Lettera di don Gianchi – Pasqua 2025
Jandira – Pasqua 2019
Carissimi amici e carissime amiche,
Quindici giorni fa ho potuto inginocchiarmi e pregare sul Santo Sepolcro in Gerusalemme. Una mescolanza di fede e di emozioni, di ricordi, di racconti, di storie… mi ha strappato qualche lacrima. Sono uno dei pochi al mondo che crede che quel Gesú, che avevano messo lí dentro con una pietra sopra, è Risorto ed è vivo e presente in tutti noi, specialmente fra i più poveri, scartati e crocifissi.
Proprio così, sono stato nella Terra Santa, grazie ad un amico che mi ha regalato biglietto e permanenza per 7 giorni a Gerusalemme. Un sogno che avevo smesso di sognare… e che si è rivelato al di là delle aspettative.
Sarebbe troppo lungo scrivere qui sui problemi di quelle terre. Sono stato anche in un Kibutz ai confini della Striscia di Gaza. Mi sentivo un po’ a Sarajevo (ma dalla parte contraria!) durante la guerra della Bosnia. Mi ha fatto molto bene percorrere i luoghi e le strade che Gesù ha percorso, i campi di cui Gesù ha parlato nelle sue parabole. La Galilea è bella, la pianura è piena di verde e le colline sono dolci, ricoperte di pascoli recintati da muri di pietra da migliaia di anni.
Pensavo che la grotta fosse solo il luogo della nascita di Gesù a Betlemme (ancora visibile) ma a Nazareth, ora città, ai tempi di Gesù non c’erano case né casettine. Vivevano tutti nelle grotte scavate in questa pietra calcarea che copre la regione. Cioè, Maria, Gesù e Giuseppe vivevano in una caverna. La bottega di Giuseppe era una caverna. Erano i pochi signori che avevano le case con muri di pietra. “Il figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” non era un modo di dire, era una realtà. È spontaneo pensare alle Beatitudini come una vita che Gesù ha vissuto, non è “Beati voi poveri”, ma Gesù poteva proprio dire: “Beati noi poveri…”
Poi son tornato a casa e la realtà mi ha subito “inondato”! il Tabor con la luce della Trasfigurazione era finito e son cominciati subito i grattacapi, come grandine d’estate.
Un grosso albero (Painera) è caduto sul tetto dell’asilo, sfondando il refettorio e due aule. Grazie a Dio di notte, quando non c’era nessuno.
Il Comune ci ha mandato una multa di 5.000 euro perché al John Caneparo il marciapiede è pieno di immondizie che… i vicini gettano lì di giorno e di notte da decine di anni.
Triste è anche la notizia che la Cooperativa di Riciclaggio, che è situata tra la favela e la sede della Caritas, abbia ricevuto l’ordine di sfratto dal Comune di Itapevi e che ora devono cercarsi un altro luogo dove ristrutturarsi.
Eduardo, uno dei 7 figli della Jaciara, è tornato qui dopo un lungo periodo in prigione e altrettanto sulla strada. Ha depositato qui i suoi “bagagli”, ha mangiato, e poi è partito dicendo: “Più tardi vengo qua a dormire”.
Naturalmente è malato mentale (schizofrenico) ed ha bisogno di un ricovero dove abbia anche un accompagnamento medico. Zezinho, ex consigliere comunale, si è preso l’impegno di andare in Comune, presentare il caso all’Assistenza Sociale, all’Ufficio Sanitario, e anche al Sindaco… ha ricevuto solo dei “no” e risposte come “il Comune non è in grado di assumere questi casi ecc”. Cioè, il sistema sociale è completamente fallito, i problemi sociali non hanno più il diritto di esistere. Per fortuna la madre, Jaciara, è venuta da Rio de Janeiro a prendersi il figlio e portarselo a casa; ma anche lei non ha casa, vive in una stanza prestatale da un’amica…
I nostri asili, sempre con un migliaio di bambini e più di un centinaio di dipendenti, funzionano a pieno ritmo. C’è sempre un problema o l’altro ma la struttura Caritas Jandira e la sua organizzazione riescono a far fronte… GRAZIE agli aiuti che provengono dalla Onlus di Roma, dai Centri Missionari di Reggio Emilia e di Bolzano, GRAZIE a tanti amici che ci sostengono con le varie offerte e con l’impegno dell’adozione a distanza.
