Category: Albania

L’importanza dei piccoli gesti

In questo tempo di Avvento ci viene proposto il vangelo di Giovanni Battista che predica la conversione. In che modo possiamo convertirci per prepararci alla venuta di Gesù? Non credo che siano necessari per forza grandi cambiamenti, forse basta solo fare attenzione ai piccoli gesti del quotidiano. In questi due mesi ho avuto la possibilità di imparare qualcosa a riguardo.

Mi sono trovato varie volte in situazioni in cui non riuscivo a capire o in cui non potevo comunicare. È una sensazione davvero pesante e umiliante. Per tante volte ho sopportato, non vedendo l’ora di andarmene via o di poter finalmente fare dell’altro. Poi mi sono tornate in mente alcune parole che don Mark, il prete con cui abitiamo, ci ha detto appena arrivati in Albania: “Chiudete le finestre alla sera, perché la gente ci guarda in casa”. Potrebbe sembrare un semplice avvertimento, ma dice molto di più. Noi viviamo al centro del paese, nel posto più bello, siamo italiani, perciò anche se non ce ne accorgiamo le persone ci guardano. Questo mi ha aiutato a rendermi conto che il nostro corpo comunica sempre, anche quando non ce ne rendiamo conto, anche quando non lo vorremmo. Tante volte mi trovo in mezzo a bambini o a giovani, come a messa o agli incontri di catechismo. Non credo che loro si accorgano della mia difficoltà e fatica interiore, ma invece notano il mio atteggiamento, il mio comportamento. Si accorgerebbero se non stessi attento, se non mostrassi il minimo interesse, se parlassi con Alessandro, se arrivassi in ritardo o se usassi il telefono. Invece, penso che senza fare grandi cose, ma soltanto mantenendo un comportamento serio, costante, responsabile, si possa comunicare un messaggio positivo e si possano suscitare domande.

Don Leonardo, il rettore del seminario di Scutari, ci ha raccontato che quando era appena arrivato in Albania dall’Italia una donna gli aveva chiesto di potersi confessare urgentemente. Non sapendo la lingua, si era trovato un po’ in difficoltà. Perciò le aveva detto di confessare tutti i propri peccati e alla fine lui l’avrebbe assolta. In questo modo, dopo 45 minuti di monologo, durante i quali lui non aveva capito una parola, era terminata la confessione. Alcuni anni dopo, quando don Leonardo aveva dovuto spostarsi da quella parrocchia, quella donna lo salutò dicendogli: “Grazie ai tuoi consigli, quel giorno ho salvato la mia famiglia”. Lui non aveva detto niente, era solo rimasto lì davanti a quella donna, al resto ha pensato il Signore.

Il non capire e il non poter parlare permettono di dare spazio a percezioni e comportamenti che nel nostro quotidiano abbiamo un po’ perso: ascoltare i suoni di questo paese, dalla natura alla confusione delle strade, ammirarne i paesaggi e calpestarne il suolo, guardare come le persone vivono, come si salutano, come stanno insieme. Ho capito che si può interagire senza bisogno di tante parole. Si può comunicare giocando, cantando, ridendo, mangiando e pregando insieme. Ho riscoperto l’importanza di un saluto e di un sorriso. Tante volte i gesti riescono a comunicare più delle parole. Mi rendo conto che spesso nei ricordi di anni passati non emergono tanto le parole ma i gesti che delle persone hanno fatto, magari anche inconsapevolmente.

Auguro anche a voi di poter riscoprire l’importanza dei piccoli gesti in questo tempo di Avvento.

