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Madagascar bambini

Vaovao dal Madagascar!!

Ciao a tutti amici, in questo mese la mia attenzione e i miei pensieri si sono focalizzati maggiormente sui bambini.  

A scuola (centro papillon) dove presto il mio servizio, dai malati di Tbc, per strada, in ospedale.. Sono tanti i momenti che condivido con i bimbi. 
Ah, i bambini.. Certe volte mi fermo a guardarli in silenzio, SONO COSÌ BELLI, e sono anche buffi da vedere. Certo sono bambini comuni, ma sono speciali, perché cresciuti con consapevolezze, esempi e certezze completamente diverse dalle nostre occidentali. Stando con loro sì percepisce la loro grande gratitudine nel avere qui accoglienza e punti di riferimento. Sono così spontanei, semplici, si a accontentano davvero del niente e sembrano non farci caso a tutto ciò che riguarda guarda l’aspetto estetico delle cose. Vestiti strappati, rovinati, a piedi nudi, nel fango, sporchi di terra che corrono di qua e di là, risultano così belli, così tanto da attirare la mia attenzione su cose più semplici.
Così da mettere in discussione il mio concetto di ‘ normalità’. Da quando sono qui la mia normalità è diventata la loro, certi comportamenti, certe stranezze che notavo all’inizio e che mi lasciavano a bocca aperta, adesso per me sono quotidianità. Amo i miei bimbi, sono loro che giorno dopo giorno mi insegnano quanto sia bello stare al mondo in maniera così semplice. MoltoMadagascar bambini spesso gente che mi conosce dice di me  che  sono una persona coraggiosa, in realtà non penso proprio di esserlo.. anzi.
Ho preso una decisione, ovvero cambiare un po’ la mia vita e spendere del tempo in tranquillità e trovare una pace interiore. Qui ho stretto legami che non si spezzeranno mai, ad ampa ho aperto il mio cuore , qui le persone che amo devono lottare un po’ di più per riempire lo stomaco e per arrivare a fine giornata. Ma sono persone normali esattamente come tutti, e hanno tanto da insegnare.

Può sembrar strano per voi, ma sto bene e sono tanto felice, mi sento a casa. 

A quasi un anno dal mio arrivo qui in Madagascar, desidero posticipare il mio rientro di un po’.. consapevole che certo, i momenti di difficoltà ci sono stati e a volte ci sono ancora., come è normale che sia.. Ma so che ora sono in grado di affrontarli in maniera diversa perché c’è qualcuno che mi indica giorno dopo giorno la giusta strada. 
Grazie per continuare aMadagascar bambini leggermi, per rivolgermi piccole attenzioni anche da qui! 

È bello ricevere affetto! 

Veloma!

Un grande abbraccio a tutti, buona estate! 

Vi auguro di trovare un piccolo angolo di paradiso, così come Ampa lo è per me. 

Ila                          

 

Siamo agli sgoccioli…

Ormai siamo alla fine dei 5 mesi qui.
Abbiamo finito un periodo in cui eravamo divise, cioè che io, Marta, ho fatto due settimane ad Uttan e nel mentre la Silvia le passava a Versova e dopo abbiamo cambiato, io sono andata a Versova e la Silvia è andata ad Uttan.

È stato utile, ma molto difficile, essere divise perché ci ha aiutato ad essere più forti e responsabili sulle scelte che facciamo tutti i giorni.
Inoltre siamo riuscite ad avere più confronto con le suore anche se è molto difficile per la lingua e per il modo di pensare.

In questi mesi ho riflettuto sulla mia vita e su quello che vorrei fare in futuro.
Per questo ringrazio chi ha permesso di farmi fare questa esperienza perché mi ha fatto cambiare alcuni aspetti della vita.
Per esempio essere più sicura di me stessa e di fidarmi delle persone che ho di fianco perché loro, in un qualche modo, mi aiutano a crescere ed essere più responsabile per me e per chi si fida e affida a me.

Non vediamo l’ora di arrivare a casa per raccontare questa nostra esperienza agli altri.

Marta e Silvia

Lettera Giulia maggio 2019

E’ tutta una questione di fiducia

18/05/19

E’ tutta una questione di fiducia.
Penso sia questa la ragione per cui sono ancora qui.
Credo di essere una persona dalla fiducia facile, se si può dire, mi fido da subito delle persone e la probabilità di prendere delle incantonate è alta.
Sentivo il senso di colpa per non avere ancora scritto, ma avevo un po’ di confusione in testa e non sapevo come mettere in fila i pensieri.