Qui in Brasile i poveri aumentano… e noi lo vediamo nei bambini, nei vestiti che indossano, nella fame che hanno, nei pidocchi… siamo in campagna di igiene ma ora abbiamo bambini che arrivano all’asilo con la testa ferita di tanti pidocchi che cadono anche nel piatto quando si inclinano per mangiare.
Secondo i sondaggi di opinione presentati nei giornali e televisioni, il 30% della popolazione brasiliana è a favore di Bolsonaro e il 30% è contro. Significa che una buona fetta di coloro che avevano votato l’attuale governo sono già delusi e speriamo che questo possa significare una presa di coscienza da parte della società. La Campagna di Fraternità della Chiesa presenta quest’anno il tema “Fraternità e Politica Pubblica” e questo significa un’attenzione maggiore ai problemi sociali, in modo particolare una maggiore sensibilità verso i più poveri.
A tutti rivolgo i miei auguri di Buona Pasqua, con un abbraccio grande grande.
Guardando l’albero spoglio durante l’inverno siamo sicuri che sarà pieno di fiori in primavera. Crediamo nella vita anche nelle espressioni di oppressione e di morte. Questa Pasqua è una sfida alla nostra capacità di credere nella Risurrezione.
Un abbraccio grande!
Padre Gianchi
Carissimi amici, vi scrivo questa lettera di PASQUA, con la riconoscenza che vorrei esprimere a tutti voi per il sostegno morale e materiale all’opera missionaria della nostra diocesi nel campo dell’educazione dei bimbi poveri attraverso la scuola.
Abbiamo voluto sottolineare questo aspetto col piccolo opuscoletto “Amici di D. Ganapini”, dandovi la possibilità di constatare con le immagini e le cifre il frutto della vostra generosità e dell’amore ai prediletti di Gesù. Dato che il sottoscritto ha già compiuto 91 anni, ho pensato che, pur lasciando l’acronimo AMGA tale quale, si potrebbe interpretarlo, secondo la divisa di S.Ignazio di Lojola e del suo Istituto dei Gesuiti (“Ad Maiorem Dei Gloriam – “Per la maggior Gloria di Dio”) in questo modo “Ad Maiorem Gloriam Altissimi” (A.M.G.A.) che, in latino può andare e il significato è il medesimo di quello dei Gesuiti. Se poi AMGA vi dice ancora qualcosa di questo povero vecchio e ormai proprio “buon da niente” (lo dico con sincerità, e i malgasci direbbero “badolàhy”) mi direte qualche “Requiem aeternam” per accorciarmi un pò il purgatorio…
C’è poi già chi mi dà una mano, il carissimo fratello LUCIANO LANZONI dei Servi della Chiesa di Carpi, con alle spalle 28 anni di lavoro in Missione. Sa benissimo il malgascio ed ha svolto il suo ministero con esemplare dedizione, soprattutto per i più piccoli e tra quelli che non hanno voce, nella zona sud-est (Manakara, ecc.) del Madagascar. Fin che son vivo continuerò ad occuparmi ancora delle scuole.