Paolo

Pubblichiamo con piacere questo scritto di Paolo inviato alla sua Unità pastorale Sant’Ilario e Calerno

Su ali d’aquila

Lo scorso ottobre il centro missionario diocesano mi ha chiesto di andare in Albania per celebrare le Sante Messe per il ponte di Ognissanti. Solo due giorni prima della partenza, ho chiesto a Mattia Capotorto se volesse venire con me e lui mi ha risposto tempestivamente di sì (gliene sono molto grato!). Abbiamo trascorso in Albania quattro giorni intensi. Non nel senso che anche lì si vive la stessa frenesia che abbiamo qui in Italia, piuttosto sono stati giorni pieni di fede. Infatti l’Albania ha vissuto un lungo periodo di dittatura comunista, che ha fatto di tutto, affinché lo stato albanese divenisse ateo. Abbiamo perciò avuto la grazia di incontrare due tipi di testimoni: i primi sono i martiri uccisi a causa della loro fede (38 sono stati beatificati da papa Francesco lo scorso anno, ma ce ne sono molti altri che non sono ancora riconosciuti); i secondi sono coloro che hanno vissuto il dramma della persecuzione e che non hanno perso la fede.

A Scutari abbiamo visitato il carcere della città (ora trasformato convento di clausura delle Clarisse), dove abbiamo conosciuto tutti i martiri, ma soprattutto la beata Maria Tuci, che è sepolta nella chiesa delle Stimmatine, non lontano dalla cattedrale. Molti dei martiri beatificati sono stati gettati nei fiumi, per farli trasportare dalla corrente e impedire ai parenti di onorare i loro defunti. Di Maria, invece, abbiamo il corpo, perché dopo essere stata torturata duramente (fu rinchiusa nuda in un sacco assieme ad un gatto inferocito, che la graffiò e morsicò fino a renderla irriconoscibile), si ammalò di tubercolosi e fu trasferita in ospedale, ove morì all’età di 22 anni. Tra le amiche che non la riconobbero tanto era sfigurata, c’era anche suor Maria, ormai di 90 anni, che fa parte di quei testimoni ai quali il Signore ha chiesto di perseverare nella persecuzione. Ce l’ha presentata Mons. Simon, il vescovo della diocesi in cui siamo in missione, perché è la suora che lo ha battezzato. Sì, proprio così. Ci raccontava che durante il regime comunista non solo era proibito indossare segni religiosi, ma anche pregare in privato. Perciò era vietato compiere qualsiasi rito o sacramento. I sacerdoti erano stati tutti incarcerati o uccisi e la “zia” (così chiamavano suor Maria i compaesani, per non far capire che si trattasse di una religiosa) continuò a battezzare di nascosto tutti i bambini che andavano da lei. In particolar modo ci ha raccontato di quando incontrò una mamma di due gemelli, che le chiese di battezzare i figli in segreto, perché il marito era membro attivo del partito comunista. Trovandosi in mezzo al bosco e non avendo nulla con sé, suor Maria si tolse una scarpa e la usò come scodella per prendere dell’acqua da un canale e battezzare i due bambini. Così mantenne viva la fede!

Sono grato al Signore di questo viaggio, perché posso dire di aver vissuto quattro giorni pieni di celebrazioni, amicizia e fede. Celebrazioni, perché il 2 novembre è molto sentito anche in Albania. Amicizia, perché assieme ai volontari, alle suore e agli ospiti della Casa della Carità abbiamo vissuto un bel clima familiare. Fede, perché anche se non abbiamo visto le aquile volare alte nei cieli, gli albanesi ci hanno presi sulle loro “ali” per mostrarci, che, anche nella persecuzione più difficile, Cristo vince!

 

Don Emanuele Sica

Accolti dall’Albania

Ad 1 mese e 9 giorni dalla nostra partenza, condividiamo con voi una piccola testimonianza di quello che abbiamo vissuto sino ad ora qui in Albania.

La nostra prima impressione in questa terra è stata molto positiva.

Abbiamo trovato usi e costumi completamente diversi da quelli a cui eravamo abituati in Italia.

