si fa quello di cui c’è bisogno, ed io sono pronta a farlo.

Le motivazioni della partenza nel corso del tempo crescono e cambiano. In certi momenti la motivazione è così grande che mi fa mettere in discussione tutto ciò che mi circonda.  Dato che la partenza si avvicina, ai miei amici vorrei solo dire: grazie. Grazie per avermi capito e per non avermi giudicata, perché so che al giorno d’oggi non è proprio una scelta facile da prendere. Mi auguro di ritrovarli al mio fianco tra un anno, perché certi legami sfidano il tempo e la distanza”.

Ilaria Squicciarini

 

Un sorridente Damiano

“Mi chiamo Damiano, abito nella campagna carpigiana con la mia famiglia e mi sono diplomato presso l’ITIS di Carpi in “Elettronica ed Elettrotecnica”. Spero un giorno di trovarmi un lavoro che mi soddisfi e sogno per il futuro di crearmi una famiglia tutta mia.

L’esperienza di mio padre, che è stato in missione per diversi anni e in diversi Paesi, e quella dei miei zii che lavorano per Reggio Terzo Mondo, mi ha aiutato ad avvicinarmi al mondo missionario e a maturare la scelta di partire. Era il 1982 quando mio padre partì la prima volta per il Madagascar come obiettore di coscienza (con RTM) in alternativa al servizio militare. Io ci sono andato due volte, per periodi brevi: sia nel 2016, accompagnando mio zio per svolgere lavori di manutenzione nella capitale, Antananarive, e nel 2017 a Manakara, una cittadina a Sud-Est del Madagascar che si affaccia sull’Oceano Indiano. E, come si suol dire, non c’è due senza tre… A parte gli scherzi, penso che il fatto di tornare una terza volta e fare un periodo più lungo sia un modo per vivere a pieno la missione. Vedo questa opportunità come un modo di mettermi alla prova. E da questa esperienza mi aspetto di tornare cambiato, più responsabile, più consapevole dei miei limiti e delle mie qualità.

Penso che queste esperienze di servizio possano fare solo un gran bene, perché t’insegnano a vivere con l’essenziale. Auguro quindi a chiunque ne avesse la possibilità… di non avere paura di osare”.

Damiano Galavotti