Ora finisco. Siccome voglio fare gli auguri di Pasqua, questo anno voglio farli in musica, come ho fatto poco tempo fa col mio caro nipote P: Filippo, ora in Italia, dopo 10 anni come missionario in CIAD. Sarà ora responsabile della rivista “Nigrizia” dei Comboniani di Verona. E’ stato qui circa due settimane, 20 giorni fa, con un gruppo di 8 miei familiari, perché hanno detto : D. Pietro non tornerà più in Italia… andiamo noi a fargli una visita ..” Alloggiati qui, alla bene e meglio, dove sono anch’io… Ah, miei cari ! quale e quanta gioia, che non so esprimervi! Sia per loro che per il sottoscritto, e per tutti gli altri!! Vorrei ora, con la stessa melodia che composi 70 anni fa – ero studente di Teologia ad Albinea – un breve ritornello a S. Filippo (glielo abbiamo cantato alla festa dell’addio l’8 marzo scorso, assieme agli stornelli che ho dedicato a tutto il gruppo). Ecco dunque:
(in malgascio) Ry havanay malala ò, hitondra anareo anie i JESOA, mba hanely hatraiza hatraiza ny HANI-TSARA AVY A—MINY
traduco: Carissimi amici, che Gesù vi porti a spargere il suo buon profumo ovunque vi troviate (2 Cor.,2-14)
Questo è il mio augurio speciale per voi, amici del CMD, mentre chiedo un particolare ricordo anche per me presso Gesù e la nostra Buona Maria Madre della misericordia! A tutti indistintamente BUONA PASQUA!! Da “QUESTA MIA CASA CHE ABITA” (dal nostro Vescovo Massimo Camisasca
Vostro affettuosissimo D. Pietro
Casa della Carità – Tongarivo (Antananarivo) 11 aprile 2019
BUONA PASQUA A TUTTI!
Ciao a tutti,
vi scrivo due righe di aggiornamento sul mio ritorno ad Ambokala.
Superato lo scoglio dei topi e delle scolopendre, inquilini abusivi della mia casetta, dell’auto guasta e del caldo torrido, come mai in questi 10 anni, è bastato entrare nel cortile dell’ospedale per risentirmi a casa…è sempre così.
Per quanto riguarda la situazione politica, pare che il neo presidente, Andry eletto regolarmente in novembre 2018 (.. già artefice del colpo di stato del 2009) riscuota molto consenso tra i giovani promettendo un cambiamento generazionale della classe politica ed un’apertura verso l’estero…in termini di investimenti, collaborazioni… Per ora, alcuni personaggi famosi tra i giovani: cantanti, attori…sono stati promossi ad importanti cariche istituzionali, generando qualche imbarazzo…
In capitale, colpisce il forte dispiego di forze dell’ordine per evitare aggressioni e scippi…Qui a Manakara, e in tutto il sud-est, Andry è molto seguito e la maggior parte della gente con cui lavoro è fiduciosa. Ci sono comunque un buon numero di reazionari, che volevano invece il ritorno di Ravalomanana ( già presidente prima del 2009), che aveva creato un suo personale impero economico valorizzando molto lo sviluppo interno(industrie, strade…) Questi ultimi combattono soprattutto la fortissima ingerenza francofona, preferendo alleanze con gli Stati Uniti. Contestano l’Alliance Francaise, che con la scusa di diffondere nel mondo la francofonia opera una seconda colonizzazione: le scuole francesi sono le migliori ed è lì che viene formata tutta la classe politica…Ho parlato con gente che vorrebbe vietare ai pensionati francesi (ed europei in generale…) di venire qui a sposare giovani donne malgasce…dicono che anche questa sia una forma subdola di colonizzazione … e non hanno tutti i torti.
Un’altra novità delle ultime settimane è che sono stati vietati i pantaloncini inguinali e le gonne cortissime che spopolavano tra le liceali negli ultimi anni. In tanti casi le ragazzine cercavano clienti sul cammino di andata o di ritorno dalla scuola, anche solo per comprarsi la ricarica del telefonino. Chi viene colta in flagrante di coscia scoperta, viene trattenuta in polizia e rilasciata solo sotto la custodia del padre, che, oltre a portare un lamba(pezzo di stoffa) per nascondere le nudità, viene sottoposto ad una multa di 40.000Ariary (… sono circa 10 giorni di lavoro)
Per quanto riguarda l’ospedale, c’è stato un avvicendamento tra le suore Trinitarie che lavorano con noi: è arrivata Sr Rachel al posto di Sr Marie Pascaline, che era stata qui con noi negli ultimi tre anni. Sr Rachel si dimostra molto contenta dell’incarico…
Abbiamo fatto alcune riunioni di coordinamento con l’equipe sanitaria e finalmente si è ottenuto che lo psichiatra (…che in mia assenza si è fatto vivo solo un paio di volte) abbia un ufficio qui da noi per essere stabilmente presente ogni lunedì. Vi assicuro che è una gran cosa… perché finora quasi tutte le diagnosi le facevano gli infermieri…
Stiamo facendo alcuni piccoli lavori di rinforzo dei tetti della cucina e dello chalet e di pulizia delle canalette di scolo dell’acqua, in attesa del periodo delle piogge, che purtroppo, però, non accenna ancora ad arrivare.