Sono poche le donne cristiane che ancora mantengono il costume tipico ed è affascinante vedere nel velo che indossano i 500 anni di dominazione ottomana, musulmana. Anche gli usi sono differenti dai nostri, ancora oggi si possono incontrare per strada dai carretti trainati da asini e cavalli, ai pastori con le pecore e capre sino alle vacche portate al guinzaglio.

Il paesaggio che abbiamo trovato è molto particolare. Prevalentemente montuoso e brullo, conserva un’ampia quantità d’acqua distribuita in grandi laghi, uno di questi, quello di Scutari, il più grande qui in Albania.

Un aspetto considerato sacro è l’accoglienza. Anche le famiglie più in difficoltà all’arrivo di un ospite offrono tutto quello che hanno. Siamo stati così accolti in un clima di attesa e gioia, ci siamo sentiti parte di una famiglia da subito e partecipi alla vita della comunità.

È una missione tutta nuova questa, spostatasi dal villaggio ormai disabitato di Gomsiqe al cuore della sede della nostra diocesi, Vau-Dejës, a stretto contatto con la realtà parrocchiale della Casa della Carità e dell’organizzazione pastorale.

La nostra giornata comincia alle 6:30 con le Lodi in Casa della Carità. Dopo aver preparato le colazioni per gli ospiti, partecipiamo alla Messa delle 8.00 in Casa solitamente celebrata dal Vescovo mons. Simon. Dal lunedì al venerdì la mattina dalle 10, per circa 1h30, a Scutari frequentiamo un corso di lingua albanese a casa di un’insegnante. Il pomeriggio partecipiamo alle attività di catechismo e oratorio, gestite dalle Suore Dorotee della parrocchia. Da poco, su richiesta della comunità, abbiamo dato inizio ad un corso di chitarra e ad uno di lingua italiana; la partecipazione dei ragazzi è molto attiva ed è molto apprezzata questa iniziativa. Infine la giornata si conclude la sera col servizio in Casa della Carità e la preghiera.

Per la fine del mese missionario straordinario di ottobre, indetto da Papa Francesco, insieme a tutte le diocesi d’Albania, il 26 ottobre, ci siamo recati a Valona per celebrarne la chiusura.

In occasione della giornata di commemorazione dei defunti del 2 novembre, abbiamo accolto da Reggio nell’Emilia il sacerdote Don Emanuele Sica che, accompagnato dal giovane universitario Mattia Capotorto, ha celebrato nei villaggi delle montagne della nostra diocesi di Sapa. Approfittando della loro presenza abbiamo incontrato, accompagnati da mons. Simon, Suor Maria Kaleta, una vera martire vivente, in quanto è una dei pochi religiosi sopravvissuti alla repressione del regime comunista di Enver Hoxha. Durante gli anni del regime, nonostante la dichiarazione atea dello Stato albanese che vietò qualsiasi forma di culto, Suor Maria in segreto ha continuato a testimoniare la fede sostenendo la propria comunità e battezzando i suoi bambini. In ricordo dei martiri cristiani vittima del regime in questi giorni abbiamo visitato l’ex carcere, ora museo testimone del genocidio e partecipato il 5 novembre alla messa in memoria dei martiri nella chiesa a loro dedicata di Blinisht.

Ringraziamo tutti coloro che lavorano per noi e che ci sostengono con piccoli gesti e con la preghiera.

Un abbraccio,

Paolo Garimberti e Alessandro Nocera.

Ecco alcune foto nella galleria fotografica

Diario di un Natale in Albania

Don Paolo Tondelli ha condiviso con la comunità cristiana nella Parrocchia del Sacro Cuore (Baragalla) in città la sua esperienza natalizia in Albania. Ha anche scritto un diario, che potete scaricare su questa pagina.       

