Carta di Pasqua 2021
Carissimi amici, carissime amiche, eccomi a voi con la consueta lettera di Buona Pasqua, anche se purtroppo quest’anno la lettera inizia con la Passione: sono tornato adesso da un funerale, in cui ho benedetto il corpo di un ragazzo di 25 anni. Questo giovane l’ho seguito per tanto tempo, fin dalla nascita. Era un bambino della favela Vila Speranza, cresciuto nei nostri asili. Non ha mai conosciuto suo padre, perché se n’è andato quando lui era troppo piccolo per conservarne memoria, ha perso la madre, morta a 30 anni di cirrosi epatica, quando era ancora piccolo e quindi anche lei l’ha conosciuta molto poco. Aveva partecipato con noi al catechismo, aveva fatto la prima comunione, partecipava con noi al gruppo dei giovani. Poi ha cominciato con certe amicizie, l’abbiamo visto sparire in luoghi dove non si dovrebbe andare. Ben presto ci siamo resi conto che era dipendente non solo dall’alcol, ma da tante altre sostanze. E’ stato ospite quì in casa per parecchio tempo e in vari modi… Domenica notte purtroppo, non si sa ancora come e da chi, è stato ucciso. In un primo momento sembrava un suicidio perché aveva i polsi tagliati, ma in seguito all’autopsia si è stabilito che è morto per un trauma cranico, quindi qualcuno ha voluto mettere fine alla sua vita. È difficile accettare questa tragica morte, sembra quasi una sconfitta personale, la sconfitta di tanti tentativi, di tante speranze, di tanti sogni, possiamo solo dire che forse lui non era pronto a ricevere quello che noi abbiamo cercato di dargli, la nostra proposta. Forse aveva bisogno di una proposta diversa, e comunque è caduto in mano agli ambienti della marginalità dove ha trovato la morte. Non si sa chi è stato, ma nonostante la presenza di una brava ragazza al suo fianco con cui aveva in progetto di sposarsi, continuava ad alternare periodi di ricupero con periodi di sbandamento totale.
Non che questo sia un motivo per morire ,di essere ucciso, soprattutto dopo i tanti tentativi di recupero.
Purtroppo questi giovani muoiono in grande quantità qui in Brasile, soprattutto se poveri e se di ascendenza africana. Possiamo considerare anche lui una vittima del razzismo e della marginalità dell’attuale sistema economico che obbliga le persone a rimanere fuori dal sistema, che le fa sentire scartate. Convivere con coloro che sono al centro della società per questi ragazzi non è possibile. Siamo noi che dobbiamo uscire, siamo noi che dobbiamo andare all’incontro, fare il ponte. Queste considerazioni dovrebbero essere per tutti motivo di profonda riflessione. Tra qualche giorno è Pasqua. Penso alla Pasqua come Gesù, lui è venuto qui sulla terra per vivere con noi, lui è l’Emanuele, il Dio con noi. Il nostro compito, quello che Gesù ci chiede in questa Pasqua, è ciò che Francesco ci insegna anche dall’Iraq : siamo qui per essere accanto, per essere vicini, per capirci, per tentare di capirci e anche per perdonarci, per volerci bene, gli uni agli altri. La morte di questo giovane, è una morte che si aggiunge a tante altre morti per violenza, dei più giovani, dei più poveri, dei più neri. Violenza che aumenta anche a causa di questa pandemia: 280.000 morti già avvenute, con una media di oltre 2000 morti al giorno, è una violenza che si abbatte contro le persone. E’ vero che questa pandemia esige una responsabilità sia per sè stessi come per gli altri, ma, qui in Brasile si aggiunge anche una scarsissima attenzione della politica pubblica che non solo non aiuta la gente ma che anzi, attraverso le sue più alte cariche politiche, giunge a negare la pandemia. È noto come il presidente sia negazionista, non usi la mascherina, sostenga che il distanziamento non serve e che il covid è poco più di un raffreddore. Tutte queste cose messe insieme fanno sì che abbiamo ad oggi quasi 300.000 morti.