I prezzi delle medicine, già inaffrontabili per la gran parte degli ammalati, hanno subito aumenti improvvisi, in alcuni casi anche del 700% e risulta sempre più difficile per la gente accedere alle cure. La gente, con grande sacrificio, ci versa una partecipazione che raramente supera il 30% del costo effettivo ei farmaci. Comunque, grazie a Dio e al sostegno di tanti, ancora nessuno, negli ultimi 10 anni è stato mandato a casa per problemi di soldi.
Una delle questioni più spinose, in questo momento è quella delle persone con evidenti disturbi psichici che, abbandonate dalle famiglie, si aggirano per la città e qualche volta causano qualche problema al mercato… Alcuni non fanno assolutamente nulla di male, solo sono vestiti in modo strano e fanno ragionamenti un po’ diversi dai nostri. Ma alla gente danno fastidio.
Quando ci accorgiamo che hanno bisogno urgente di cure, uno dei nostri impegni è quello di convincerli a venire all’ospedale. È difficile… occorre tanta perseveranza, ma spesso ci si riesce. La persona accetta di seguirti, vinta dal tuo interessamento verso di lei…piuttosto che dall’effettiva consapevolezza di aver bisogno di cure.
Ultimamente però la polizia si è presentata più volte ad Ambokala, pretendendo di ‘scaricare’ in cella d’isolamento il malcapitato di turno, per poi disinteressarsi completamente delle cure, dei pasti… di tutto. L’importante è che l’ammalato non si faccia vedere in giro per un po’.
L’altra settimana hanno portato una donna, Francine, già nota a tutti noi per i suoi periodici deliri. Dicono che infastidisse l’anziano prete di Manakara Be sostenendo pubblicamente di essersi sposata con lui, in chiesa, per altro. Non pretendeva di dormire in casa del sacerdote, ma si accontentava di dormire di fianco alla sala delle opere parrocchiali. Il prete ha chiamato il questore, la polizia… Questa task force, degna di una banda criminale, l’ha portata qui.
“Che sparisca”, era il messaggio implicito.
La povera e davvero innocua Francine è finita in cella d’isolamento per una settimana. Senza neanche capire il perché. E teoricamente senza medicine né cibo, la polizia non ha dato cenni di provvedere e gli infermieri non arrivavano a stabilire chi dovesse preoccuparsene. Il cibo, chiaramente, glielo abbiamo dato noi fin dal primo giorno, ma per le medicine il braccio di ferro tra polizia e infermieri è durato una settimana, finché hanno comunque chiesto a noi di provvedere.
Poi c’è il problema delle persone, che in preda ai deliri, hanno ferito o addirittura ucciso un familiare: anche se guariti, non possono più tornare nelle loro terre o dalla loro famiglia perché è stata garantita la vendetta. E sappiamo bene che non è solo una minaccia. Poco più di un mese fa, un ragazzo con problemi psichici che conosciamo ha ferito gravemente il padre e la sorella ed è stata la famiglia stessa a provvedere a toglierlo di mezzo. Trovato morto nel cortile di casa. Nessun indagato. Tutti convinti che abbiano fatto bene.
La sfida più dura è curare la mentalità della gente, ma occorre tempo…
Grazie per esserci sempre vicini
Buona Quaresima
Un abbraccio stretto
Erri
Carissimi missionari,
la Settimana Santa è un invito a tornare al cuore della nostra fede, della nostra vita, del nostro ministero: seguire Gesù e lasciarci santificare da Lui per essere così resi segno trasparente di un affascinante mistero di grazia, l’amore che è Dio, l’amore che solo sa donare salvezza a noi e a tutti i nostri fratelli.