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Virginia Beltrami, rientrata dall'Albania, testimonia alla veglia missionari martiri 2018

La testimonianza di Virginia

Un anno di missione mi ha dato tanto.
Sono tornata a casa e mi sono resa conto che in Albania ho imparato a sapere.
Non tanto perchè conosco parole difficili o ASTRUSE tipo “ODEPORICO”, “PRECONIZZARE”, “ALGIDO” o “PROCRASTINARE”. Non serve conoscere paroloni per essere missionari.
Dicevo, in Albania ho imparato a sapere, ovvero ad avere sapore. È la prima cosa che noti in un altro Paese: ci sono sapori e odori a cui non eri abituato. Cambia persino l’odore dell’aria!
La prima volta in una casa albanese, per esempio, ero nauseata dall’odore della stufa, un aroma che poi mi ha accompagnato costantemente fino alla fine e a cui mi sono abituata.
Ma agli inizi è faticoso sopportare il cambiamento: la missione è un mondo così diverso dal tuo che il primo impatto è veramente difficile da digerire.
Ma dalle difficoltà iniziali puoi o rifiutare tutto oppure avvicinarti ogni giorno un po’ di più, assaggiandone la cultura, gli usi, facendo famiglia coi più poveri e lasciandoti guidare dalle persone.

Ed è stato mettendo da parte il mio orgoglio da supereroe occidentale che ho potuto gustare e rimanere estasiata dai tanti e contrastanti sapori dell’Albania.
La dolcezza delle donne, così premurose e accoglienti combinata con l’asprezza della vita famigliare che conducono; la pienezza della vita comunitaria; l’amarezza di una società così corrotta combinata con il gusto semplice dei bambini e dei ragazzi; e soprattutto la delicatezza della Provvidenza.
Ogni giorno bisognava radicarsi sempre di più in questi gusti, in questi sapori, in questi odori per poter avvicinarsi di più alle persone. È stato uno sforzo continuo che non sarei mai riuscita a fare senza il sostegno della comunità.

Assaporare e prendere il gusto del popolo albanese è quello che don Gigi Guglielmi definiva: “incarnarsi”, un verbo che come lui augurava nel ’95 ai partenti per l’Albania, si è nuovamente realizzato quest’anno.
“Non è su di loro che dovete intervenire per cambiare la loro vita, ma su voi stessi per cambiare la vostra”, diceva don Gigi: questa è stata la base di tante relazioni vere che ho instaurato in Albania, senza l’obiettivo di modificare l’altro, ma rimodellando me stessa per accoglierlo.

Questo spogliarsi e prendere il gusto della cultura albanese mi ha reso veramente una DONNA LIBERA, tanto che adesso nella fase del ritorno non resto con l’amaro in bocca, ma anzi sono profondamente grata di aver gustato e visto la bellezza del donarsi all’altro.

lbania e testimonia alla veglia missionari martiri 2018

La testimonianza di Federica

La prima cosa che ho imparato in Albania è stato condividere. Questo perché non sono andata lì a titolo personale, ma sono stata inviata dalla Chiesa. E non da sola: come Gesù inviava i suoi discepoli a due a due, così anche io ho avuto due compagne con cui condividere il cammino. Insieme al don, ecco allora una piccola comunità che fin da subito ha condiviso la Parola, l’Eucarestia e, ovviamente, la quotidianità.

Dividere la mia giornata con altri, all’inizio, non è stato facile, ma quando ho visto che ciò che condividevo acquistava più senso e valore, allora ho capito che condividere, cioè dividere con, non è un diminuire, ma un moltiplicare. Quando si presentava un problema, tra di noi ne discutevamo, ma soprattutto avevamo imparato a condividerlo con coloro che camminavano con noi. Ed ecco ancora il ripetersi del miracolo: forse noi non potevamo risolvere direttamente quel problema, ma qualcun altro si o perlomeno ci poteva aiutare.
La magia della condivisione, o meglio, la sua potenza.
Adesso ho compreso meglio cosa significhi spezzare il pane e distribuirlo.

