Comunità lungo il fiume

 

Dopo circa un anno dal nostro arrivo, abbiamo pensato di scrivere e inviare una sintesi del percorso che stiamo facendo nella nostra missione reggiano-amazzonica in Santo Antonio do Içá – Amazonas, oltre alle lettere piú dettagliata che sempre inviamo.

Redazionalmente abbiamo diviso il testo in due parti perché don Gabriele Carlotti sta incontrando le comunità lungo i fiumi e don Gabriele Burani quelle della cittá. In questo primo articolo vi presentiamo l’attività di don Gabriele Carlotti.

Santo Antonio do Içá, 31-10-2020

Comunità lungo il fiume. Santo Antonio do Içá, ottobre 2020

Il fiume Içá, o Putumayo, segna- per un lungo tratto – il confine tra Perù e Colombia, poi attraverso la Colombia ed entra in Brasile, percorrendo tutto il territorio della nostra parrocchia di Santo Antônio do Içá, per poi gettarsi nel Rio Solimões ( Rio delle Amazzoni): 358 Km di fiume, da Ipiranga, sede di una caserma dell’ esercito brasiliano sul confine con la Colombia, fino alla cittá di Santo Antonio dove si incontra con il Rio Solimões. Lungo il fiume ci sono diverse comunità ‘ribeirinhas’, alcune di indigeni Tikuna e altre di Kokama.

Inizialmente erano tutte comunità cattoliche, oggi alcune sono evangeliche della Chiesa Battista, della Assemblea di Dio, altre della Chiesa della Croce (Cruzada), fondata da fratel José, un profeta itinerante che aveva scelto il fiume Içá come luogo privilegiato di salvezza; morto da pochi anni, il suo corpo è in una di queste comunità.
Ci sono 35 comunità, alcune formate da poche famiglie, altre organizzate come “aldeias” e piccoli villaggi di un centinaio di persone. Solo Betania si distingue con i suoi cinque mila abitanti, tutti Tikuna e protestanti della Chiesa Battista.
I frati cappuccini hanno accompagnato la vita religiosa di questo popolo con il metodo della cosiddetta “desobriga”: arrivare una volta l’anno (o poco piú) e celebrare tutti sacramenti; finora non c’è stata la possibilità di una presenza che aiutasse a creare un senso di appartenenza alla Chiesa Cattolica con un minimo di organizzazione.
Un popolo che professa la sua fede in Dio senza conoscerlo ma confidando nella sua presenza e il suo aiuto.
Tutte le Chiese presenti nel nostro territorio parlano di Gesù e per questo le persone rimangono disorientate e passano da una confessione a un’altra; dipende dai missionari che arrivano nella comunità con la offerta di una salvezza per loro.

don Gabriele Carlotti - 1 anno di presenza2Dobbiamo dunque passare da una pastorale di semplice visita ad una pastorale di presenza; dalla “desobriga” alla catechesi; dal fatalismo alla fede.
Qualcuno conserva ancora le tradizioni religiose del suo popolo, ma le nuove generazioni non conoscono più la sapienza degli anziani e neppure hanno avuto la possibilità di conoscere il vangelo, abbandonando ogni pratica religiosa o lasciandosi influenzare dalla predicazione fondamentalista di chi vuole fare proseliti.

Iniziamo il nostro cammino, come diceva Francesco di Assisi: non abbiamo fatto ancora nulla ma siamo in cammino… Abbiamo visitato tutte le comunità riattivando un legame con la Chiesa Cattolica e abbiamo constatato una grande fragilità nella coscienza di essere Chiesa a causa di un senso di abbandono. Molti sono passati ad altre Chiese perché non hanno avuto nessun accompagnamento liturgico o catechetico o semplicemente una vita di comunità con un minimo di sacramentalizzazione.
Per ora iniziamo accompagnando le comunità cattoliche, senza escludere nessuno e accettando con gioia la presenza di cristiani di altre confessioni nei nostri incontri e celebrazioni.
Abbiamo progettato due viaggi al mese, di dieci giorni, per essere presenti e celebrare l’eucaristia in tutte le comunità una volta al mese. Ogni comunità sa che il prete arriva un giorno fisso del mese per celebrare la Vita e la Fede assieme ai cristiani del luogo; questo perché non abbiamo la possibilità di comunicare, né per telefono, né via radio (che raggiunge solo pochi villaggi).
Siamo alla ricerca di “leaders” per animare e presiedere la celebrazione domenicale della parola di Dio. 
Durante i viaggi un ministro della Parola accompagna il presbitero e presiede la liturgia della Parola della Messa, per manifestare che tutti possono celebrare la fede e per incentivare la ministerialità. Per ora stiamo approfittando delle celebrazione liturgica per fare una catechesi che coinvolga la vita delle persone.
Il cammino è lento, come l’acqua del fiume, ma non si ferma. Dopo tre mesi alcune comunità hanno iniziato a celebrare il giorno del Signore e condividono con noi le loro gioie e difficoltà. Altre ancora non sono riuscite, per mancanza di persone che sappiano dirigere.
Stiamo aiutando a ristrutturare le poche cappelle, appena quattro, e sosteniamo le altre comunità ad avere un luogo nel quale riunirsi per la preghiera e la condivisione di vita.
Le case sono piccole e non sempre c’è la scuola nella “aldeia”; due delle nostre chiese servono anche come scuola per i bambini della comunità. Abbiamo scelto come segno il colore giallo, colore della luce della risurrezione, e la Croce con la scritta “ Jesù è risorto” sui bracci.

don Gabriele Carlotti - 1 anno di presenza3Crediamo che una presenza costante e rispettosa delle persone e delle tradizioni possa incentivare e promuovere una appartenenza alla Chiesa, non per dividere ma per dare la possibilità di una dialogo fraterno con le altre confessioni che formano con noi la Chiesa, Popolo di Dio. Siamo coscienti che abbiamo davanti un lungo cammino ma sappiamo che lo Spirito soffia come e dove vuole e per questo cerchiamo di riconoscere la sua presenza nel popolo. Abbiamo la speranza di raggiungere la visione di una Chiesa di Comunità Ecclesiali di base, comunità fraterne che promuovano la vita e la speranza nella nostra cara Amazzonia.

Don Gabriele Carlotti