Ottobre missionario – Etiopia

 

Gli Amici del Sidamo

Siamo un movimento di ragazzi e famiglie legati alla realtà salesiana e in particolare alla figura di Abba Elio. Organizziamo campi di lavoro in Italia con attività varie per sostenere dei progetti in Etiopia. Tre dei progetti che sosteniamo sono il Nigat, il WID di Zway e Bosco Children.

Il “Nigat for Young Mothers on the Streets”, è un progetto di accoglienza, accompagnamento e riabilitazione per ragazze madri che vivono o rischiano di vivere in strada in Addis Abeba (la capitale dell’Etiopia) con i loro figli. Il progetto nasce con l’obiettivo di reinserire nella società ogni anno circa 30/40 ragazze-madri con i loro figli per poter costruire insieme prospettive future di una vita autonoma e responsabile. Le ragazze che arrivano hanno dai 15 ai 25 anni e portano con sè storie diverse ma sempre caratterizzate da sofferenza, abbandono, senso di solitudine. All’interno del Nigat proviamo a offrire alle ragazze un luogo in cui ricevere un’istruzione a partire da ciò che sanno (c’è chi deve imparare a scrivere, così come chi ha frequentato diversi anni scolastici), imparare un lavoro attraverso alcuni laboratori di orientamento professionale; si cerca inoltre di seguirle nell’apprendimento della gestione del denaro, nell’educazione alla vita comunitaria con le altre ragazze e all’interno del quartiere. Ultimo, ma prioritario di importanza è il percorso di aiuto e sostegno nella gestione del bimbo a partire dal rafforzamento del legame di attaccamento fino alla cura e all’accudimento in ogni suo aspetto: le ragazze spesso devono innanzitutto accettare la propria maternità per poter successivamente pianificare e sognare una vita familiare. La permanenza delle ragazze all’interno del progetto dura all’incirca un anno al termine del quale devono iniziare la loro nuova vita. La soluzione privilegiata è il ricongiungimento familiare, affinchè le ragazze abbiano una rete sociale che possa supportarle. Se ciò non è possibile, si cerca di creare una situazione ideale ponendo le basi per cominciare una nuova vita, sana, possibile, concreta per mamma e bambino.

Nigat è una parola amarica che significa “alba”: alba come rinascita, come una nuova possibilità, ed è quello che questo progetto cerca di fare, passo dopo passo, insieme.

Il progetto di Bosco Children, situato nella capitale, è dedicato ai ragazzi di strada che popolano la città. Bosco Children è un luogo di formazione ed educazione, in cui social workers e insegnanti si preoccupano di dare ai ragazzi non solo il necessario per rispondere ai loro bisogni primari (abbigliamento, pasti, cura dell’igiene personale) ma anche le competenze e le abilità per poter raggiungere, terminato il percorso, un’autonomia libera da ogni dipendenza. L’attenzione è proprio rivolta ai singoli ragazzi: essi vengono incontrati dai lavoratori nelle strade e nelle piazze di Addis Abeba, luoghi di ritrovo per tanti giovani che non hanno alternative alla strada. Qui viene raccontato loro il progetto e proposta la possibilità di entrare a farne parte. Per far sì che il percorso di chi sceglie di aderirvi abbia una continuità, viene inizialmente fatto un periodo di prova, chiamato “come and see”. In questi primi tre mesi i ragazzi devono presentarsi ogni mattina in un punto di ritrovo per poi recarsi al progetto accompagnati dai social workers. Qui hanno la possibilità di conoscere ciò che poi faranno quotidianamente una volta entrati nel progetto: lezioni scolastiche, apprendimento di un lavoro nei tanti workshop presenti a Bosco Children, allenamenti sportivi, giochi di gruppo, ecc… Questo primo periodo di prova è importante per permettere loro di scegliere questo percorso, senza obbligarli. Spesso per loro la strada significa libertà e a Bosco Children dovranno imparare a confrontarsi con regole, orari, professori e, se non dovessero essere loro a scegliere di starci, dopo un breve periodo tornerebbero alla loro vita precedente. Terminato il “come and see” i ragazzi entrano ufficialmente a Bosco Children. Il percorso dura tra i due e i tre anni e si conclude con la reintegrazione del ragazzo nella famiglia (da cui spesso si sono allontanati o sono scappati) oppure con la prospettiva di una lavoro ed un inserimento attivo nella società.
La finalità principale del progetto sta proprio in questo cambiamento: regalare una speranza capace di farsi concreta.

Un progetto che permette ai ragazzi di cambiare, di conoscersi, di comprendere i propri sogni per il futuro e, passo dopo passo, di mettersi in gioco per realizzarli. 

Luogo di svago di Bosco Children.

A sud di Addis Abeba, nella regione dell’Oromia, più precisamente a Zway, si trova il progetto del WIDWomen in development”, rivolto a donne e ragazze. Ancora oggi, infatti, le donne e le ragazze costituiscono, soprattutto in campagna, una fascia debole della società. Il progetto si divide in due settori: da una parte si ritrovano circa una cinquantina di donne all’interno del progetto Tokuma (che significa insieme), dall’altra una cinquantina di ragazze lavorano nel progetto Egisserà (lavoro a mano).
Se le ragazze cuciono e ricamano qualche ora al giorno per sostenere i loro studi, le donne svolgono un percorso di formazione e reinserimento nel mondo del lavoro.
Questo progetto ospita anche alcuni luoghi altri, come una biblioteca per le ragazze studentesse e un piccolo asilo informale per i figli delle donne del Tokuma.
Il sostegno alle studentesse permane fino al termine degli studi, qualche universitaria frequenta il progetto solo d’estate per poter continuare ad aiutare a casa nel suo stesso sostentamento: è una piccola promessa continua, un percorso di fiducia e speranza condivisa.
Le donne del Tokuma, invece, stanno in progetto un anno nel corso del quale scelgono quale attività lavorativa intraprendere (vendere al mercato, coltivare la terra, aprire un piccolo ristoro, …). Nel corso del secondo anno le donne vengono aiutate economicamente ad avviare l’attività secondo il principio del microcredito: pian piano la donna dovrà restituire al progetto il prestito che le è stato offerto. Nel frattempo il progetto garantisce un altro anno di copertura per le spese del bambino. In questo modo, per due anni, queste donne si sentono tutelate e possono assumere nella e per la famiglia un ruolo di maggiore responsabilità e progettualità.

Madre e figlio a Zway che prendono parte del loro stipendio sotto forma di cereali.

Un proverbio etiope è scritto sul muro del progetto: Kes be kes enculal be egru iedahl; Passo dopo passo l’uovo cammina con le sue gambe. L’augurio che ogni giorno facciamo alle nostre donne e ragazze.
Il filo conduttore di ogni progetto sono le persone, donne, ragazzi, bambini che non hanno avuto la possibilità di scegliere la loro vita e che tutt’ora non hanno la possibilità di decidere cosa farne. I progetti intervengono e offrono un sostegno, indirizzano laddove c’è stato o sta avvenendo già un cambiamento, una spinta che va verso un cambio di rotta.
L’unica cosa che possiamo fare noi è non dimenticarci di loro, dei loro volti, della loro accoglienza e di tutto quello che, indirettamente, sono riusciti a darci e dobbiamo essere pronti a rispondere quando ci chiederanno “Yet teffà?” (dove sei sparito?).