Sono tornata in Italia e ho visto con i miei occhi quanto teniate anche voi a questa missione, inizio un po’ di più a capire cosa voglia dire partire a nome di una comunità. Dopo un mese lì so di avere le spalle coperte, ne ho avuto la dimostrazione, ognuno c’è stato, c’è e ci sarà a modo suo e questo mi rassicura molto, soprattutto nei momenti un po’ più bui. Voi avete dato fiducia a me, io ho dato fiducia a voi e non posso fare altro che dare fiducia agli altri, anche un po’ ingenuamente, ma voglio comunque farlo.

Mi sono detta tante volte e l’ho detto anche agli altri che non sarebbe stata la stessa cosa tornare qui, ma in fondo non ci avevo mai creduto veramente, mi chiedevo effettivamente cosa sarebbe
potuto cambiare: le persone sarebbero state più o meno le stesse, i luoghi anche e io, sono sempre io, non so spiegarvi che cosa ma, in realtà, qualcosa è cambiato veramente, non riesco a capirlo,
forse più avanti mi sarà più chiaro.

Sabato 11 abbiamo fatto un piccolo ritiro e rispondendo a qualche domanda sono riuscita a mettere un po’ in fila alcuni pensieri.

<< In qualunque casa entriate prima dite: “Pace a voi!” >> Lc 10,5

Da qui le domande:
– Quali sono i luoghi dell’annuncio?
– Cosa vuol dire andare nelle case?
– Qual è la mia ricompensa?
– Come faccio a capire che è ora di passare in un altro luogo?
– Come e dove riconosco che il regno di Dio è vicino? 

Penso che qualunque luogo sia luogo di annuncio a patto che si porti bene e gioia. Annunciare per me vuol dire portare del bene e con bene intendo vestiti, cibo, medicine, un sorriso, l’ascolto o la
semplice presenza, insomma tutto ciò che si ha da donare in quel momento. Non so bene come spiegarlo ma io lo sento se sto portando del bene o no, credo di riuscire a capire se la mia presenza
in un luogo o in una situazione è positiva o negativa e anche con il riscontro degli altri capisco se sto portando del bene.
lettera Giulia maggio 2019 (2)


Nel mio caso penso che andare nelle case significhi confrontarmi con le persone, parlare con loro, scoprire come vivono, lasciandomi consigliare, fidandomi di loro con il rischio di essere presa in giro.
È per questo che dico che è tutta una questione di fiducia, perché qui sono tante le situazioni in cui le cose non vanno proprio come avevo pensato, soprattutto con le persone di cui mi fido, ma quando le cose funzionano e quando capisco che la fiducia che ho nell’ altro e il bene che provo a trasmettergli è reciproco, è proprio lì, in quel momento che io mi sento ricompensata, quando le persone sono felici e io sono felice con loro allora mi sento appagata e tutte le incantonate prese fino a quel momento spariscono.
Quando è ora di cambiare luogo? Penso di sentirlo, come dicevo all’ inizio, quando il mio apporto è negativo o non necessario e di conseguenza anche i momenti in cui mi sento ricompensata sono
pochi o nulli è ora di andare. Quando non sarò più disposta a mettermi in gioco o a dare fiducia alle persone, allora saprò di non poter dare più un apporto positivo. Anche qui penso che la fiducia giochi un ruolo chiave, finché avrò voglia di provarci nonostante le cadute e i pali in faccia allora non sarà ora di andare. Come fanno alcune persone ad annunciare e avere fiducia nelle persone nello stesso luogo per tanto tempo? Forse la loro chiamata è molto chiara e forte oppure hanno la forza e la capacità di amare e di perdonare le persone che io ancora non ho e che invidio molto. È proprio in queste persone che vedo il regno di Dio, in tutte quelle persone che ci riprovano, non mollano, perdonano e tornano ad avere fiducia nelle stesse persone.

Mi piacerebbe essere in grado di farlo un giorno, la strada è ancora lunga ma per il momento posso lavorarci!

Ciao ciao,
Giulia

lettera Giulia maggio 2019 (3)