Dopo gli incontri avuti con voi lungo questi mesi, desidero vivere la liturgia che in questi giorni celebreremo in angoli diversi del pianeta come un momento di comunione con ciascuno di voi e di tutti noi insieme, come il “luogo” in cui poter condividere le gioie e le preoccupazioni che portate nel cuore. Nell’Eucaristia siamo tutti uniti, ovunque ci troviamo. Accogliere, custodire e accompagnare interiormente la vita delle comunità affidate ai missionari è fonte di un’intima riconoscenza capace di allargare lo sguardo e di suscitare un rinnovato senso di responsabilità. Condivido volentieri alcuni dei motivi concreti che mi spingono a rendere grazie al Signore Dio.
Nel nostro cammino stiamo vivendo una nuova primavera in Madagascar di cui sono profondamente grato. I segni in cui essa brilla sono la nomina di mons. Gaetano a vescovo della Chiesa di Farafangana, la beatificazione di Lucien Botovasoa e la presenza di tanti giovani che si stanno “regalando” un anno per imparare a camminare con il popolo malgascio e a servirlo nel nome di Gesù, l’accoglienza dei missionari che sta permettendo ai “nostri” ragazzi di vivere quest’esperienza “facendo casa” tra le famiglie malgasce.
La mia riconoscenza abbraccia poi tutti coloro che, lungo gli ultimi cinquant’anni, hanno vissuto la loro missione nella diocesi di Ruy Barbosa. La nostra Chiesa è davvero sorella di questa Chiesa: è stata fatta una “semina” generosa che ha portato e continuerà a portare un frutto abbondante, nella nostra vita come nella loro. Ora ci è chiesto di vivere un importante momento di discernimento che focalizzerà l’attenzione sia attorno all’apertura di una nuova presenza missionaria in Amazzonia, sia attorno al futuro della Casa di Carità di Rui Barbosa. Al fine di verificare la fattibilità della prima ipotesi, il prossimo giugno visiteremo le diocesi che ci hanno invitato. Sarò accompagnato da alcuni sacerdoti che hanno dato la propria disponibilità ad aprire questa nuova missione. Lo sguardo è sospinto verso quest’affascinante orizzonte dall’invito di papa Francesco che ha indetto un Sinodo speciale per l’Amazzonia, dalle indicazioni della Conferenza Episcopale Brasiliana e dal desiderio dei nostri missionari che per anni hanno donato la vita in Brasile. Invito tutti a invocare il dono dello Spirito Santo perché la riflessione della nostra Chiesa, su entrambi i fronti, possa esser illuminata e guidata dal Signore.
Vi chiedo di ricordare nella preghiera anche la nostra missione in Albania: oggi è animata dal lavoro di suor Rita e di suor Grazia e rafforzata dalla disponibilità della famiglia Marina delle Case della Carità e dall’invio di suor Maria Angelica. Tutta la Chiesa di Reggio Emilia-Guastalla è profondamente grata di questa preziosa presenza! La testimonianza di Virginia e Federica, due missionarie da poco rientrate, ha confermato, ancora una volta, la ricchezza che scaturisce dalla nostra attività in Albania. Rafforziamo la nostra preghiera perché maturi il dono di un sacerdote e altri laici che possano continuare a “parlare di Gesù” ai nostri fratelli albanesi.
Durante il tempo di Natale ho incontrato insieme al Vescovo Massimo i nostri missionari in India. Mi ha impressionato il contrasto così forte, quasi violento, tra una miseria terribile e un’ostentata ricchezza. Santa Madre Teresa di Calcutta interceda presso Dio perché, a tutti coloro che sono impegnati in terra indiana, sia donata la grazia di perseverare nel testimoniare la gioia di amare Gesù riconosciuto e servito nelle persone che sono ai margini della vita.