Dare tempo e concedersi tempo è un’altra cosa che la missione mi ha insegnato. Nella mia quotidianità il tempo non era mai abbastanza e ne mancava sempre per me e per le persone a me care, ma non era il tempo ad essere poco, ero io a non sapergli dare il giusto peso, soprattutto nelle relazioni. E allora grazie a quegli imprevisti che hanno fatto rallentare la mia corsa occidentale verso il raggiungimento di alti livelli di produzione. Grazie a tutte le persone che mi hanno insegnato a stare seduta su un divano a bere caffè turco e a chiacciherare di cuore senza farmi avere la sensazione di star perdendo tempo, ma anzi regalandomi l’emozione di aver vissuto il meraviglioso incontro con il Signore, perché non dimentichiamoci che Gesù ha evangelizzato non solo camminando, ma anche stando a tavola.

E infine la Provvidenza.
Il Signore interviene lì dove c’è bisogno, quando c’è bisogno. L’unica cosa che ho dovuto imparare a fare è stato fidarmi del suo intervento. Quante cose e quante persone sono state provvidenziali!
La Provvidenza ho potuto vederla solo perché ho deciso che da sola la missione non potevo farla, non potevo viverla, ma avevo bisogno di essere presa per mano e guidata. Il mio orgoglio, a fatica, non lo nego, è stato messo da parte, perché avevo bisogno di affidarmi a qualcuno che poteva accompagnarmi e quel qualcuno si è incarnato nelle tante persone, davvero tante, che ho incontrato sul mio cammino o che semplicemente ho riscoperto e che per me sono state luce.

In questo ritorno, mi auguro di continuare ad essere illuminata dalle tante luci, vecchie e nuove, della mia strada. Mi auguro di incontrarne di altre e soprattutto di poter continuare a far risplendere la luce forte e calda che la missione ha acceso in me.

La festa con Virginia e Federica e Don Stefano

Impressioni di settembre (dall’Albania)

Bentornati!
E ben torniamo a raccontarvi di questo mese che è passato. La vita di Gomsiqe non batte piano: al contrario della Premiata Forneria Marconi (da cui prendiamo il titolo di questo resoconto), la vita di questo settembre è stata forte ed intensa.

Anche perché abbiamo dovuto salutare metà dell’arca di Noè: il 7 è tornata a casa la Franci e il 14 l’ha seguita Don Stefano. A tutti e due un grazie di cuore per questa vita percorsa insieme; rrugë të mbarë, jetë të mirë dhe vazhdoni
mirë në Itali (= Buona strada, buona vita e continuate bene in Italia)!Anche se proprio vuota l’Arca non è rimasta, anzi: in questi 30 giorni una fauna variopinta ha sostenuto le missionarie rimaste. Prima Dodi ed Ermanno, poi una delegazione di reggiani (e di cremaschi) ed infine Don Pietro Adani e Tommaso Guatteri.

E ognuno di loro ci ha arricchito, alcuni con le risate, altri con la cucina e altri ancora aiutandoci a riordinare tutta casa (garage compreso!). Ogni ospite ha portato gioia, ma la vera bellezza è stata poter vivere insieme i momenti forti: il saluto alla Franci e a Don Stefano nelle varie parrocchie e l’accoglienza del nuovo Vescovo di Sapa, Simon Kulli (il 14). Ma siamo riusciti anche a fare un giretto a Krujë, in occasione del compleanno della Virgi.

 

 

Passati questi eventi, l’arca di Noè ha continuato a navigare cercando una quotidianità tutta nuova e che ancora si sta stabilizzando (ma quando mai a Gomsiqe ci sono cose stabili?!). Con l’aiuto di Vilma, nostra collaboratrice da ormai 3 anni, stiamo riprendendo le attività: abbiamo iniziato il lavoro con le donne (martedì e venerdì), il catechismo, gli incontri con gli adolescenti e sosteniamo 5 nostri ragazzi che vivono nel convitto dei salesiani di Scutari.