La pandemia esiste sì, anche per causa della nostra responsabilità; è un po’ come Sodoma e Gomorra che attira il castigo su di sé. Non è Dio che castiga, Dio è buono ma se noi non camminiamo nel cammino del Signore, nel cammino della vita, se non si cammina sulla via del rispetto verso l’altro, verso la natura, verso tutto quello che è il creato, noi camminiamo verso la distruzione.
Vorrei dire però che nonostante tante tante morti rimane ancora una speranza grande per tutti noi, questa speranza è proprio Gesù Cristo, il Vangelo. Come dice Giovanni nel suo Vangelo, noi non meritiamo la salvezza, però Lui ci dona questa redenzione, ci salva perché ci vuole bene. È grazie a Lui che noi possiamo essere salvi. Ritengo che proprio questo sia il momento più favorevole, il momento propizio per vivere con più intimità il Vangelo, vivere quella dimensione fondamentale che Gesù ci ha lasciato, la condivisione, quel gesto di spezzare il pane, lo spezzare la nostra vita, dare la nostra vita per il fratello. Dare tutto quello che possiamo dare. La nostra felicità, la nostra resurrezione la troviamo proprio in questa dimensione di rispetto e dono.
Ringrazio il Signore e ringrazio tutti voi, in modo particolare per una iniziativa, quella del pane: Gesù ha moltiplicato i pani per tutti quelli che avevano fame. Un gesto eucaristico è riuscito a farlo anche la nostra panetteria. La panetteria della Caritas di Jandira riesce a fare mille pani al giorno, che sono distribuiti secondo un certo registro alle famiglie più povere. Ogni giorno queste famiglie ricevono 2, 3 o anche 5 pani, dipende dal numero di persone, riceve tutti i giorni questo Pane Nostro, il pane di Gesù. La farina che noi lavoriamo nel forno, acquistato con gli aiuti dall’Italia e in particolare dal Centro Missionario di Reggio Emilia, ci viene fornita dall’assistenza sociale del Comune, che dirotta dei fondi per gli asili, attualmente chiusi, a questo scopo. E finalmente abbiamo pure il panettiere della Caritas. Questa azione quotidiana è quasi una Messa, in cui si spezza il pane con questa gente. Stiamo pregando anche per ricevere aiuti da un mulino, vorremmo arrivare a 5000 pani al giorno che è la quantità che il nostro forno può garantire. È chiaro che non siamo qui per risolvere il problema della fame, ma il nostro segno lo imprimiamo, soprattutto con la fede. Adesso stiamo tentando anche di comprare 2000, 3000 ceste basiche per le famiglie dei bambini dell’asilo e per famiglie a noi vicine che ne hanno estremo bisogno. Abbiamo un po’ di difficoltà perché il Comune dipende per le risorse dal governo centrale che è molto chiuso in questo senso. Abbiamo bisogno quindi ora più che mai di continuare nei nostri sforzi per garantire la sussistenza di molte persone. A nome di queste famiglie e di Dio Padre ringraziamo quanti sono già impegnati in un aiuto concreto e tutti coloro che vorranno unirsi ai nostri sforzi. Vi dò allora la benedizione di Pasqua, perché crediamo sì nella passione e nella morte, vogliamo viverla insieme ai più poveri, ai più martoriati insieme, anche a questo giovane ucciso, questo sangue giovane, pieno di problemi ma anche pieno di speranze, a cui tutti volevano bene nonostante tutto, un cuore buono. Insomma che il Signore ci benedica, ci dia la speranza della Pasqua, la forza della Resurrezione. Lo Spirito Santo viva in noi e faccia di noi persone nuove, uomini e donne nuovi: In nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
Buona Pasqua a tutti. Fede e speranza.
Un abbraccio grande e stiamo sempre insieme.
Nonostante la pandemia noi vogliamo stare sempre insieme.
Pe Gianchi Pacchin