Infine ricordo che quest’anno la diocesi di Kibungo, dove si trovano le Case Amahoro, compie trent’anni e nel 2019 sarà visitata dal nostro Vescovo. Uniamoci in preghiera perché il cammino iniziato dalla nostra Chiesa continui: un’opera di pace radicata nel servizio ai più piccoli.
Sono tanti gli avvenimenti che ci portano a riconoscere che davvero il Signore risorto cammina in mezzo a noi! Guardiamo a Lui, fissiamo il nostro sguardo su di Lui, è Lui la nostra forza, il solo che può far sorgere e ri-sorgere continuamente in noi il desiderio di partire, di annunciare, di condividere la nostra vita. Questa verità della nostra fede è grande, è affascinante, è splendidamente umana!
Auguro a tutti e a ciascuno di lasciarsi immergere nella vita nuova di Cristo Risorto!
don Pietro Adani
Jandira, Pasqua 2018
Carissime amiche, carissimi amici,
quando scrivo, e scrivo solo a mano, mi vengono tanti pensieri della mia infanzia. Il pennino da intingere nel calamaio, non molto, ma nemmeno troppo poco… come ci insegnava la maestra; le macchie sulla pagina bianca, la provvidenziale carta assorbente, la gomma, i buchi sulla riga a forza di cancellare …, le sgridate, le lacrime che bagnavano il quaderno…. e i giochi pieni di grida e di vita.
Ora scrivo con la biro. Potrei dire che sono moderno. Invece no, sono ancora un semi analfabeta che non sa scrivere in digitale! Beh, pazienza, questa volta non verserò lacrime sul computer; qualche buon amico mi “tradurrà” sul digitale. Mal che vada, ve la manderò così, con le macchie e i buchi e gli scarabocchi.
Se la tecnica dello scrivere cambia e migliora, le tecniche per gestire il potere rimangono sempre le stesse: si cambia qualcosa per mantenere il potere sempre più assoluto. Dai tempi di Caligola, ai sistemi mafiosi, dalla strage degli innocenti di Betlemme al cartello appeso sulla Croce di Gesù (INRI), il potere lo si detiene eliminando i possibili concorrenti o sospetti di esserlo.

Ai funerali di Marielle Franco
photo credit: midianinja Ato Inter-Religioso – Rio de Janeiro – 20/03/2018(license)
Essere alternativa al potere dominante o semplicemente non essere affidabili, chi ha una proposta diversa capace di cambiare le cose, significa mettere a rischio la propria vita. Marielle Franco è stata uccisa due giorni fa perché, come consigliere comunale di Rio de Janeiro, difendeva i poveri, i neri, i favelados, ma soprattutto perché aveva denunciato la polizia di essere la “milizia della morte.”
In Europa ci sono i profughi e i nuovi poveri che, alla ricerca di una nuova vita, diventano minaccia allo status quo. Qui in Brasile abbiamo la Senzala,… il Brasile emarginato, afro discendenti, superstiti di indios, immigranti boliviani e venezuelani, il 70% della popolazione che vive al di sotto dei 250 euro al mese.
Il Brasile che comanda, la Casa Grande, è una classe di esecutivi alle dipendenze di alcune centinaia di padroni. Tutti bianchi, dai nomi stranieri: non c’è nessun “da Silva” o nero o scuro di pelle. Hanno il passaporto brasiliano, ma la patria del cuore e del portafoglio sono gli Stati Uniti d’America. Hanno in mano le banche, il cambio, la borsa, i mass media, i grandi gruppi agroindustriali… il giudiziario e una maggioranza parlamentare eletta con i loro soldi.
Sono riusciti ad applicare l’impeachment alla Dilma, eletta democraticamente per la seconda volta, accusandola di colpe che non aveva e che nemmeno sono state provate.
In Ottobre ci saranno nuove elezioni. Lula, che ha già governato il Brasile per 8 anni con un appoggio popolare tra il 70 e l’80%, anche negli ultimi sondaggi è di gran lunga al primo posto nelle preferenze popolari: è stato condannato a 12 anni di prigione per una questione di un immobile, di cui è accusato di essere il proprietario in modo illecito.