In tutto questo, la comunità di Gomsiqe si è traslocata a Vau-Dejes, sopra la casa di Carità: Suor Grazia e Suor Rita stanno scoprendo le doti culinarie delle Gomsiqiane mentre le ragazze dell’arca vivono con i piccoli! Meglio di così?

Un saluto a tutti!

Virgi e Fede, Fede e Virgi.

P.S: Se andate in Montenegro, prendetevi dei telefoni che funzionino. E una cartina.

 

 

P.P.S: Il pranzo del vicino è sempre più buono.

P.P.P.S: Siamo belle.

P.P.P.P.S: Bel tempo e mal tempo non dura tutto il tempo.

P.P.P.P.P.S: Cià.

 

Benvenuti ad una nuova puntata di MissioAlbania!

n quella precedente eravamo rimasti in attesa del ritorno di Don Stefano.
Il mese di Agosto si è aperto con il saluto di Don Alessandro Dodo Ravazzini, Sebastian e Marco, partiti il 5 e che sono stati con noi per gran parte del mese di Luglio. Tra avventure dal meccanico, risate, attività nei villaggi e incontri formativi, lo scambio Seminario-Missione ha portato frutti da entrambe le parti!

Con il ritorno del Generale, i nostri intrepidi protagonisti (Don Stefano, Fede, Virgi e Franci) sono stati alle prese con le più grandi ed impegnative avventure dell’anno: i CAMPI ESTIVI!
Come nell’anno precedente, i campi sono stati tre: uno a Korthpulë (insieme anche ai ragazzi di Gomsiqe Eperme e di Kaftall), uno a Vrrith e uno a Gomsiqe-Karma!

Per quest’avventura i nostri protagonisti non erano soli, ma accompagnati da giovani scelti, provenienti da Reggio Emilia e da Paina (l’ormai conosciuto Gruppo Mendoja!), che li hanno aiutati rispettivamente a Gomsiqe-Karma e nei villaggi di montagna.

I bambini durante il campo estivo hanno conosciuto e sperimentato la storia di Pinocchio! E l’hanno vissuta per davvero: il 18 e il 25 Agosto, come conclusione dei rispettivi campi estivi, i bambini hanno fatto un percorso all’interno delle stanze interattive sul tema di Pinocchio, preparate a Luglio nella vecchia casa delle Dile e di Gjon! Ed ha avuto molto successo: dopo aver incontrato Geppetto, il presentatore del circo, il direttore della scuola e dopo aver affrontato la balena, i ragazzi sono usciti vittoriosi dal percorso, ricevendo un “cuore nuovo”, premio per il loro coraggio! J

E dopo una mattinata intensa, comprendente campi estivi, percorso nelle stanze e pranzo con tutti i bambini, il 18 abbiamo accolto per una notte i volontari del gruppo Mendoja e le Suore Ravasco. Cena all’aperto, gara canora (vinta dal gruppo di Reggio Emilia), la veglia preparata da Suor Francesca, la condivisione sotto il ponte di Dush: che dire, abbiamo passato proprio dei bei momenti insieme!

 

Il 19 poi ci siamo di nuovo ritrovati, reggiani e milanesi, alla giornata Nazionale dei Giovani a Scutari.

Partito il gruppo Mendoja (che ringraziamo di cuore!), fino al 26 Agosto siamo rimasti in compagnia dei 13 campisti della nostra diocesi, continuando il campo estivo per i ragazzi di Gomsiqe Jakaj e Karma, senza trascurare però i momenti di svago, qualche bagno al lago, una gita al Karmelo di Nwnshat, la gita a Shurdah il 15 (con annessa Processione e tombola) e giusto qualche partita a pinnacolo!
Grazie quindi ad Alice, Sara, Nicolò, Chiara Zanelli e Chiara Sanna, Federica, Serena, Laura, Camilla, Miriam, Jennifer, Alessandro e Virginia per la vivacità e la disponibilità che hanno messo nelle relazioni coi bambini, l’impegno e la pazienza per i lavori anche più umili! Rrugë të mbarë të gjithëve J

Rimasti soli, i nostri quattro protagonisti si sono dedicati al riordino della casa e delle idee, in attesa dei cambiamenti di settembre. Seppur affaccendati, non si sono fatti sfuggire l’occasione di premiare i vincitori del concorso della biblioteca (Lexo, ndërto, dhe..) con una gita al lago di Koman! L’entusiasmo era alle stelle e i ragazzi hanno apprezzato sia il giro in barca che la visita ad un’antica grotta di cristiani.