Ora… non c’è nessuna prova, accuse di “delatori” (corrotti in cerca di diminuire la propria pena) a non finire, ripetute all’infinito dai giornali e televisioni con campagne massacranti via internet.
L’accusato si difende dicendo che la proprietà non è sua, non è nel suo nome e non c’è un documento che dica che è sua, però è condannato. Ancora non è in prigione (c’è un ricorso) ma non può candidarsi alle elezioni di presidente, proprio per questa condanna.
Si affoga così, con i guanti neri della giustizia, una grande speranza della povera gente che aveva cominciato a credere in un Brasile differente: Lula, il metalmeccanico, era riuscito a provare che è possibile cambiare “le cose”.
Confesso che io ho pianto di delusione, di rabbia, di impotenza… quando ho saputo la notizia della condanna di Lula: è la speranza che viene soffocata, il giusto messo a tacere, l’ipocrisia che strangola l’utopia…così, con notizie falsamente neutre, impersonali come quando si dà la notizia che un barcone di profughi sono affogati nel mare, tentando di raggiungere il sogno di una vita migliore.
Non voglio santificare nessuno, ma è una nuova Croce che si alza sul calvario. Forse no… è la stessa Croce di Cristo che assume e incorpora tutte le croci, migliaia, come le stelle del cielo… di giusti, di profeti, di utopisti, sognatori, profughi… di senza terra, di martiri che costruiscono un regno di pace, una nuova terra e cieli nuovi.
Nello stesso tempo, per ordine del Presidente Temer, illegittimo, l’esercito ha occupato Rio de Janeiro. Carri armati, mezzi blindati e tanti soldati armati fino ai denti si esibiscono sulle strade della città “maravilhosa”, per “proteggere” la popolazione dalla violenza. Guerra contro chi? Contro i poveri, favelados, ragazzi per lo più neri, adolescenti che si guadagnano la vita al soldo del trafficante, il quale paga politici e comandanti per controllare il commercio della droga non solo all’interno del Brasile, ma anche all’estero. “Saremo un esempio per tutto il Brasile” ha dichiarato il Generale Braga Neto nell’assumere il comando di Rio de Janeiro (viva il duce!?).
E’ una lezione che sapevamo, ma che si fa presto a dimenticare: dai partiti non avrai mai cambiamenti, e se tentano di cambiare qualcosa, i signori del mondo (dei soldi, delle armi, dei politici, dei militari ecc) possono accettare piccole riforme, che non disturbino le loro strutture politico-culturali ed economico-militari. Neanche delle istituzioni, come tali, possiamo fidarci più di tanto: università, chiese, sindacati, movimenti giovanili per sopravvivere sono costrette a rimanere legate ai meccanismi del sistema economico dominante.

liturgia
Allora gettiamo la spugna? Tiriamo i remi in barca? C’è la scelta delle Tre Marie con il giovane Giovanni, ai piedi della Croce (le donne e i giovani) di fronte al Crocifisso che ha sete… non di acqua né di aceto, ma di vita per tutti, ha sete di un mondo fatto di servizio, di giustizia, di pace, è il mondo delle minoranze “abramiche”, come diceva Monsignor Elder Camara, perché Abramo ha creduto nella speranza contro tutte le speranze.
In questa Pasqua vi auguro di vivere questa sete del Crocifisso, assieme agli oppressi di questo sistema economico-militare, assieme ai profughi, ai senza terra, ai senza patria… assieme a tutti gli uomini di buona volontà , perché l’Acqua Viva c’è, la Resurrezione c’è, e il mondo che sogniamo c’è, nella nostra sempre più forte sete di Utopia.
E a tutti i martiri che hanno dato la vita per questa Utopia diciamo “anche se sono morti, vivono nei nostri cuori”. La Croce è il cammino della Resurrezione.
Un abbraccio grande a tutti e Buona Pasqua,
Vostro fratello, Gianchi
NB. Le notizie dei nostri progetti (sempre assetati!) ve le dirò a voce in maggio quando vi verrò a trovare!
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