Ed eccoci alla fine di questa puntata. Vi anticipiamo già che sono qui con noi Dodi ed Ermanno, sbarcati nell’Arca di Noè il 4 Settembre!

 

Vi aspettiamo il prossimo mese!
Don Stefano, Franci, Fede, Virgi, Dodi ed Ermanno.

Come un arcobaleno

E così, eccoci qui ancora una volta a raccontarvi del mese che è passato!
 

Sono trascorsi solo 31 giorni, ma “Seems like 90, seems like 90”,ovvero “Sembrano 90, sembrano 90”, citando il musical “Jesus Christ Superstar”.

Matteo Tolomelli e Sebastian Pomi (seminaristi reggiani) e don Matteo Bondavalli a Gomsiqe

Innanzitutto, questo mese è stato un arcobaleno di visite: mancando don Stefano per un po’, l’Arca di Noè ha aperto le porte e ci siamo ritrovati veramente in buona compagnia!
 
Un grazie speciale alla Benny, di cui ancora portiamo sulla pelle i suoi preziosi consigli (la Virgi soprattutto)! Grazie anche a Matteo (detto Tolo), Sebastian (SeBashku), Don Matteo Bondavalli (Don Matteo), Marco (Maccò) e (peccato manchi il sonoro)… don Alessandro #Dodo Ravazzini! Indimenticabile anche la visita della Robby di Cavriago (… e indimenticabile anche la sua Torta al limone! #grazie).
Hanno rallegrato le nostre giornate non solo i reggiani, ma anche una piccola delegazione da Crema, formata da Monsignor Gianotti e Don Angelo che hanno condiviso con noi la vita di Gomsiqe e che poi hanno raggiunto i campisti cremaschi a Lezha!

Ogni persona che è passata di qui questo mese ha lasciato un’impronta nella comunità di Gomsiqe… Un’impronta di colore!

Stiamo infatti arredando, in preparazione al Kampi Verorë, le stanze dove prima abitavano Gjon e le Dile e le stiamo pitturando, allestendo e trasformando in salette interattive sul tema di Pinoku, protagonista del campo estivo di quest’anno!! E per quest’opera la Provvidenza –che in missione non manca mai- ci ha messo a fianco una pittrice davvero in gamba, direttamente da Scutari! Chiaramente questo lavoro ha impegnato gran parte del nostro tempo e della nostra pazienza…

Nonostanze -ops! Lapsus – nonostante il caldo, abbiamo continuato a vedere i ragazzi dei nostri villaggi e fare insieme un po’ di oratorio! Ed è stato meraviglioso vedere in loro la voglia di giocare, ridere, lavorare insieme, andando d’accordo! Abbiamo fatto attività sia a Gomsiqe Eperme (insieme a Kaftall), che a Korthpul e anche qui a Jakaj, insieme ai ragazzi di Karma! E tutti hanno avuto qualcosa da fare: chi giocare, chi il corso di italiano, chi il corso di chitarra e chi i laboratori manuali (che gli adolescenti hanno apprezzato molto!).

E altro super-evento del mese è stata la tanto attesa laurea di Vilma, nostra fedele collaboratrice J Shumë urime!!!!

 

E fin qui vien proprio da dire “Everything’s all right!”, cioè: “Tutto va bene!”.

Ma volete che a Gomsiqe tutto fili liscio? Volete che all’Arca di Noè non ci siano intoppi? Sarebbe una storia molto monotona e molto noiosa da ascoltare! Per fortuna le avventure con la Galloper regalano emozioni. Emozioni soprattutto negative, visto che ha pensato di rompersi per 3 volte nell’arco di un mese, lasciandoci a piedi nei posti più disparati e più disperati! (“Should I scream and shout?” – “Dovrei urlare e gridare?” …. La risposta è sì!). Ma noi le vogliamo bene anche così, coi tubi rattoppati e gli asciugamani sui sedili!

O in macchina o a piedi (come questo mese), la missione continua il suo cammino fatto di bimbi, di famiglie, di giochi, di pause, di lavoro, di ascolto, di preghiera… E fatta anche di dolori, perchè anche se spesso parliamo delle nostre attività, delle nostre avventure o dei nostri risultati, dobbiamo stavolta anche ricordare il pianto, la disperazione, il vuoto lasciato da una ragazza che ha preferito scendere dal binario della sua vita.

Una preghiera quindi per lei e, se potete anche per noi e per la nostra presenza qui (che è “nostra”, ma anche “vostra”!).

 

Un saluto a tutti voi e buone ferie! Noi siam qui trepidanti per il Kampi Verorë!!! 😀

Franci, Fede, Virgi, Don Alessandro, Marco, Sebastian e (col pensiero) Don Ste.

 

Giugno in-ballata

C’era una volta una piccola comunità di missionari
un parroco e 3 fanciulle, tutti volontari.
In Albania decisero di mettersi a servizio
Per non perdersi nell’ozio, un brutto vizio.

Dopo sei mesi davvero emozionanti,
anche a giugno gli eventi sono tanti!
Ma partiamo con calma, andiamo in fila
se vogliamo arrivare alla fine della rima.

Sebbene i quattro abitino stabilmente a Gomsiqe,
spesso hanno pronte in macchina le valigie.
Non di vestiti, ma piene di tanti bei libri
che offrono nei villaggi a tutti i bimbi.

Anche a Vau-Dejes la biblioteca ha viaggiato
e diversi ragazzi al sabato ha avvicinato.
Ma vuoi il caldo e diversi altri fattori,
è andata in ferie, ma è rimasta nei cuori!

Celebrazioni ne hanno avute un quintale:
cresime, comunioni e un annuncio episcopale!
Tanti cari auguri a Don Simon, ormai Monsignore
e a Suor Denada, eternamente consacrata al Signore.

Di attività ne sono pieni a sufficienza,
ma per quei quattro non è mai abbastanza:
siam sicuri che non han perso tempo
facendo il campo coi gabel, i figli del vento.

La comunità di Gomsiqe non è mai sola:
gente che bussa, le donne, Gjon Kola.
E anche se le Dile non bussano più,
stan beate e serene lì a Barbollush.

Vuoi un po’ di pace, vuoi tranquillità?
Probabilmente la trovi se vai in vacanza a Berat.
Là hanno incontrato comunità accoglienti,
con cui hanno passato tanti bei momenti.

E pur di reincontrare le loro adorate figlie
hanno viaggiato pure le famiglie;
chi aggiustava e chi cucinava con amore,
grazie a loro Gomsiqe è tornata uno splendore.

Di Gomsiqe se ne parla così tanto
che in molti voglion venire a fare un salto:
con due famiglie di Modena e di Villa Aiola,
la piccola comunità si è sentita meno sola.

Sicuramente Sant’Antonio li ha aiutati,
a farli sentire sempre più amati.
Il santo Protettore, che dei poveri è il difensore,
Li aiuti ogni giorno ad avere più cuore.

Più cuore per chiunque voglia passare,
o anche solo per chi li voglia incontrare.
E grazie anche voi che fino a qui avete letto,
Vuol dire che per noi almeno un po’ provate affetto.

 

Don Stefano, Fede, Franci, Virgi.